Una
one-shot semplice, senza
pretese, scritta soprattutto per distrarmi un po’ dalla long
fic sui
Malandrini. Un piccolo omaggio ad una delle coppie che più
amo, la Dramione.
Mi sento decisamente una principiante su questo campo, infinitamente
piccola
rispetto a Savannah, la dea indiscussa delle Draco/Hermione, ma ho
voluto dare
il mio contributo.
La
dedico a tutte coloro che
hanno amato questa coppia e che continuano ad amarla, nonostante
l’epilogo più
che scontato del settimo libro.
La
guardi, e…
La
guardi e provi disgusto, ribrezzo quasi.
Tu,
ragazzino undicenne, sai bene come è giusto considerare
quelli come lei.
Mezzosangue,
sangue sporco, feccia.
Tuo
padre ti ha illustrato i vecchi alberi genealogici da sempre,
mostrandoti con
orgoglio quanto il tuo sangue fosse prezioso, tu, che discendi da due
dei più
nobili casati magici inglesi, i Malfoy ed i Black.
Tu,
che sei la comunione tra queste due potenti famiglie.
Tu,
che sei l’ultimo rimasto.
Tu,
che sei prezioso come l’oro e anche di più.
I
tuoi genitori ti hanno insegnato che solo i maghi come te sono degni di
imparare la magia, mentre tutti gli altri vanno considerati alla
stregua di
ladri, usurpatori.
Principi
che siedono su falsi troni, che indossano corone fasulle.
Hermione
Granger non dovrebbe essere ad Hogwarts, non dovrebbe partecipare alle
stesse
lezioni che frequenti tu, non dovrebbe avere il diritto di alzare la
mano con
quell’espressione saccente e, soprattutto, non dovrebbe
permettersi di sapere
più di te.
Eppure
nessuno vi fa caso.
Gli
insegnanti sono orgogliosi di lei, il famoso Harry Potter è
diventato suo
amico, quando invece ha rifiutato di stringere la mano a te.
Tutti
la cercano, tutti la vogliono.
È
soltanto una bambina di undici anni, ma si atteggia già a
adulta e tutti
pendono dalle sue labbra, mentre lei parla con quella sua vocetta
antipatica,
un poco presuntuosa, che tu tanto non sopporti.
E
non capisci.
Non
capisci come sia possibile una tale stramberia.
Da
quando i purosangue valgono meno dei mezzosangue?
Tuo
padre ti ha insegnato altro, tuo padre ti ha vietato di stringere
amicizia con
i cosiddetti “falsi maghi”, tuo padre ti ha
avvezzato a non provare rispetto
per loro.
Là,
a villa Malfoy, vieni considerato un principe. Un tesoro inestimabile.
Puoi
avere tutto quello che vuoi, tutto ti è dovuto per il
semplice fatto che sei
nato.
A
Hogwarts vali meno di niente.
Non
sei nessuno. Solo uno studente di Serpeverde.
Non
te ne capaciti, a stento riesci a sopportarlo e vorresti tornare a
casa,
andartene via da quel covo di filobabbani – così
li chiama tuo padre – che
sembrano adorare i Mezzosangue e che vivano unicamente per idolatrare
Sua
Eccellenza San Potter.
E’
frustrante.
Vorresti
andare a Durmstrang, ma tua madre non ha voluto.
Allora
stringi i denti e resti prigioniero in quelle scomode mura, inviando
lettere a
casa da dove si evince solo la tua amarezza e trascinandoti per quei
corridoi
tanto odiati con quella parvenza di amici che sono Vincent Tiger e
Gregory
Goyle.
Di
tanto in tanto, più volte di quanto vorresti, incroci Potter
e combriccola.
C’è
la Granger.
E
proprio non ce la fai ad essere almeno tollerante.
I
tuoi occhi grigi si incendiano di pura rabbia e risentimento, la
attacchi,
servendoti della tua lingua spietata e velenosa per insultarla, per
ricordarle
la nullità che è rispetto a te, per farle del
male.
Weasley
e Potter si infuriano subito, ti offendono senza mostrarti il rispetto
che
meriti, ma lei, lei resta in silenzio.
Hermione
Granger non dice. Non parla.
I
suoi occhi si velano di un po’ di amarezza, ma tira avanti,
senza darti la
soddisfazione delle sue lacrime.
E
tu provi ancora più rabbia di prima, ti ritrovi al medesimo
punto di partenza
di un labirinto di cui non conosci l’uscita, hai solo le
parole dei tuoi
genitori a guidarti.
Perché
tuo padre non può sbagliare.
Tuo
padre ha ragione. Sempre.
La
vedi entrare trionfante in Sala Grande alla destra
dell’odiato Harry Potter,
dopo la loro avventura nei sotterranei, avventura della quale tutti
sanno.
Anche tu.
Non
riesci a provare ammirazione per lei, né per i suoi due
compagni.
Il
palese orgoglio negli occhi di Silente ti disgusta, il chiacchiericcio
eccitato
degli studenti ti fa pentire del fatto di possedere due orecchie.
Vorresti che
quella farsa terminasse il prima possibile e non ti arrabbi neppure
più di
tanto, quando apprendi che Grifondoro, guarda caso, ha vinto la coppa
delle
Case.
Non
sai perché, ma i tuoi occhi si puntano sulla Mezzosangue.
C’è
gran festa tra i rossi oro e lei a stento riesce a frenare
l’entusiasmo.
Sorride,
i suoi occhi sono luminosi e parla, non riesce a smettere di parlare.
Vorresti
suggerirle con cattiveria di tenere la bocca chiusa, visto che sta
mettendo
decisamente un po’ troppo in mostra le sue zanne sporgenti
terribilmente di
cattivo gusto, ma sai che dopo, probabilmente, l’intera Sala
Grande ti
aggredirebbe, dandoti dell’eretico o simile.
