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Autore: blueflaws    23/02/2010    8 recensioni
Stesso ballo. Due anni dopo.
I partner, questa volta, saranno quelli giusti?
[non tiene conto degli eventi del sesto libro]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Draco, Malfoy, Harry, Potter, Serpeverde
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prom Night

Capitolo unico

«Non credo sia una buona idea, Draco»
«Oh si che lo è, credimi Blaise»
«Ribadisco che sarebbe stato meglio chiederglielo di persona piuttosto di creare questa messinscena! Sento che non andrà bene», rispose Zabini risoluto, mentre afferrava con prontezza una camicia che Draco si era lanciato alle spalle, adagiandola sul mucchio nel letto accanto a lui.

«Fammi il favore, Blaise! Ti pare che possa andare da Potter e chiedergli in tono amichevole, aggiungerei, ‘ti va di venire al ballo con me?’. Finiremmo per sputarci addosso insulti velenosi come al solito».

Si fermò a soppesare due camicie e dopo averne messa da parte una come possibile scelta, gettò l’altra a terra, masticando un’orribile tra i denti.

«Avrei giurato che quella fosse una delle camicie della collezione “Seduciamo Potter”, o almeno lo era l’estate scorsa quando l’avevi acquistata da Madama McClan».
«Beh, ora non lo è più», sbottò Draco mentre si tuffava nell’armadio alla ricerca di qualcosa. «E comunque, mi spieghi come fai tu con Finnigan? Dopotutto è un Grifondoro anche lui».

Zabini fissò il giovane Malfoy che teneva in mano una scatola di scarpe dall’aria assai costosa, annuendo in senso di approvazione.

«Forse perché non ho sprecato sei anni della mia istruzione a lanciare improperi o incantesimi ne a lui ne tanto meno ai suoi compagni di Casa. Per la questione Grifondoro, è risaputo che noi Serpeverde non siamo loro grandi amiconi, ma lui, Grifone a parte, mi piace e quindi accetto il suo partito».
«Sarà», rispose l’altro sventolando una mano come a voler scacciare qualcosa, ma non continuò perché venne interrotto da un lieve bussare.

«Draco? Blaise?».

Il caschetto di Pansy Parkinson si sporse oltre la soglia prima di entrare.

«Avete visto Theo? Lo cerco da un po’, ho fatto il giro della Comune ma niente».
«Oh, scusa Pansy. Theo mi ha lasciato detto che scendeva a Hogsmeade da Stratchy & Sons per ritirare lo smoking. Sarà qui a momenti, difficile che uno come lui ritardi».
«Draco, sei sicuro che sia il modo migliore?», chiese la ragazza sedendosi accanto a Blaise.

Il ragazzo la fissò con aria truce, tornando a scegliere che gemelli indossare.

«Non ti ci mettere anche tu, Blaise basta e avanza. Sono sicurissimo di ciò che voglio fare e lo porterò a termine, con o senza il vostro appoggio».
«Non è questione di appoggiarti o meno, Draco. Il fatto è che conosciamo Potter e, a meno che in queste ultime ore non abbia sviluppato un amore patologico nei tuoi confronti, è probabile che si incazzerà. Molto», spiegò, cercando di far entrare un po’ di buon senso in quella testolina bionda.

Per tutta risposta Draco, del quale dubitava avesse anche solo ascoltato una parola, le riservò un’occhiata indifferente.

«Lascialo perdere, Pansy. Ormai è fatta, quel che succederà lo scopriremo presto», ingiunse Zabini diplomatico.
«Infatti, e ora, se non vi dispiace uscite che vorrei cambiarmi. Finnigan si spoglierà senza tanti problemi, ma io no», e con un gesto della mano indicò la porta ai due.

*

«Dean, ti avverto. Se tocchi mia sorella più del dovuto, ti taglio le mani. Certi incantesimi non sono il mio forte e potresti ritrovati con i peggiori moncherini che si siano mai visti».
«Certo, Ronald», rispose un Dean Thomas perfettamente tranquillo.
«Io non mi preoccuperei di Dean, ma piuttosto di tutti quei ragazzi che la continuano a corteggiare», venne in aiuto Harry, seduto sul suo letto completamente sfatto.

Ron sbuffò stizzito. Che razza di lealtà era quella.

«Amico, tu piuttosto, sei riuscito a scovare la tua lei?». Lo guardò di rimando dallo specchio, mentre cercava di far star dritto il papillon. Aveva provato un incantesimo Congelante, con risultato che gli si era irrigidito il collo. Così aveva dato battaglia persa, sciogliendo il tutto con un colpo di bacchetta.

