Titolo: Jiyuu (libertà)
Pairing: Lavi x Nuovo personaggio
Rating: Giallo
Personaggi: Un po’ tutti, nuovo personaggio (Anya)
Genere: Generale, romantico, triste
Avvertimenti: OOC, What-if?
Note: Questa è la mia prima fiction, la serie di D.Gray-man mi ha appassionato, e quindi
mi sono rimboccata le maniche, ho provato ed è uscito questo. Ho fatto il più
possibile per evitare che Anya avesse un carattere da Mary
Sue, forse all’inizio sembrerà la tipica ragazzina che odia tutti, ma
datele l tempo di farsi conoscere.
Il titolo è stato trovato dopo aver fatto tutta una serie
di traduzioni (italiano-inglese-giapponese)
Eventuali notizie
non chiare all’inizio verranno svelate nei capitoli a
seguire.
Ho messo OOC per paura di sbagliare il carattere di un personaggio
e What-if perché che non rispetterà la trama originale.
Sapendo che D.Gray-man si svolge nell’Ottocento, ho fatto affidamento alla mia memoria e a quello che ho studiato a scuola.
Ovviamente so già che ci sarà qualcosa di negativo, ma accetto le critiche.
P.S. -> Possono esserci errori di grammatica (vado solo alle medie) e/o di punteggiatura. Ma gli errori di battitura non sono colpa mia (la tastiera è mezza rotta -.-)
Jiyuu (libertà)
Capitolo 1: Dormi bene piccola Anya
Inghilterra, 7 novembre 18??
«Dov’è la mia mamma?»
La voce innocente di quella bambina risuonò fra le mura di quella casa.
Rifece la stessa domanda, fissando il patrigno con gli occhi gonfi, il volto rigato, i capelli castani che mettevano in risalto i suoi occhi azzurro argentato.
«Dov’è ma mia mamma?»
Ancora una volta quella domanda.
La bambina voleva la sua mamma, la desiderava con tutto il cuore.
«Papà, dov’è mamma?»
La voce innocente della piccola scatenò un senso di oppressione nel padre, quest’ultimo strinse i pugni e i denti. Quella vocina irritante, quella manina che gli teneva l’impermeabile nero.
Come faceva a dirglielo?
«Piccola…ecco…» L’adulto si abbassò a livello della piccina, portò la mano sulla guancia della piccola e le asciugò la lacrima che stava per scendere «Anya, tua mamma è…è…»
Incapace di parlare.
Incapace di dire la verità.
Incapace di mentire.
Incapace e basta.
Il padre era così, era un codardo, incapace di parlare con sua figlia.
«Dai…» Disse il padre prendendola in braccio «Andiamo a prendere dei dolci, ti và?» Concluse sorridendo.
Anya, ormai consapevole del fatto che il padre le nascondeva qualcosa, si asciugò le lacrime con la manica lilla del vestito, e guardò il patrigno. «Io voglio mangiare i dolci con la mamma, non con te…»
Il patrigno fu soprafatto dalla rabbia, si alzò e scaraventò la figlia contro il muro, si avvicinò a lei e la guardò con aria cattiva.
«Tua madre non tornerà più Anya, d’ora in poi farai quello che ti dico.»
L’adulto gli voltò le spalle e oltrepassò la porta; prima
di chiuderla guardò in faccia Anya «E che non ti venga in mente di scappare…»
Era il 7 novembre, e Anya era una bambina di cinque anni,
era una come tante, solare, capricciosa, affettuosa;
Era una bambina.
Suo padre era morto, e sua madre Elisabeth si risposò,
poco tempo dopo il matrimonio però, Elisabeth si
ammalò gravemente e il patrigno William non sopportava di vedere la moglie
soffrire, così la uccise.
Elisabeth proveniva da una famiglia ricca, aveva altri
due fratelli, erano tutti imprenditori, e lei possedeva un’industria metal-meccanica.
William in realtà non uccise la donna per sofferenza, ma
per ereditare tutto il suo denaro e avere un posto sicuro in Inghilterra..