E
allora ti consoli, pensando che presto sarai di nuovo a casa, dove per
qualche
mese potrai tornare ad essere il bambino speciale che sei, viziato,
adorato,
considerato.
La
osservi ancora e non sai neppure perché.
Non
capisci cosa ci trovino tutti in lei e, francamente, non vuoi neppure
saperlo.
*
La
guardi e non sai bene cosa pensare.
Sei
voluto andare in infermeria di proposito, per vederlo con i tuoi stessi
occhi.
E
adesso lei è lì, distesa su quel lettino anonimo,
ferma in un’immobilità che è
quasi inquietante e che ti mette una strana agitazione dentro.
È
buffa Hermione Granger, sembra una statua mal scolpita con quella posa
ridicola
e gli occhi spalancati, immortalati in quell’espressione di
sorpresa.
Ti
avvicini un po’ di più, sicuro che non sarai mai
disturbato visto l’ora tarda.
Vorresti
quasi metterti a ridere.
In
fondo, tu lo avevi detto.
L’avevi
avvertita.
La
prossima volta tocca a
voi, mezzosangue!
L’hai
osservata muoversi per il castello con la sua solita sicurezza, sguardo
sollevato e modi da imperatrice, e non hai fatto altro che sperare che
accadesse a lei.
Una
volta tanto, finalmente, il destino ha voluto dar ragione a te.
Ti
domandi se sei soddisfatto adesso e non sai esattamente cosa
risponderti.
La
zannuta è stata sconfitta, giace ai tuoi piedi.
Tu
sei un purosangue, non rischi nulla.
Lei,
oh lei invece è stata punita! Ha avuto ciò che
meritava!
Non
dovrebbe esserci nulla di più appagante per te, eppure,
stranamente, non provi
nulla. La soddisfazione è minima, l’euforia che
hai avvertito alla notizia
della mezzosangue in infermeria è già svanita,
evaporata.
E
adesso ti trovi ad osservare un corpicino immobile, senza vita, che
è la
grottesca parodia di quella ragazzina che tanto odi.
Non
senti niente, vorresti che lei tornasse come era prima per poterla
insultare di
nuovo e vedere i suoi fieri occhi scuri accendersi di fastidio.
Non
c’è soddisfazione ad infierire su un nemico
già sconfitto.
Vorresti
ricordarle che è una sudicia mezzosangue, vorresti prenderti
gioco di lei
richiamandole alla memoria la spiacevole quanto giusta situazione in
cui si
trova adesso, vorresti, semplicemente, che si svegliasse.
Non
sei abituato a vedere Hermione Granger così immobile. Non
è da lei.
Vorresti
urlarle contro, picchiarla.
Ti
piacerebbe dirle che lei, con la sua fastidiosa presenza, ha stravolto
tutte le
tue certezze, ha messo in discussione gli insegnamenti di tuo padre.
Eppure,
non fai niente.
La
guardi. Solo, la guardi.
Noti
dei fiori in un piccolo vaso, dolci ammucchiati su una sedia.
I
suoi amici devono essere venuti a farle visita.
Potter
e Weasley di sicuro.
Infastidito,
apprendi che, molto probabilmente, la mezzosangue ha più
amici di te.
I
tuoi occhi grigi si assottigliano, sbuffi con stizza senza neppure
accorgertene.
Fiori,
dolci, una mano che tiene la tua…
Ti
chiedi se quelli che si dichiarano tuoi amici farebbero lo stesso per
te.
Non
ne sei troppo sicuro e, per una volta, ora che sei solo, ammetti che la
cosa
non ti piace poi molto. Ti delude.
A
quanto pare, la Granger è migliore di te anche in questo.
E
non sai perché lo fai, ma impugni la bacchetta, pronunci
l’incantesimo – incendio
– e rimani ad osservare quei
miseri fiori bruciare silenziosamente.
Sai
bene che la mattina dopo i dannati Grifondoro ne porteranno di nuovi,
ma non ti
interessa, ora come ora ti basta rovinare quel simbolo di amicizia.
Perché
ciò che non hai o non puoi avere, lo distruggi.
Poi
ti riscuoti, ti dici che sei un purosangue, non un sangue sporco,
quindi non
hai motivo di immaginarti su quel letto, al posto della Granger.
Tu
non rischi di finire in quelle condizioni.
Tu
ti trovi troppo in alto per essere toccato.
La
guardi ancora una volta e, allora, ecco che spunta il consueto ghigno
sul tuo
viso.
Te lo
sei meritato,
mezzosangue zannuta!
Lei,
che ha osato tenerti testa.
Lei,
che ha macchiato la tua gioia di essere entrato nella squadra di
Serpeverde,
accusando i tuoi compagni di essere dei venduti.
Tu
non ti sei comprato l’ammissione in squadra, ma lei ha ardito
insinuarlo.
Si
è presa gioco di te.
Si
prende sempre gioco di te.
Lei,
che non risponde mai alle tue offese, atteggiandosi a superiore.
Ma
adesso sei tu a ridere, sei tu il superiore.
O,
almeno, credi di esserlo.
**
La
guardi e la rabbia ti divora.
Lei
si è permessa di puntarti la bacchetta addosso, lei ti ha
colpito con tutta la
sua forza, mentre Potty e Lenticchia ridevano alle sue spalle.
Lei
ti ha chiamato scarafaggio.
Tu,
uno scarafaggio.
La
furia è talmente grande che non riesci quasi più
a sentire il tuo corpo.
La
vedi andare via, ferma nella sua fierezza, nella sua alterigia, e
l’unica cosa
che vorresti fare è serrare le mani intorno a quel collo
sottile e stringere,
stringere fino a toglierle il respiro.
Non
la sopporti, non riesci a tollerare neppure un po’ la sua
presenza.
Giuri
a te stesso che quel dannato ippogrifo al quale lei sembra tenere tanto
morirà,
a costo di far corrompere i giudici da tuo padre.
Tu
puoi farlo.
Tu
poi fare tutto quello che vuoi.
