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Autore: Dazel    22/02/2010    8 recensioni
Ma Sasuke, non sembra altrettanto divertito, sta zitto e fissa Naruto seriamente, ed è lì che al biondo nasce un dubbio: e se Sasuke fosse in realtà gay
No, non questo.
Non è questo il dubbio, dannazione, NARUTO, COLLABORA.
Genere: Parodia, Demenziale, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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«Oh, basta-» Dice, e Sakura nonostante non ne abbia esattamente il motivo, è più spiazzata di tutti gli altri. Naruto sta zitto, fissa Sasuke quasi come se avesse bestemmiato, la turbazione nei suoi occhi sembra quasi parlare al posto suo. Ehi, dice la sua frustrazione come diavolo di permetti di dirmi basta?! E tante altre cose, che per non rendere queste poche righe mille e ottocento, è meglio omettere. C'è qualche attimo di silenzio, e tutto attorno a loro sembra trasformarsi. Naruto si accorge improvvisamente che stanno dando spettacolo, la terra sotto i loro piedi è il palcoscenico e loro sono le marionette gestite da un regista davvero in gamba. Naruto scuote la testa risvegliandosi da quel momentaneo stato di trance «Cosa diavolo vuol dire basta?» e gli trema un po' la voce, dicendolo, e gli trema un po' il pugno, dicendolo, e gli tremano anche un po' le palle, a dire il vero, anzi, più che altro girano, perché la rabbia che prova è davvero un sacco.
«E' noioso sentirti per circa ottocento puntate ripetere sempre le solite cose: “troverò Sasuke, lo porterò a casa!”» Sasuke lo scimmiotta e poi prende una pausa «non tornerò mai in quel fottutissimo villaggio dell'insalata, capisci?» Naruto, ha la bocca talmente aperta che se fosse un personaggio di One Piece e fosse stato disegnato di gomma – e non lo è – la mascella avrebbe sfiorato il suolo. Semplicemente, è sconvolto. Non che Sasuke non gli avesse detto che non sarebbe tornato, anzi, lo aveva fatto, e in tutte le forme, sfumature, dialetti, e modi che il giapponese come lingua permetteva, ma Naruto sembrava afferrare il concetto per solo qualche secondo, prima di spiazzare il moro esclamando di nuovo un sonoro ed energico
Ti riporterò a casa!
«Ti riporterò a casa!» Dice, infatti, e qui un bel come volevasi dimostrare, ci sta. Sasuke sbuffa e ripone la katana. Un ennesimo scontro è inutile, anche se farebbe molto piacere a Suigetsu, che nel tempo libero si occupa di affettare il pesce nella cucina di un sushi bar gestito da un uomo furioso, un gatto e un bambino dai ricci capelli azzurri (ogni riferimento a Kiss me Licia è puramente casuale e non voluto).

Chissà com'è la carne del jinkuurichi di Konoha! Ma il solo pensare quella frase – nello specifico riuscire pronunciare, anche se solo mentalmente, la parola j i n k u u r i c h i, gli fa sprecare circa mezz'ora, il che ci porta alla fine di questo vano tentativo di scrivere una fanfic, e non è un bene, quindi, omettiamo Suigetsu, che esattamente come tutti gli altri personaggi inutili di Naruto (ossia chiunque non sia Naruto o Sasuke, che sembrano essere gli unici con qualcosa come una vita, più o meno.) è talmente marginale che non noteremo nemmeno se per tutta la storia starà a scervellarsi sul pensare la parola jinkuurichi, a ripeterla sotto voce e a labbra strette così tante volte da sentirla strana, da assaporare le due “u” sulla punta della lingua e a interrogarsi, esattamente come faceva Marzullo i sabati sera di mille anni fa, sul perché la parola si dicesse così e non in un altro modo, sul perché ci fossero due u al posto di una, sul perché i giapponesi pronunciassero ch come ci e tante altre cose che non hanno esattamente un senso. Dove eravamo rimasti?
Ah, sì, certo.
Sasuke sbuffa e ripone la katana. Un ennesimo scontro è inutile, anche se farebbe molto piacere a Suigetsu, […] perché sa esattamente già come finirà tutto ciò, che è più o meno ciò che accade in ogni puntata in cui Naruto deve scontrarsi con qualcuno, si arrabbia, Kyuubi esce fuori, si abbrustolisce, sviene, poi si risveglia e chiede ramen. E Sasuke non lo fa anche un po' per pietà, perché sa che Naruto non ce la può fare psicologicamente ad accettare il fatto che riesce ad uccidere gente immortale ma non riesce a fare nemmeno un graffio a un ninja comune – ma tremendamente figo e discendente da un clan fighissimo – come Sasuke. Quindi, spera per una volta, di riuscire a concludere la cosa col dialogo.
«Konoha mi sta pesantemente sulle palle. La odio, e ci tornerò un giorno, ma solo per distruggerla.» E sembrano serie le sue parole, e Naruto non ci vuole credere e ride. Orochimaru doveva aver trasmesso il suo senso dell'umorismo all'Uchiha, dopo tutto era risaputo che il Ninja Leggendario avesse un fantastico senso dell'umorismo, bastava solo vedere come andava conciato in giro: per truccarsi così bisognava avere un senso dell'autoironia davvero assurdo.

Ma Sasuke, non sembra altrettanto divertito, sta zitto e fissa Naruto seriamente, ed è lì che al biondo nasce un dubbio: e se Sasuke fosse in realtà gay?
No, non questo.
Non è questo il dubbio, dannazione, NARUTO, COLLABORA.
Naruto ci ripensa, deglutisce, assume un'espressione intelligente, ma la perde subito perché era troppo complicato assumere un'espressione di un qualcosa che non è stato mai, in ogni caso, gli nasce un dubbio: e se fosse serio? E se volesse davvero distruggere Konoha? Perché?
C'è tensione nell'aria, tutti sentono che sta per accadere qualcosa, Naruto apre la bocca per parlare e Sasuke, che è sempre stato impassibile avverte una strana ansia invaderlo.
Il silenzio rendeva tutti più nervosi.
«JINKUURICHI!» Esclama Suigetsu, felice di avercela fatta a pronunciare qualcosa di tanto difficile. «Ce l'ho fatta, l'ho detto, l'ho detto!»

   
 
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