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Autore: samek    21/02/2010    5 recensioni
Ricordate la lista che Watson fece delle capacità di Holmes in “Uno studio in rosso”? Cosa avrebbe pensato l’investigatore leggendola?
(Per la February Challenge di holmes_ita)
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Rientrai nel mio nuovo appartamento di Baker Street molto tardi quella sera, di buon umore dopo una proficua giornata di ricerche

Fandom: Sherlock Holmes;

Pairing: Holmes/Watson;

Rating: Pg;

Genere: Generale.

Warning: Flash-fic, Missing Moment (Pre-Slash se proprio si vuole);

Beta: Narcissa63;

Summary: Ricordate la lista che Watson fece delle capacità di Holmes in “Uno studio in rosso”? Cosa avrebbe pensato l’investigatore leggendola?

(Per la February Challenge di holmes_ita)

 

Note: Scritta per la February Challenge di holmes_ita, su prompt “Uno studio in rosso”.

Ringrazio Bellis, che ha letto questa ficcina in anteprima, correggendomi qualche errore e Narcissa63, che ha eliminato le ultime impurità. Non arriverà mai il giorno che potrò fare a meno di quest’ultima XD

 

DISCLAIMER: Tutti i personaggi delle saga di Sherlock Holmes non sono opera mia, bensì della mirabile penna di Sir Arthur Conan Doyle. Dato, però, che i diritti d’autore sono ormai scaduti, stappiamo tutti insieme lo spumante ed appropriamocene beatamente! XD Ah, ovviamente non mi paga nessuno, anche perché altrimenti il succitato autore si rivolterebbe nella tomba, poverello.

 

 

Il mio amico John Watson

 

Quella sera rientrai molto tardi nel mio appartamento di Baker Street, dove mi ero da poco trasferito, e di buonumore, dopo una proficua giornata di ricerche. Il mio nuovo amico, il dottor Watson, con cui avevo iniziato a convivere da qualche settimana, si era già ritirato, così mi accomodai a riflettere in solitudine su quella che stava rapidamente diventando la mia poltrona preferita.

Fu allora che notai, accanto alle braci spente del camino, un foglio annerito ed accartocciato. Doveva essere stato Watson a gettarlo via e non mi sarei certo impicciato dei suoi affari se non avessi notato il mio nome scritto s’un lembo della carta.

Lo raccolsi e lo distesi con attenzione, fortunatamente non era bruciato, ma solo scurito dal calore e quindi ancora leggibile. Vi era scritto:

 

SHERLOCK HOLMES - I SUOI LIMITI

1. Conoscenza della letteratura - Zero.
2. Conoscenza della filosofia - Zero.
3. Conoscenza dell'astronomia - Zero.
4. Conoscenza della politica - Scarsa.
5. Conoscenza della botanica - Variabile. Sa molte cose sulla belladonna, l'oppio, e i veleni in genere. Non sa niente di giardinaggio.
6. Conoscenza della geologia - Pratica, ma limitata. Distingue a colpo d'occhio un tipo di terreno da un altro. Rientrando da qualche passeggiata mi ha mostrato delle macchie di fango sui pantaloni e, in base al colore e alla consistenza, mi ha detto in quale parte di Londra se l'era fatte.
7. Conoscenza della chimica - Profonda.
8. Conoscenza dell'anatomia - Accurata, ma non sistematica.
9. Conoscenza della letteratura scandalistica - Immensa. Sembra conoscere ogni particolare di tutti i misfatti più orrendi perpetrati in questo secolo.
10. Buon violinista.
11. Esperto schermidore col bastone, pugile, spadaccino.
12. Ha una buona conoscenza pratica del Diritto britannico
.* 

Non potei fare a meno di sorridere. Giusto quel pomeriggio, prima di uscire, ricordavo di aver avuto una conversazione con il mio amico, a proposito del fatto che ritenessi inutile immagazzinare informazioni che non mi servissero per il mio lavoro.
Mi ero accorto di quanto il dottore fosse interessato a me ed a tutto ciò che facevo; la sua discrezione gli impediva di subissarmi di domande, ma aveva immediatamente colto l’occasione per stilare un elenco delle mie qualità e delle mie mancanze, per cercare di capire meglio chi fossi.
Ottimo lavoro, davvero interessante. Mi conosceva pochissimo, eppure aveva redatto un resoconto molto veritiero delle mie capacità pratiche ed intellettive. A giudicare da come aveva appallottolato il foglio e poi l’aveva lanciato nel camino, non era giunto ad alcuna conclusione, ma bisognava comunque dare merito ai suoi sforzi.
Risi sommessamente. Di certo non era stato clemente nei miei confronti, anzi si era dimostrato conciso e scrupoloso, da buon medico militare qual era.
Il dottor Watson era un ottimo coinquilino: discreto, paziente, silenzioso, affabile, intelligente… decisamente sopra ogni mia previsione. Davvero non avrei mai creduto di trovarmi tanto bene in compagnia di un perfetto sconosciuto e, dato che sapevo quanto i suoi nervi fossero logorati dalla guerra, cercavo di non imporgli la mia nociva presenza più del necessario.
Trovando quella lista non pensai nemmeno per un momento che fosse un ficcanaso, capivo bene che il mio nuovo amico, confinato in casa dalla convalescenza, avesse trovato in me un interessante oggetto di studio e devo ammettere che ne ero lusingato. Sì, l’attenzione di quell’affascinante gentiluomo, provato dalla guerra e dalla malattia, mi faceva senza dubbio piacere.
Pensai che, dopotutto, avrei potuto premiare il suo impegno e la sua pazienza rivelandogli come mi guadagnassi il pane. E fu in quel momento che intuii qualcosa. Percepii istintivamente che John Watson sarebbe potuto diventare qualcuno di prezioso per me; aveva tutte le carte in regola per divenire il collega ideale. Anche se allora non potevo nemmeno immaginare quanto lo sarebbe diventato.

FINE.

*L’elenco è preso direttamente da “Uno Studio in Rosso”.

   
 
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