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Autore: Lady Tsepesh    25/02/2010    9 recensioni
Eppure, nonostante tutto, Draco Malfoy non può fare a meno di guardare Hermione Granger. [Draco centric]
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Una one-shot semplice, senza pretese, scritta soprattutto per distrarmi un po’ dalla long fic sui Malandrini. Un piccolo omaggio ad una delle coppie che più amo, la Dramione. Mi sento decisamente una principiante su questo campo, infinitamente piccola rispetto a Savannah, la dea indiscussa delle Draco/Hermione, ma ho voluto dare il mio contributo.

La dedico a tutte coloro che hanno amato questa coppia e che continuano ad amarla, nonostante l’epilogo più che scontato del settimo libro.

 

 

 

 

 

La guardi, e…

 

 

La guardi e provi disgusto, ribrezzo quasi.

Tu, ragazzino undicenne, sai bene come è giusto considerare quelli come lei.

Mezzosangue, sangue sporco, feccia.

Tuo padre ti ha illustrato i vecchi alberi genealogici da sempre, mostrandoti con orgoglio quanto il tuo sangue fosse prezioso, tu, che discendi da due dei più nobili casati magici inglesi, i Malfoy ed i Black.

Tu, che sei la comunione tra queste due potenti famiglie.

Tu, che sei l’ultimo rimasto.

Tu, che sei prezioso come l’oro e anche di più.

I tuoi genitori ti hanno insegnato che solo i maghi come te sono degni di imparare la magia, mentre tutti gli altri vanno considerati alla stregua di ladri, usurpatori.

Principi che siedono su falsi troni, che indossano corone fasulle.

Hermione Granger non dovrebbe essere ad Hogwarts, non dovrebbe partecipare alle stesse lezioni che frequenti tu, non dovrebbe avere il diritto di alzare la mano con quell’espressione saccente e, soprattutto, non dovrebbe permettersi di sapere più di te.

Eppure nessuno vi fa caso.

Gli insegnanti sono orgogliosi di lei, il famoso Harry Potter è diventato suo amico, quando invece ha rifiutato di stringere la mano a te.

Tutti la cercano, tutti la vogliono.

È soltanto una bambina di undici anni, ma si atteggia già a adulta e tutti pendono dalle sue labbra, mentre lei parla con quella sua vocetta antipatica, un poco presuntuosa, che tu tanto non sopporti.

E non capisci.

Non capisci come sia possibile una tale stramberia.

Da quando i purosangue valgono meno dei mezzosangue?

Tuo padre ti ha insegnato altro, tuo padre ti ha vietato di stringere amicizia con i cosiddetti “falsi maghi”, tuo padre ti ha avvezzato a non provare rispetto per loro.

Là, a villa Malfoy, vieni considerato un principe. Un tesoro inestimabile.

Puoi avere tutto quello che vuoi, tutto ti è dovuto per il semplice fatto che sei nato.

A Hogwarts vali meno di niente.

Non sei nessuno. Solo uno studente di Serpeverde.

Non te ne capaciti, a stento riesci a sopportarlo e vorresti tornare a casa, andartene via da quel covo di filobabbani – così li chiama tuo padre – che sembrano adorare i Mezzosangue e che vivano unicamente per idolatrare Sua Eccellenza San Potter.

E’ frustrante.

Vorresti andare a Durmstrang, ma tua madre non ha voluto.

Allora stringi i denti e resti prigioniero in quelle scomode mura, inviando lettere a casa da dove si evince solo la tua amarezza e trascinandoti per quei corridoi tanto odiati con quella parvenza di amici che sono Vincent Tiger e Gregory Goyle.

Di tanto in tanto, più volte di quanto vorresti, incroci Potter e combriccola.

C’è la Granger.

E proprio non ce la fai ad essere almeno tollerante.

I tuoi occhi grigi si incendiano di pura rabbia e risentimento, la attacchi, servendoti della tua lingua spietata e velenosa per insultarla, per ricordarle la nullità che è rispetto a te, per farle del male.

Weasley e Potter si infuriano subito, ti offendono senza mostrarti il rispetto che meriti, ma lei, lei resta in silenzio.

Hermione Granger non dice. Non parla.

I suoi occhi si velano di un po’ di amarezza, ma tira avanti, senza darti la soddisfazione delle sue lacrime.

E tu provi ancora più rabbia di prima, ti ritrovi al medesimo punto di partenza di un labirinto di cui non conosci l’uscita, hai solo le parole dei tuoi genitori a guidarti.

Perché tuo padre non può sbagliare.

Tuo padre ha ragione. Sempre.

La vedi entrare trionfante in Sala Grande alla destra dell’odiato Harry Potter, dopo la loro avventura nei sotterranei, avventura della quale tutti sanno. Anche tu.

Non riesci a provare ammirazione per lei, né per i suoi due compagni.

Il palese orgoglio negli occhi di Silente ti disgusta, il chiacchiericcio eccitato degli studenti ti fa pentire del fatto di possedere due orecchie. Vorresti che quella farsa terminasse il prima possibile e non ti arrabbi neppure più di tanto, quando apprendi che Grifondoro, guarda caso, ha vinto la coppa delle Case.

Non sai perché, ma i tuoi occhi si puntano sulla Mezzosangue.

C’è gran festa tra i rossi oro e lei a stento riesce a frenare l’entusiasmo.

Sorride, i suoi occhi sono luminosi e parla, non riesce a smettere di parlare.

Vorresti suggerirle con cattiveria di tenere la bocca chiusa, visto che sta mettendo decisamente un po’ troppo in mostra le sue zanne sporgenti terribilmente di cattivo gusto, ma sai che dopo, probabilmente, l’intera Sala Grande ti aggredirebbe, dandoti dell’eretico o simile.

E allora ti consoli, pensando che presto sarai di nuovo a casa, dove per qualche mese potrai tornare ad essere il bambino speciale che sei, viziato, adorato, considerato.

La osservi ancora e non sai neppure perché.

Non capisci cosa ci trovino tutti in lei e, francamente, non vuoi neppure saperlo.

 

*

 

La guardi e non sai bene cosa pensare.

Sei voluto andare in infermeria di proposito, per vederlo con i tuoi stessi occhi.

E adesso lei è lì, distesa su quel lettino anonimo, ferma in un’immobilità che è quasi inquietante e che ti mette una strana agitazione dentro.

È buffa Hermione Granger, sembra una statua mal scolpita con quella posa ridicola e gli occhi spalancati, immortalati in quell’espressione di sorpresa.

Ti avvicini un po’ di più, sicuro che non sarai mai disturbato visto l’ora tarda.

Vorresti quasi metterti a ridere.

In fondo, tu lo avevi detto.

L’avevi avvertita.

La prossima volta tocca a voi, mezzosangue!

L’hai osservata muoversi per il castello con la sua solita sicurezza, sguardo sollevato e modi da imperatrice, e non hai fatto altro che sperare che accadesse a lei.

Una volta tanto, finalmente, il destino ha voluto dar ragione a te.

