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Autore: ethelincabbages    19/02/2010    18 recensioni
"Un giro di valzer. Tra le braccia, la sua bambina. Quella che una volta era la sua bambina. La sua piccola donna. Una gran donna. Il raso bianco inciampa sui suoi piedi. Liz si morde il labbro come fa sempre – poi lui rivede i suoi occhi – lucidi, accesi, sfavillanti – sta trattenendo qualcosa come delle lacrime." O&P - Ambientazione Moderna
Genere: Romantico, Song-fic, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: I Loved Her First
Autore: jaybree
Personaggi: Signor Bennet, Elizabeth Bennet, Fitzwilliam Darcy, Signora Bennet, Jane Bennet
Coppie: Elizabeth Bennet/Fitzwilliam Darcy, Signor Bennet/Signora Bennet
Generi: Fluff, Commedia, Slice of life
Avvertimenti: Alternative Universe
Contesto: Ambientazione Moderna (Ventunesimo Secolo)
Capitoli: 1 - One-shot
Disclaimer: Le ambientazioni e i personaggi appartengono a Jane Austen, i suoi eredi o chiunque altro ne detenga i diritti.
NdA: Questa storia si intende liberamente ispirata al video Pride and Prejudice - I Loved Her First di Helluva Messhttp://www.youtube.com/watch?v=4fNIwQHhYMc. Si tratta di una song-fic di ambientazione moderna, che cerca di esplorare il rapporto tra Elizabeth e Darcy, ma visto dal punto di vista del signor Bennet. Cosa prova un papà così affezionato il giorno delle nozze della sua figlia prediletta?  Ho cercato di immaginare, accompagnata dalla meravigliosa canzone I Loved Her First degli Heartland. Ho visto quel video e mi sono innamorata. La traduzione del testo è opera mia, quindi linciate me se non rende come l'originale.
Ulteriore nota di specificazione: per una questione di semplicità, in questo Alternative Universe, non esistono le sorelle Bennet minori.

 
I Loved Her First

Un giro di valzer. Tra le braccia, la sua bambina. Quella che una volta era la sua bambina. La sua piccola donna. Una gran donna. Il raso bianco la fa inciampare sui suoi stessi piedi. Vede Liz mordersi il labbro come fa sempre; poi, i suoi occhi: lucidi, accesi, sfavillanti – sta trattenendo qualcosa come delle lacrime. È tutto il giorno che trattiene le lacrime; e persino lui sente adesso quel groppo che gli sale su nella gola e gli impedisce di parlare. La stringe a sé. La sua piccola non è più la sua piccola. 
Un, due, tre. Il valzer come quando era una cucciolina che ballava coi piedi su quelli del suo papà. Un, due, tre. Il valzer scivola via. E non sono riusciti a dire una parola. Ma non serve a niente. Si capiscono loro due, si capiranno sempre. Lei è metà della sua anima. E adesso è felice. 
Cede la sua mano al suo novello sposo, che non può stare lontano da lei nemmeno un ballo intero. Si allontana, nel suo cantuccio da osservatore.

Vi guardo ballare a quel modo,
persi nel momento e nel volto dell’altro,
così innamorati da sentirvi soli in questo luogo
come se al mondo non ci fosse nessun’altro.

