Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Himechan    21/02/2010    2 recensioni
Asso è un egoista.
Asso è nato solo, vive solo e morirà solo.
Solo con il suo cielo infinito.
Lontano dalla terra che tanto ti aveva fatto del male.
Ti rinchiudevi in quel tuo guscio volante, e scappavi via, lontano dai sentimenti, da chi ti aveva ferito, ma anche da chi ti aveva amato e continuava a farlo in silenzio.
§Capitoli I-II: terza classificata e vincitrice Premio giuria al "Le fleurs du Mal contest", indetto da Pagliaccio di Dio§
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

                                                                                       
 



There's a feeling that I can't ignore
Like a stranger at my door
So revealing that I cannot hide
When you settle up the score
Voices say -- night and day
Live your life as if each second
Was the final one

Larry Greene, Through the fire



-Cosa?!- Keith Allbright lo fissò con espressione sbalordita mentre James gli raccontava i dettagli della serata precedente, che in realtà non esistevano.
-Mi stai dicendo davvero che non ci sei andato a letto?!-
Avevano appena terminato la loro esercitazione in volo a coppia alla base di Stapleford, e dopo una lunga doccia ristoratrice, mentre si rivestivano, si erano messi a parlare di quello che era capitato al maggiore Railey la sera prima.
James si mise a ridere mentre frizionava energicamente i capelli bagnati con un asciugamano e apriva il suo armadietto per prendere il cambio d’uniforme pulita.
-Ragiona Ombra. Secondo te, se fossi andato a letto con quella ragazzina ti avrei forse fatto mangiare tutta la polvere dal mio Spitfire stamattina?-
Gli rivolse un ghigno di trionfo mentre richiudeva l’anta dell’armadio con un tonfo secco.
Allbright gli lanciò un’occhiataccia mentre si infilava addosso una maglietta -Maledetto spaccone che vuoi dire, che non hai più l’età per reggere una sveltina e un’esercitazione il giorno dopo?-
James fece per tirargli qualcosa addosso ma poi ci ripensò e si girò a specchiarsi: era ancora a torso nudo, l’asciugamano legato in vita, i capelli scuri che gli gocciolavano in piccoli rivoli lungo le tempie, i muscoli del torace tesi e perfetti.
-La finisci di rimirarti, Asso? Allora mi vuoi dire che quel pezzo di maschio è forse andato in bianco?- sghignazzò Keith alle sue spalle.
James si mise al collo la piastrina di riconoscimento mentre lanciava dallo specchio un’occhiata adirata al suo compagno -Non sono andato in bianco. Semplicemente mi ritengo ancora un signore e non ho approfittato dell’innocenza di una giovane fanciulla- ribadì anche se effettivamente non credeva neanche lui alle sue stesse parole. Lei gli aveva dato un bel due di picche e lui non aveva avuto quello che cercava.
-Balle. Hai quasi trent’anni. Stai invecchiando amico mio, è questa l’amara verità- sentenziò Keith appallottolando l'asciugamano e tirandoglielo addosso.
-L’importante è che abbia ancora i riflessi sufficienti per abbattere almeno tre crucchi messi insieme- sogghignò James acchiappandolo al volo.
Keith tacque un momento poi guardò il maggiore con aria seria e corrucciata -Mettiamoci l’animo in pace, Asso, noi non siamo fatti per avere una donna. Sarebbe troppo gelosa per dividere il proprio uomo con un apparecchio. Bellissimo e all’avanguardia, ma pur sempre un apparecchio-
-La mia donna ideale non dovrebbe rompermi le palle se ho voglia di andare a sbronzarmi, o se devo sparire per lavoro per un mese- sentenziò James convinto.
-In pratica dovrebbe essere muta per non lagnarsi, cieca per non vederti quanto sei carino quando sei sbronzo, e sorda per non sentire tutte le cazzate che dici. Complimenti Asso, credo che di questo passo andrai avanti a sgualdrine ancora per un bel po’- lo canzonò Keith finendo di allacciarsi le scarpe.
-Di certo è una cosa che non mi manca. Io appartengo unicamente a me stesso e ai miei aerei. Punto. Chi mi sta accanto deve semplicemente adeguarsi a questa banalissima condizione. A loro piace il sesso, a me piace sentirmi libero, senza rotture o complicazioni. Mi sembra uno scambio equo, non ti pare?-
Il suo ragionamento ottuso e unilaterale non faceva una grinza, peccato che Allbright, sebbene fossero amici da quando erano entrati alla scuola di addestramento piloti, la pensasse in maniera completamente diversa.
-Sei un maledetto egoista, ecco cosa sei. Nessuna donna con un po’ di cervello si sognerà mai di mettersi con uno stronzo come te-
James si girò a fissarlo con aria truce e indispettita
-E infatti credi che io abbia davvero bisogno di qualcosa aldilà di una sveltina ogni tanto e di volare? Mi fai tanto scemo?- esclamò sentendosi profondamente offeso nell’orgoglio.
