Titolo: Lezione di Cucito
Autrice: serpeverde_18 (emogirl in pink)
Beta: saturnocontro
Pairing: Draco/Harry
Raiting: PG13
Serie: Ispirazione on the road.
Trama: Harry, una Molly molto felice, e.. una sfortunata coincidenza.
Lezione di cucito
da leggersi anche:
- Guarda come sono carini! -
Era una calda giornata di fine
luglio, il compleanno di Harry si avvicinava e la signora Weasley si stava già
adoperando per rendere la festa del suo diciassettesimo compleanno
indimenticabile. Quel giorno, però, Molly, aveva voluto mostrare ad Harry gli album fotografici di famiglia, o meglio,
l’album fotografico di Ginny.
La dolce signora Weasley, infatti, sperava ancora che la sua bambina
s’accasasse con quel caro ragazzo che passava con loro ogni estate, nonostante
il suddetto fosse dichiaratamente gay.
Oh sì signori, Harry Potter era un fighissimo gay
dichiarato.
- Guarda Harry caro, com’è carina in questa foto! - disse, indicando con un dito paffuto una
foto in cui la sua piccolina era distesa sul letto dei genitori, con in mano
una bambolina di pezza. – E la bambola, l’avevo fatta io, sai? –
Harry, più per rispetto che per interesse, rispose con uno sguardo sbalordito e
una mano sulla bocca. Un gesto teatrale, esagerato, giusto per rimarcare il
fatto che a lui, le ragazze come Ginny, non
interessavano. Lui guardava i ragazzi, anzi, un ragazzo biondo e con gli occhi
grigi, per essere precisi.
- Davvero signora Weasley? Ma è bravissima! – affermò facendola arrossire. – Mi
farebbe molto piacere se m’insegnasse, sa?
Quella di
Harry doveva essere una semplice battuta, ma la donna non colse il tono ironico
del ragazzo, e la scintilla che si accese nei suoi occhi ne era la prova.
- Oh, certo Harry caro. – rispose
Harry la osservò leggermente stralunato perché lui, di fare bamboline di pezza,
non ne aveva proprio voglia. Non gli interessava neanche! Si era cacciato in un
piccolo, grande guaio e ne avrebbe pagato le conseguenze.
- Credo, allora, di voler provare con la magia. Che ne pensa? – disse,
abbozzando un sorriso.
Molly lo ricambiò con un vigoroso cenno d’assenso, prima di sparire su per le
scale.
*
Un ora e quindici minuti dopo, Harry era seduto su una comoda e scricchiolante
poltrona di pelle logora, con i supporti e i braccioli in legno in parte
sbucciati, in parte mangiucchiati probabilmente da un nano da giardino.
- No, caro. Non devi agitare la bacchetta in quel modo...prova cos- no! Vedi? E’ così, non come fai tu. Oh...ecco, bravo. Ora devi scegliere la
misura... -
Tra un movimento sbagliato di bacchetta e il provare ad attaccare la testa al
corpo della bambola, mamma Weasley gli sorrideva con affetto.
In parte il moretto capiva il motivo di tanta felicità:
- Mi piacerebbe più grande. – disse Harry - Ha presente quei grandi pupazzi da tenere sul
letto? Ecco, ne vorrei uno simile! -
Ooh sì, ripensandoci, non gli dispiaceva per nulla quella situazione.
- Ma certo caro, certo! Forza, allora, dobbiamo finire prima delle sei. A
quell’ora devo iniziare a preparare la cena. – rispose
Harry annuì e ricominciò.
*
- Signora Weasley? – chiese, non riuscendo ad avanzare col suo lavoro.
- Sì, Harry? – la donna posò la sua bambola dai capelli neri sulle ginocchia e
si girò verso di lui.
- Ecco... me l’aveva spiegato, ma non mi ricordo... – sospirò, leggermente
afflitto per essersi dimenticato una cosa del genere. - ... non mi ricordo come
far sembrare i fili di lana dei capelli. -
- Oh, ma non c’è problema. Aspetta, te lo rispiego. – si alzò dalla sua sedia, dove
posò la sua bambola, e gli si avvicinò.
– Ricordi l’incantesimo? – Harry annuì.
