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Autore: StillAnotherBrokenDream    21/02/2010    2 recensioni
Emily sta per sposarsi con l'uomo dei suoi sogni. Kevin è sposato da anni con la donna che credeva fosse quella dei suoi sogni. Entrambi scopriranno che le favole non esistono, ed è facile restare delusi, e molto doloroso....
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Bittersweet Love'
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VII









La mano le faceva un po' male, cadendo si era ferita con una scheggia di vetro e se al momento non aveva quasi sentito dolore, adesso bruciava e pulsava. Lentamente sciolse il fazzoletto che quel villano le aveva legato intorno alla mano e guardò il taglio. Non era profondo ma faceva male. Andò in bagno e lo disinfettò, poi prese della garza e si fasciò la mano.

Almeno non spargerai sangue!” disse scimmiottando quell'energumeno. “Animale...” lo insultò.

Certo che quell'uomo o non era mai stato così arrabbiato in vita sua oppure era davvero un elemento pericoloso. Aveva distrutto la propria casa e si comportava in un modo'... non proprio violento ma decisamente rude.

Scosse il capo e sospirò. Doveva ammettere però che l'immagine di quella camera da letto buttata all'aria era stata molto forte, e molto triste. Quella donna aveva avuto il coraggio di portare il suo amante nel loro letto matrimoniale, doveva essere una sensazione terribile.

A parte questo particolare, niente poteva giustificare il modo in cui si era comportato con lei, né con quelle foto né quando era andata a casa sua. Metterle le mani addosso e trascinarla in giro per casa: chi si credeva di essere?

Aveva bisogno di chiamare Rachel.... o anche solo di mandarle un messaggio. Doveva parlare con qualcuno. Prese la propria borsa e cercò il cellulare.

Ma dov'è?” disse a sé stessa rovistando tra portafoglio, fazzoletti e caramelle.

Si allarmò: l'aveva perduto? Questa non ci voleva, proprio no. Ora anche il cellulare da ricomprare?

Non si perse d'animo, magari era in giro per casa, non sarebbe stata la prima volta che lo perdeva in casa. Sotto un libro o addirittura... nell'armadio. Prese il cordless e compose il proprio numero. Con il telefono in mano, iniziò a girare per casa con la speranza di sentire la suoneria del proprio cellulare. Ma niente da fare: il cellulare non c'era.

Sospirò sconsolata. “L'ho perso fuori!” gemette mordendosi il labbro inferiore.

L'unica speranza era che qualcuno lo sentisse suonare e rispondesse, e che, con un po' di fortuna, accettasse di ridarglielo. Lì c'erano tutti i numeri di tutti quelli che conosceva. E lei non aveva agende. Se perdeva quello, era finita.

Si sedette sul divano e si mise ad aspettare quel po' di fortuna.





/-----/





Kevin restò a guardare lo scempio del proprio appartamento per diverso tempo, forse un'oretta. Poi finalmente si decise a fare qualcosa. Recuperò dal ripostiglio alcuni scatoloni ripiegati che sistemò e usò per raccogliere tutto quello che poteva.

Cocchi di vetro e ceramica, pezzi di mobili e sedie, bottiglie rotte. Buttò negli scatoloni anche quello che non era rotto, non voleva vedere più niente. Mentre faceva ciò, sentì uno squillo.

Si guardò intorno e si ricordò che il proprio cellulare era nella sua giacca, quindi non era stato lui a suonare.

Il suono si ripeté e si accorse che proveniva da sotto la cassettiera, stranamente scampata alla sua furia. Si inginocchiò e vide un cellulare. Corrugò la fronte: e di chi era?

Lo prese e quasi avesse una visione, realizzò che doveva appartenere a quella ragazza.

Ah...” esclamò ridacchiando “il folletto ha perso il cellulare.”

Guardò il display e lesse il nome che vi lampeggiava. “Casa mia.” Sorrise e rispose.

Pronto?”

Si pronto! Sta parlando al mio cellulare, chiunque lei sia.” esordì Emily non riconoscendolo.

Sì ma sei tu che l'hai perso a casa mia.” le fece notare.