La
odi.
Semplicemente,
la odi.
Odi
la sua voce petulante, sicura, a volte un po’ autoritaria.
Odi
i suoi passi decisi sul marmo dei ricchi pavimenti.
Odi
la sua mano sempre alzata a lezione.
Odi
il suo sapere costantemente tutto.
Odi
il suo aspetto anonimo, amorfo.
Ti
diverti con i tuoi compagni a prenderti gioco di lei, proclamando
sicuro che
nessun ragazzo sano di mente potrebbe mai considerare di una semplice
occhiata
quel caso umano, che è la mezzosangue zannuta.
A
chi potrebbero mai piacere quei capelli scuri, lunghi e cespugliosi?
Chi
mai potrebbe perdersi in quegli occhi grandi e marroni, color
cioccolato?
Chi
potrebbe mai provare desiderio per quel corpo insulso, dalle forme
appena accennate?
E
le zanne! Chi vorrebbe mai baciarla?
E
intanto, mentre ti prendi gioco di lei, senza rendertene conto, la
guardi.
Pansy
ride sguaiata e gli altri la seguono.
Ridi
anche tu, sentendoti soddisfatto.
Niente
ti fa sentire meglio dell’insultare la Granger.
Prendi
il volto della Parkinson senza premura e la baci, mentre un coro di
risatine e
mormorii divertiti accompagna la vostra unione di bocche.
Non
senti niente.
Quel
bacio è insapore.
Ma
è normale per te, sei cresciuto cullato da tiepidi
sentimenti, hai imparato a
provare poche e sporadiche emozioni.
Nella
tua famiglia poi, affetto e amore sono pressoché vietati.
I
Malfoy si uniscono per soldi e discendenza, non per un qualche
sentimento.
Pensi
che probabilmente per la mezzosangue non è così.
Lei
non ha un sangue puro da conservare e non possiede neppure abbastanza
denaro
per preoccuparsi dell’importanza di un partito migliore di un
altro.
Probabilmente
un giorno sposerà Potter, ti dici.
Oppure
diventerà la moglie stracciona di Weasley che, guarda caso,
le muore
palesemente dietro, dimostrando appunto di essere il sempliciotto che
è.
Solo
a lui potrebbe piacere quella creatura inguardabile.
Eppure,
nonostante tutto, la guardi.
La
vedi trionfare di nuovo, quando si diffonde per il castello la notizia
che il
dannato ippogrifo è riuscito a fuggire, ed è
difficile per te accettare che lei
abbia vinto ancora.
Rabbia,
la Granger ti suscita solo una gran rabbia.
Vorresti
vederla soffrire.
La
uccideresti se ne fossi in grado.
E
non riesci neppure a capire il perché di questo tuo
accanimento, ma non puoi
farci niente.
Ne
parli, ne parli in continuazione, anche solo per offenderla.
Non
c’è giorno in cui il nome di Hermione Granger non
esce dalle tue labbra.
Ma
lei ti lancia appena un’occhiata, poi con
un’altezzosa alzata di spalle tira
dritto, continuando ad ignorarti come ha sempre fatto.
E,
forse, è proprio questo che ti fa arrabbiare.
***
La
guardi e vorresti non farlo.
Desideri
con tutto te stesso distogliere lo sguardo, ma non ci riesci.
E
allora, dentro di te, cominci a ripeterti che quella ragazza non
può essere
lei.
Continui
ad osservare incantato quella figura femminile stretta al braccio di
Vicktor
Krum e non puoi negare a te stesso la verità.
È
bella, terribilmente bella.
La
ammiri danzare in quell’abito azzurro, fresco come acqua ed
impalpabile come il
cielo, e pensi che vorresti affondare le dita in quei capelli scuri,
ora non
più crespi, ma dritti ed ordinati.
Lei
sorride, radiosa, consapevole che quella è la sua serata,
che tutti gli occhi
sono puntati esclusivamente su di lei.
Sotto
lo strato di polvere e pagine ingiallite lei è anche questo
ed è felice di
mostrarlo, di sbatterlo in faccia a tutti quelli che, come te,
l’hanno sempre
etichettata come una ragazza arida, chiusa nei suoi libri.
Adesso,
adesso sì che la vedi per quello che è.
Adesso
sì che è la Regina di Grifondoro.
Lei
è sempre stata in alto, ma solo ora ha deciso di dimostrarlo
davvero.
Al
fianco di Krum c’è lei e nessun’altra.
Quel
vestito le fascia meravigliosamente il corpo per troppo tempo nascosto
sotto
un’uniforme anonima e maglioni consunti.
Perché
Hermione Granger non ha bisogno di essere bella.
Non
le importa, non le è mai interessato.
Ma
quella sera, sì, se lo è concesso.
Le
occhiate sorprese e meravigliate dei più la fanno ridere di
gusto e, stretta
tra le braccia del suo cavaliere, si lascia andare come mai ha voluto
fare.
Nascondendo
quella parte di sé, si è burlata di tutti quanti
e adesso, deliziata, si gode
il suo trionfo, consapevole che molti neppure l’hanno
riconosciuta.
E
tu la guardi.
Rapito,
attratto e poi, infastidito.
Qualcosa
in lei ti reca fastidio ora, ma non sai dargli un nome.
Forse
è il fatto di essere stato preso in giro che ti irrita
tanto; rivorresti
indietro la vecchia mezzosangue zannuta, perché quella
figura luminosa e
attraente non corrisponde al ricordo che hai di lei.
Hermione
sembra un’altra e non ti piace.
Improvvisamente,
realizzi che a te la Granger sta bene così
com’è, con i capelli arruffati,
magari legati distrattamente sulla nuca, gli occhi concentrati su
qualche libro
che solo lei conosce, l’uniforme indossata impeccabilmente ed
il cipiglio
severo e autoritario.
Questa
è la Hermione Granger che vuoi.
