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Autore: miseichan    23/02/2010    9 recensioni
Lui: colui che non crede nell'amore, quello che ride dell'amore, sempre lui, che quasi lo disprezza... sì, lui che si innamora, degli occhi neri e profondi di lei, di ogni suo più piccolo gesto. Quella mattina al suo risveglio, il sole avrebbe sì portato con sé una dura verità, ma poi, anche qualcos'altro... “Piangi, e lo sai: conosci benissimo il perché, ma non vuoi ammetterlo a te stesso… Li osservi brillare, lì davanti a te. E ridi… Ridi fra le lacrime. Lei, in fondo lo sai… Sarà per sempre tua”
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Lacrime di cristallo'
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per sempre tua

Per sempre tua

 

Ti svegli lentamente, concedendoti tutto il tempo necessario per alzarti.
Non hai fretta: è domenica, non hai bisogno di scattare in piedi ed iniziare a fare le solite corse mattutine. L’ufficio è chiuso. Non sei in ritardo.
E’ domenica, punto.
Ti rigiri un po’ nel letto, godendo del raggio di sole che ti si poggia delicatamente in viso, scaldandoti lo stretto necessario. Fai per distenderti meglio, abbracciando il soffice cuscino alla tua destra, strusciando i piedi fra le lenzuola morbide…
Eppure c’è un qualcosa che ti impedisce di stare al meglio: cerchi di capire cosa sia, socchiudendo gli occhi, ed è in quel momento che ti accorgi della mano che sta ferma lì, sul tuo petto.
La vedi e ti chiedi come sia possibile che ti sia dimenticato di lei, anche solo per quei pochi momenti: lei è lì con te, alla tua sinistra, sdraiata al tuo fianco.
Come hai fatto a non ricordartene?
Ti sembra impossibile che il tuo cervello sia riuscito a non pensare a lei in quel breve lasso di tempo: lei che occupa tutto il tuo tempo, da diversi mesi a quella parte.
Lei che non è mai esclusa dai tuoi pensieri, nemmeno per un attimo… almeno fino a dieci minuti fa.
Lei che ti ha stregato.
Non credevi sarebbe mai successo: convinto di essere invincibile, perfetto e invulnerabile.
Perché non avevi mai provato veramente l’amore.
Non ti eri mai innamorato.
Eri arrivato a convincerti che non esistesse.
Se i tuoi amici ne parlavano, o si presentavano in casa tua nel cuore della notte in lacrime, tu che facevi? Gli ridevi dietro. Ridevi della loro ingenuità.
Divertito dal fatto che fosse per loro così facile essere resi deboli da una donna.
Tutto perché non avevi conosciuto lei.
Lei che ti è svenuta fra le braccia in metropolitana.
Lei che hai accompagnato in ospedale.
Sempre lei: con i suoi capelli neri, e i suoi occhioni neri. Quegli occhi che sembravano un pozzo senza fine, e che poi quando sorrideva, come per incanto, iniziavano a brillare.
La prima volta che ti ha sorriso il  tuo cuore ha mancato un battito.
E tu non volevi crederci, ma era così: ti piaceva, e tanto.
Ma proprio tanto, e da tempo non ti succedeva.
Hai imparato a conoscerla, amando ogni suo più piccolo gesto: come si mordeva i capelli quando era nervosa, come si leccava le labbra quando era in difficoltà…
E così via, sempre di più.
Sorprendendo te stesso con la tua gentilezza, con i tuoi modi di fare: perennemente concentrato su di lei, sulle sue esigenze. Scoprendoti più volte a studiare e osservare solo lei: di cui non riuscivi più a fare a  meno.
Lei che era diventata unica per te.
E quando i tuoi amici cominciarono a prenderti in giro, perché volevi che la incontrassero, bè non riuscisti nemmeno a prendertela: perché avevano ragione, te lo meritavi.
Tu, quello che non credeva nell’amore, si era dannatamente e irrimediabilmente innamorato.
Innamorato perso.
Ormai avevi capito di esserlo.
Dentro di te lo sapevi gi da un pezzo: da quando ti era scappato il primo grazie con lei, da quando avevi accettato di andare a fare volontariato al canile pubblico con lei, o avevi passato la domenica del football con suo nipote.
Ma non importava: avresti fatto di tutto per lei.
Perché in fondo, ti aveva rubato il cuore.
E ora guardi la sua mano, quella che hai baciato un’infinità di volte, quella che ti ha accarezzato ovunque, quella che potresti riconoscere fra mille.