«Perché una lei? Potrebbe anche essere un lui, per quanto ne sappiamo!», ribatté Seamus dal baldacchino sul quale era seduto, intento a lucidarsi le scarpe.
«Giusto Harry?».

Il ragazzo non rispose, ma sentì comunque la risposta di Ron.

«Solo perché tu pomici senza sosta con Zabini in ogni angolo del castello dove avete, per quanto mi riguarda, la sfortuna di incontrarvi, non vuol dire che anche Harry debba essere corteggiato da un ragazzo!». Le guance del più giovane dei Weasley assunsero una lieve tonalità rossa.
«Allora, scoperto proprio niente, Harry?», continuò ad indagare Seamus.
«No», rispose sincero il ragazzo, aprendo il primo cassetto del comodino.

Ne estrasse una busta, dal bordo strappato, che conteneva il misterioso invito. Gli era stato recapitato alle prime luci dell’alba da un bellissimo gufo nero, tutto altezzoso, che aveva picchiettato contro il vetro della finestra finché non gli aveva dato retta.
La aprì rileggendo quelle poche righe, scritte con inchiostro neutro, ma elegante.

Mi sono giunte voci che non hai una partner per la serata.
Quindi ci ho pensato io.
Alle otto e mezza, Sala d’Ingresso.

P.S.: vedi di esserci, perché voglio provare le mie nuove scarpe da ballo.

Non aveva proprio idea di chi poteva essere, ma piuttosto che andarci da solo e fare la figura dello scemo, preferiva così. Sperava solo che non fosse una copia ancora più brutta di Millicent Bulstrode.

«Andiamo, è chiaro come il sole che è una ragazza. Sentite come profuma la carta», disse Ron, avvicinandosi a Harry e sbirciando il contenuto della lettera. «Guardate qua, parla addirittura delle sue nuove scarpe da ballo e sappiamo che ne vanno pazze. È indubbiamente una ragazza, dico bene Neville?».

Il ragazzo in questione era seduto sul bordo del letto, il volto sudato, intento a torturarsi i polsi della camicia.

«Neville, smettila di agitarti. Andrà tutto bene».
«Se dovessi pestarle un piede? Se le facessi fare una figuraccia?», ribatté il ragazzo, per niente convinto.
«A Luna non importano queste cose. Le basta andare al ballo con te e divertirsi», venne in aiuto Harry per tranquillizzarlo.

Un timido sorriso si aprì sull’impacciato Grifondoro, mentre cercava di darsi una sistemata.

«Avanti ragazzi, siamo belli, giovani e per una volta abbiamo i partner che volevamo. Sarà una serata fantastica», disse Seamus, infilando la giacca dello smoking.

Anche Harry lo sperava con tutto il cuore. Dopo aver giocato a nascondino con la morte, per ben cinque anni, e aver vinto cinque match consecutivi riportando solo qualche contusione, lo sperava davvero.
Era perfettamente in grado di gestire un appuntamento al buio.

*

Qualche dormitorio più in là si stava consumando un vero e proprio dramma.

«Manca mezz’ora e guardate i miei capelli!», strillò Lavanda, i capelli, metà lisci e metà ancora da domare, tra le mani. «Cormac non mi vorrà, se mi presenterò così».

Calì, già pronta, le si avvicinò premurosa, pronta a darle una mano per lisciare il resto dei capelli e, ancor più, per prevenire un’ imminente crisi isterica.
Hermione finì di chiudere la zip del vestito e si sporse verso il comodino dove, dietro la foto di lei e Ron nel parco di Hogwarts, c’era una fiala da pozione.
La guardò per un istante, il liquido che dondolava lentamente, e decise che per una sera poteva sotterrare l’ascia di guerra.

«Tieni Calì. Con questa farete molto prima, me ne è rimasta un po’», si avvicinò per porle la fialetta.

A Lavanda si illuminarono gli occhi.

«La Tricopozione Lisciariccio!», la guardò, forse un po’ incerta del suo gesto. «Grazie!».

Le fece un cenno del capo e tornò davanti allo specchio. Non era il caso di tirare fuori i rancori e ormai Lavanda non era più una minaccia. Ron, alla fine, aveva scelto lei. Sorrise di riflesso allo specchio e si guardò nel suo abito da sera di raso nero. Questo ballo sarebbe andato meglio del precedente.
Sicuramente nessuno avrebbe parlato di fraternizzare con il nemico.