Ti domandi se sei soddisfatto adesso e non sai esattamente cosa risponderti.

La zannuta è stata sconfitta, giace ai tuoi piedi.

Tu sei un purosangue, non rischi nulla.

Lei, oh lei invece è stata punita! Ha avuto ciò che meritava!

Non dovrebbe esserci nulla di più appagante per te, eppure, stranamente, non provi nulla. La soddisfazione è minima, l’euforia che hai avvertito alla notizia della mezzosangue in infermeria è già svanita, evaporata.

E adesso ti trovi ad osservare un corpicino immobile, senza vita, che è la grottesca parodia di quella ragazzina che tanto odi.

Non senti niente, vorresti che lei tornasse come era prima per poterla insultare di nuovo e vedere i suoi fieri occhi scuri accendersi di fastidio.

Non c’è soddisfazione ad infierire su un nemico già sconfitto.

Vorresti ricordarle che è una sudicia mezzosangue, vorresti prenderti gioco di lei richiamandole alla memoria la spiacevole quanto giusta situazione in cui si trova adesso, vorresti, semplicemente, che si svegliasse.

Non sei abituato a vedere Hermione Granger così immobile. Non è da lei.

Vorresti urlarle contro, picchiarla.

Ti piacerebbe dirle che lei, con la sua fastidiosa presenza, ha stravolto tutte le tue certezze, ha messo in discussione gli insegnamenti di tuo padre.

Eppure, non fai niente.

La guardi. Solo, la guardi.

Noti dei fiori in un piccolo vaso, dolci ammucchiati su una sedia.

I suoi amici devono essere venuti a farle visita.

Potter e Weasley di sicuro.

Infastidito, apprendi che, molto probabilmente, la mezzosangue ha più amici di te.

I tuoi occhi grigi si assottigliano, sbuffi con stizza senza neppure accorgertene.

Fiori, dolci, una mano che tiene la tua…

Ti chiedi se quelli che si dichiarano tuoi amici farebbero lo stesso per te.

Non ne sei troppo sicuro e, per una volta, ora che sei solo, ammetti che la cosa non ti piace poi molto. Ti delude.

A quanto pare, la Granger è migliore di te anche in questo.

E non sai perché lo fai, ma impugni la bacchetta, pronunci l’incantesimo – incendio – e rimani ad osservare quei miseri fiori bruciare silenziosamente.

Sai bene che la mattina dopo i dannati Grifondoro ne porteranno di nuovi, ma non ti interessa, ora come ora ti basta rovinare quel simbolo di amicizia.

Perché ciò che non hai o non puoi avere, lo distruggi.

Poi ti riscuoti, ti dici che sei un purosangue, non un sangue sporco, quindi non hai motivo di immaginarti su quel letto, al posto della Granger.

Tu non rischi di finire in quelle condizioni.

Tu ti trovi troppo in alto per essere toccato.

La guardi ancora una volta e, allora, ecco che spunta il consueto ghigno sul tuo viso.

Te lo sei meritato, mezzosangue zannuta!

Lei, che ha osato tenerti testa.

Lei, che ha macchiato la tua gioia di essere entrato nella squadra di Serpeverde, accusando i tuoi compagni di essere dei venduti.

Tu non ti sei comprato l’ammissione in squadra, ma lei ha ardito insinuarlo.

Si è presa gioco di te.

Si prende sempre gioco di te.

Lei, che non risponde mai alle tue offese, atteggiandosi a superiore.

Ma adesso sei tu a ridere, sei tu il superiore.

O, almeno, credi di esserlo.

 

**

 

La guardi e la rabbia ti divora.

Lei si è permessa di puntarti la bacchetta addosso, lei ti ha colpito con tutta la sua forza, mentre Potty e Lenticchia ridevano alle sue spalle.

Lei ti ha chiamato scarafaggio.

Tu, uno scarafaggio.

La furia è talmente grande che non riesci quasi più a sentire il tuo corpo.

La vedi andare via, ferma nella sua fierezza, nella sua alterigia, e l’unica cosa che vorresti fare è serrare le mani intorno a quel collo sottile e stringere, stringere fino a toglierle il respiro.

Non la sopporti, non riesci a tollerare neppure un po’ la sua presenza.

Giuri a te stesso che quel dannato ippogrifo al quale lei sembra tenere tanto morirà, a costo di far corrompere i giudici da tuo padre.

Tu puoi farlo.

Tu poi fare tutto quello che vuoi.

La odi.

Semplicemente, la odi.

Odi la sua voce petulante, sicura, a volte un po’ autoritaria.

Odi i suoi passi decisi sul marmo dei ricchi pavimenti.

Odi la sua mano sempre alzata a lezione.

Odi il suo sapere costantemente tutto.

Odi il suo aspetto anonimo, amorfo.

Ti diverti con i tuoi compagni a prenderti gioco di lei, proclamando sicuro che nessun ragazzo sano di mente potrebbe mai considerare di una semplice occhiata quel caso umano, che è la mezzosangue zannuta.

A chi potrebbero mai piacere quei capelli scuri, lunghi e cespugliosi?

Chi mai potrebbe perdersi in quegli occhi grandi e marroni, color cioccolato?

Chi potrebbe mai provare desiderio per quel corpo insulso, dalle forme appena accennate?

E le zanne! Chi vorrebbe mai baciarla?

E intanto, mentre ti prendi gioco di lei, senza rendertene conto, la guardi.

Pansy ride sguaiata e gli altri la seguono.

Ridi anche tu, sentendoti soddisfatto.

Niente ti fa sentire meglio dell’insultare la Granger.

Prendi il volto della Parkinson senza premura e la baci, mentre un coro di risatine e mormorii divertiti accompagna la vostra unione di bocche.

Non senti niente.

Quel bacio è insapore.

Ma è normale per te, sei cresciuto cullato da tiepidi sentimenti, hai imparato a provare poche e sporadiche emozioni.

Nella tua famiglia poi, affetto e amore sono pressoché vietati.

I Malfoy si uniscono per soldi e discendenza, non per un qualche sentimento.

Pensi che probabilmente per la mezzosangue non è così.

Lei non ha un sangue puro da conservare e non possiede neppure abbastanza denaro per preoccuparsi dell’importanza di un partito migliore di un altro.

Probabilmente un giorno sposerà Potter, ti dici.

Oppure diventerà la moglie stracciona di Weasley che, guarda caso, le muore palesemente dietro, dimostrando appunto di essere il sempliciotto che è.

Solo a lui potrebbe piacere quella creatura inguardabile.

Eppure, nonostante tutto, la guardi.

La vedi trionfare di nuovo, quando si diffonde per il castello la notizia che il dannato ippogrifo è riuscito a fuggire, ed è difficile per te accettare che lei abbia vinto ancora.

Rabbia, la Granger ti suscita solo una gran rabbia.

Vorresti vederla soffrire.

La uccideresti se ne fossi in grado.

E non riesci neppure a capire il perché di questo tuo accanimento, ma non puoi farci niente.

Ne parli, ne parli in continuazione, anche solo per offenderla.

