Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |      
Autore: BlackMamba    20/07/2005    1 recensioni
...quando la morte ci aiuta ad aprire gli occhi di fronte alla realtà... (prima ho sbagliato a scrivere e al posto di *morte* ho scritto *morta*...perdonatemi...!)
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il vero valore di una vita

…quando la morte ci aiuta ad aprire gli occhi di fronte alla realtà…

A Simone…



- Non capisci? Se tu fossi in pericolo, io non esiterei a dare la mia vita, se ciò può salvare la tua!-

Aveva detto queste parole, quella volta.

Non riusciva bene a ricordarsi cosa era successo quel giorno o i precedenti o perchè fosse arrabbiata con lui; ricordava solo che, mentre si stavano avvicinando al vasto parco dove si sarebbe tenuto lo spettacolo pirotecnico, aveva pronunciato quelle parole. In quel momento aveva sorriso ironicamente; le aveva trovate davvero buffe, specialmente se pronunciate dalle sue labbra. Gli ricordavano con troppa chiarezza le tipiche frasi da film melenso e non le si addicevano.

Aveva pensato che le avesse pronunciate solo perchè, almeno secondo lei, erano davvero toccanti; forse aveva anche sperato che lui la abbracciasse e le chiedesse scusa, di fronte a quelle parole che mettevano a nudo tutto il suo amore. O magari il suo intento era quello di ferirlo, come aveva cercato di fare tante altre volte, inutilmente, farlo rodere dai sensi di colpa, fargli capire quanto i suoi atteggiamenti non contraccambiassero affatto i suoi sentimenti e li riducessero a veri e propri dardi pronti a colpire il suo cuore.

Non vi aveva badato molto. Aveva continuato a guardare dritto davanti a se, mantenendo quel suo tipico sguardo deciso a non piegarsi, che aveva deciso di adottare in precedenza. Le aveva considerate come uno stupido stratagemma; pochi istanti dopo le aveva completamente nascoste in uno degli angoli più remoti della sua mente.

Non ricordava affatto come si era conclusa quella discussione, se lei gli aveva stampato sulla guancia uno dei suoi terribili ceffoni, oppure si erano riconciliati pacificamente sotto i fuochi artificiali che illuminavano il cielo sopra di loro, terso di stelle. Sapeva solo che, in quel momento, quelle parole che aveva creduto di aver disperso nella sua memoria, che aveva creduto di aver affogato nel torbido mare dell’Oblio, erano tornate a galla con prepotenza e da più di dieci minuti non facevano altro che martellargli in testa ad un ritmo devastante.

Le sentiva rimbombare nelle orecchie con forza, scacciare via ogni altro suono o rumore che lo circondasse, impadronendosi di ogni piccolissima fibra del suo corpo; le sentiva vibrare lungo le vene, sentiva il cuore accelerare i battiti, fino ad eguagliare il folle ritmo con il quale quelle scivolavano sotto la sua pelle, sentiva le viscere contorcersi ogni volta che ogni singola parola le sfiorava appena.

Come era possibile che delle parole che credeva di aver dimenticato, che aveva umiliato, deriso e colpito, avessero scordato tutti i torti subiti e, improvvisamente, fossero tornate nella sua mente, come spuntate dal nulla?

Tutte le sue membra sembravano paralizzate, non riusciva a muoversi; lo sguardo fisso a pochi metri da lui, sul pavimento sul quale era seduto. Era certo che, se la sua schiena non fosse stata sostenuta da una delle quattro pareti della stanza, sarebbe crollato a terra come se l'anima avesse abbandonato il suo corpo; qualsiasi linfa vitale scorresse nelle sue vene, sembrava essersi ormai congelata.

La vista continuava ad offuscarglisi, a tratti.

Prima il sangue che, incessante, scorreva intorno a lui, sui suoi vestiti; poi nebbia davanti ai suoi occhi, una nebbia che, se avesse potuto essere perfettamente in sé, avrebbe certamente ringraziato con calde lacrime.

Sentiva quel liquido, ancora caldo, sfiorare le sue mani con la stessa delicatezza con la quale aveva sempre sentito le dita di lei scorrere sul suo volto, quelle carezze che non aveva mai apprezzato, una volta che, stanco, chiudeva gli occhi per poche ore di conforto; lo sentiva impregnare i suoi indumenti, renderli pesanti; sentiva quell'odore metallico insinuarsi nelle sue narici.

