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Autore: Soul Sister    19/02/2010    7 recensioni
- Bella è un' agente dell' F.B.I. Comincia la sua lotta contro il crimine per riscattarsi del suo doloroso e tormentato passato, il lavoro- come il caffè- per lei sono punti fermi a cui aggraparsi. Fortuna e talento le permettono di diventare la piu brava nella squadra contro il crimine. Per la sua bravura, il capo le affida il caso piu difficile di tutti i tempi: lo "007 Vampire".
Si tratta di un ladro gentiluomo estremamente discreto, famoso in tutto il mondo per i suoi colpi in luoghi inaccessibili per un normale essere umano. Be' in effetti non lo è.
Il nostro misteriosissimo ladro, ruba manofatti, pietre e soprattutto quadri, pregiatissimi e particolari, riguardanti piu o meno tutti la stessa storia.
Nessuno mai è riuscito a catturarlo, men che meno a smascherarlo. Beh, non aveva contro l'agente Swan. Ma cosa accadrebbe, se Bella scoprisse che la sua nemesi, il suo acerrimo nemico, è l'uomo che ama?
---Datele un'occhiata, per favore. Ciao, Giorgia.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Il Mio Ladro Da Strapazzo
La Nostra Storia D'amore Quasi Impossibile

La sveglia suonò, facendomi svegliare, e ringraziai quel suono metallico e trapanante per avermi strappata dalle braccia di Morfeo, che sicuramente, quella notte, non erano state molto accoglienti.
Guardai l’orologio sul mio comodino: 7:00 a.m.
Mi chiamavo Isabella Swan, avevo venticinque anni, ed ero un agente dell’FBI.
Mio padre, Charlie Swan, mi aveva insegnato tutto ciò che bisognava sapere riguardo al crimine. Era un asso, in quel campo, e potevo dire per certo che il suo fiuto da sceriffo l’aveva trasmesso a me.
Ero da molto tempo a Forks, la microscopica cittadina natale di mio padre, la più umida degli US, che io semplicemente sentivo una casa, con tutti i suoi pettegolezzi e la sua tranquillità.
Forse era un controsenso fare il mio mestiere in una città di 3000 abitanti, in cui non accadeva mai nulla di eclatante. Eppure di agenti ce n’erano tanti, e con loro parecchi casi.
Non ci occupavamo, infatti, solo del nostro territorio; ma anche delle città nei pressi di Seattle, e molte volte indagavamo nella capitale stessa. Tutto sommato, avevamo un vasto raggio d’azione, ed era tutt’altro che tranquillo. Vivere per un po’ di tempo a Phoenix, sballottata di qui e di là a causa della separazione dei miei, mi aveva fatto aprire gli occhi su un mondo che di bello proprio non aveva nulla, di malavita, ingiustizie, e dolore. Anche se io, il male, l’avevo sperimentato nelle mura domestiche.
Per questo, mi ero data all’investigazione, seguendo le orme di mio padre. Ed ero brava, brava davvero.
Mi consideravano il miglior acquisto degli ultimi tempi, in centrale, dopo il pensionamento di mio padre.
Adoravo il mio mestiere, quello ed il caffè rendevano vive le mie giornate.
.
«Isabella, ben arrivata.»
Alla mia entrata in dipartimento, la mia rivale da sempre, Cindy Benks –la migliore prima del mio arrivo- mi rivolse un falso sorriso. Nel mondo c’era un sacco d’ipocrisia e di invidia.
Ero sempre stata una ragazza piuttosto modesta, ma sapevo per certo che quella donna mi odiava perché sapeva che ero brava.
«Salve Cindy» risposi, pacata.
Qui al dipartimento, o in qualsiasi altro posto in cui il mio nome era noto, ero conosciuta come la cinica, impassibile, scorbutica Isabella Swan. Semplicemente perchè non ero una molto estroversa, anzi, ero piuttosto chiusa, ma avevo i miei motivi per non avvicinarmi troppo alle persone.
Mi tolsi la giacca, e la appesi allo schienale della poltrona. Casa, finalmente. C’erano solo due posti in cui amavo stare: a casa mia, e intendevo sia il mio appartamento sia la mia vecchia casa, dove abitava Charlie, e il mio ufficio. Il mio tempio sacro, ordinato –più o meno-, profumato di carta e di caffè, e..
«Bella!» Jessica ed Angela entrarono chiassosamente nella stanza. Silenzioso. Be’, quando quelle due non irrompevano con la leggiadria di bisonti aizzati, lo era.
«Ehi, ragazze, » salutai le mie amiche.