Non c’è giorno in cui il nome di Hermione Granger non esce dalle tue labbra.

Ma lei ti lancia appena un’occhiata, poi con un’altezzosa alzata di spalle tira dritto, continuando ad ignorarti come ha sempre fatto.

E, forse, è proprio questo che ti fa arrabbiare.

 

 

***

 

La guardi e vorresti non farlo.

Desideri con tutto te stesso distogliere lo sguardo, ma non ci riesci.

E allora, dentro di te, cominci a ripeterti che quella ragazza non può essere lei.

Continui ad osservare incantato quella figura femminile stretta al braccio di Vicktor Krum e non puoi negare a te stesso la verità.

È bella, terribilmente bella.

La ammiri danzare in quell’abito azzurro, fresco come acqua ed impalpabile come il cielo, e pensi che vorresti affondare le dita in quei capelli scuri, ora non più crespi, ma dritti ed ordinati.

Lei sorride, radiosa, consapevole che quella è la sua serata, che tutti gli occhi sono puntati esclusivamente su di lei.

Sotto lo strato di polvere e pagine ingiallite lei è anche questo ed è felice di mostrarlo, di sbatterlo in faccia a tutti quelli che, come te, l’hanno sempre etichettata come una ragazza arida, chiusa nei suoi libri.

Adesso, adesso sì che la vedi per quello che è.

Adesso sì che è la Regina di Grifondoro.

Lei è sempre stata in alto, ma solo ora ha deciso di dimostrarlo davvero.

Al fianco di Krum c’è lei e nessun’altra.

Quel vestito le fascia meravigliosamente il corpo per troppo tempo nascosto sotto un’uniforme anonima e maglioni consunti.

Perché Hermione Granger non ha bisogno di essere bella.

Non le importa, non le è mai interessato.

Ma quella sera, sì, se lo è concesso.

Le occhiate sorprese e meravigliate dei più la fanno ridere di gusto e, stretta tra le braccia del suo cavaliere, si lascia andare come mai ha voluto fare.

Nascondendo quella parte di sé, si è burlata di tutti quanti e adesso, deliziata, si gode il suo trionfo, consapevole che molti neppure l’hanno riconosciuta.

E tu la guardi.

Rapito, attratto e poi, infastidito.

Qualcosa in lei ti reca fastidio ora, ma non sai dargli un nome.

Forse è il fatto di essere stato preso in giro che ti irrita tanto; rivorresti indietro la vecchia mezzosangue zannuta, perché quella figura luminosa e attraente non corrisponde al ricordo che hai di lei.

Hermione sembra un’altra e non ti piace.

Improvvisamente, realizzi che a te la Granger sta bene così com’è, con i capelli arruffati, magari legati distrattamente sulla nuca, gli occhi concentrati su qualche libro che solo lei conosce, l’uniforme indossata impeccabilmente ed il cipiglio severo e autoritario.

Questa è la Hermione Granger che vuoi.

Quella meraviglia che danza è solo un piccolo aspetto di lei, bellissimo, incantevole da vedere, ma decisamente di poca importanza rapportato a tutti i ricordi che hai su quella ragazza.

Non potrai mai dimenticare questa notte e lo sai bene, anche se stenti ad accettarlo.

Come, del resto, preferiresti morire piuttosto che ammettere che vorresti essere al posto di quel famoso studente di Durmstrang.

Il tuo sguardo si posa su Ron Weasley, seduto in disparte con Sua Sacra Eccellenza Salvatrice del mondo, Harry Potter.

Lo straccione se ne sta immusonito, braccia conserte, e tiene lo sguardo sulla sua compagna, quasi non batte ciglio.

Ti viene da ridere. Siete ridicoli, entrambi.

Tu sei il più ridicolo di tutti.

Non sai più cosa stai pensando, non riesci a dare un ordine a ciò che ti affolla la mente.

Capisci solo che qualcosa sta cambiando dentro di te, ma hai troppa paura per ascoltare. Affrontare la realtà è troppo difficile.

Pensi ai bei discorsi di tuo padre.

Mezzosangue, sanguesporco, purosangue, magonò, babbani…

Classi sociali, potere, antichi casati…

Sì, ricordi tutto. Ogni cosa.

Eppure senti queste verità indiscutibili vacillare e ti ritrovi a vagare come un’anima in pena per i corridoi bui del castello, lasciandoti il Ballo del Ceppo alle spalle.

La musica ti ha provocato il mal di testa.

La vocetta zuccherosa di Pansy è diventata insopportabile.

Vuoi soltanto restare solo, per conto tuo.

E vorresti che Lucius Malfoy fosse vicino a te, per chiarirti le idee.

Hai paura, una paura fottuta.

Hai il terrore di poter essere attratto da lei, dalla mezzosangue.

È sbagliato, imperdonabile, e lo sai bene.

Ma adesso comprendi il perché hai così tante volte seguito i suoi passi, capisci il vero motivo della tua irritazione nei suoi confronti.

La verità, nuda e cruda, è che l’hai sempre voluta troppo.

Invece lei, imperterrita, ha sempre seguitato ad ignorarti.

E apprendere certi orrori ti fa urlare, ti fa vergognare di te stesso.

Provi schifo verso la tua persona come non ti è mai capitato prima.

I tuoi genitori non ti perdonerebbero mai.

Mai.

 

****

 

La guardi e non riesci a smettere.

A lezione, in Sala Grande, nel parco e in biblioteca, tu, incapace di smettere, la guardi.

E, anche se non vuoi, ti soffermi su particolari che prima non avresti mai notato; ti sforzi, vorresti cavarti gli occhi, ma proprio non ce la fai.

Ti piacciono i suoi capelli, sono selvaggi, indomabili e soffici alla vista. Li adori quando sono sciolti sulle spalle, quando lei li tiene legati, invece, è doloroso resistere all’impulso di raggiungerla alle spalle per toccarli, liberarli da quell’ingiusta costrizione.

Osservi incantato la sua bocca ed una morsa ti stringe lo stomaco, lasciandoti a boccheggiare come un perfetto idiota.

I suoi occhi sono marroni, assolutamente nella norma, ma vorresti davvero che ti guardassero, che fossero rivolti verso di te e per far si che questo avvenga continui ad insultarla, ad umiliarla.

Ma lei non ti dà soddisfazione, ti lancia appena un’occhiata indecifrabile e poi se ne va, lasciandoti solo come sei sempre stato.

Più gli anni passano, più la sua indifferenza nei tuoi confronti aumenta.

E la cosa ti fa impazzire.

Ti domandi perché proprio lei.

Cos’ha di speciale Hermione Granger?

Ci sono ragazze molto più belle, simpatiche e disponibili di lei ad Hogwarts.

E, soprattutto, ci sono molte adolescenti purosangue che sarebbero perfette per te.

Merlino, perfino quella stracciona di Ginny Weasley sarebbe comunque migliore di lei!

Però non ce la fai, è più forte di te.

Vuoi una mezzosangue, vuoi quella mezzosangue.

La sogni e te ne vergogni.