*

Le otto e un quarto.
La sala d’Ingresso pullulava di ragazzi, tutti vestiti eleganti e con fiore alla mano da dare alle loro dame. Un continuo viavai di gente che scendeva dalle scale, Grifondoro e Corvonero, o saliva dalle cucine e dai sotterranei, Tassorosso e Serpeverde.
Molte ragazze si fermavano sulle scale e attendevano che i loro cavalieri si inchinassero, qualcuno sfoggiava anche un elegante baciamano, e le conducessero nella Sala Grande.
Harry si guardava intorno e cercava di cogliere un segnale da qualche ragazza. Queste in compenso gli rifilavano un’occhiata malevola e si giravano in cerca del loro cavaliere. Forse era meglio aspettare che qualcuno gli venisse incontro.
Nel frattempo spuntò il quartetto Malfoy, Zabini, Parkinson e Nott.
Pansy e Theodore, già a braccetto, salutarono gli altri ed entrarono nella sala. Draco si avvicinò alle scale e Zabini avanzò verso il gruppetto dei Grifondoro.

«Seamus», chiamò il suo ragazzo, porgendogli un piccolo bocciolo di rosa. Questi lo infilò nel taschino e gli diede un bacio leggero.

Ron si concentrò sulla parete alle loro spalle.

«Weasley, Granger, Potter» li salutò cordiale, guadagnandosi un’occhiataccia da parte del rosso.
«Noi andiamo. Harry, buona fortuna!», disse Seamus, mentre Blaise lo portava via con se.

La sala pian piano cominciava  a svuotarsi e ormai non erano rimasti in molti. Anche Ron e Hermione decisero di entrare.

«In bocca al lupo, amico!», lo incoraggiò Ron con una pacca sulla spalla. Gli sorrisero prima di sparire dietro la grande porta.

Sbuffò.
Cominciava a sospettare che non ci fosse nessuno ad attenderlo e che, forse, era tutto una presa in giro. Guardava le ultime coppie ritardatarie percorrere l’ingresso e decise che, se nei prossimi dieci minuti nessuno si fosse fatto vivo, sarebbe tornato alla Comune.
Diede un’ulteriore occhiata alla sala, ormai esasperato, e solo allora si accorse di un particolare che gli era sfuggito. Draco Malfoy era ancora appoggiato alla scalinata.
Lo osservò nel suo elegante smoking nero, le scarpe tirate a lucido, i capelli tenuti indietro con la brillantina, perfettamente tranquillo.
Le parole gli salirono alla bocca.

«La tua dama è in ritardo Malfoy?», esclamò, felice di non essere l’unico.
Questi puntò gli occhi su di lui, e con tono calmo gli rispose, «Veramente è in perfetto orario, ma forse non ha ben chiaro il concetto di ballo a coppie, bisogna essere in due per danzare».
«Sono sicuro che saprai spiegarglielo egregiamente, visto tutta la classe che hai spalmata addosso», commentò con sufficienza, mentre giocherellava con la rosa.
«Ti pregherei di smetterla», ingiunse Malfoy.

Harry lo guardò senza capire. Forse era davvero il caso di andarsene.

«Non ho intenzione di girare tutta la sera con un fiore mezzo sgualcito, Potter. E se non sbaglio avevo espressamente scritto che le mie nuove scarpe da ballo vogliono essere provate», sbottò il Serpeverde, scendendo le scale e avvicinandosi.

Harry lo guardò con tanto d’occhi, mentre l’altro sistemava il bocciolo nel taschino e lo prendeva sottobraccio.

Perché?

Si lasciò trascinare dentro la sala, ancora incredulo, con la musica che cominciava ad insinuarsi nelle orecchie. Molte teste si voltarono a guardarli, ma cercò di non prestarci attenzione. In ogni caso era sicuro che i suoi compagni di casa lo avessero visto.
Istintivamente pensò a Ron.

«Perché?», formulò il pensiero che aveva in testa.
«Secondo te perché si invita qualcuno ad un ballo?», rispose Malfoy, portandolo verso la pista al centro della sala.
«Quello lo so, non sono stupido», ribatté.
«E meno male».

Si morse la lingua per non insultarlo. Già era strana la situazione così.

«Perché invitarmi in quel modo?».
«Se te lo chiedevo direttamente, avresti accettato?». Puntò i suoi occhi di ghiaccio su Harry.
«Probabilmente no, Malfoy», sostenne il suo sguardo.
«Credo che potresti chiamarmi Draco, a questo punto», lo fece sistemare davanti a lui, gli prese una mano e la appoggio sul proprio fianco. Attraverso la stoffa sentì le dita del ragazzo tremare.
«Io, al contrario di te, penso prima di agire», riprese, appoggiando la mano destra sulla spalla del moro, e stringendo la sinistra nella sua destra.
«Questa te la concedo», si arrese.