Quella
meraviglia che danza è solo un piccolo aspetto di lei,
bellissimo, incantevole
da vedere, ma decisamente di poca importanza rapportato a tutti i
ricordi che
hai su quella ragazza.
Non
potrai mai dimenticare questa notte e lo sai bene, anche se stenti ad
accettarlo.
Come,
del resto, preferiresti morire piuttosto che ammettere che vorresti
essere al
posto di quel famoso studente di Durmstrang.
Il
tuo sguardo si posa su Ron Weasley, seduto in disparte con Sua Sacra
Eccellenza
Salvatrice del mondo, Harry Potter.
Lo
straccione se ne sta immusonito, braccia conserte, e tiene lo sguardo
sulla sua
compagna, quasi non batte ciglio.
Ti
viene da ridere. Siete ridicoli, entrambi.
Tu
sei il più ridicolo di tutti.
Non
sai più cosa stai pensando, non riesci a dare un ordine a
ciò che ti affolla la
mente.
Capisci
solo che qualcosa sta cambiando dentro di te, ma hai troppa paura per
ascoltare. Affrontare la realtà è troppo
difficile.
Pensi
ai bei discorsi di tuo padre.
Mezzosangue,
sanguesporco, purosangue, magonò, babbani…
Classi
sociali, potere, antichi casati…
Sì,
ricordi tutto. Ogni cosa.
Eppure
senti queste verità indiscutibili vacillare e ti ritrovi a
vagare come un’anima
in pena per i corridoi bui del castello, lasciandoti il Ballo del Ceppo
alle
spalle.
La
musica ti ha provocato il mal di testa.
La
vocetta zuccherosa di Pansy è diventata insopportabile.
Vuoi
soltanto restare solo, per conto tuo.
E
vorresti che Lucius Malfoy fosse vicino a te, per chiarirti le idee.
Hai
paura, una paura fottuta.
Hai
il terrore di poter essere attratto da lei, dalla mezzosangue.
È
sbagliato, imperdonabile, e lo sai bene.
Ma
adesso comprendi il perché hai così tante volte
seguito i suoi passi, capisci
il vero motivo della tua irritazione nei suoi confronti.
La
verità, nuda e cruda, è che l’hai
sempre voluta troppo.
Invece
lei, imperterrita, ha sempre seguitato ad ignorarti.
E
apprendere certi orrori ti fa urlare, ti fa vergognare di te stesso.
Provi
schifo verso la tua persona come non ti è mai capitato prima.
I
tuoi genitori non ti perdonerebbero mai.
Mai.
****
La
guardi e non riesci a smettere.
A
lezione, in Sala Grande, nel parco e in biblioteca, tu, incapace di
smettere,
la guardi.
E,
anche se non vuoi, ti soffermi su particolari che prima non avresti mai
notato;
ti sforzi, vorresti cavarti gli occhi, ma proprio non ce la fai.
Ti
piacciono i suoi capelli, sono selvaggi, indomabili e soffici alla
vista. Li
adori quando sono sciolti sulle spalle, quando lei li tiene legati,
invece, è
doloroso resistere all’impulso di raggiungerla alle spalle
per toccarli,
liberarli da quell’ingiusta costrizione.
Osservi
incantato la sua bocca ed una morsa ti stringe lo stomaco, lasciandoti
a
boccheggiare come un perfetto idiota.
I
suoi occhi sono marroni, assolutamente nella norma, ma vorresti davvero
che ti
guardassero, che fossero rivolti verso di te e per far si che questo
avvenga
continui ad insultarla, ad umiliarla.
Ma
lei non ti dà soddisfazione, ti lancia appena
un’occhiata indecifrabile e poi
se ne va, lasciandoti solo come sei sempre stato.
Più
gli anni passano, più la sua indifferenza nei tuoi confronti
aumenta.
E
la cosa ti fa impazzire.
Ti
domandi perché proprio lei.
Cos’ha
di speciale Hermione Granger?
Ci
sono ragazze molto più belle, simpatiche e disponibili di
lei ad Hogwarts.
E,
soprattutto, ci sono molte adolescenti purosangue che sarebbero
perfette per
te.
Merlino,
perfino quella stracciona di Ginny Weasley sarebbe comunque migliore di
lei!
Però
non ce la fai, è più forte di te.
Vuoi
una mezzosangue, vuoi quella
mezzosangue.
La
sogni e te ne vergogni.
Sogni
di lei, di lei e di te, insieme, ed è atroce,
un’agonia che non ha fine, che
termina appena un attimo quando ti svegli, ma poi riprende non appena
arrivi in
Sala Grande, dove i tuoi occhi si soffermano sul tavolo di Grifondoro e
la
vedi, di nuovo.
È
sempre in compagnia di Potter e Weasley e mai come adesso tu senti di
odiarli,
detestarli e invidiarli.
Con
loro Hermione sorride, parla, gioca affettuosamente. Tu non avrai mai
tutto
questo, lo sai bene, e ora è doloroso ammetterlo.
Ti
chiedi come sarebbe parlare con lei, solo parlare come due ragazzi che
si
conoscono, e subito ti dai dell’imbecille e scuoti la testa,
passandoti le mani
sul volto stanco.
Il
viso di uno che non dorme più per la paura di ricadere in
sogni che in realtà
sono incubi, dove lei è tua anche se è sbagliato,
dove l’impossibile diventa
possibile ed il giudizio di un padre dispotico e di una madre
perfezionista non
esiste più.
Un
pomeriggio, senza neppure rendertene pienamente conto, la segui.
Il
suono dei suoi passi è sempre lo stesso, lo riconosceresti
tra mille.
La
chioma indomita ondeggia sulle sue piccole spalle, quasi ti ipnotizza.
Non
sai esattamente cosa stai facendo ma, per una volta, ti va bene
così; vuoi solo
guardarla, vedere cosa fa, dove si sta dirigendo.
Quando
arrivate in un deserto corridoio del terzo piano siete solo voi due, ma
tu non
te ne accorgi in tempo.