Le conoscevo dal liceo, dove avevamo instaurato una vera amicizia, che non s’era persa nel tempo. Erano fantastiche, e con loro stavo bene, ma nonostante ciò, loro non sapevano tutto di me.
«Ci sono novità: il capo ti vuole parlare.» esordì Jessica. Aveva un’aria estatica, quasi euforica.
«Deve essere qualcosa di grosso, il capo è piuttosto irrequieto.» disse Jessica, ammiccante.
Ci avviammo tutte e tre nell’ufficio di Lionel Smith, il grande capo di tutti, qui dentro. Il più in gamba detective del Washington state e dintorni, nonché ex collega di mio padre. Era un uomo stimabile, deciso, dall’aria burbera. Ma era un grande.
«Oh, eccovi.» disse, facendo roteare la poltrona verso la scrivania, permettendoci di vederlo in viso. «Buon giorno.»
«Giorno, capo.» risposi, mentre entravamo nella stanza.
«Sedetevi.» accompagnò l’affermazione con un gesto verso le tre sedie di fronte alla scrivania. Osservavo il capo, che con la fonte aggrottata, cominciava a parlare.
«Isabella, lei sa quanta fiducia ripongo in lei. E' un’ottima agente, e ha un talento innato nell’investigare...» Appoggiò i gomiti sulla scrivania, congiungendo poi le mani davanti al viso.
«Ne sono lusingata, signore.» dissi, seria. Dentro di me scoppiavo d’orgoglio.
«E deve essere così. Per questo motivo, le voglio affidare un caso che nessuno, e ripeto nessuno, nemmeno io, è riuscito a risolvere. Sono anni che ci lavoriamo, anni che non caviamo un ragno dal buco.» disse, corrucciato.
Il grande capo che non riusciva in un caso? Doveva essere davvero impossibile.
«Parla del caso 007 vampire, signore?» chiese, entusiasta, Jessica. 00 che?
«Vedo che sei informata, Stanley. Brava. Vorrebbe informare la Swan e la Weber di cosa si tratta, per favore?»
«E’ il caso impossibile per eccellenza. Va avanti da quasi trent’anni, nessuno è mai riuscito a risolverlo. Si tratta di un ladro, 007 vampire - così si fa chiamare- che ha collezionato quadri di valore inestimabile, oggetti antichi preziosissimi, manoscritti di vario genere, tutti di un valore storico ed economico pazzesco. Il punto è che non si riesce mai a catturare, riesce a rubare opere conservate nei luoghi più sicuri e controllati del mondo, scampa a videocamere, servizi segreti, raggi laser e chi ne ha più ne metta. Insomma, questo 007 vampire è un vero mago nel suo mestiere. Non lascia tracce, solo il suo solito bigliettino con ringraziamenti e saluti. La sua cortesia è come uno schiaffo in faccia a tutte le autorità, si prende gioco di noi con la sua galanteria.»
«Proprio così. L’ultimo colpo l’ha fatto al Louvre, due giorni fa.»
«Il Louvre?! Oh mio Dio! Ma il Louvre è praticamente inaccessibile per i malfattori, insomma, la sorveglianza e tutto il resto... >> balbettai, incredula.
«Nulla è impossibile per questo ladro, agente Swan, se lo ricordi.»
«E le telecamere?»
«Niente, non hanno filmato niente. Un attimo prima il quadro c’era, un attimo dopo non c’era più.»
«Ma è impossibile..» dissi, tra me e me.
«Devo ripeterle quello che ho già detto, Swan? Non è un caso che non sia stato ancora risolto, non le sembra?» disse, burbero. Doveva bruciargli tanto, non essere riuscito a concludere questa faccenda. Tirò fuori da un cassetto qualcosa, e me lo passò. Era una cartella, contenente probabilmente le informazioni.
«Ecco i documenti. Ricordi che contiamo su di lei. Arrivederci.»
Uscimmo dall’ufficio di Smith, io perplessa, con in mano tutte le notizie importanti su quel tipo bizzarro.
«Oh. Mio. Dio. Bella hai il caso più difficile in assoluto tra le mani! Se lo risolverai…» stoppai Jessica e le sue fantasie, con un’occhiataccia.
«Jess, l’hai detto tu: è il caso più difficile in assoluto. Probabilmente non risolverò un tubo, insomma: non c’è riuscito Smith!» calcai bene il nome, per dare l’idea della difficoltà dell’impresa.
«Hai poca fiducia nelle tue capacità, Bella.» detto questo, Angela e Jessica si congedarono, lasciandomi sola nel mio ufficio.