Sogni di lei, di lei e di te, insieme, ed è atroce, un’agonia che non ha fine, che termina appena un attimo quando ti svegli, ma poi riprende non appena arrivi in Sala Grande, dove i tuoi occhi si soffermano sul tavolo di Grifondoro e la vedi, di nuovo.

È sempre in compagnia di Potter e Weasley e mai come adesso tu senti di odiarli, detestarli e invidiarli.

Con loro Hermione sorride, parla, gioca affettuosamente. Tu non avrai mai tutto questo, lo sai bene, e ora è doloroso ammetterlo.

Ti chiedi come sarebbe parlare con lei, solo parlare come due ragazzi che si conoscono, e subito ti dai dell’imbecille e scuoti la testa, passandoti le mani sul volto stanco.

Il viso di uno che non dorme più per la paura di ricadere in sogni che in realtà sono incubi, dove lei è tua anche se è sbagliato, dove l’impossibile diventa possibile ed il giudizio di un padre dispotico e di una madre perfezionista non esiste più.

Un pomeriggio, senza neppure rendertene pienamente conto, la segui.

Il suono dei suoi passi è sempre lo stesso, lo riconosceresti tra mille.

La chioma indomita ondeggia sulle sue piccole spalle, quasi ti ipnotizza.

Non sai esattamente cosa stai facendo ma, per una volta, ti va bene così; vuoi solo guardarla, vedere cosa fa, dove si sta dirigendo.

Quando arrivate in un deserto corridoio del terzo piano siete solo voi due, ma tu non te ne accorgi in tempo.

La vedi voltarsi, gli occhi colmi di irritazione mista a sospetto e rabbia incipiente, poi ascolti la sua voce rivolgerti parole stizzite, nervose, mentre lei si muove verso di te, minacciosa.

Ti chiede cosa fai lì e tu non rispondi.

Ti domanda cosa vuoi da lei e tu, ancora, non rispondi.

Ti ordina di lasciarla in pace ed andartene, ma tu non ti muovi.

Hai quasi voglia di metterti a ridere, di prenderti gioco di questo pietoso Draco Malfoy.

Un principe che elemosina le attenzioni di una sguattera.

È talmente ridicolo che neppure riesci a crederci.

Poi comprendi la verità, cruda e cattiva.

In quel reame di nome Hogwarts è lei ad essere regina, mentre tu non sei altro che un vecchio nobile caduto in disgrazia, del quale il popolo neppure ricorda il nome.

Hermione urla, adesso. Ti spintona via, lontano da lei.

Ma non puoi dargliela vinta, è più forte di te.

E allora, senza preavviso, la baci.

Pensi che potresti anche morire, dopo, perché non c’è niente di più bello che baciare Hermione Granger ed il realizzare che probabilmente non riaccadrà mai più ti uccide.

Le sue labbra sono morbide come ti sei sempre immaginato, sono rosse, piene, vorresti morderle, succhiarle, vezzeggiarle, ma non ti è concesso farlo.

Desideri approfondire di più quel contatto, sentire cosa si prova a sprofondare nella sua bocca e percepire la sua lingua intrecciata alla tua, ma lei sfugge dalla tua presa ed il suono dello schiaffo, che si abbatte sulla tua guancia, risuona in tutto il corridoio.

Fai appena in tempo a vedere i suoi occhi spalancati dalla sorpresa ed umidi di lacrime, il rossore dell’imbarazzo imporporarle le guance ed una mano tremante sulla bocca, poi lei sparisce.

Ti oltrepassa e scappa via, senza voltarsi.

Ferita nell’orgoglio, il nervo più sensibile di ogni Grifondoro.

Non la segui, non hai intenzione di chiederle scusa, se lo merita; ha meritato quel bacio fino in fondo e che ora soffra pure, soffra quanto soffri tu.

Perché è colpa sua, tutta colpa sua.

Continui a guardarla e lei, ostinatamente, non incrocia più i tuoi occhi, neppure per rispondere a quei monotoni insulti ai quali sottoponi regolarmente lei e i suoi due prodi cavalieri senza macchia e senza paura.

Mentre Potty lo Sfregiato e la Donnola Weasley ti rispondono per le rime, Hermione guarda a terra, immobile, pallida. Non osa sollevare il viso.

Poi, la sua voce.

-Ragazzi, andiamo.-

Lei se ne va, come sempre, e i due idioti la seguono, da bravi cagnolini addestrati.

Tu guardi il Magico Trio allontanarsi e ti dici che probabilmente la mezzosangue non deve aver detto nulla ai suoi amici, altrimenti tu non saresti più in grado di stare in piedi sulle tue gambe.

Non conosci nessuno di più protettivo e territoriale di Weasley.

Ma non hai paura di Lenticchia, anzi, l’idea di una bella scazzottata, senza l’aiuto della magia, ti alletta alquanto.

Vorresti spaccargli la faccia, renderlo irriconoscibile alla vista della grassa signora Weasley.

E desideri baciare ancora quella maledetta mezzosangue, proprio non ce la fai a non pensarci. Ti senti come febbricitante, drogato, e capisci che il tuo buon senso Malfoy ti ha ormai del tutto abbandonato.

Non sai se ridere o piangere di ciò.

 

Quella sera, in Sala Grande, la guardi.

La guardi e non riesci ad odiarla; forse, proprio per questo motivo, allora odi te stesso.

Le notizie arrivate dal Ministero sono chiare, acute e fredde come lame.

Tuo padre è stato sconfitto.

Tuo padre è stato catturato.

Tuo padre è ad Azkaban.

Tu e tua madre siete soli adesso, il vostro mondo sta crollando e vedi sempre più nitidamente la strada che conduce la tua famiglia alla rovina.

Ed è anche colpa sua, della mezzosangue.

Lei siede vicino a Potter, composta, e, per una volta, i vostri occhi si incontrano.

Vorresti raggiungerla, strattonarla e scuoterla fino a farle battere i denti e poi urlarle di tutto, urlare la tua rabbia, la tua disperazione, con tutta l’aria che hai nei polmoni.

Ti senti cadere e non c’è nessuna mano a trattenerti.

La stessa Serpeverde, improvvisamente, ti tratta come un alienato, volendo mettere le distanze con il figlio di un Mangiamorte, brava nella sua ipocrisia.

E, inesorabilmente, provi odio e disprezzo verso te stesso.

Non sai neppure il perché, ma non hai affatto voglia di analizzarti per arrivare a capirne la ragione. Solo, basta.

Vorresti che finisse.

Ti ritrovi anche a maledire tuo padre, lui, maestro di grandi parole, che si sono poi rivelate solo menzogne.

I suoi forti ideali lo hanno condotto verso il suo disfacimento e da adesso, lo sai bene, toccherà a te raccogliere i cocci di ciò che ha lasciato.

Lo odi, lo detesti perché ti ha abbandonato ed hai solo quindici anni, non riesci a perdonargli il fatto di non essere stato un padre normale, un uomo come tutti gli altri, perché adesso senti di aver davvero bisogno di quella normalità de sempre abolita nella tua famiglia.