La
vedi voltarsi, gli occhi colmi di irritazione mista a sospetto e rabbia
incipiente, poi ascolti la sua voce rivolgerti parole stizzite,
nervose, mentre
lei si muove verso di te, minacciosa.
Ti
chiede cosa fai lì e tu non rispondi.
Ti
domanda cosa vuoi da lei e tu, ancora, non rispondi.
Ti
ordina di lasciarla in pace ed andartene, ma tu non ti muovi.
Hai
quasi voglia di metterti a ridere, di prenderti gioco di questo pietoso
Draco
Malfoy.
Un
principe che elemosina le attenzioni di una sguattera.
È
talmente ridicolo che neppure riesci a crederci.
Poi
comprendi la verità, cruda e cattiva.
In
quel reame di nome Hogwarts è lei ad essere regina, mentre
tu non sei altro che
un vecchio nobile caduto in disgrazia, del quale il popolo neppure
ricorda il
nome.
Hermione
urla, adesso. Ti spintona via, lontano da lei.
Ma
non puoi dargliela vinta, è più forte di te.
E
allora, senza preavviso, la baci.
Pensi
che potresti anche morire, dopo, perché non
c’è niente di più bello che baciare
Hermione Granger ed il realizzare che probabilmente non
riaccadrà mai più ti
uccide.
Le
sue labbra sono morbide come ti sei sempre immaginato, sono rosse,
piene,
vorresti morderle, succhiarle, vezzeggiarle, ma non ti è
concesso farlo.
Desideri
approfondire di più quel contatto, sentire cosa si prova a
sprofondare nella
sua bocca e percepire la sua lingua intrecciata alla tua, ma lei sfugge
dalla
tua presa ed il suono dello schiaffo, che si abbatte sulla tua guancia,
risuona
in tutto il corridoio.
Fai
appena in tempo a vedere i suoi occhi spalancati dalla sorpresa ed
umidi di
lacrime, il rossore dell’imbarazzo imporporarle le guance ed
una mano tremante
sulla bocca, poi lei sparisce.
Ti
oltrepassa e scappa via, senza voltarsi.
Ferita
nell’orgoglio, il nervo più sensibile di ogni
Grifondoro.
Non
la segui, non hai intenzione di chiederle scusa, se lo merita; ha
meritato quel
bacio fino in fondo e che ora soffra pure, soffra quanto soffri tu.
Perché
è colpa sua, tutta colpa sua.
Continui
a guardarla e lei, ostinatamente, non incrocia più i tuoi
occhi, neppure per
rispondere a quei monotoni insulti ai quali sottoponi regolarmente lei
e i suoi
due prodi cavalieri senza macchia e senza paura.
Mentre
Potty lo Sfregiato e la Donnola Weasley ti rispondono per le rime,
Hermione
guarda a terra, immobile, pallida. Non osa sollevare il viso.
Poi,
la sua voce.
-Ragazzi,
andiamo.-
Lei
se ne va, come sempre, e i due idioti la seguono, da bravi cagnolini
addestrati.
Tu
guardi il Magico Trio allontanarsi e ti dici che probabilmente la
mezzosangue
non deve aver detto nulla ai suoi amici, altrimenti tu non saresti
più in grado
di stare in piedi sulle tue gambe.
Non
conosci nessuno di più protettivo e territoriale di Weasley.
Ma
non hai paura di Lenticchia, anzi, l’idea di una bella
scazzottata, senza
l’aiuto della magia, ti alletta alquanto.
Vorresti
spaccargli la faccia, renderlo irriconoscibile alla vista della grassa
signora
Weasley.
E
desideri baciare ancora quella maledetta mezzosangue, proprio non ce la
fai a
non pensarci. Ti senti come febbricitante, drogato, e capisci che il
tuo buon
senso Malfoy ti ha ormai del tutto abbandonato.
Non
sai se ridere o piangere di ciò.
Quella
sera, in
Sala Grande, la guardi.
La
guardi e non riesci ad odiarla; forse, proprio per questo motivo,
allora odi te
stesso.
Le
notizie arrivate dal Ministero sono chiare, acute e fredde come lame.
Tuo
padre è stato sconfitto.
Tuo
padre è stato catturato.
Tuo
padre è ad Azkaban.
Tu
e tua madre siete soli adesso, il vostro mondo sta crollando e vedi
sempre più
nitidamente la strada che conduce la tua famiglia alla rovina.
Ed
è anche colpa sua, della mezzosangue.
Lei
siede vicino a Potter, composta, e, per una volta, i vostri occhi si
incontrano.
Vorresti
raggiungerla, strattonarla e scuoterla fino a farle battere i denti e
poi
urlarle di tutto, urlare la tua rabbia, la tua disperazione, con tutta
l’aria
che hai nei polmoni.
Ti
senti cadere e non c’è nessuna mano a trattenerti.
La
stessa Serpeverde, improvvisamente, ti tratta come un alienato, volendo
mettere
le distanze con il figlio di un Mangiamorte, brava nella sua ipocrisia.
E,
inesorabilmente, provi odio e disprezzo verso te stesso.
Non
sai neppure il perché, ma non hai affatto voglia di
analizzarti per arrivare a
capirne la ragione. Solo, basta.
Vorresti
che finisse.
Ti
ritrovi anche a maledire tuo padre, lui, maestro di grandi parole, che
si sono
poi rivelate solo menzogne.
I
suoi forti ideali lo hanno condotto verso il suo disfacimento e da
adesso, lo
sai bene, toccherà a te raccogliere i cocci di
ciò che ha lasciato.
Lo
odi, lo detesti perché ti ha abbandonato ed hai solo
quindici anni, non riesci
a perdonargli il fatto di non essere stato un padre normale, un uomo
come tutti
gli altri, perché adesso senti di aver davvero bisogno di
quella normalità de sempre
abolita nella tua famiglia.