Era il 7 novembre l’ultimo giorno di libertà di Anya, erano passati otto anni da allora, la ragazza si
divertiva a creare bambole con i tessuti che il padre gli portava, andava in
giro sempre con i suoi tre amici Ago, Filo e Forbice.
Anya desiderava solo
la libertà.
Ma non era sicura di cosa significasse quella parola.
Passarono otto anni d’allora. Anya non uscì più di casa, la luce del sole la scaldava attraverso i vetri
delle finestre.
Il motivo della decisione del padre era semplice: Lui
sapeva che quella “mocciosa” era furba, e aveva capito che Anya intuì che la
madre era morta.
Aveva solo cinque anni, quando lo capì. Ma in tutto il
tempo passato a cucire bambole e a lavorare i pezzi di ferro che il padre le portava
da lavoro per farle passare il tempo, ne ebbe la
certezza: William aveva ucciso sua madre.
Ora di cena.
Una sala, enorme, le pareti di un colore blu scuro, al
centro una tavola di legno di ebano lungo, con sopra
una tovaglia ricamata a mano; Al capotavola c’era il patrigno, vestito bene,
che muoveva con grazia il calice riempito con del vino rosso, che a sua volta,
ballava dentro il bicchiere, come una farfalla quando vola, graziosa e
silenziosa.
Alla sinistra del padre, c’era una ragazza, alta, con gli
occhi azzurro argentato e i capelli castani, non molto lunghi tagliati a
casaccio, con lo sguardo basso; In mano una bambola di pezza con gli occhi
fatti con i bottoni, uno rosa e l’altro nero, il
vestito era verde e i capelli biondi con due trecce.
Anya toccava i capelli di quella bambola quasi come la sfiorasse, i modi di fare della ragazza erano tremendamente
fini e aggraziati, e pensare che con quelle mani scendeva in cantina e con le
cameriere e maggiordomi lavorava il ferro…
Il tavolo era pieno di ogni
pietanza, o almeno, i piatti già scoperchiati, piatti di ogni dimensione e
forma, riempiti di delizie di ogni tipo, dal semplice pane con qualche
condimento, fino alle verdure perfezionate in ogni minimo particolare.
La cameriera portò un piatto e lo posò alla destra di
William, quest’ultimo bevve quel sorso rimasto dentro il calice, posò il
bicchiere e fissò la cameriera, la quale posava forchette e coltelli alla
sinistra e alla destra del piatto.
«Che stai facendo?» Disse con
disinvoltura il padre.
La cameriera alzò lo sguardo e fissò gli occhi profondi di Anya, per poi rivolgerli a William.
«Signore…ecco…me ne ero
scordata, mi scusi»
Sul volto dell’uomo si dipinse un’espressione di rabbia,
si alzò e con un gesto rapido del braccio, spazzò via le stoviglie messe in
precedenza dalla cameriera.
«E’ la terza volta questo mese, possibile che non sei
nemmeno in grado di capire che Elisabeth è morta?!»
Sbraitò William guardando la cameriera per terra e con un taglio sulla guancia
provocato da un frammento di piatto.
«Mi…scusi.» Supplicò la cameriera
«Pulite questo casino. »
William si alzò e iniziò a percorrere le scale, e un’attimo prima
di girare l’angolo, guardò dall’alto in basso la stanza,
«Siete una massa di incompetenti…»
Disse a gran voce con disgusto, «Dopo che avete pulito, andatevene. Siete
licenziati…» E dopo aver pronunciato l’ultima parola, sparì; senza lasciar
traccia.
Anya aveva capito che quella sera sarebbe andata a
dormire senza cena, e che alcuni suoi “amici” se ne sarebbero andati…per sempre.
Era notte fonda, il cielo del 7 settembre era illuminato
dalle stelle, la ragazza si girava e si rigirava nel letto, fino a quando non si soffermò sulla visione che aveva alla sua
destra:
Una finestra, sbarrata.
Da ormai otto anni quella finestra non filtrava la luce
delle stelle.
Questo le fece ricordare che era in trappola.
Un uccello in gabbia non riesce a volare come uno che
vive nella foresta.