Se c’era una cosa che James Railey non sopportava era il doversi giustificare riguardo il suo essere completamente indipendente dai legami di affetto e di sentimenti: non era mai stato uno a cui piaceva amare né essere amato. Era un individualista, un agonista dei cieli, un fottutissimo skyfighter, privo di qualsiasi scrupolo, uno che la vita l’aveva sempre presa a calci dopo averne ricevuti lui stesso, e amare una persona per giunta, buffa e anacronistica parola, gli pareva quanto di più lontano e inconcepibile dal suo modo di essere duro e indipendente.
-Chi mi dice se domani sarò ancora vivo? Posso farmi una famiglia se io stesso non ne ho mai avuta una?- sbottò esasperato buttando da parte il pettine che aveva in mano, dando le spalle al suo compagno -Posso stare con una donna se l’unica cosa che so fare è amare i miei apparecchi? Ti rispondo io. No, non si può. E l’ultima cosa che vorrei è lasciare cuori infranti e marmocchi ululanti in giro per il mondo-
Keith rise per sdrammatizzare -Mi spezzi il cuore mio principe!- esclamò avvicinandosi  e facendo finta di scoccargli un bacio con la punta delle dita.
-Va' a farti fottere Allbright, passami la maglietta che è meglio- grugnì in tono acido.
-Certo che ieri sera quando hai visto quel bocconcino suonare al pub non mi sembravi propriamente della stessa idea- ricominciò Keith passandogli la maglietta e fissando l’amico con aria sospettosa, gli occhi ridotti a due fessure -Non è che niente niente predichi bene e razzoli malissimo, maggiore Railey?-
James gli lanciò un’altra occhiata di fuoco che lo incenerì letteralmente -Giuro che se non la finisci ti attacco al muro. E quanto è vero Iddio lo faccio- ringhiò facendosi improvvisamente cupo, gli occhi azzurri splendenti di rabbia e di passione.
Keith alzò le mani in segno di resa, lievemente sorpreso per quella reazione incredibilmente veemente e inaspettata: ormai lo conosceva bene, James era un tipo silenzioso che però, appena veniva provocato si scaldava immediatamente,  e questo era un suo lato che i superiori gli avevano sempre contestato. Tanto in volo era impassibile, freddo, glaciale, distaccato e lucido, tanto sulla terra diventava spesso irascibile, scontroso, attaccabrighe, e quando gli girava male ostinato e taciturno come un mulo. Ormai un po’ tutti sapevano come evitare quel purosangue che si imbizzarriva per poco ma che allo stesso tempo risultava il migliore tra tutti loro, Keith Allbright per primo, eppure nessuno riusciva mai a comprendere quei suoi lati oscuri fino in fondo.
Forse perché nessuno era mai venuto a conoscenza del suo passato violento e solitario, forse perché lui non ne aveva mai parlato considerandola una parte imbarazzante e patetica della propria esistenza che avrebbe solamente rivelato la parte debole e fragile della sua personalità complicata e insofferente. Rivelare un’infanzia senza gioia e senza amore significava mettere a nudo la propria essenza, il proprio mondo interiore di cui era follemente geloso e questa era una cosa che lo tormentava e lo spaventava a morte: nessuno doveva permettersi di giudicarlo, né tantomeno doveva sapere di quelle circostanze che lo avevano reso un uomo tanto schivo e duro con gli altri. Oltretutto il suo compito di responsabilità non gli permetteva in alcun modo di mostrare una fessura oltre quella cortina invalicabile di orgoglio e disprezzo, poiché ne andava della sua reputazione e della sua fierezza morale che mai era stata messa in discussione.
-Sta' calmo amico. Questa rabbia mettila contro chi molto presto vorrà farci il culo- mormorò Allbright fissandolo con aria seria.
James si passò una mano tra i capelli, sospirando pesantemente -Scusa Keith, ma ultimamente ho i nervi a pezzi. Dovrei prendermi un bel periodo di vacanza per ricaricare, ma credo sia praticamente impossibile- sogghignò con aria malinconica infilandosi i pantaloni dell’uniforme.
La verità era che aveva continuamente i nervi tesi come corde di violino, dormiva di un sonno leggerissimo, e di tanto in tanto tornavano a tormentarlo gli incubi del passato: quelli non lo avevano mai lasciato, erano stati la sua più grande compagnia da quando aveva lasciato l’istituto, ed era qualcosa che segretamente, da anni lo rodeva sottilmente, rendendolo continuamente irritabile, nervoso, scostante e spesso cupo.
Non sorrideva spesso, né tantomeno gli piaceva farlo davanti gli altri, e il fatto di avere ultimamente così tante responsabilità non lo aiutava di certo.
-Quando sarai morto potrai riposare quanto ti pare- asserì Keith in tono grottesco mentre infilava le sue cose nella borsa -Nel frattempo pensa al modo migliore per toglierti da quella tua brutta faccia quell’espressione da cane arrabbiato, faresti molto più colpo sulle ragazze, sai, e magari riusciresti a renderti persino umano con il gentil sesso-
James gli lanciò l’ennesima occhiataccia, ma evitò di replicare con una risposta piccata, perché tutto sommato doveva convenire che il suo amico non aveva tutti i torti, ma poi tornarono a parlare di ciò che li appassionava di più oltre ogni cosa, gli aerei, e il discorso venne totalmente messo da parte.