La manina di lei: bianca, sottile, poggiata sul tuo petto. E il respiro diventa affannoso, mentre realizzi che lei è sdraiata a pochi centimetri da te, che la sua coscia è avvinghiata alla tua gamba e che quel peso leggero che sentivi sullo stomaco, è la sua testa.
Cerchi di calmarti, di rallentare il battito del cuore che sembra essere impazzito, perché temi di svegliare lei, sempre lei, ancora la stessa.
Lei che dorme nel tuo letto da undici mesi.
Lei che passa con te tutto il tuo tempo libero.
Lei di cui non ti sei stancato e non ti stancherai mai,
Lei…
Lei che è la prima per te in quel senso: la prima a rapirti in questo modo, l’unica ad aver dormito con te per più di una notte, la sola.
E ripensi a quegli occhi: quelli che hai provato tante volte a disegnare, quelli che hai ripreso in centinaia di fotografie. Ma nessuno schizzo o scatto è riuscito a riprodurre quello scintillio.
Quel brillare leggero, dolce, ammiccante, spavaldo e provocante.
Il luccichio che cerchi sempre.
Quello al quale sei legato a doppio filo.
E poi senti scendere una lacrima per la guancia.
La senti scivolare, seguendone il percorso fra te e te, fino a che non la senti che ti si ferma sulle labbra e a quel punto la assapori, godendo del suo sapore amaro.
Piangi, e lo sai: conosci benissimo il perché, ma non vuoi ammetterlo a te stesso.
Stringi forte gli occhi e poi lentamente li riapri, conscio della fitta lancinante di dolore che attraverserà quello che resta del tuo cuore.
Abbassi lo sguardo sul tuo petto, dove or ora si è spostata l’inclinazione del sole, e lì, nel mezzo di quello sprazzo di luce non c’è niente: nessuna mano.
Sai di essertela sognata: ti succede sempre.
La stessa storia ogni mattina…
… ogni pomeriggio, ogni notte. In continuazione.
Sogni lei, lei che non c’è più.
Lei che è morta nello stesso modo in cui l’avevi conosciuta: svenendoti fra le braccia nella metro.
Ironia del destino?
No: aneurisma cerebrale.
Letale.
Morte istantanea.
Lì per lì hai gridato, cercando di farla svegliare: ignorando il fatto che non respirasse più, che quell’esile petto non si muoveva più.
Ignorando il fatto che non lo avrebbe fatto mai più.
E poi seguirono la rabbia, quindi la disperazione.
E ora?
I sogni, la tua tortura quotidiana: quelle immagini terribili, quelle torture indefinibili.
Il ricordo di lei: il suo profumo, una canzone, un cane… tutto riportava il tuo pensiero a lei.
Alle volte ridi di te: tu che eri invincibile, distrutto da te stesso.
No, distrutto da lei.
Lei che non si sveglia più con te, la cui mano non si poggia più sul tuo petto. Lei che non ti sorride più, riuscendo a farti ridere nei momenti più bui, proteggendoti da te stesso.
Lei che non c’è più.
Dai un pugno rabbioso alla testata del letto, accogliendo il dolore con un sorriso.
E’ quello che ti meriti: perché non l’hai salvata.
Tutti ti hanno sempre detto che non avresti mai potuto fare niente, perché era inevitabile.
Ma tu continui a tormentarti, sentendoti male al pensiero che non hai capito: perché non ti sei mai realmente preoccupato del fatto che la prima volta ti è svenuta fra le braccia.
Tu lo hai preso come un segno del destino.
E ora lei è morta.
Poi succede: il raggio di sole si sposta ancora, riflettendosi sullo specchio.
E tu segui la luce con lo sguardo involontariamente, e la vedi fermarsi su una delle tante foto che hai attaccato lì: su una foto di lei.
E la luce del sole ci riesce: fa brillare ancora una volta i suoi occhi.
Li osservi brillare, lì davanti a te.
E ridi…
Ridi fra le lacrime.
Sorridendo a quello scintillio, quello che ami con tutto te stesso.
E continui a sorridere, perché una parte di te sta un po’ meglio. Perché senti che lei in qualche modo è ancora lì con te.
E sai che sarà con te per sempre, anche quando sarai riuscito a ricostruire il tuo cuore: una parte di esso sarà sempre e solo sua.
Di lei che non dimenticherai.
E ti sembra quasi di sentire la sua voce, mentre lo scintillio svanisce:
“Amore, ci sono io con te”
E il sorriso non ti sparisce dalle labbra.
Lei, in fondo lo sai…
Sarà per sempre tua.

*

 

   
 
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