Emily tacque per un lungo momento. “Non ci credo”, mormorò “l'ho perso a casa di quella specie di maniaco!” strillò.

Avrebbe dovuto sentirsi offeso, invece Kevin scoppiò a ridere. “Questa è bella... tu vieni a casa mia con intenzioni bellicose, e poi sono io il maniaco?”

Non voglio parlare con te, voglio solo il mio cellulare.” tagliò corto la ragazza.

Kevin annuì sorridendo. “Va bene, dimmi dove abiti e verrò a consegnartelo immediatamente.” si offrì.

Stai scherzando?” protestò con voce stridula “vengo a prendermelo io, ma all'aperto, non in quel.. .casino che è la tua casa!” precisò.

L'uomo ridacchiò. “Casino? Che brutta parola detta da una ragazza.”

Emily si innervosì. “Lo trovi divertente? Io no! A più tardi.” e riagganciò.

Non sapeva perché, ma quella breve conversazione lo aveva tirato su di morale. Ed era strano, visto che solo poche ore prima si erano maltrattati a vicenda. Era divertente, doveva ammetterlo.

Era sbagliato e lo sapeva, ma Kevin non resistette e si annotò il numero di casa di quella ragazza. Non aveva idea del perché lo aveva fatto, ma in quel momento gli era sembrata una mossa intelligente.

Guardò con più attenzione quel cellulare e notò che era graffiato in più punti, rovinato quasi sicuramente dalla caduta subita quando anche la sua proprietaria era caduta. Il sorrisetto divertito sparì dalle sue labbra, il ricordo di quella ragazza piangente e ferita lo rattristò.

Lentamente stava riprendendo il controllo delle sue emozioni, e lentamente ma inesorabilmente stava davvero capendo lo sbaglio fatto con lei. Sospirò scuotendo il capo: doveva chiederle scusa. Sì, era stupido ma... sentiva di doverle delle scuse.

Lui non era un uomo che maltrattava le donne, né a parole né con i fatti, odiava chi lo faceva e aveva finito col farlo egli stesso. Uscì di casa e si fermò appena fuori dal portone, in attesa che la ragazza arrivasse.

Passarono almeno trenta minuti, quando finalmente la vide arrivare. Camminava rapidamente, quasi correva, e aveva stampata in faccia un'espressione arrabbiata e triste allo stesso tempo.

Ridammi il mio cellulare.” esordì senza tanti giri di parole.

Lui fece per passarglielo ma come Emily tentò di prenderlo, Kevin ritrasse la mano. “Aspetta.”

La ragazza lo guardò con occhi sgranati. “Cosa?”

Devo dirti una cosa, e se ti do questo prima di avertela detta, scapperesti immediatamente.” le spiegò calmo.

Emily pensò che quell'uomo la stava prendendo in giro. “E cosa diavolo dovresti dirmi?” gli domandò in tono acre.

Che mi dispiace.”

Lei lo fissò come se avesse parlato in un'altra lingua. “Ti dispiace?” ripeté incredula.

Kevin annuì. “Sì, anche io non ci credo ma.... ti sto chiedendo scusa.” le disse distogliendo lo sguardo.

La giovane incrociò le braccia. “Tu hai qualcosa che non va, lo sai vero?” lo derise con un ghigno.

L'uomo annuì grave. “Lo so, ma non ora che ti sto chiedendo scusa. Ero fuori di testa quando non me ne importò nulla di buttarti addosso quelle foto orribili” ammise “e sono stato.... insensibile quando poco fa mi hai parlato della tua delusione.”

Emily lo ascoltava stupita, ma era lo stesso uomo di prima? Stentava a crederci.

Che tu ci creda o no, io rispetto le donne, e non avrei dovuto mai trattati in quel modo. Mi dispiace.” si scusò infine.

Mmh... o...okay”, mormorò lei in difficoltà, non era preparata a questo. “Capitolo chiuso. Mi ridaresti il mio cellulare per favore?” gli chiese con più cortesia. Lui obbedì e glielo porse.