Inaspettatamente,
l’eccelso cognome dei Malfoy ti sta stretto, ti soffoca, ma
non puoi
liberartene. Sai che sarà la tua condanna, per sempre.
Pensi
a tua madre, quella creatura delicata e sbiadita, e la immagini da sola
in quel
maniero troppo grande e troppo buio, con la misera compagnia di pochi
elfi
domestici da maltrattare. Che ne sarà di lei?
Non
hai il coraggio di pensarci.
Lo
sguardo di Hermione è ancora su di te, ma tu non hai idea di
cosa fare.
Corri,
annaspi, ma la terra continua a svanire sotto i tuoi piedi, temi che
presto
cadrai, verrai inghiottito dal vuoto e lì rimarrai.
Ma,
nonostante tutto, non riesci ad odiarla.
Non
puoi odiare Hermione Granger.
Anzi,
sei quasi sollevato di vederla illesa.
Sei
a conoscenza che c’era anche tua zia Bellatrix
nell’ufficio Misteri, non puoi
che essere grato al destino per il fatto che la mezzosangue sia ancora
viva.
Lo
stesso non si può dire di Sirius Black.
La
cosa ti dà una certa soddisfazione, non puoi negarlo.
Osservi
Potter, ti bei della sua aria smarrita, stanca, distrutta; godi fino
all’ultimo
di quel volto spento, consumato e non provi pietà.
Ti
alzi e decidi di rinunciare alla tua cena.
Avverti
quegli occhi scuri seguirti, ma non ti volti.
Non
vuoi guardare la Granger, non ora, ma appena ti trovi da solo in uno
dei
chiostri del castello, con l’aria fresca della sera sul viso,
sei costretto a
girarti.
Lei
è davanti a te, sembra una visione.
Uno
dei tuoi tanti sogni crudeli.
E
non hai il tempo di dire nulla, perché Hermione corre verso
di te e ti bacia.
Così,
senza regole, senza permessi, senza parole.
Non
la stringi a te, non lo faresti mai, vorrebbe dire arrendersi.
Finalmente,
il bacio che tanto volevi, arriva.
Senti
le sue mani sul tuo viso, tra i tuoi capelli biondi.
Le
tue labbra si muovono, fameliche, sulle sue, mentre entrambi vi
dimenticate di
respirare. L’interno della sua bocca è caldo,
rovente, il contatto con la sua
lingua è una coltellata nelle viscere, ti fa gemere, anche
se non avresti mai
voluto.
Non
sai il motivo di questo bacio, non lo saprai mai.
Lei
si allontana da te, senza fretta, e poi svanisce tra le ombre del
castello,
lasciandoti da solo a chiederti se, forse, non fosse tutto stato frutto
della
tua immaginazione.
*****
La
guardi e vorresti divorarla, farla diventare parte di te,
così da non perderla
mai.
Eppure,
dolorosa, ti accompagna la consapevolezza del tempo che scorre e della
tua fine
che si avvicina, inesorabile.
La
guardi, nuda, addormentata e bellissima.
Fai
scorrere le dita sul suo corpo magro, ancora un poco fanciullesco, e
chiudi gli
occhi, abbandonandoti alla piacevole sensazione della sua pelle morbida
e
delicata sotto i tuoi polpastrelli.
A
volte, cattivo, si insinua in te il pensiero che lei ti cerchi solo per
fare un
dispetto a Weasley, che le ha preferito quell’oca di Lavanda
Brown.
Sì,
infondo sai bene di chi è innamorata Hermione Granger, ma
scacci via in fretta
quel pensiero, fa troppo male pensare di poter essere solo
l’oggetto di una
vendetta.
Il
secondo posto ti sta scomodo, vorresti essere il primo e
l’unico.
Questo
comportamento ha ben poco della tempra Malfoy a cui sei stato
avvezzato, ma,
del resto, chi sono i Malfoy, adesso?
Solo
un nome. O peggio, una condanna a morte.
Ti
chiedi come lei ti veda.
Forse
sei solo il cosiddetto cattivo ragazzo con il quale poter trasgredire,
quell’avventura sbagliata e malsana della quale poi vantarsi
con le amiche.
Non
lo sai, non le hai mai chiesto nulla.
Non
le hai chiesto spiegazioni la prima volta che è successo e
continuerai a non farlo.
Lo
Sfregiato e Lenticchia non sanno niente e questo ti piace da morire,
adori fare
l’amore con lei, farla sospirare, gridare, aggrappare alle
tue spalle e poi
fingere che nulla sia accaduto, mentre passi vicino al Magico Trio e ti
trattieni a stento dal ridere in faccia a Potter e Fido Weasley.
È
ciò che ti serve, ciò che ti fa continuare a
respirare ed andare avanti.
Senti
sulle tue spalle un peso enorme, ciò che ti è
stato ordinato di fare ti uccide
un poco giorno dopo giorno.
Tu
non sei un assassino, ma lo devi fare.
Perché
tuo padre è un incapace che si è fatto catturare.
Perché
tua madre è troppo debole per difendersi.
Il
testimone è passato a te, brucia tra le tue mani e la notte
non dormi,
rigirandoti tra le lenzuola in cerca di un sonno che non arriva,
ritrovandoti a
piangere sotto lo sguardo impotente del miserevole fantasma di una
ragazzina.
Un
fantasma, forse ciò che un giorno diventerai anche tu.
E
poi, quando ormai senti di raggiungere il fondo, arriva lei, la
mezzosangue.
Non
parlate quasi mai, lasciando che siano i vostri corpi a farlo.
Forse,
se vi lasciaste prendere dalle parole, vi separereste.
Siete
troppo diversi, avete dei modi di pensare totalmente opposti, lo sai
bene.
Però,
con lei tra le braccia, respiri. Trai ossigeno direttamente dalla sua
bocca, ne
hai un bisogno disperato e ne hai quasi paura.