Inaspettatamente, l’eccelso cognome dei Malfoy ti sta stretto, ti soffoca, ma non puoi liberartene. Sai che sarà la tua condanna, per sempre.

Pensi a tua madre, quella creatura delicata e sbiadita, e la immagini da sola in quel maniero troppo grande e troppo buio, con la misera compagnia di pochi elfi domestici da maltrattare. Che ne sarà di lei?

Non hai il coraggio di pensarci.

Lo sguardo di Hermione è ancora su di te, ma tu non hai idea di cosa fare.

Corri, annaspi, ma la terra continua a svanire sotto i tuoi piedi, temi che presto cadrai, verrai inghiottito dal vuoto e lì rimarrai.

Ma, nonostante tutto, non riesci ad odiarla.

Non puoi odiare Hermione Granger.

Anzi, sei quasi sollevato di vederla illesa.

Sei a conoscenza che c’era anche tua zia Bellatrix nell’ufficio Misteri, non puoi che essere grato al destino per il fatto che la mezzosangue sia ancora viva.

Lo stesso non si può dire di Sirius Black.

La cosa ti dà una certa soddisfazione, non puoi negarlo.

Osservi Potter, ti bei della sua aria smarrita, stanca, distrutta; godi fino all’ultimo di quel volto spento, consumato e non provi pietà.

Ti alzi e decidi di rinunciare alla tua cena.

Avverti quegli occhi scuri seguirti, ma non ti volti.

Non vuoi guardare la Granger, non ora, ma appena ti trovi da solo in uno dei chiostri del castello, con l’aria fresca della sera sul viso, sei costretto a girarti.

Lei è davanti a te, sembra una visione.

Uno dei tuoi tanti sogni crudeli.

E non hai il tempo di dire nulla, perché Hermione corre verso di te e ti bacia.

Così, senza regole, senza permessi, senza parole.

Non la stringi a te, non lo faresti mai, vorrebbe dire arrendersi.

Finalmente, il bacio che tanto volevi, arriva.

Senti le sue mani sul tuo viso, tra i tuoi capelli biondi.

Le tue labbra si muovono, fameliche, sulle sue, mentre entrambi vi dimenticate di respirare. L’interno della sua bocca è caldo, rovente, il contatto con la sua lingua è una coltellata nelle viscere, ti fa gemere, anche se non avresti mai voluto.

Non sai il motivo di questo bacio, non lo saprai mai.

Lei si allontana da te, senza fretta, e poi svanisce tra le ombre del castello, lasciandoti da solo a chiederti se, forse, non fosse tutto stato frutto della tua immaginazione.

 

*****

 

La guardi e vorresti divorarla, farla diventare parte di te, così da non perderla mai.

Eppure, dolorosa, ti accompagna la consapevolezza del tempo che scorre e della tua fine che si avvicina, inesorabile.

La guardi, nuda, addormentata e bellissima.

Fai scorrere le dita sul suo corpo magro, ancora un poco fanciullesco, e chiudi gli occhi, abbandonandoti alla piacevole sensazione della sua pelle morbida e delicata sotto i tuoi polpastrelli.

A volte, cattivo, si insinua in te il pensiero che lei ti cerchi solo per fare un dispetto a Weasley, che le ha preferito quell’oca di Lavanda Brown.

Sì, infondo sai bene di chi è innamorata Hermione Granger, ma scacci via in fretta quel pensiero, fa troppo male pensare di poter essere solo l’oggetto di una vendetta.

Il secondo posto ti sta scomodo, vorresti essere il primo e l’unico.

Questo comportamento ha ben poco della tempra Malfoy a cui sei stato avvezzato, ma, del resto, chi sono i Malfoy, adesso?

Solo un nome. O peggio, una condanna a morte.

Ti chiedi come lei ti veda.

Forse sei solo il cosiddetto cattivo ragazzo con il quale poter trasgredire, quell’avventura sbagliata e malsana della quale poi vantarsi con le amiche.

Non lo sai, non le hai mai chiesto nulla.

Non le hai chiesto spiegazioni la prima volta che è successo e continuerai a non farlo.

Lo Sfregiato e Lenticchia non sanno niente e questo ti piace da morire, adori fare l’amore con lei, farla sospirare, gridare, aggrappare alle tue spalle e poi fingere che nulla sia accaduto, mentre passi vicino al Magico Trio e ti trattieni a stento dal ridere in faccia a Potter e Fido Weasley.

È ciò che ti serve, ciò che ti fa continuare a respirare ed andare avanti.

Senti sulle tue spalle un peso enorme, ciò che ti è stato ordinato di fare ti uccide un poco giorno dopo giorno.

Tu non sei un assassino, ma lo devi fare.

Perché tuo padre è un incapace che si è fatto catturare.

Perché tua madre è troppo debole per difendersi.

Il testimone è passato a te, brucia tra le tue mani e la notte non dormi, rigirandoti tra le lenzuola in cerca di un sonno che non arriva, ritrovandoti a piangere sotto lo sguardo impotente del miserevole fantasma di una ragazzina.

Un fantasma, forse ciò che un giorno diventerai anche tu.

E poi, quando ormai senti di raggiungere il fondo, arriva lei, la mezzosangue.

Non parlate quasi mai, lasciando che siano i vostri corpi a farlo.

Forse, se vi lasciaste prendere dalle parole, vi separereste.

Siete troppo diversi, avete dei modi di pensare totalmente opposti, lo sai bene.

Però, con lei tra le braccia, respiri. Trai ossigeno direttamente dalla sua bocca, ne hai un bisogno disperato e ne hai quasi paura.

Le vostre strade non si incroceranno mai, ma non vuoi pensarci, non sei mai stato un fanatico del “per sempre”, preferisci decisamente “l’adesso”.

Hermione è tutto ciò che hai sempre desiderato, non ti vergogni più ad ammetterlo, e non puoi non ritenerti soddisfatto per la breve piega che il destino ha dato alle vostre vite.

Non sarà mai tua e tu lo sai.

Provi un dolore acuto quando ci pensi, ma poi preferisci ignorare tutto e andare avanti.

Il tuo sesto anno ad Hogwarts, senza di lei, sarebbe stato l’Inferno.

Stai commettendo un errore dopo l’altro, di questo passo Silente, il beneamato preside della scuola da te tanto disprezzato, non cesserà mai di vivere.

Ma non ci riesci, continui a dirti che è ancora troppo presto, che c’è ancora tempo.

Ancora tempo per aggrapparsi alla tua vita ormai agli sgoccioli, prima di essere rovinata. Ancora tempo per perdersi negli occhi di Hermione, morire in lei, addormentarsi esausto tra le sue esili braccia.

La verità è che sei capacissimo di uccidere, tuo padre ti ha insegnato come fare, ma non vuoi, non ambisci a porre fine all’esistenza di qualcuno.

E non desideri vedere quegli occhi scuri, di dolce cioccolato, velarsi di dolore, di delusione, di odio nei tuoi confronti.

Farebbe troppo male, non lo sopporteresti.

Quindi rimandi, aspetti un altro giorno, ma sai che non potrai scappare a lungo.