– Non ricordi il movimento della bacchetta, quindi. – affermò e lui,
seppure non ce ne fosse bisogno, annuì.
Lei gli prese gentilmente un polso e gli mostrò il movimento.
*
- Molly? – sì, era passato a chiamarla per nome, visto che le innumerevoli volte
in cui la chiamava “Signora Weasley”,
erano diventate oltre che pesanti, inadeguate. Era una situazione talmente
familiare, che risultava fuori luogo continuare a chiamarla per cognome.
- Sì, caro? – chiese lei, posando la sua bambola ormai finita sul tavolo.
- Vede... non mi ha spiegato come fare gli occhi, né come devo fare per il colore – chiese il ragazzo, titubante.
Lei, in risposta, gli sorrise affettuosamente.
- Te l’ho spiegato mentre disegnavi il naso e lebbra. Gli occhi si fanno allo
stesso modo. E per il colore devi fare come per la bocca. Ricordi come hai
scelto la tonalità di rosa? Ecco, uguale. – Lui annuì deciso e continuò il duro
lavoro.
*
Dieci minuti prima che il pendolo di casa Weasley segnasse le sei, Harry scattò
in piedi ridendo ed urlando un “Ho
finito!” a volume così alto, che Hermione e Ginny
accorsero per guardare cos’era successo. Non che si trovassero molto lontane,
erano in cucina a studiare, ma non era da tutti i giorni sentirlo esultare in
quella maniera, o almeno, non dalla fine della guerra.
Quello che videro, fece sbarrare loro gli occhi.
Harry Potter, abbracciava una Molly Weasley particolarmente orgogliosa, ed
insieme fissavano le copie perfette del ragazzo e di Draco Malfoy, posate sulla
poltrona precedentemente occupata dal moro. Bambole, anzi, pupazzi alti più di
mezzo metro con le braccia allargate, che sembravano tenersi per mano.
~ * ~
Anche quell’anno, arrivò il primo settembre. Harry, affezionato ai due pupazzi,
decise di portarli con sé a scuola e, dopo averli rimpiccioliti, li aveva messi
nella tasca dei suoi jeans.
Mentre lui sistemava il suo baule in uno scompartimento vuoto, Draco Malfoy
passò casualmente di lì. Casualmente, se intendete una persona
che ne cerca un’altra e finalmente la trova. Poco importa il motivo della
ricerca.
- Potter, quale onore averti
sull’Espresso. Pensavo ti portasse una delle carrozze del Ministero, dato il
tuo status di Salvatore del Mondo Magico… – ghignò il biondino in quel modo
talmente Malfoy. Harry si scoprì deluso dal non vedere su quel viso lo stesso
sorriso che il suo pupazzo gli aveva regalato durante l’estate.
- No, Draco. L’Espresso va più che
bene. – rispose, voltandosi di scatto, e uno dei pupazzi gli scappò dalla
tasca. Caso volle che la copia in carne ed ossa, lo vedesse e lo raccattasse da
terra. Malfoy esaminò l’oggetto per qualche minuto, prima di rendersi conto di chi rappresentasse.
- Potter! Per Merlino, ma... io... che diavolo ci fa una bambola con le mie fattezze nella tua tasca? -
Harry, che non si era reso conto di niente, sobbalzò.
- Ehm... cosa? – chiese, il panico udibile nella sua voce.
- Ho detto, - ripeté Draco duramente – che diavolo ci fa una bambola con le mie fattezze nella tua tasca?
- Ehm... non è come sembra. – rispose Harry. Si pulì le mani sudate sui jeans,
spostando lo sguardo in più direzioni tranne che sul viso del Serpeverde.
- Vedi, - prese a spiegare. – quest’estate ho fatto dei pupazzini
sui miei compagni di scuola e, beh, tu lo sei. No? -
Draco, per niente soddisfatto della risposta, fece una richiesta che mandò in
panico l’altro, dichiarandone automaticamente la morte.
- Fammi vedere le altre. -
Ops.
Sinceramente? Non
volevo finisse così, ma.. è stato più forte di me. Sono propensa, però, a
scrivere un seguito. Intanto, godetevi le altre shot
che ho scritto sul treno da Firenze a Bologna.
Spero vogliate lasciarmi un commentino.
Baci, Avrìl.