Gli si forma un sorriso sul viso. Sorseggia un calice di champagne. Lei adesso è felice. Quel quadro - Darcy che l’abbraccia in vita, protettivo e attento, Liz che gli accarezza i capelli e lo fissa negli occhi, come incantata da qualcosa nel suo sguardo – lo rassicura, lo rasserena in qualche modo. 
Ripensa al pomeriggio appena trascorso. Il nodo della cravatta che non si vuole sistemare e la crisi di panico di sua moglie - crisi di nervi, per essere corretti. Ma sua moglie è sempre sull’orlo di una crisi di nervi, e se qualcuno ha disperso i confetti sul pavimento del soggiorno, mentre ancora cercano tutti di prepararsi disperatamente in tempo, sua moglie deve avere una delle sue crisi. 
Ripensa all’immagine di sua figlia mentre scende le scale di casa. Bianca, eterea, ansiosa, felice e terrorizzata. 
In macchina, la mano che trema e solo la sua strizzata che la protegge, l’occhiolino che la tranquillizza – attendevano il loro momento. 
“Andiamo.”
Il braccio di lei, fermo nel suo, la facciata della chiesa imponente, i volti degli invitati curiosi verso di loro, la marcia nuziale che inizia i suoi battiti.
“Sei ancora in tempo a scappare, tesoro.”
Lei non risponde, sorride semplicemente. Lo ha visto e adesso non esiste nient’altro. Darcy sta lì, sull’altare, e aspetta, poco paziente, molto inquieto, molto spaventato, molto poco Darcy. Poi anche lui cerca lo sguardo di lei e Thomas riconosce quegli occhi completamente persi in sua figlia.
Va bene così. Solo lui la merita, solo quegli occhi completamente persi meritano la sua Lizzie.
Poi gliela lascia, il prete comincia a celebrare. Al momento delle promesse, la voce di Liz s’incrina, spezzata dall’emozione. Come un bonaccione di tre anni, gli scendono le lacrime, il suo muro di nonchalance indifferente è stato abbattuto. Sua moglie se ne accorge e, sorridendo divertita, tra i suoi singhiozzi, gli prende tranquilla la mano.
“Così mi piaci, signor Bennet.”

Sono stato io ad amarla per primo,
sono stato io a stringerla per primo,

e un posto nel mio cuore sarà suo per sempre.
Fin dal suo primo respiro,
quando mi sorrise per la prima volta,
solo io so quanto può essere forte l'amore di un padre.

La prima volta – grande poco più del palmo della sua mano, un batuffolo rosa, e un ammasso di capelli scuri, le manine due piccole fragole, gli occhi ancora chiusi, incoscienti. Era già perfetta.
E poi li aprì. Qualcosa tra il mare d’inverno, la brughiera, il cioccolato fondente vagava in quello sguardo spaurito, qualcosa di indecifrabile, indescrivibile. Incomprensibile quando ti sorride la tua bambina.

Come è possibile che quella bellissima donna accanto a te
sia quello stesso visetto lentigginoso di bimba che conoscevo io, 

quella a cui leggevo tutte quelle favole, 
e a cui rimboccavo le coperte tutte quelle notti.

Tutte le volte che gli aveva fatto rileggere Il piccolo principe, tutte le volte che metteva il broncio perché non voleva finire a letto, tutte le volte che si era sbucciata le ginocchia correndo in cortile, tutte le marachelle che credevano di nascondere lei e Jane, tutte le fette di pane con la nutella e i nasini ‘incioccolati’, e le manine di tempera colorate delle sue bambine, la firma indelebile delle sue monelle sulla sua libreria – un’idea di Liz, ovviamente.
Cerca con gli occhi nella sala. Jane giocherella al tavolo con suo marito, imbambolato, il pancione in bella vista – deve rassegnarsi all’idea, sono due donne ormai, due bellissime donne.

La prima volta che vi ho visto insieme,
sapevo che sarebbe stata solo una questione di tempo.

È ovvio. Prima o poi sarebbero cresciute, prima o poi avrebbero incontrato qualcuno che avrebbe rubato loro il cuore e la ragione. E così è successo.
Il suo sguardo torna sui due sposini che ballano al centro della pista. La musica sfuma. Liz lascia il marito per dirigersi verso sua madre e sua zia, le chiederanno qualcosa di sciocco. Darcy si avvicina a lui. Prende un bicchiere e gli fa compagnia. I suoi occhi fissi su Lizzie.
“Stai attento quando la stringi così.” Thomas non guarda lui, segue sua moglie e sua figlia mentre chiacchierano.
Darcy sa benissimo cosa intende. Sa che il padre di sua moglie non glielo perdonerebbe mai se la facesse soffrire – non che lui riuscirebbe a perdonarsi se dovesse accadere, ancora. Sa che Thomas Bennet ama sua figlia in modo sconsiderato. Quasi quanto lui.
“Mi prenderò cura di lei, signore. Sempre.”
Qualcosa nel tono di lui, nella posa, nello sguardo che dedica a Liz, assicura a Thomas della sincerità di quelle parole. E si sente felice. Stanco, ma felice.
“Un giorno, forse, quando vedrai un miracolo rosa sorriderti, capirai quello che sto passando.”
“Me lo auguro, signore.”
“Thomas, Will, sono solo Thomas.”

   
 
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