Le
vostre strade non si incroceranno mai, ma non vuoi pensarci, non sei
mai stato
un fanatico del “per sempre”, preferisci
decisamente “l’adesso”.
Hermione
è tutto ciò che hai sempre desiderato, non ti
vergogni più ad ammetterlo, e non
puoi non ritenerti soddisfatto per la breve piega che il destino ha
dato alle
vostre vite.
Non
sarà mai tua e tu lo sai.
Provi
un dolore acuto quando ci pensi, ma poi preferisci ignorare tutto e
andare avanti.
Il
tuo sesto anno ad Hogwarts, senza di lei, sarebbe stato
l’Inferno.
Stai
commettendo un errore dopo l’altro, di questo passo Silente,
il beneamato
preside della scuola da te tanto disprezzato, non cesserà
mai di vivere.
Ma
non ci riesci, continui a dirti che è ancora troppo presto,
che c’è ancora
tempo.
Ancora
tempo per aggrapparsi alla tua vita ormai agli sgoccioli, prima di
essere
rovinata. Ancora tempo per perdersi negli occhi di Hermione, morire in
lei,
addormentarsi esausto tra le sue esili braccia.
La
verità è che sei capacissimo di uccidere, tuo
padre ti ha insegnato come fare,
ma non vuoi, non ambisci a porre fine all’esistenza di
qualcuno.
E
non desideri vedere quegli occhi scuri, di dolce cioccolato, velarsi di
dolore,
di delusione, di odio nei tuoi confronti.
Farebbe
troppo male, non lo sopporteresti.
Quindi
rimandi, aspetti un altro giorno, ma sai che non potrai scappare a
lungo.
La
guardi, la vedi svegliarsi.
Il
sole è quasi del tutto calato e la Stanza delle
Necessità è in penombra, ma, anche
se non riesci a scorgere ogni minimo dettaglio di lei, puoi
immaginarlo.
La
conosci a memoria, hai mandato a mente ogni piccolezza di lei.
Il
piccolo neo vicino al seno, la sottile cicatrice sul suo ginocchio.
Ripensi
a quando eri un mocciosetto di undici anni, a quando provavi solo
disprezzo
verso quella creatura meravigliosa ed i tuoi occhi si scuriscono,
riempiendosi
di rimpianto. Avresti potuto cambiare, scegliere un’altra
strada.
Adesso
è troppo tardi.
E
non hai il coraggio di dire ad Hermione ciò che farai, che
sarai costretto a
fare, hai troppa paura di perderla, di non poter più
trascorrere con lei gli
ultimi giorni che ti rimangono. Ti convinci che va bene
così, che ti
accontenterai.
Lei
ti osserva, ancora un poco assonnata.
-Draco.-
mormora, sollevando appena una mano per accarezzarti il viso, mentre tu
ti bei
della sua voce che pronuncia il tuo nome. –Draco, stai
piangendo.-
Le
restituisci uno sguardo perplesso e scuoti il capo. –No, non
è vero.- le dici,
con un’alzata di spalle. –Vedi forse delle lacrime?-
Hermione
non dice nulla, resta in silenzio e ti guarda.
Cominci
a sospettare che, in fondo, lei abbia capito più di quanto
immagini, ma non ne
vuoi parlare, non ci riesci, non puoi.
Anneghi
di nuovo nel suo corpo, mentre lei ti stringe a sé,
silenziosa, solo qualche
gemito che esce dalle sue labbra rosse e tumide per i baci precedenti.
E
tu ti imponi di non pensare più a niente.
Solo
a lei.
Solo
a voi due.
Ancora
una volta.
Ancora
una notte.
******
La
guardi e capisci che è finita.
Forse,
non è neppure mai iniziata tra di voi.
La
osservi, lì, nel tuo salotto, a villa Malfoy. Ed
è bizzarro vederla nella tua
casa.
Lo
hai immaginato, alcune volte, ma non hai mai pensato che sarebbe
accaduto.
Non
così.
No,
non così.
I
tuoi occhi si soffermano sui suoi vestiti strappati e logori, poi sulle
ferite
più o meno profonde che intaccano la sua pelle chiara, la
stessa pelle che un
tempo tu hai riempito di baci e morsi.
Hermione
Granger non è più la stessa, adesso.
Il
suo sguardo si è fatto più cupo, più
distante, mentre l’espressione del suo
viso si è indurita, gettando via il ricordo della ragazzina
spensierata ed un
poco saccente che era stata. È stanca, Hermione; il suo
volto è sciupato dalla
carenza di sonno, dalle difficoltà che ha dovuto affrontare
e dalla mancanza di
un pasto adeguato.
Harry
Potter e Ron Weasley sono nelle sue medesime condizioni.
Ti
sei sentito morire nel momento in cui Greyback si è
presentato nella tua sala,
trascinando i suoi prigionieri. Subito, sei stato tu a venire
interrogato.
Deglutendo
e cercando di importi una parvenza di calma, hai mormorato risposte
incerte,
prive di significato, che non hanno fatto altro che contribuire
all’accrescersi
dell’euforia di tuo padre.
-Allora,
Draco. È lui? È Harry Potter?-
-Io
non… io non sono sicuro.-
-Guarda,
Draco, non è quella la Granger?-
E
avresti davvero voluto morire dopo quella domanda, avresti desiderato
mentire,
negare, ma gli occhi grigi di Lucius Malfoy, il tuo rinnovato incubo,
erano su
di te.
-Io…
forse… sì.-
Mai
come allora ti sei sentito un codardo, un inetto. E non hai avuto il
coraggio
di guardarla negli occhi, mentre la consapevolezza di non essere mai
stato
all’altezza di lei, di Potter, di Weasley si impadroniva di
te, lasciandoti
vuoto, senza forze.
E
adesso è rimasta solo lei nel salotto, i suoi compagni sono
stati portati nel
sotterraneo, recalcitranti, in ansia per la propria amica.
Le
urla di Weasley risuonano ancora nelle tue orecchie.