                                                                                                              ***

 
Braunschweig, Bassa Sassonia, Febbraio 1939


-Troppo basso! Cazzo vola troppo basso!- digrignò tra i denti l’Oberstleutnant  Hirschberg rivolgendosi al suo parigrado Von Halder mentre dalla torre di avvistamento osservavano il volo spericolato di un BF109 che stava praticamente infrangendo tutte le regole che un pilota deve rispettare durante un’esercitazione.
Non volare mai da solo sotto i tremila metri.
Evita le virate ma utilizza solo il volo orizzontale, e se devi avvitare fallo per non più di trenta secondi, altrimenti rischi di schiantarti al suolo.
Sempre guardarsi dal nemico che viene dal sole.
Queste erano le regole basilari nell’addestramento di un Obergefreiter.
Lui le stava infrangendo come suo solito praticamente tutte.     
-Maledetto! Non ho mai visto nessuno fare quegli avvitamenti a volo perpendicolare al suolo per più di dieci secondi netti. Un giorno o l’altro si sfracellerà da solo per la sua spocchia del cazzo e noi avremo perso uno dei migliori Obergefreiter che la Wermacht abbia mai conosciuto- sbottò a mezza bocca sorseggiando il proprio caffè.
Lentamente.
Molto lentamente.
-Oberstleutnant io credo che…- Von Halder stava per dire qualcosa all’altro ufficiale, quando quest ultimo per un attimo non si rovesciò addosso l’intero contenuto della tazza, mentre attonito osservava a una distanza di forse cento metri una perfetta virata Immelmann.
-Oh Cristo Santo- riuscì a imprecare solamente l’Oberstleutnant sgranando gli occhi per la sorpresa.
Il Messerschmitt nel giro di pochi secondi aveva effettuato un mezzo looping per poi riportarsi in assetto corretto con un altro mezzo tonneau e tornare a volteggiare come se nulla fosse stato, fino alla pista d’atterraggio poco distante.
-Io dico che è pazzo- convenne Von Halder -E dovrà di nuovo fare rapporto per questa sua ennesima bravata-
Hirschberg però non riuscì a trattenere un sorrisetto divertito, nonostante l’irritazione per quel giochetto di prestigio inaspettato -Io invece credo che sia semplicemente molto, molto bravo-

