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Autore: Dasc    23/02/2010    0 recensioni
Quella che andate a leggere è la prima storia che ho scritto, risale a circa due anni fa. L'ho scritta in un momento di tensione, un giorno triste tra tanti giorni tristi (anche se andandoci a ripensare, non era così triste: sono stati glia anni della mia formazione, e non vorrei riaverli indietro per nulla al mondo. La storia tratta gli ultimi momenti di vita di un soldato, i suoi pensieri. Ho scritto questa storia ispirandomi a una bellissima canzone, ONE, dei Metallica. Spero vi piaccia
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Quando la vita di ognuno di noi giunge al termine, una piccola parte del nostro cervello si attiva, e riporta fuori tutto ciò che abbiamo vissuto. Ogni nostro ricordo viene a galla, nitido e perfetto, a concludere brillantemente la nostra inutile carriera di essere umano. Quando la vita di ognuno di noi giunge al termine, ci si pente di tutto, si chiede scusa al Signore e si viene perdonati, se il pentimento è sincero, e si va in paradiso. Quando moriamo, tutti ci piangono, tutti ci ammirano, e uno sfarzoso funerale ci aiuta a passare nell’oltretomba con il sorriso. Tutto questo mi è passato in testa, mentre quello che doveva esserci dentro scivolava fuori, denso e grigio. Nell’attimo in cui tutto è successo, non mi sono nemmeno reso conto di nulla. Ero euforico, perché la mia abilità in battaglia mi aveva permesso di portare quattro uomini nella tomba con un solo proiettile ben piazzato. In quel momento, stavo osservando un ragazzo di non più di venti anni, che cadeva a terra, o almeno un pezzo del suo cranio. Il resto del corpo, ciondolava, come fosse indeciso se cadere o no. Grumi grigiastri coperti di rosso, gocciolavano a terra, ed erano sparsi anche intorno ad un altro uomo, sicuramente più vecchio, con metà della faccia maciullata e sparsa ad onorare i sacri suoli su cui combattiamo. Dietro questo macello, un uomo che, se lo avessi incontrato a mani nude, mi avrebbe facilmente fatto a pezzi, e avrebbe pisciato ridendo sulla mia carcassa trucidata. Ma anche lui ha incontrato i proiettili del mio fucile a pompa. Infine, subito accanto, un uomo, devastato dal dolore. Il suo braccio, grazie a me, è mozzato fino al gomito. Orrendi pezzi di fegato e di altre frattaglie escono dal largo buco sanguinolento della sua camicia. Decido che mi fa pena, e lo finisco con una coltellata in un occhio. La coltellata la do lentamente, facendolo urlare e contorcere, e poi sputo sul suo cadavere. Faccio appena in tempo a girarmi per godermi la calcio di un fucile (nemico o no, non ha importanza) sui denti. Mi sono girato in tempo per vedere un incisivo, un molare e due canini saltare allegramente via. Il tempo di accorgermene e un doloroso calcio nelle palle mi riempie di dolore fino all’ombelico, dove per un attimo penso sia salito un testicolo. Mi giro verso il nemico, un americano muscoloso e calvo, e con la mano cerco il fucile. L’americano tira fuori un Colt e mi spara alla mano, poi con il coltello mi apre la pancia e mi getta giù della collina. Così, con le palle doloranti, un buco in una mano, le budella sparse in giro, mi appresto a morire. Nemmeno mi rendo conto quando una piccola pallina di piombo mi entra nel cervello. Quando il mio occhio si sparge per terra, e macabri pezzi di cervello orlati di rosso rotolano a terra. Poso ancora osservare la guerra da qui. Un francese spara con un arma che non riesco ad identificare, forse perché il mio unico occhio è coperto dai pezzi del mio cranio. È incredibile quanto sia lenta ad arrivare la morte. Penso a Sarah, che non potrà mai più rivedere suo marito, e penso a Martin, che non conoscerà mai suo padre. Penso alla mia vita, ma curiosamente ciò che dicono è sbagliato. Non la rivedo, ma sinceramente ciò non mi interessa. Cerco per qualche secondo di ricordarmi da piccolo,, ma vedo solo morti nei campi. Vedo un enorme campo di grano, che è ricoperto completamente di morti. È una vera e propria montagna, alta chilometri. Solo la morte caratterizza questa montagna del terrore. Vedo facce conosciute, su questa montagna, ma non solo. Chissà perché, immagino che sia composta da tutte le persone che sono morte, ma ciò sarebbe impossibile, perché non li conosco tutti. A meno che un legame invisibile unisca tutti quelli che sono morti. In questo caso, vuol dire che per me non si può fare più nulla. Posso arrendermi, perché tanto sono destinato a morire. Penso al mio funerale, perché pensare a queste sciocchezze mi aiuta a distrarmi dal dolore. Quanto spenderanno? Cosa si mangerà, chi inviteranno? Verrano tutti i miei amici? I pezzi del mio cervello cominciano ad attaccarsi alla mia faccia, a causa del sangue che si rapprende. Come è possibile che io sia ancora vivo, dopo che è passato così tanto dalla mia morte da far rapprendere il sangue? Le persone continuano a cadere a terra, morte. Che anche a loro l’agonia duri così tanto? Spero di sì, non voglio soffrire da solo. Anche loro staranno pensando ai loro cari, a perché non possono vedere la loro vita, a perché il loro cervello è a diversi metri da loro? Mi mancherà, la mia Sarah. Era così sorridente, così gioiosa di vivere. Purtroppo aveva un tumore ai polmoni, a causa del fumo passivo. O forse è già morta? Non riesco a ricordare, con il mio cervello sparso a terra! Forse lei è già morta. Forse Martin è già nato. Mi pare di sì. Mi pare che sia laureato, ma non ricordo. Non riesco a ricordare la faccia di mia moglie. Non riesco a ricordare i suoi occhi. Erano marroni, credo. O magari azzurri. Sarebbe bello, se i suoi occhi fossero azzurri. La mia testa è qui a terra, un po’ sparsa. Proprio oggi che avevo pensato:”non prendo le medagliette, per scaramanzia”. Se è ancora viva, Sarah non saprà su che cadavere piangere. Non sarò che un Nomen Nescio in mezzo a mille altri Nomen Nescio. Un John Doe. Non voglio essere un fottuto John Doe. Devo rialzarmi e tornare a combattere, devo rialzarmi e prendere le medagliette. Trovo la forza, mi alzo e torno a combattere. Mi guardano inorriditi. È solo l’inizio. Prendo il bastardo che mi ha ucciso e gli stacco la testa a forza di proiettili. Vorrei che fosse così invece sono solo una fottuta carcassa che nessuno riconoscerà mai. Creative Commons License
Il soldato morente is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License.
  
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