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Autore: Blue    20/07/2005    1 recensioni
Alessia è un'adolescente come tante, Matteo è il suo migliore amico da anni e ha il vizio di fuggire i problemi anziché affrontarli. La vita non è mai facile. L'importante, però, è trovare qualcuno che ti permetta di raggiungere il proprio posto oltre le nuvole, oltre le difficoltà e i problemi di ogni giorno. E se Alessia sta ancora cercando questo qualcuno, Matteo crede di averlo trovato già da tempo...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Forse era colpa sua.
Forse era il suo destino.
Doveva perdere sempre le persone e le cose che amava di più.
Prima la sua famiglia, e ora Alessia.
Si assumeva tutta la responsabilità di quello che era successo al parco. Non era stata colpa sua, era vero. Quella scema di Tamara gli andava dietro dalla prima superiore, e non appena gli aveva detto di non rompergli la testa perché adesso stava con Alessia, lei era tornata alla carica.
Era stata lei a baciarlo, prendendolo alla sprovvista.
Ma c’era stato un momento, un istante, in quel bacio, in cui aveva deciso di lasciarsi andare.
E allora era comparsa Alessia.
La sua Alessia.
No, adesso non era più sua. Adesso stava con Fabio già da una cinque giorni.
O perlomeno, era da cinque giorni che li vedeva uscire insieme.
Non ci aveva messo niente a rimpiazzarlo.
Forse se lo meritava. Avrebbe dovuto chiederle scusa subito, in qualunque modo, anche se era certo che non l’avrebbe perdonato. Forse era stato il fatto che lui non si era fatto sentire che l’aveva buttata fra le braccia di Fabio.
Forse era il suo destino.
Alessia non c’era, nella sua vita.
Alessia era l’unica cosa che contava, ormai. E lui se l’era lasciata sfuggire.
Guardava verso la strada, la testa appoggiata al vetro della finestra.
Vattene.
Era da quando aveva sentito quella parola che aveva un groppo alla gola, ma non riusciva a piangere per liberarsene.
Forse lui non meritava Alessia. Non le voleva abbastanza bene. Sapeva solo farla stare male, bastava pensare a tutte le volte che se n’era andato, che era sparito senza dirle nulla.
Pensare che andava tutto così bene.
Era rimasta ormai solo una cosa da fare.
Prese un foglio di carta e una penna, e iniziò a scrivere.
Poi andò da sua madre. Gli era sembrata così fragile che le era dispiaciuto abbandonarla così, quasi di nascosto.
Ma d’altra parte, era sempre il figlio di suo padre.
La stava abbandonando anche lui.
Non le disse quello che stava per fare. Gli disse solo di dare quel foglio ad Alessia, nel caso in cui sarebbe venuta. Poi parlarono del più e del meno, come sempre.
Mentre era sulla soglia, sua madre l’aveva guardato negli occhi un’ultima volta.
Aveva capito, ma si illudeva di sbagliarsi.
E Matteo si era sentito un egoista.
Continuava a scappare dai problemi per non soffrire, ed erano sempre gli altri, le persone cui teneva di più, a pagare al suo posto.
Salì in macchina, accese il motore, e poco dopo si era già immesso nel traffico.
Questa volta non sarebbe più tornato.
Passò davanti alla casa di Alessia. Parcheggiò così improvvisamente che l’autista dietro di lui imprecò a voce alta e suonò rumorosamente il clacson.
Chissà se adesso era in casa.
Magari non c’era.
E anche se ci fosse stata, cosa le avrebbe detto?
La finestra della sua camera aveva la serranda abbassata. Segno che non era in casa. Ma dentro c’era qualcuno, forse sua madre.
Già, cosa avrebbe detto a sua madre? Cosa pensavano adesso di lui, in quella casa?
In fondo, se non fosse mai sceso dalla macchina, non l’avrebbe mai saputo.
Fece per aprire lo sportello. Poi cambiò idea, guardò quella casa per l’ultima volta e se ne andò.
Pensare che quella era stata la sua seconda famiglia.
Bravo, Matteo. Continua a scappare dai tuoi problemi.
Si morse il labbro per trattenere le lacrime. Sterzò velocemente a sinistra.
Sapeva già dove andare.

In un paio di minuti era fuori dal luogo in cui aveva vissuto.
Dal luogo in cui aveva voluto bene, amato, sofferto. Dal luogo in cui aveva passato la sua infanzia e la sua adolescenza.
Soprattutto, era andato via dal luogo che le ricordava continuamente Alessia. Forse era meglio così. In fondo, da qualunque parte guardasse, c’era anche il più remoto angolo della strada che gli faceva pensare a lei.
Lì erano andati a prendere un gelato una volta. Mentre camminavano per quella strada le aveva fatto la famigerata scenata di gelosia. Lì si erano incontrati dopo una delle sue solite sparizioni. E a casa sua si erano dati il primo bacio.
Sorrise di nostalgia.
Forse stava sbagliando tutto, e stava facendo un grosso errore.
Forse se ne sarebbe pentito amaramente, avrebbe rimpianto per anni quello che stava facendo.
Ma forse non era mai troppo tardi, forse un giorno avrebbe potuto rimediare.
Forse.

Era un giorno caldo, uno dei primi giorni di luglio. Il cielo era nascosto e soffocato da una coltre impenetrabile di nuvole.
 
  
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