Joachim Von Scherner scese con un balzo dalla carlinga, si tolse il casco e sorrise a Felix Bauer, il suo compagno di volo per quella giornata.
-E allora Herr Hauptmann, come le sembra questo bel giocattolino?- gli domandò l’aviere scelto sfilandosi i guanti e fissando con sguardo di ammirazione quel fantastico monoposto da combattimento nuovo di zecca. Il BF109 era il fiore all’occhiello dell’aviazione militare tedesca, uno degli esemplari migliori e all’avanguardia che solo ai piloti più in gamba era permesso utilizzare per i voli di collaudo.
Joachim però arricciò il labbro in segno di disappunto, guardando con aria scettica l’apparecchio e appoggiando una mano sulla fusoliera liscia e fredda.
-E’ un bell’esemplare, questo senz’altro. Forse il migliore che abbia mai visto. Ma ha l’abitacolo angusto e la carreggiata del carrello di atterraggio è troppo stretta e questo ci creerà un sacco di problemi nelle fasi di atterraggio e di decollo-
Bauer alzò le spalle con uno sbuffo mentre si accendeva una sigaretta -Sempre a cercare la perfezione Herr Hauptmann. Me lo dia a me questo gioiellino e poi ne riparliamo-
-Continuo a preferire di gran lunga il Focke- rispose il capitano con aria meditabonda -Quei musi corti sono in grado di surclassare a quote basse anche gli Spitfire inglesi in virata, mi ci gioco quello che ti pare. Velocità di rollio più efficace, virata molto stretta a dieci gradi di flap e accelerazione bruciante. No, indubbiamente non c’è paragone-
Bauer fissò il suo superiore a bocca aperta. Era sempre un piacere sentir parlare il capitano Von Scherner di quello che maggiormente lo appassionava e lo eccitava: l’aviazione e gli aerei. Sebbene non avesse compiuto ancora trent’anni era un giovane uomo estremamente colto, intelligente, preparato sia teoricamente che tecnicamente. Si era laureato ad Heidelberg in scienze strategiche e in seguito si era arruolato nella Wermacht tedesca entrando subito con il grado di  Unteroffizier. Da lì, la sua carriera era stata rapida e sfolgorante, e la sua passione per gli aerei, coniugata alla sua brillante laurea, aveva fatto sì che diventasse uno dei tecnici e degli assi migliori della Luftwaffe del Reich.
Bauer e gli altri giovani piloti lo ammiravano profondamente, ma lui pareva non esserne minimamente consapevole, o comunque era qualcosa che non lo colpiva più di tanto visto che il suo obiettivo era migliorarsi continuamente e non accontentarsi mai di ciò per cui gli altri lo apprezzavano.