Iniziai a massaggiarmi le tempie: mi stava venendo l’emicrania. Sospirai, e aprii la cartella con scritto in caratteri enormi ‘007 VAMPIRE, IRRISOLTO’.
Ma come potevo io, trovare un ladro di tali capacità? Ero solo una ragazzina, in fondo, un'agente alle sue prime armi.
Sbuffai nuovamente.
All’interno della busta marrone c’erano vari fogli di giornale ingialliti per il tempo, delle schede sul criminale, l’elenco delle opere trafugate, e il biglietto da visita del ladro gentiluomo.
Ci mancava Lupin, pensai.
Iniziai a leggere.
Chicago, 1980.
- Rapinatore misterioso trafuga famoso e prestigiosissimo quadro dalla villa Willis, dimora della famiglia benestante, che possedeva il quadro da generazioni. –
Quel dipinto, raffigurante una bellissima e pallida donna indossante un elegante vestito rosso, vale più di 10,000 dollari. Il ladro probabilmente sapeva il prezzo dell’opera, e per questo l’ha voluto rubare. La casa dei Willis era dotata di modernissime telecamere di sorveglianza e di allarmi , che, per quando fossero d’alta tecnologia, non sono riusciti a riprendere il malfattore. Gli inquirenti hanno fatto dei controlli, e l’allarme e le telecamere sono sempre state in funzione. Ora è caccia al ladro. Si richiede la massima attenzione. Le autorità pregano di avvisarli, nel caso qualcuno veda persone sospette. –
Scossi la testa, sospirando nuovamente.
Ma perché proprio quel caso, con tutti quelli che c'erano?
Presi un altro articolo. Questo era successo a Philadelphia. Il nostro caro 007 Vampire, aveva rubato una preziosissima ed antica stampa. Al suo posto, nel museo, c’era il suo biglietto da visita.
Grazie per il regalo, davvero gentili! Spero non ce l’abbiate con me per aver preso in prestito questo piccolo tesoro di carta. Ah, ci tenevo a ringraziare anche i coniugi Willis , per avermi reso celebre. Mi dispiace per loro, ma ci tenevo troppo a quella tela.
Cordiali saluti, il vostro 007 Vampire.
Ma dai, almeno era simpatico. Non mi pareva uno di quelli fanatici e ossessionati dai tesori. Dalla gentilezza e dalla cordialità- e anche dall’ironia- nel suo biglietto da visita, era davvero una persona piacevole. Non mi sbagliavo, era proprio un Lupin. Mi sarebbe tanto piaciuto incontrarlo. Però chissà quanti anni aveva ora. Considerando che erano passati già trent’anni dal suo primo misfatto,come minimo avrebbe dovuto avere quarantacinque anni o cinquanta. Però era ancora in forma, dato che aveva agito nuovamente, e non aveva lasciato tracce, tranne che il suo segno di riconoscimento. Nessuno sapeva realmente com’era, quindi? Male.
«Bella, corri: c’è una notizia sul Vampire!» disse Jessica, entrando nel mio ufficio, affannata. La seguii nella sala-video -dove potevamo seguire le notizie prima di tutti gli altri.
«Può dirci cos’è accaduto, signorina?» chiese la giornalista. La donna giovane era davvero spaventata. Mostrò una foto che ritraeva lei con indosso un bellissimo ciondolo d’oro, tutto decorato con fantasie particolari.
«Io, l’ho sempre avuto addosso, da quando me l’hanno regalato, qualche anno fa. Non l’ho mai tolto, è troppo prezioso… ma questa mattina, quando mi sono alzata, mi sono accorta di non averlo più al collo… sulla mia coperta c’era questo biglietto…» mostrò il foglietto scritto con l’elegante grafia del famoso ladro.
C’era scritto:
Non preoccuparti, non sei tu quella che m’interessava,ma il tuo ciondolo. Per cui, non essere intimorita, non ti volevo fare del male. Ci manca anche quello! Volevo precisare che non sono pericoloso. Sono un ladro, non un assassino. E anche se ti saresti accorta di me, non ti avrei fatto niente: gentilmente, salutando, sarei filato via. Saresti stata l’unica ragazza a vedere il “ladro gentiluomo”.Quelli dell’ F.B.I. mi chiamano così: vero,capo Smith?
Un cordiale saluto- ed infinite scuse per avervi spaventato, signorina- dal vostro gentleman, 007 Vampire .
Spegnemmo la tv. Il capo era adirato.
