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Autore: blueflaws    24/02/2010    6 recensioni
«Sono tuo figlio».
«Non so che vuol dire avere un figlio».
«Né io un padre».
[episodio 2x13, seconda serie]
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’orgoglio di un padre
capitolo unico

Procedeva in religioso silenzio, dietro al cavallo di Artù, e cercava di trattenere le lacrime. Quando erano partiti alla ricerca di Belinor, nella speranza di trovare un aiuto per Camelot, il suo cuore era pieno di rancore. Come aveva detto a Gaius, prima di lasciare il castello, lui aveva il pieno diritto di sapere.

Aveva un padre, maledizione! E nessuno si era preso il disturbo di dirglielo.

Subito dopo la partenza, il rancore, nei confronti di Gaius e della madre per avergli taciuto una cosa simile, aveva ceduto il posto alla delusione. Delusione per quel padre, al quale aveva sempre tentato di dare un volto, che in tutti quegli anni non lo aveva mai cercato.

Quando si era ritrovato nella grotta, seduto accanto al fuoco, si era sentito, se possibile, ancora più deluso. Suo padre era un Signore dei Draghi e Merlino, nonostante i sentimenti avversi, se l’era immaginato coraggioso e pieno di grinta.
Quello che, invece, si era trovato davanti era un uomo schiacciato dal peso della vita e pieno di antica rabbia per Camelot e per il suo sovrano, Uther, che lo aveva strappato alla donna che amava, costringendolo a vivere come un reietto.

Aveva capito subito che non li avrebbe aiutati e si era sentito tradito da quella persona che, per ogni figlio, dovrebbe essere un punto di riferimento. La guida che ti soccorre quando inciampi, che ti sostiene quando ti rialzi.

«Ma tu non sei migliore di lui».

Lo aveva rimproverato, paragonandolo a Uther.
Che sciocco era stato, a pensare di poter trattare con un uomo che non aveva più nessun tipo di contatto umano.

Il cavallo sbuffò, come ammonendolo per i suoi pensieri.

Quando se l’era visto comparire davanti, nel fitto della foresta, si era sentito sollevato. La speranza era l’ultima a morire, ma sentiva che le barriere tra di loro non erano ancora cadute.
Gli era chiaro che Belinor non era a conoscenza di avere un figlio e così aveva atteso che Artù perlustrasse il bosco per potergli svelare la sua identità.
Era così frustrante doverlo tenere nascosto, quando avrebbe volentieri condiviso la sua gioia con chiunque, ma le conseguenze non erano delle migliori.
La sua vita era piena di ingiustizie. L’unica cosa che lo rendeva speciale gli negava parte della sua felicità. Era stato costretto ad allontanarsi dalla madre per imparare a padroneggiare la magia, non poteva rivelarsi ad Artù e ne dire chi era suo padre, che la testa gli sarebbe stata tagliata di netto.

«Sono tuo figlio».
«Non so che vuol dire avere un figlio».
«Né io un padre».

Si era sentito in pace con se stesso, finalmente.
Guardava l’uomo di fronte a lui, suo padre. Quello era suo padre.
Era così felice che il tempo non si era nemmeno fermato, quando la lama aveva trafitto Belinor.

«Ascolta Merlino, tu sei mio figlio. Ho visto abbastanza per sapere che mi renderai orgoglioso».

Troppo poco tempo.
Un battito di ciglia e suo padre già non esisteva più.
Le lacrime pungevano sulle guance, ma era rimasto concentrato sul corpo tra le sue braccia.
Era stato più padre lui in un giorno, che Uther in tutta una vita. Gli sarebbe piaciuto dirglielo, ma come tutto il resto non c’era stato tempo.
Troppo poco tempo anche per piangere.
Aveva premuto con forza le dita sugli occhi per imporsi di smettere e aveva seguito il principe.

Avrebbe voluto starsene da solo, nel suo dolore, ma Camelot aveva bisogna di lui, del nuovo Signore dei Draghi. Sarebbe sceso in campo, al fianco di Artù, per proteggerlo. Il principe aveva espresso il suo dissenso, ma quando mai il giovane mago aveva ascoltato il suo asino reale.

Aveva una promessa da mantenere a qualcuno.

«Merlino, se dovessi morire, ti prego-».
«Cosa?».
«Il Signore di Draghi, oggi. Ti ho visto. Una cosa dico ai cavalieri più giovani. Nessun uomo merita le tue lacrime».

Guardò Artù, spada alla mano, che lo fissava serio.
Lui non era un cavaliere.

«Forse per voi potrei fare un’ eccezione».

Mentre Artù si muoveva per andargli incontro, gli sembrava di vederla, proprio lì, sulla parete di muro accanto alla porta, creata da un gioco di luce, l’ombra di quello che per un giorno era stato suo padre.
Afferrò la spada e, con Artù al suo fianco che gli stringeva con forza la spalla, imboccò la porta.

Sarai orgoglioso di tuo figlio, Belinor.



Disclaimers: I personaggi della serie Merlin non appartengono a me, ma alla BBC, e non vi è nessuna forma di lucro da parte mia.

Piccole noticine: Questa ‘shot è nata da due cose in particolare. La frase di Artù “Nessun uomo merita le tue lacrime” e dal fatto che vedere Merlino piangere mi ha fatto commuovere tantissimo ç__ç. Volevo dare forma ai suoi pensieri ed ecco ciò che ne è uscito. I dialoghi in corsivo sono presi dall'episodio 13 della seconda serie, tranne l'ultimo, sennò saremmo state molto contente ^__^. Attendo il vostro giudizio.
   
 
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