Ed era solo quello che, a piccoli sprazzi, riusciva a tenerlo cosciente.

Quell'odore che come un serpente scendeva giù nei suoi polmoni, contringendoli ad anelarlo, a farlo scorrere lungo tutto il suo corpo, senza che lui potesse in alcun modo arrestarlo.

E nel mentre quelle assordanti parole che continuavano a riempirgli con sempre più dolore la testa, senza tregua, senza pace.

E in fondo, quale pace era destinata a colei che le aveva pronunciate?

Gli anni migliori della sua vita stroncati con tale violenza e solo lui ne era il colpevole; veder germogliare e crescere quel fiore stupendo, vederlo nutrirsi del caldo sole che lo circonda e lo illumina e gioire per la sua bellezza, per la sua presenza, per poi vedergli recidere il gambo esile e delicato con la stessa prepotenza con la quale anche lui era entrato nella sua fragile vita. Aveva visto il suo capo piegarsi sotto l'inesorabile scure, i suoi petali assaggiare per l'ultima volta, con mesta gioia, il suo sole che, a pochi passi da lei, continuava a splendere ingiustamente; i suoi petali bianchi avevano perso d'improvviso quella loro consueta luminosità e li aveva visti cadere sull'erba bagnata. Uno ad uno. Senza che lui potesse raccoglierli. Senza che lui avesse potuto sostenere con le dita quel fiore delicato. Senza che lui avesse potuto impedire che la sua semplice e inoffensiva vita venisse così recisa.

Ed ora lo osservava, con sguardo spento e terrorizzato, spargere i suoi meravigliosi petali candidi su quella terra che l'aveva generato, che gli aveva offerto protezione e sostentamento, che lo aveva chiamato figlio e che, senza alcun motivo, gli aveva voltato le spalle. Osservava quei petali immacolati tingersi della loro stessa linfa vitale, e lui non riusciva nemmeno ad allungare una mano per poterli salvare, per poterli proteggere.

Immobilizzato, contro un muro, capace solo di guardare, impotente. Non aveva mai provato quella opprimente e devastante sensazione di sentirsi irrimediabilmente inutile. Ed ora che, insieme alla paura, a quelle antiche parole rievocate dall'astiosa memoria, a quell'odore pungente, scorreva liberamente nelle sue vene, sentiva male. Un gran male. Che non affliggeva le sue carni, bensì la sua anima.

Ahi, quanti strani pensieri che prima mai avevano attraversato la sua mente, ora la affollavano. Gli erano tornate davanti agli occhi le immagini di tutte quelle volte che, con sguardo impassibile, l'aveva osservata piangere lacrime dolorose, quando, con impietoso orgoglio, aveva trafitto il suo cuore con parole taglienti, gettando su di lei colpe che le sue spalle si rifiutavano ingiustamente di assumersi. Quando, senza curarsene, l'aveva abbandonata sola con i suoi dubbi e i suoi dolori, per puro egoismo. Tutte quelle volte che non aveva risposto alle sue parole affettuose.

E solo in quel momento se ne accorse. Non l'aveva mai notato, nel suo egocentrismo; non aveva mai visto con quali occhi lei stessa glielo chiedeva; non aveva mai calato la sua maschera orgogliosa e impassibile per pronunciare quelle due piccolissime parole, così cariche di significati.

Ti amo.

Non le aveva mai dette. Non le aveva mai fatto capire quanto per lui fosse importante, quanto la sua vita dipendesse da lei.

Per lei avevano un grande valore, ora lo ricordava; gli aveva sussurrato appena quella piccola frase, con voce timida, all'orecchio, solo dopo tre settimane che avevano deciso di percorrere il lungo sentiero della loro vita insieme. Era arrossita, subito dopo averle pronunciate, e se ne era rimasta con la testa appoggiata sul suo petto, il capo chino, per almeno dieci minuti; le sue dita stringevano con forza, a tratti, la sua maglia, senza lasciarlo andare. Se la sua memoria non lo stava ingannando, quella volta, per un attimo, si era veramente pentito di essersi fidanzato con lei; osservava tutta quella sua timidezza e fragilità con sguardo impassibile, non riuscendo a fare a meno di provare rammarico per aver intrapreso quella relazione.