«Ma come si permette quel buffone! Quando mai non sono riuscito a vederlo, e a capire chi fosse! C’ero tanto così l’altra volta, tanto così!» sbraitava.
«Capo, si calmi» gli dissi, poggiandogli una mano sulla spalla, cautamente.
«Agente Swan, la prego, lo trovi e lo sbatta in prigione. » mi disse, quasi implorandomi. Annuii decisa, poi tornai nel mio ufficio dopo aver preso un caffè bollente. Caffeina, ne avevo realmente bisogno.
Sorseggiando quella bevanda scura, ripresi a leggere i rapporti e i casi che avevano coinvolto il mio Lupin da strapazzo.
Aveva rubato altri vari manoscritti, parecchi gioielli antichi e soprattutto molti quadri raffiguranti gente bellissima e pallida. A questo punto dubitavo fosse un collezionista. Quegli oggetti dovevano avere un significato per lui, qualcosa che avevano in comune tutti i cimeli. E io avrei scoperto cosa li univa, oh se l’avrei scoperto!
Aprii il mio computer portatile, e andai sulla pagina iniziale di Google.
Si ma cosa dovevo cercare?
Presi il foglio dei quadri e lessi i nomi.
Digitai il primo: L’anima della sposa.
Lessi la descrizione in Wikipedia, poi guardai le immagini. Raffigurava una donna davvero bellissima, pallida, con degli occhi cremisi che, lo ammisi, mettevano una certa paura. La ragazza era assolutamente perfetta: se non fosse stato per gli occhi, avrei detto fosse un angelo. Aveva un’espressione triste, sofferente, disgustata, come se avesse commesso un grave delitto per sbaglio. Teneva una mano davanti alla bocca, l’altra la fissava con quegli occhi vermigli. Indossava un abito da sposa bianco e lungo, in alcuni punti chiazzato di rosso. Sembrava sangue. Rabbrividii.
Ma perché l’anima della sposa? Insomma, a me sembrava più che viva. Salvai l’immagine. Poi tornai indietro con la freccia, e digitai un nuovo nome: La damigella del re.
Era stato dipinto cent’anni prima dell’altro, il valore bene o male era lo stesso: 15,000 dollari. Andai a vedere le immagini, e rimasi stupefatta.
Era la stessa donna del quadro precedente: gli stessi occhi vermigli, la stessa pelle diafana,gli stessi capelli. Era seduta davanti ad un enorme specchio dalla cornice in oro, ma era voltata verso il pittore, come se gli stesse parlando. Era certamente la donna de l’anima della sposa. Il pittore del secondo aveva preso spunto da quello, altrimenti era impossibile che… Insomma, la ragazza non era cambiata di una virgola, sembrava che il suo aspetto si fosse congelato in quel momento. Assurdo.
Salvai anche quella, di immagine. Tornai alla homepage e cercai : Il riflesso dello specchio, il dipinto preso da 007 vampire ai Willis . Ingrandii direttamente l’immagine, e il dubbio che avevo scomparve: avevo ragione. Ancora una volta, il soggetto del quadro era quella donna. Indossava un vestito rosso acceso, come diceva l’articolo, che era anche il colore dei suoi terrificanti occhi. Poi guardai in che hanno era stato dipinto: 1678, vent’anni prima de L’anima della sposa.
Ma era semplicemente assurdo, quella ragazza era il soggetto di tre quadri diversi, dipinti anche a secoli di distanza, eppure era identica in tutti e tre. Nemmeno un capello era cambiato.
*
Avevo controllato ogni quadro rubato da quella sottospecie di Lupin. E tutti raffiguravano quella donna: che se ne fosse innamorato?
A parte gli scherzi, quella storia era bizzarra quanto spaventosa. Non ci potevo credere, e non ci volevo credere!
Ricapitolando: il ladruncolo aveva rubato ogni dipinto raffigurante quella donna misteriosa e tremendamente bella.
Avevo deciso che avrei fatto anche una piccola ricerca su alcuni manoscritti a cui si era interessato il neo- Lupin.
Avevo notato anche una cosa: stava seguendo un ordine preciso.
Varie opere le aveva rubate in Virginia.
Altre in Arizona.
Certe le aveva confiscate nel Maine.
Alcune in Pennsylvania.
Se i miei ragionamenti erano giusti, il prossimo colpo sarebbe stato in Illinois. Tra qualche settimana ci sarebbe stata una mostra lì, magari sarei riuscita ad identificarlo, se ci fossi andata.
Mio padre, quando era ancora in servizio, diceva sempre: se vuoi catturare un ladro, ragiona come lui.
Ed era quello che avrei fatto.
  
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