Rientrarono nell’alloggio della base chiacchierando animatamente, dopodiché si spostarono nella sala comune per rilassarsi un po’.
Joachim generalmente amava riposare leggendo un buon libro, a differenza dei suoi compagni di esercitazione che preferivano di gran lunga passatempi meno impegnativi come giocare a carte, fumare, sfogliare qualche giornaletto di quart’ordine, o fare una partita a freccette.
Poco più in là, da dove era seduto, lo fissava con insistenza un giovane uomo dai capelli nerissimi e gli occhi impassibili, d’acciaio, scrutando ogni suo movimento: era stato trasferito da poco alla base di Braunschweig e aveva preso confidenza un po’ con tutti, tranne che con Joachim da cui si era sempre volutamente tenuto alla larga.
Non sapeva spiegarsene il motivo ma quel tipo fin da subito non gli aveva ispirato troppa simpatia, e a quanto pareva la cosa era reciproca.
Non si erano mai parlati, ma gli occhi del nuovo Oberleutnant non gli piacevano per niente.
Joachim era un suo diretto superiore ma quello sembrava non avesse affatto timore a guardarlo dritto negli occhi, sprezzante, come se lo conoscesse da molto tempo.
Tendeva ad ignorarlo, eppure sentiva continuamente su di sé quello sguardo indagatore, freddo e distaccato.
Come due pugnali conficcati teneramente nella pelle.
-Ehi! Herr Hauptmann dai un’occhiata un po’ qui!-
Bauer lo distolse improvvisamente dai suoi pensieri mentre gli passava una copia del Volkischer Beobachter. -Questa la devi proprio vedere, Cloche-
Joachim distolse lo sguardo dal libro che stava leggendo, con aria leggermente infastidita
-Giuro che se è per farmi vedere una delle solite starlette mezze nude che tanto ti esaltano ti faccio rapporto a Hirschberg- borbottò scherzando, ma solo a metà. Detestava essere disturbato mentre faceva qualcosa che richiedeva la sua concentrazione.
-Questa… questa capo vale più di mille Marlene Dietrich- gli disse Bauer con l’aria di chi la sa lunga. Gli porse il giornale e lui l’afferrò fissandolo con aria di scetticismo mista ad una certa dose di curiosità.
-Se è più bella di Marlene Dietrich allora- le parole però gli morirono in gola mentre il suo sguardo si posava sulla fotografia di un uomo.
Appoggiato al suo Spitfire fissava l’obiettivo dell’operatore con aria di sfida con un lieve ghigno di disprezzo che gli aleggiava sul volto dai lineamenti regolari e perfetti. Gli occhi azzurri avevano un brillio di trionfo, fiero, penetrante.
Indimenticabile.
Joachim ebbe un sussulto.
Si chiamava James Railey.
Ed era considerato uno dei migliori assi della Royal Air Force.
Ne aveva sentito parlare di fama, certo, ma non lo aveva mai visto in faccia. Una faccia dura, dall’espressione severa e penetrante che nelle sue dichiarazioni di fuoco ai giornalisti inglesi affermava con sicurezza che l’aviazione militare di Sua Maestà era ancora tecnicamente di gran lunga superiore alla Luftwaffe del Reich con i suoi pachidermi bombardieri, e che sprezzante, lui e gli assi della Squadriglia dell’ 11 Group Fighter Command potevano battere in volo e buttare giù gli aviatori tedeschi con uno schiocco delle dita.
Maledetto  presuntuoso.
Railey era famoso per le sue spacconate e per la sfacciataggine delle sue affermazioni, ma questa di certo fomentava ancora di più gli animi già surriscaldati delle due fazioni.
In quella intervista da eroe vincente e invincibile Railey sembrava molto sicuro dei suoi mezzi.
Lesse l'intervista rapidamente, uno scambio di domande e risposte una più insulsa dell'altra culminata in una velenosa battuta del maggiore Railey.
-Questo signor Clot... mai sentito nominare. Se ha voglia di gareggiare con me, me lo faccia sapere che lo bevo a colazione assieme ad una tazza di caffè- lesse ad alta voce.
Stizzito, Joachim gettò da parte il giornale.
-Crede di essere simpatico quest'inglese da quattro soldi?- sbottò rivolgendosi a Bauer con occhi fiammeggianti.
-Chi è? E cosa vuole da me?-
-La tua pelle Cloche- gli ribatté laconico Bauer con un'alzata di spalle.
Joachim lanciò un'occhiata incattivita prima al suo sottoposto, poi all' Oberleutnant il quale non era riuscito a celare un sorrisetto di scherno diretto nei suoi confronti.
Tornò di nuovo a fissare l'immagine del maggiore Railey e di colpo gli venne l'istinto profondo di togliere per sempre quel ghigno da quella faccia da stronzo assieme a quell'espressione boriosa e arrogante.
Un’espressione che gli lasciò una sensazione nel cuore…spiacevole, sgradita…
Fastidiosa…
Un’espressione che non si dimenticava facilmente…
Che restava impressa…

E Che assomigliava alla sua in maniera odiosa.