Non le aveva mai dette.

E ora, ora che non c'era più tempo, ora che le sue orecchie non potevano più udire la sua voce, avrebbe voluto gridarle, quelle due parole, avrebbe voluto urlarle a squarciagola a tutto il mondo, affinché solo lei le capisse.

Orribile mente umana, incapace di comprendere il vero valore di chi la circonda, finché questo non le sfugge da le dita.

Nel momento in cui lei aveva dato la vita per proteggere la sua, nel momento in cui la sua testa si era chinata sul suo petto, senza vita, nel momento in cui il suo sangue aveva preso a scorrere copioso su di lui, intorno a lui, solo allora si era accorto di quanto quella ragazza, piccola, timida, fragile, indecisa, era importante per lui.

Orribile mente umana, che per puro egocentrismo ignora le persone che la amano.

Nello stesso momento nel quale il cuore di lei aveva cessato di battere, quello di lui era tornato a pulsare.

Nello stesso momento nel quale i suoi occhi si chiudevano per un sonno eterno, quelli di lui tornavano a vedere.

Ahi, dolorosa è stata la sua rinascita, frutto della dimostrazione ultima di un forte amore.

Nello stesso momento in cui i suoi occhi erano tornati a vedere, si velarono di lacrime disperate.

Nello stesso momento in cui il suo cuore aveva ripreso a pulsare, si arrestò dal dolore.


BlackMamba

Questa è la mia prima storia che pubblico su questo sito, nonché la mia primissima storia originale.
Spero che sarete clementi con questo mio piccolo e breve racconto; effettivamente, per molti lati, presenza delle lacune, devo ammetterlo, specialmente dal punto di vista dell’intreccio ( intreccio … per questo racconto è una parola piuttosto impegnativa!). Ho in cantiere questo mio lavoro da almeno due mesi e di tempo ne ho avuto per poterlo riguardare e correggere: purtroppo però, non sono mai stata il tipo di persona che, dopo aver scritto un brano, si sofferma a rileggerlo con il preciso scopo di modificare alcune espressioni che non sembrano molto appropriate o per perfezionarne il lessico; non per superbia, quanto per incostanza in ciò che faccio, non l’ho mai fatto. Ma a questo piccolo racconto tengo particolarmente; mi è uscito di getto dalle dita una sera in cui ero particolarmente triste e depressa ed è nata come una forma di sfogo e di, oserei dire, vendetta verso la persona alla quale l’ho dedicata quel giorno e la dedico tuttora ( quel giorno te la dedicai per mostrarti tutta la mia sofferenza, ora te la dedico per mostrarti che il mio amore era forte anche allora) . Per me è molto importante e ho dedicato molte sere a rileggerla con calma e a cercare di migliorarne la struttura sintattica e il lessico, cosa per me nuova e insolita. Ciò che è venuto fuori da queste mie ’meditazioni’ è questo. E’ un racconto mediocre, con una trama forse un po’ troppo poco chiara. Nonostante io ne sia più che consapevole, non ho voluto aggiungere frase alcuna; certo, ne ho modificate diverse, ma senza mai stravolgere il senso originario del periodo.
Questa è la mia prima storia originale che pubblico. In precedenza ho pubblicato su altri siti internet, con altri nickname, molte fanfiction, delle quali una è incentrata sulla saga di Harry Potter, mentre tutte le altre su Gensomaden Saiyuki; per lo più, quelle che all’epoca consideravo le più ben fatte, erano comiche. Riconosco che sono di bassissimo livello, ora che le rileggo, anche se hanno fatto ridere molte persone.
Con ciò che vi ho appena detto ho voluto esclusivamente presentarmi a quei pochi lettori che si saranno arrischiati a leggere questa schif…ehm, questo racconto, in quanto sono un nuovo (raccapricciante) acquisto del sito.
Spero vivamente che commenterete. Non mi arrischio minimamente ad augurarmi commenti positivi, vista la qualità del racconto; confido in voi e sul fatto che, buono o brutto che sia, spendere un poco del vostro tempo a lasciarmi una vostra impressione su quello che ho scritto ( Tremo già! ^^””).
Qui vi saluto, dopo questo mega-commentone post-schif…ehm, racconto!
Bye Bye o^^o
E commentate! ^^ (Sono veramente masochista… =.=“)

BlackMamba

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: BlackMamba