La guardi, la vedi svegliarsi.

Il sole è quasi del tutto calato e la Stanza delle Necessità è in penombra, ma, anche se non riesci a scorgere ogni minimo dettaglio di lei, puoi immaginarlo.

La conosci a memoria, hai mandato a mente ogni piccolezza di lei.

Il piccolo neo vicino al seno, la sottile cicatrice sul suo ginocchio.

Ripensi a quando eri un mocciosetto di undici anni, a quando provavi solo disprezzo verso quella creatura meravigliosa ed i tuoi occhi si scuriscono, riempiendosi di rimpianto. Avresti potuto cambiare, scegliere un’altra strada.

Adesso è troppo tardi.

E non hai il coraggio di dire ad Hermione ciò che farai, che sarai costretto a fare, hai troppa paura di perderla, di non poter più trascorrere con lei gli ultimi giorni che ti rimangono. Ti convinci che va bene così, che ti accontenterai.

Lei ti osserva, ancora un poco assonnata.

-Draco.- mormora, sollevando appena una mano per accarezzarti il viso, mentre tu ti bei della sua voce che pronuncia il tuo nome. –Draco, stai piangendo.-

Le restituisci uno sguardo perplesso e scuoti il capo. –No, non è vero.- le dici, con un’alzata di spalle. –Vedi forse delle lacrime?-

Hermione non dice nulla, resta in silenzio e ti guarda.

Cominci a sospettare che, in fondo, lei abbia capito più di quanto immagini, ma non ne vuoi parlare, non ci riesci, non puoi.

Anneghi di nuovo nel suo corpo, mentre lei ti stringe a sé, silenziosa, solo qualche gemito che esce dalle sue labbra rosse e tumide per i baci precedenti.

E tu ti imponi di non pensare più a niente.

Solo a lei.

Solo a voi due.

Ancora una volta.

Ancora una notte.

 

******

 

 

La guardi e capisci che è finita.

Forse, non è neppure mai iniziata tra di voi.

La osservi, lì, nel tuo salotto, a villa Malfoy. Ed è bizzarro vederla nella tua casa.

Lo hai immaginato, alcune volte, ma non hai mai pensato che sarebbe accaduto.

Non così.

No, non così.

I tuoi occhi si soffermano sui suoi vestiti strappati e logori, poi sulle ferite più o meno profonde che intaccano la sua pelle chiara, la stessa pelle che un tempo tu hai riempito di baci e morsi.

Hermione Granger non è più la stessa, adesso.

Il suo sguardo si è fatto più cupo, più distante, mentre l’espressione del suo viso si è indurita, gettando via il ricordo della ragazzina spensierata ed un poco saccente che era stata. È stanca, Hermione; il suo volto è sciupato dalla carenza di sonno, dalle difficoltà che ha dovuto affrontare e dalla mancanza di un pasto adeguato.

Harry Potter e Ron Weasley sono nelle sue medesime condizioni.

Ti sei sentito morire nel momento in cui Greyback si è presentato nella tua sala, trascinando i suoi prigionieri. Subito, sei stato tu a venire interrogato.

Deglutendo e cercando di importi una parvenza di calma, hai mormorato risposte incerte, prive di significato, che non hanno fatto altro che contribuire all’accrescersi dell’euforia di tuo padre.

-Allora, Draco. È lui? È Harry Potter?-

-Io non… io non sono sicuro.-

-Guarda, Draco, non è quella la Granger?-

E avresti davvero voluto morire dopo quella domanda, avresti desiderato mentire, negare, ma gli occhi grigi di Lucius Malfoy, il tuo rinnovato incubo, erano su di te.

-Io… forse… sì.-

Mai come allora ti sei sentito un codardo, un inetto. E non hai avuto il coraggio di guardarla negli occhi, mentre la consapevolezza di non essere mai stato all’altezza di lei, di Potter, di Weasley si impadroniva di te, lasciandoti vuoto, senza forze.

E adesso è rimasta solo lei nel salotto, i suoi compagni sono stati portati nel sotterraneo, recalcitranti, in ansia per la propria amica.

Le urla di Weasley risuonano ancora nelle tue orecchie.

-No! Prendete me, tenete me!-

Ti vergogni di non essere abbastanza uomo per pronunciare le stesse parole e, allo stesso tempo, finalmente, comprendi il perché Hermione e quello straccione dai capelli rossi siano destinati a stare insieme, si meritino.

Posi lo sguardo su di lei e ti accorgi che non ti sta guardando, non lo ha mai fatto fin dal momento che è entrata in casa tua.

Ti domandi cosa possa pensare di te, adesso.

Sono successe troppe, veramente troppe cose.

La morte di Silente, la sua fuga con Piton, poi l’ascesa del Signore Oscuro.

Forse ti odia e non puoi biasimarla.

Ha fatto l’amore con un assassino, con uno sporco Mangiamorte, troppo stanco per decidere di ribellarsi ed intraprendere la strada giusta.

Lei, regina dei Grifoni, non può che provare disgusto verso di te.

Sì, forse è questo ciò che Hermione prova adesso.

Vorresti parlarle, spiegarle, anche se le cose da dire forse sono inutili, insufficienti.

Vorresti dirle della minaccia di Voldemort di uccidere i tuoi genitori, la tua famiglia, ad un tuo primo rifiuto di collaborare.

Vorresti raccontarle della tua miserevole vita passata nelle menzogne, in ideali seguiti perché incitato dal proprio padre, un padre che un tempo adoravi; bugie, solo bugie, che si sono poi rivelate insidiose come un veleno insapore, che butti giù credendolo acqua e che poco dopo ti uccide tra atroci tormenti.

Vorresti dirle che sei stanco, terribilmente stanco di tutto. Il tuo mondo ti è crollato addosso e, nonostante siano rimaste solo macerie, la distruzione continua, inarrestabile. E vorresti scappare, ma non puoi.

Non sei abbastanza forte, non sei lei.

Forse, se tu fossi stato cresciuto in un altro modo, sarebbe diverso.

Saresti diverso.

Ma è questo ciò che la tua vita ha deciso per te e tu non puoi voltare le spalle alla tua famiglia, a tua madre, quasi impazzita di dolore dopo la cattura di suo marito.

Ti hanno costretto a giocare dalla parte opposta della scacchiera, prendendo in ostaggio vite che hanno rovinato la tua, ma che continuano ad essere importanti per te, che sei solo un ragazzo.

Un ragazzo che non è mai riuscito a crescere.

E allora comprendi di averla perduta davvero, senza false speranze, senza dubbi.

Lo leggi nei suoi occhi, che ora ti guardano.

Hermione non ti odia, non ti giudica. Forse, appena, appena, riesce a capire.

Impercettibilmente, ti sorride.

Ora sai.

L’anno precedente, ogni volta che si è abbandonata a te, lo ha fatto per starti vicino, per darti quel calore e quell’amore che tu non hai mai ricevuto e di cui avevi un disperato bisogno.

