«Oh,
basta-» Dice, e Sakura nonostante non ne abbia esattamente il
motivo, è
più spiazzata di tutti gli altri. Naruto sta zitto, fissa
Sasuke quasi
come se avesse bestemmiato, la turbazione nei suoi occhi sembra quasi
parlare al posto suo. Ehi, dice la sua frustrazione come
diavolo di permetti di dirmi basta?!
E tante altre cose, che per non rendere queste poche righe mille e
ottocento, è meglio omettere. C'è qualche attimo
di silenzio, e tutto
attorno a loro sembra trasformarsi. Naruto si accorge improvvisamente
che stanno dando spettacolo, la terra sotto i loro piedi è
il
palcoscenico e loro sono le marionette gestite da un regista davvero in
gamba. Naruto scuote la testa risvegliandosi da quel momentaneo stato
di trance «Cosa diavolo vuol dire basta?»
e gli trema un po' la voce, dicendolo, e gli trema un po' il pugno,
dicendolo, e gli tremano anche un po' le palle, a dire il vero, anzi,
più che altro girano, perché la rabbia che prova
è davvero un sacco.
«E'
noioso sentirti per circa ottocento puntate ripetere sempre le solite
cose: “troverò Sasuke, lo porterò a
casa!”» Sasuke lo scimmiotta e poi
prende una pausa «non tornerò mai in quel
fottutissimo villaggio
dell'insalata, capisci?» Naruto, ha la bocca talmente aperta
che se
fosse un personaggio di One Piece e fosse stato disegnato di gomma
– e
non lo è – la mascella avrebbe sfiorato il suolo.
Semplicemente, è
sconvolto. Non che Sasuke non gli avesse detto che non sarebbe tornato,
anzi, lo aveva fatto, e in tutte le forme, sfumature, dialetti, e modi
che il giapponese come lingua permetteva, ma Naruto sembrava afferrare
il concetto per solo qualche secondo, prima di spiazzare il moro
esclamando di nuovo un sonoro ed energico Ti
riporterò a casa!
«Ti
riporterò a casa!» Dice, infatti, e qui un bel
come volevasi
dimostrare, ci sta. Sasuke sbuffa e ripone la katana. Un ennesimo
scontro è inutile, anche se farebbe molto piacere a
Suigetsu, che nel
tempo libero si occupa di affettare il pesce nella cucina di un sushi
bar gestito da un uomo furioso, un gatto e un bambino dai ricci capelli
azzurri (ogni riferimento a Kiss me Licia è puramente
casuale e non
voluto).
Chissà
com'è la carne del jinkuurichi di Konoha!
Ma il solo pensare quella frase – nello specifico riuscire
pronunciare,
anche se solo mentalmente, la parola j i n k u u r i c h i, gli fa
sprecare circa mezz'ora, il che ci porta alla fine di questo vano
tentativo di scrivere una fanfic, e non è un bene, quindi,
omettiamo
Suigetsu, che esattamente come tutti gli altri personaggi inutili di
Naruto (ossia chiunque non sia Naruto o Sasuke,
che sembrano
essere gli unici con qualcosa come una vita, più o meno.)
è talmente
marginale che non noteremo nemmeno se per tutta la storia
starà a
scervellarsi sul pensare la parola jinkuurichi, a ripeterla sotto voce
e a labbra strette così tante volte da sentirla strana, da
assaporare
le due “u” sulla punta della lingua e a
interrogarsi, esattamente come
faceva Marzullo i sabati sera di mille anni fa, sul perché
la parola si
dicesse così e non in un altro modo, sul perché
ci fossero due u al
posto di una, sul perché i giapponesi pronunciassero ch come ci e tante altre cose che non
hanno esattamente un senso. Dove eravamo rimasti?
Ah, sì,
certo.
Sasuke
sbuffa e ripone la katana. Un ennesimo scontro è inutile,
anche se
farebbe molto piacere a Suigetsu, […] perché sa
esattamente già come
finirà tutto ciò, che è più
o meno ciò che accade in ogni puntata in
cui Naruto deve scontrarsi con qualcuno, si arrabbia, Kyuubi esce
fuori, si abbrustolisce, sviene, poi si risveglia e chiede ramen. E
Sasuke non lo fa anche un po' per pietà, perché
sa che Naruto non ce la
può fare psicologicamente ad accettare il fatto che riesce
ad uccidere
gente immortale ma non riesce a fare nemmeno un graffio a un ninja
comune – ma tremendamente figo e discendente da un clan
fighissimo –
come Sasuke. Quindi, spera per una volta, di riuscire a concludere la
cosa col dialogo.
«Konoha mi sta pesantemente sulle palle. La odio,
e ci tornerò un giorno, ma solo per distruggerla.»
E sembrano serie le
sue parole, e Naruto non ci vuole credere e ride. Orochimaru doveva
aver trasmesso il suo senso dell'umorismo all'Uchiha, dopo tutto era
risaputo che il Ninja Leggendario avesse un fantastico senso
dell'umorismo, bastava solo vedere come andava conciato in giro: per
truccarsi così bisognava avere un senso dell'autoironia
davvero assurdo.
Ma Sasuke, non sembra
altrettanto divertito, sta zitto e fissa Naruto seriamente, ed
è lì che al biondo nasce un dubbio: e
se Sasuke fosse in realtà gay?
No, non questo.
Non è
questo il dubbio, dannazione, NARUTO, COLLABORA.
Naruto
ci ripensa, deglutisce, assume un'espressione intelligente, ma la perde
subito perché era troppo complicato assumere un'espressione
di un
qualcosa che non è stato mai, in ogni caso, gli nasce un
dubbio: e se fosse serio? E se volesse davvero
distruggere Konoha? Perché?
C'è
tensione nell'aria, tutti sentono che sta per accadere qualcosa, Naruto
apre la bocca per parlare e Sasuke, che è sempre stato
impassibile
avverte una strana ansia invaderlo.
Il silenzio rendeva
tutti più nervosi.
«JINKUURICHI!»
Esclama Suigetsu, felice di avercela fatta a pronunciare qualcosa di
tanto difficile. «Ce l'ho fatta, l'ho detto, l'ho
detto!»