Cominciarono a muovere qualche passo, niente di complicato, ed a Harry tornò in mente il ballo di due anni prima con Calì. Era stato pessimo e la serata un vero disastro.
Si sbilanciò e pestò un piede a Draco.

«Maledizione Potter, sei più rigido di un manico di scopa!», sbottò il ragazzo.
«Facciamo Harry?», ribatté stizzito, staccandosi. Stava pensando seriamente di andarsene.
«Dove credi di andare», lo riprese Draco, stringendogli con più forza le mani. «Mio nonno Abraxas si rivolterebbe nella tomba se sapesse che un Malfoy è stato abbandonato sulla pista da ballo»

Il Grifondoro lo guardò interrogativo.

«Era un ballerino», rispose Draco. Mentre si guardavano in silenzio partì un lento.
«Questo dovrebbe essere più facile, no?», si accostò e appoggiò il petto a quello dell’altro.

Si mossero lentamente ed Harry convenne che era molto più facile. Dovevano solo dondolare sul posto. Un po’ meno impacciato nei movimenti si rilassò contro la spalla di Draco, che percepì la cosa, ma non disse niente. Inspirò il suo profumo, sapeva di biancospino, e cerco di mettere ordine nei suoi pensieri.
Aveva compreso che Draco doveva avere qualche interesse nei suoi confronti, anche se non se ne capacitava dopo anni di odio reciproco.
Quello che non capiva erano i suoi, di sentimenti. Cosa sentiva per lui?

«Harry?». Sorrise non visto.
«Mh?», chiese, alzando lo sguardo.
«Weasley è più rosso del solito e mi sta lanciando occhiate omicide».
«Me ne sono accorto», commentò riappoggiandosi.
«Non sei preoccupato?», ribatté.
«Meno di quello che pensavo», disse con sincerità. Al momento Ron era l’ultimo dei suoi problemi.
«A proposito, che fine ha fatto quell’orrendo vestito?». Guardò Hermione che cercava di far concentrare Ron su di lei.
«Hermione gli ha fatto credere che, secondo Il Settimanale delle Streghe, quest’anno andava di moda quel modello e l’ha accompagnato ad acquistarlo».
Draco lo guardò scettico. «E lui se l’è bevuta?».
«È innamorato», rispose semplicemente Harry.
«E tu sei innamorato di qualcuno?», chiese Draco al suo orecchio.

La musica variò di intensità, ma loro continuarono a girare sul posto.

«Se fossi innamorato di qualcuno, non sarei a ballare con te, ora», disse.
«Potresti non aver trovato il coraggio di dichiararti, per quanto ne so», constatò l’altro.
«Mi stai dando del codardo?», si infiammò Harry.
«Affatto», rispose.
«Si può sapere perché ti interessa tanto?», lo guardò dritto negli occhi.
«Perché voglio sapere se scatenerò le ire di qualcuno, prima di baciarti».

Lo disse con una tale sincerità che Harry restò senza parole.

«Deduco che sia un no», e si calò su quelle labbra rosee.

Si sentivano addosso gli sguardi di tutta la sala.
Poteva giurare di aver sentito un urletto di Pansy e gli sbuffi profondi di Weasley. Harry, invece, sembrava non accorgersi di niente. Era li tra le sue braccia che cercava di dare una logica a quello che stava accadendo.
Più Draco giocava con le sue labbra, più le sue dita stringevano la giacca dello smoking.

«La mia reputazione è andata a puttane circa qualche ora fa, quindi potresti concedermi un altro ballo?», chiese il Serpeverde, staccandosi dalla sua bocca.

Harry non rispose abbassando gli occhi, leggermente chiazzato di rosso, e appoggiandosi di nuovo alla sua spalla.
Draco sorrise al vuoto.
Era andata meglio di quello che sperava.


Disclaimers: tutti i personaggi di Harry Potter non appartengono a me, ma bensì a J.K. Rowling, beata lei. Non vi è nessuna forma di lucro da parte mia.

Piccole noticine: Questa shot era nel mio pc ancora dall’anno scorso, cominciata solo per un quarto. Un po’ di giorni fa l’ho ripresa in mano perché ero intenzionata a finirla, ed ecco cosa ne è uscito. È il primo esperimento nel fandom di Harry Potter e spero che di aver mosso bene i personaggi. Mi rimetto al vostro giudizio. Abraxas Malfoy è veramente il nonno di Draco, ma non credo fosse un ballerino xD








   











   
 
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