Ha cercato di curare le tue ferite come ha potuto, tentando di tenere il più possibile al sicuro il tuo cuore, impedendo che questo diventasse pietra.

Ruvido, privo di sentimenti, come quello di tuo padre.

Magari ha anche provato qualcosa per te, questo non potrai mai saperlo.

Adesso è tutto finito, non ti resta che continuare a recitare la tua parte, mentre lei seguita ad essere la fiera ed orgogliosa Hermione Granger.

Vedi la follia negli occhi di tua zia Bellatrix, mentre alza la bacchetta magica e l’aria intorno a lei si arricchisce di magia, pura forza naturale, prima che l’incantesimo venga pronunciato. Prima che l’interrogatorio inizi.

E tu sai già quale parola uscirà da quella bocca. Lo sai e non puoi accettarlo.

La rabbia si impadronisce di te, mista a odio, e stringi forte la tua bacchetta, facendo inconsapevolmente un passo avanti, verso Bellatrix Lestrange.

Ma gli occhi di Hermione ti bloccano.

Ti dicono qualcosa, leggi in essi determinazione mista a quel coraggio che lei ha sempre dimostrato. Lei scuote piano la testa, continuando a guardarti.

Non vuole che tu ti muova, non vuole che tu intervenga.

È un attimo, solo un attimo.

Poi, impotente, non ti resta che ascoltare le sue urla.

 

 

*******

 

 

La guardi e, anche se sei sicuro dell’amore che provi per tua moglie, non puoi negare a te stesso che non potrai mai dimenticarla.

Hermione, la saccente mezzosangue, la regina indiscussa del Grifondoro, resterà sempre lì, nella tua mente, incisa nella tua memoria.

Ricordi dell’ultima immagine che hai di lei da ragazza; la rivedi raggiante dopo la fine della guerra, mentre abbraccia Harry Potter, stringendolo forte a sé.

Rivedi le lacrime di gioia scorrere sulle sue guance, portare via la stanchezza e il dolore che per troppo tempo sono rimasti sul suo viso.

La vedi poi stretta tra le braccia di Weasley, al sicuro, protetta. A casa.

Sono passati diversi anni da allora e tu, nonostante tutto, continui a guardarla.

Hermione Granger in Weasley non è poi molto diversa dalla fiera Grifondoro che hai conosciuto. Le sue forme si sono un po’ ammorbidite, i capelli sono più corti e ordinati.

Sai che adesso lavora al Dipartimento della Regolazione della Legge Magica, ma tu non passi mai da quelle parti, quando sei al Ministero.

C’è confusione al binario nove e tre quarti, questa mattina, o forse sei tu a non esserci più abituato. Ascolti il vociare dei genitori e dei figli, gli stridii dei gufi e gli sbuffi provenienti dal treno scarlatto in attesa di partire.

In un certo senso, provi un po’ di nostalgia.

La grande famiglia felice è proprio davanti a te e non riesci a trattenere un ghigno divertito, proprio non ce la fai.

Alla fine il gruppetto ha trovato il modo per passare la vita insieme, molto alla “finché morte non ci separi”. La mezzosangue ha sposato Weasley e Potter si è fatto incastrare dalla sorellina di Lenticchia.

Sì, decisamente sono proprio una grande famiglia felice.

Forse è un po’ banale, ma è molto nel loro stile, devi riconoscerglielo.

Osservi quel gruppetto di bambini che li circonda, riconosci subito i figli di Hermione.

La bambina le assomiglia molto, ha la sua stessa postura impettita.

Sembra lei ad undici anni, ma, allo stesso tempo, è completamente diversa.

I suoi capelli sono dello stesso color castano, ma sono lisci e lunghi.

Gli occhi hanno lo stesso taglio, ma sono di un limpido celeste.

Ti dici che è giusto così.

Infondo, anche Scorpius non è identico a te. E aggiungi, per fortuna!

Tuo figlio ha i tuoi stessi capelli biondo chiaro, tratto che subito lo colloca nella famiglia Malfoy, ma i suoi occhi sono azzurri, come quelli di Asteria.

No, non ci saranno un nuovo Draco Malfoy ed una nuova Hermione Granger tra quelle vecchie mura, tutto sarà diverso, migliore rispetto ad un tempo.

È per questo che hai deciso di iscrivere Scorpius ad Hogwarts, invece che a Durmstrang. Vuoi che lui abbia una possibilità, quella che tu non hai mai avuto.

Vuoi vederlo crescere senza costrizioni, libero di scegliere la propria strada, qualunque essa sia. Gli starai vicino, qualunque cosa accada.

Tu non sei Lucius, non sei diventato come lui e, per questo, devi anche ringraziare lei, la mezzosangue che tanto detestavi e che, invece, ti ha insegnato più cose di quanto potessi immaginare.

Ora comprendi davvero l’importanza di tutto quello che ha fatto per te.

Ti ha impedito di sprofondare, ha evitato che diventassi un assassino, ti ha insegnato ad andare oltre gli stupidi pregiudizi dettati dalla purezza del sangue e, anche se non lo ammetteresti mai, ha aperto il tuo cuore.

Forse la stai mettendo un po’ troppo su un piedistallo, chi lo sa; ti chiedi se la Donnola si rende davvero conto della meravigliosa donna che ha al suo fianco.

Scuoti il capo.

Decisamente, quello è troppo imbecille per arrivare a comprendere certe cose.

La voce di tua moglie e di tuo figlio ti distraggono dai tuoi pensieri.

-Scorpius, devi promettermelo! Prometti che scriverai tutti i giorni!- dice Asteria, intenta ad aggiustare il colletto già perfetto della camicia del bambino.

Il piccolo diavoletto biondo sbuffa infastidito, alzando gli occhi al cielo.

-Mamma, per favore! Non sono più un bambino, va bene?-

No, decisamente tuo figlio non ti assomiglia.

Tu non ti saresti mai permesso di rispondere così a Narcissa, te ne saresti rimasto fermo e silenzioso, annuendo ad ogni parola, come un bravo ometto.

-Sei proprio un bimbo impossibile! Mi chiedo da chi hai preso!- borbotta Asteria, spazientita, mentre si sistema una ciocca di capelli castano chiaro dietro l’orecchio.

Sfoderando il tuo vecchio ghigno, decidi di intervenire.

-Il gene dell’aggressività risiede nella tua famiglia, mia cara. Non nella mia.-

Tua moglie ti fulmina con uno sguardo che farebbe impallidire anche l’ormai defunto Lord Voldemort. I Greengrass, famiglia di teste calde.

-Appunto.- commenti, divertito.

Scorpius vi osserva per un po’, poi scoppia a ridere.

E la sua risata, per te, è il suono più bello del mondo.

Ti fa pensare che, dopo tanti errori, almeno una piccola cosa giusta sei riuscito a farla.

Chini le ginocchia, portandoti alla stessa altezza del bambino.

-Tua madre sentirà molto la tua mancanza, lo sai.-

Lo vedi arrossire un poco sulle guance, poi uscirsene con quell’espressione schifata, questa volta tipicamente Malfoy.