Grazie.” gli disse guardando il proprio cellulare, ma solo per distogliere lo sguardo da quello dell'uomo. Forse lo aveva giudicato troppo male, forse non era quel maleducato e violento villano che credeva. Era solo un uomo ferito, com'era ovvio che fosse. E quando si è feriti si fanno delle sciocchezze.

Bene” disse lui “spero che tu mi abbia perdonato sul serio. Comunque, anche se probabilmente non ci rivedremo più, io mi chiamo Kevin.” e le offrì la propria mano.

Lei lo guardò e dopo alcuni istanti di indecisione, pose la sua mano in quella dell'uomo e lasciò che gliela stringesse con gentilezza. Una mano grande, calda e ferma.

Io sono Emily.” rispose con un certo e inspiegabile imbarazzo.

Kevin le sorrise e le lasciò la mano. “Emily.” ripeté come per non dimenticarlo. “ Mi dispiace davvero tanto per tutto, purtroppo ci siamo incontrati in uno spiacevole modo. Se mai dovessimo rincontrarci, spero sia in una situazione più amichevole.”

La ragazza annuì e accennò un timido sorriso. “Sì, entrambi siamo vittime e ce la siamo presa l'uno con l'altra.” affermò con tristezza.

Già” confermò l'altro “ma temo sia una reazione normale. Avevamo bisogno di prendercela con qualcuno.”

Vero. Beh.... io devo andare Kevin, grazie per non aver distrutto il mio cellulare.” gli disse ironica.

Lui aggrottò la fronte. “Per chi mi hai preso? Sono un gentiluomo.” scherzò.

Forse lo sei davvero.” si lasciò sfuggire Emily, strappandogli un sorriso.

Per lo meno non sono più un maniaco.” rispose con la stessa ironia.

Per il momento, non lo sei.” specificò lei.

Grazie per la fiducia.”

Sarebbero stati a punzecchiarsi per ore, lì davanti ad un portone, se il cellulare di Emily non avesse squillato interrompendo il loro discorso.

Okay... vado. Arrivederci Kevin..... e grazie.” lo salutò tendendogli la mano. Lui la prese e la strinse con la stessa gentilezza di prima.

Grazie a te. A presto.”

Emily si voltò e rispose al cellulare. Kevin la guardò allontanarsi e si chiese: come poteva un uomo tradire una ragazza così? Non era solo bella, perché quello era visibile a tutti. Era.... forte e fragile, dura e gentile, tutto allo stesso tempo e probabilmente alla stessa intensità.

Jennifer era bella, molto bella. Ma era glaciale, l'aveva lasciato in modo così freddo e distaccato che ancora gli sembrava solo un incubo.

Un uomo che lasciava una ragazza come Emily poteva essere solo della stessa pasta di Jennifer, ecco perché si piacevano tanto.

Mi dispiace Emily, ha incontrato l'uomo sbagliato.”







/-----/





No, va tutto bene Rachel, questa sera ti racconterò ogni cosa. A presto, buon lavoro.” salutò la sua amica e riattaccò.

Era ancora per strada, stava tornando a casa e pensava allo strano incontro con Kevin. Non le era sembrato più la persona spregevole di poco prima, e aveva capito che era semplicemente arrabbiato col mondo, ma di per sé era una persona gentile.

Beh, con un aspetto come il suo era facile incorrere in giudizi avventati. Se non era alto due metri, ci mancava poco.

Ma era gentile. Sì, stranamente e insospettabilmente era un uomo gentile, anche quando le aveva stretto la mano era stato attento a non stringere troppo. Contrariamente a quanto aveva fatto mentre la trascinava in giro per la propria casa.

Ed era anche simpatico, in un modo tutto suo sicuramente, ma lo era per davvero.

Probabilmente non lo avrebbe rivisto più, e quasi se lo augurava visto che si trattava del marito di quella sgualdrina, ma sentiva di aver conosciuto una brava persona, che purtroppo però aveva incontrato la donna sbagliata.

Entrambi avevano incontrato la persona sbagliata, erano stati sfortunati.

Sospirò e affrettò il passo, iniziava a farsi sera.

   
 
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