________________________



Prima di tutto alcune note linguistiche:



Oberstleutnant: Nella gerarchia militare della Luftwaffe, l’aviazione militare tedesca, è il corrispettivo del tenente colonnello.

Obergefreiter: E’ il primo aviere, il Gefreiter invece è l’aviere scelto

Unteroffizier: Sergente

Looping e tonneau: Sono due manovre acrobatiche. La prima si esegue portando in quota l'aereo affinché esegua un giro completo a forma di anello (loop), il tonneau invece è quella manovra che porta ad effettuare un giro completo rispetto all'asse orizzontale del volo. Se si esegue un mezzo tonneau, l'aereo si trova capovolto.

Spitfire: Caccia monoposto impiegato dalla Raf, divenne uno degli aerei simbolo della seconda guerra mondiale soprattutto per il suo efficace e forse decisivo contributo alla vittoriosa resistenza inglese all'aggressione tedesca.

Messerschmitt : bimotore a getto impiegato dalla Luftwaffe, l'Aeronautica militare dell'allora Germania nazista, durante  la seconda guerra mondiale,

Herr Hauptmann: in tedesco Signor Capitano.

Völkischer Beobachter: Diciamo che era il quotidiano ufficiale del movimento nazionalsocialista tedesco.

Clot: E' un gioco di parole. James storpia il soprannome di Joachim, Cloche, con Clot, che nello slang della Raf vuol dire idiota.

La foto che compare all’inizio del capitolo ritrae uno Spitfire in coda ad un Messerschmitt. Il perché di questa immagine credo possiate immaginarlo bene^^


Finalmente riesco a pubblicare il nuovo capitolo! 
Lo so arrivo con un ritardo pazzesco ma purtroppo sono in fase ultima di tesi e quindi le energie e il tempo per scrivere la mia storia purtroppo sono quelle che sono ç_ç Diciamo che fino ad aprile non so quanto riuscirò ad aggiornare, ma cercherò di fare il possibile! 
Perdonatemi >.<
Devo dire che questo capitolo è stato complesso da scrivere, sia per i riferimenti storici e tecnici all’aviazione tedesca, sia per il plot e per le idee che arrivano inaspettate nella stesura.
Capitolo che introduce questo misterioso personaggio comparso inaspettatamente di cui James non sospetta minimamente l’esistenza. Sicuramente nel prossimo capitolo sapremo di più sia su di lui, che sull’uomo dai capelli neri che non ha grande simpatia per Joachim. Per quest ultimo mi sono ispirata ad un aviatore realmente esistito, di nome Joachim Marseille, soprannominato la stella d’Africa, e considerato uno degli assi della Luftwaffe tedesca.


Piccola Ketty: Grazie per i complimenti cara!!! Mi fai davvero felice ^__^  Mi fa sempre un immenso piacere sapere che riesco a trasmettere un’emozione o comunque una determinata sensazione al lettore, e i tuoi pareri per me sono davvero fonte di gioia e di continua ispirazione. 
Grazie ancora, un bacione!!

Bibby111: Grazie anche a te! 
Grazie per la recensione : )

E un ringraziamento particolare alla mia insostituibile socia e alla mia adorata Tsuku che leggono silenziosamente e i loro complimenti mi fanno davvero felice^^

Bene, per ora è davvero tutto.
Un abbraccio a tutti voi e alla prossima!!!

Hime




   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Himechan