È buffo e vorresti ridere anche tu, ma ti trattieni dal farlo.

-Scorpius.- lo richiami, severo.

-Va bene, va bene.- bofonchia lui, assomigliando in modo impressionante a sua madre e, soprattutto, a sua zia Daphne. –Le scriverò, ok?-

-Bravo il mio biondino!- esclama Asteria, deliziata, mentre già parte decisa per dare un bel bacio al tornado biondo in questione, che, veloce come un fulmine, schiva l’attacco, incendiando con gli occhi la madre.

-Eh, no! Questo no!- sbotta, oltraggiato. –Mà, pà, ci vediamo a Natale! Io vado!- vocia, allegro, mentre corre verso il treno e sparisce dentro ad un vagone, confondendosi tra gli altri giovani maghi.

È impressionante come Scorpius non sia per nulla impressionato dal suo primo anno ad Hogwarts, nei suoi pochi undici anni di vita ha sempre affrontato tutto ciò che gli si è parato davanti con una certa sicurezza di sé, mista a strafottenza.

È davvero molto diverso da te.

Te ne rallegri, anche se mentalmente ti rassegni al fatto che riceverai innumerevoli lettere sulla pessima condotta di tuo figlio dalla preside McGranitt.

-Mà? Pà?- riecheggia Asteria, preoccupata. –Per Merlino, Draco! Quel ragazzino porterà alla rovina i nostri due casati!-

Sorridi, stringendoti nelle spalle.

-Il mio è già in rovina da un pezzo, Asteria. Preoccupati del tuo.- le dici, prendendoti gioco di lei, già sapendo come reagirà.

Di fatti, la donna si scalda subito, rifilandoti un piccolo pugno sul braccio.

-Sempre il solito cafone egoista, Malfoy.- mugugna, mentre incrocia le braccia sotto al seno e ti scruta, offesa.

Adori il suo carattere combattivo, come adori il fatto che esso sia passato a Scorpius.

Asteria ha fatto molto per te e la ami, la ami più di chiunque altro.

Lei si è innamorata di te, senza curarsi del fatto che tu fossi ormai il componente di una famiglia in declino, e ti ha fatto innamorare con la sua spontaneità, con il suo essere ora dolce ora agguerrita. Mai fragile, mai debole.

La baci e la senti sorridere.

Pensi che, dopo tutto, adesso che Scorpius non è più tra i piedi, voi due avrete più tempo per dedicarvi a certe attività coniugali che quel piccolo guastafeste riusciva sempre ad interrompere, con le sue entrate in scena indesiderate.

Glielo dici e Asteria ride.

Non sembrate affatto dei coniugi Malfoy, siete completamente diversi da Lucius e Narcissa. Questa consapevolezza ti fa sentire bene.

È ora di tornare a casa, il treno è ormai partito.

E tu, per l’ultima volta, la guardi.

Guardi Hermione.

Lei è ancora ferma sotto al cartello del binario, parla con Potter e ride.

È serena, ti fa piacere constatarlo.

Due bambini, entrambi con i capelli rossi, giocano a rincorrersi facendo venire il mal di testa alla povera Donnola, che cerca di togliersi dalla loro traiettoria.

Devono essere la figlia di Potter e il marmocchio di Weasley.

I tuoi occhi grigi, ora non più troppo freddi, si soffermano sulla mezzosangue.

Il tuo volto severo si addolcisce. Ora, a distanza di anni, sai di essere stato perdutamente innamorato di lei; un amore di quelli sbagliati, certo, ma che rimangono.

Ti chiedi se anche lei ti abbia amato, un tempo.

Poi, improvvisamente, capisci che quella risposta non ti interessa più.

Non lo saprai mai e va bene così.

Le vostre strade sono sempre state divise ed è stato giusto in questo modo.

Chissà, forse quelle dei vostri figli, invece, si incroceranno, mettendo fine ad anni di ripicche, guerre ed insulti. Non sarebbe poi tanto negativo, anche se non riesci proprio ad immaginarti un Weasley, un Potter ed un Malfoy amici.

La guardi e, con tua sorpresa, anche lei ti guarda adesso.

Ti sorride, un sorriso che si estende fino agli occhi, e ti fa un lieve cenno della mano.

È felice, Hermione.

E vorresti dirle che sei felice anche tu e che, in parte, è merito suo.

Ma sei un dannato Malfoy e certe carinerie non puoi proprio permettertele, alcune abitudini sono dure a morire. Perciò, invece di avvicinarti, contraccambi con un veloce cenno di saluto, chini il capo in direzione dello Sfregiato e di Lenticchia, che ricambiano, e poi ti volti, andandotene via.

Asteria cammina leggera al tuo fianco, meravigliosa nel suo abito cremisi.

Adesso, dopo tanti anni, ti senti finalmente libero.

 

 

 

 

 

 

Note dell’autore

 

E anche questa è finita! Non ho davvero idea da dove mi sia uscita fuori ma, beh, eccola qui, bella o brutta che sia.

Cosa dire? Non è stata esattamente una Draco/Hermione, visto che alla fine ho rispettato le coppie che troviamo all’epilogo, però era quello che volevo.

Desideravo intrecciare la vita di Draco Malfoy e di Hermione Granger ad ogni costo, nonostante nella Saga la Rowling li abbia sempre descritti separati.

Io ho fatto delle piccole digressioni e ho realizzato quello che desideravo, una piccola parentesi nella vita di questi due dove, contro tutto e tutti, stanno insieme.

Non è durata, perché non poteva durare.

Ho voluto rispettare la storia e ho cercato di rendere i personaggi più IC che potevo, inoltre volevo davvero un finale del genere, un finale dove si vede un Draco cambiato e si capisce come è cambiato.

È stato davvero innamorato di Hermione, da ragazzo, ma ora, da uomo, ama Asteria, quindi non c’è il rischio di ripensamenti o altro! XD Diciamo che vede la Granger come tutti noi vediamo il primo amore, quello che, anche quando lo ricordi dopo anni, ti stringe lo stomaco. Ecco, quello.

E Hermione ha amato Draco? A voi la risposta.

Resta comunque il fatto che alla fine ha scelto Ron.

*me batte la testa al muro, perché, sul serio, la Ron/Hermione è la coppia che detesto di più in assoluto*

Detto questo, chiudo questa piccola deviazione e torno dai miei Malandrini, che mi aspettano tamburellando le dita e battendo il piede a terra.

È stato bello scrivere su Draco ed Hermione, la mia ship del cuore, ma non credo lo farò più. La verità è che questa coppia è stata talmente studiata e ristudiata che, dopo autrici come la sopraccitata Savannah, a me resta ben poco da aggiungere.

Quindi mi fermo qui.

Ma, un giorno, mi piacerebbe scrivere di Scorpius, il primo Malfoy che, a mio parere, si staccherà un bel po’ dallo stile di vita dei suoi predecessori.

Il mio, come avete visto, non promette nulla di buono! :D

Un abbraccio ed un grazie per aver letto questo sproloquio!

 

 

 

Lady Tsepesh

 

 

 

 

 

 

  
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