La ragazza voleva uscire, vedere di nuovo le stelle la
notte e lasciare che i raggi del sole si scontrassero con il suo candido volto,
mentre la brezza le scompigliava i capelli profumati e ordinati.
Le mancava tutto questo.
La bruna scendeva le scale, il salone era vuoto, tra il
buio rimbombava il suono dell’orologio a penzolo, il quale le ricordava una
poesia:
«Tic Tac Tic Tac
E’ un suono melodioso.
Tic Tac Tic Tac
Eppure così inquietante.
Tic Tac Tic Tac
Ti fà capire che tutto ha un
inizio.
Che una volta iniziato questo
scorre.
E che poi finisce.
Tic Tac Tic Tac.
E’ una cosa comune.
Prima o poi Tutto
finisce.
Tic Tac -
Anche il tempo ha un
limite.»
La voce di Anya seguiva il ritmo
delle freccette, una voce così sottile e dolce, che sussurrava parole così
angoscianti.
Scese in cantina, con una candela in mano, quella fiamma
sottile ballava vicino all’occhio destro della ragazza, lentamente dalla
candela scendeva una linea di cera; i piedi scalzi provocavano un rumore freddo
al contatto con le scale che portavano alla cantina, poi, la mano viene bagnata dalla cera.
«Ahyo!» Sussurrò Anya, dopo
aver lasciato la candela dalla mano e di aversi massaggiato quest’ultima con la
sinistra, ma le non si arrendeva, e faceva quei ultimi
scalini.
Iniziò a vagare un po’ in quella stanza, l’unica cosa che
la illuminava era l’enorme forno che aveva davanti a se.
Afferrò qualcosa, e ritornò su.
«Io voglio solo…essere libera…e se serve, anche cattiva»
Si diresse verso il piano superiore,
passò davanti alla sua camera, ad altre stanze, e infine, a quella del
padre.
Aprì la porta, facendo filtrare un filo di luce che si
posò sugli occhi di William, facendo svegliare quest’ultimo.
«Che hai Anya?» Disse con voce
stanca William.
La tredicenne si posò sul lato della porta,
«La mamma mi cantava sempre una ninna nanna prima che andassi a letto. Da quando se n’è andata l’ho dovuta
immaginare per riuscire a dormire…ma ultimamente, le
parole non mi vengono più in mente…» Si fermò la ragazzina avanzando verso il
padre.
«Ho sempre pensato che tu la sapessi, ma il 7 novembre di otto anni fa, mi avevi detto che le ninna nanne sono
tutte stupidaggini.»
Anya spostò di poco la mano destra che teneva dietro la
schiena, così facendo, da dietro la ragazza si vedeva una punta di ferro;
William posò gli occhi su quella punta, e poi sugli occhi di Anya.
«L’unica cosa che mi ricordo, è che la mamma finiva
sempre con una frase…»
Anya alzò il braccio destro, il padre vide le incredibili
cose che la sua figliastra produceva con il ferro.
Una falce.
Un movimento brusco diretto al cuore dell’uomo.
Del ferro freddo macchiato di sangue.
Quella casa ormai era vuota.
Alzò lo sguardo, vedendo il viso spento di William, e
muovendo il dito in sincronia con le parole, recitò la fine della ninna nanna:
« Abbraccia le tue bambole dai capelli dorati…
Dormi bene piccola Anya…»
Era rimasta solo lei.
Anya…finalmente libera.
Spazio Autrice.
Allora, non sono molto chiare le cose
vero? Lo so…ma l’ho fatto apposta! Verranno spiegate in seguito, quindi non preoccupatevi.
Nessuna traccia di esorcisti…lo
so…ma appariranno fra…quanto? Quattro capitoli?
Nei prossimi arriverà quel barbone di Marian Cross, che ne farà delle belle.
Anya per il momento sarà una totale pazzoide e/o chiusa.
Ma anche lei ha i lati
buoni del suo carattere…
Qualche commento mi farebbe piacere (anche critiche)Dovete perdonarmi, ma l'HTML fà dei capricci ultimamente e non riesco a metterlo a posto T.T
Kiss.
Road_chan