-No!
Prendete me, tenete me!-
Ti
vergogni di non essere abbastanza uomo per pronunciare le stesse parole
e, allo
stesso tempo, finalmente, comprendi il perché Hermione e
quello straccione dai
capelli rossi siano destinati a stare insieme, si meritino.
Posi
lo sguardo su di lei e ti accorgi che non ti sta guardando, non lo ha
mai fatto
fin dal momento che è entrata in casa tua.
Ti
domandi cosa possa pensare di te, adesso.
Sono
successe troppe, veramente troppe cose.
La
morte di Silente, la sua fuga con Piton, poi l’ascesa del
Signore Oscuro.
Forse
ti odia e non puoi biasimarla.
Ha
fatto l’amore con un assassino, con uno sporco Mangiamorte,
troppo stanco per
decidere di ribellarsi ed intraprendere la strada giusta.
Lei,
regina dei Grifoni, non può che provare disgusto verso di te.
Sì,
forse è questo ciò che Hermione prova adesso.
Vorresti
parlarle, spiegarle, anche se le cose da dire forse sono inutili,
insufficienti.
Vorresti
dirle della minaccia di Voldemort di uccidere i tuoi genitori, la tua
famiglia,
ad un tuo primo rifiuto di collaborare.
Vorresti
raccontarle della tua miserevole vita passata nelle menzogne, in ideali
seguiti
perché incitato dal proprio padre, un padre che un tempo
adoravi; bugie, solo
bugie, che si sono poi rivelate insidiose come un veleno insapore, che
butti
giù credendolo acqua e che poco dopo ti uccide tra atroci
tormenti.
Vorresti
dirle che sei stanco, terribilmente stanco di tutto. Il tuo mondo ti
è crollato
addosso e, nonostante siano rimaste solo macerie, la distruzione
continua,
inarrestabile. E vorresti scappare, ma non puoi.
Non
sei abbastanza forte, non sei lei.
Forse,
se tu fossi stato cresciuto in un altro modo, sarebbe diverso.
Saresti
diverso.
Ma
è questo ciò che la tua vita ha deciso per te e
tu non puoi voltare le spalle
alla tua famiglia, a tua madre, quasi impazzita di dolore dopo la
cattura di
suo marito.
Ti
hanno costretto a giocare dalla parte opposta della scacchiera,
prendendo in
ostaggio vite che hanno rovinato la tua, ma che continuano ad essere
importanti
per te, che sei solo un ragazzo.
Un
ragazzo che non è mai riuscito a crescere.
E
allora comprendi di averla perduta davvero, senza false speranze, senza
dubbi.
Lo
leggi nei suoi occhi, che ora ti guardano.
Hermione
non ti odia, non ti giudica. Forse, appena, appena, riesce a capire.
Impercettibilmente,
ti sorride.
Ora
sai.
L’anno
precedente, ogni volta che si è abbandonata a te, lo ha
fatto per starti
vicino, per darti quel calore e quell’amore che tu non hai
mai ricevuto e di
cui avevi un disperato bisogno.
Ha
cercato di curare le tue ferite come ha potuto, tentando di tenere il
più possibile
al sicuro il tuo cuore, impedendo che questo diventasse pietra.
Ruvido,
privo di sentimenti, come quello di tuo padre.
Magari
ha anche provato qualcosa per te, questo non potrai mai saperlo.
Adesso
è tutto finito, non ti resta che continuare a recitare la
tua parte, mentre lei
seguita ad essere la fiera ed orgogliosa Hermione Granger.
Vedi
la follia negli occhi di tua zia Bellatrix, mentre alza la bacchetta
magica e
l’aria intorno a lei si arricchisce di magia, pura forza
naturale, prima che
l’incantesimo venga pronunciato. Prima che
l’interrogatorio inizi.
E
tu sai già quale parola uscirà da quella bocca.
Lo sai e non puoi accettarlo.
La
rabbia si impadronisce di te, mista a odio, e stringi forte la tua
bacchetta,
facendo inconsapevolmente un passo avanti, verso Bellatrix Lestrange.
Ma
gli occhi di Hermione ti bloccano.
Ti
dicono qualcosa, leggi in essi determinazione mista a quel coraggio che
lei ha
sempre dimostrato. Lei scuote piano la testa, continuando a guardarti.
Non
vuole che tu ti muova, non vuole che tu intervenga.
È
un attimo, solo un attimo.
Poi,
impotente, non ti resta che ascoltare le sue urla.
*******
La
guardi e, anche se sei sicuro dell’amore che provi per tua
moglie, non puoi
negare a te stesso che non potrai mai dimenticarla.
Hermione,
la saccente mezzosangue, la regina indiscussa del Grifondoro,
resterà sempre
lì, nella tua mente, incisa nella tua memoria.
Ricordi
dell’ultima immagine che hai di lei da ragazza; la rivedi
raggiante dopo la
fine della guerra, mentre abbraccia Harry Potter, stringendolo forte a
sé.
Rivedi
le lacrime di gioia scorrere sulle sue guance, portare via la
stanchezza e il
dolore che per troppo tempo sono rimasti sul suo viso.
La
vedi poi stretta tra le braccia di Weasley, al sicuro, protetta. A casa.
Sono
passati diversi anni da allora e tu, nonostante tutto, continui a
guardarla.
Hermione
Granger in Weasley non è poi molto diversa dalla fiera
Grifondoro che hai
conosciuto. Le sue forme si sono un po’ ammorbidite, i
capelli sono più corti e
ordinati.
Sai
che adesso lavora al Dipartimento della Regolazione della Legge Magica,
ma tu
non passi mai da quelle parti, quando sei al Ministero.
C’è
confusione al binario nove e tre quarti, questa mattina, o forse sei tu
a non
esserci più abituato. Ascolti il vociare dei genitori e dei
figli, gli stridii
dei gufi e gli sbuffi provenienti dal treno scarlatto in attesa di
partire.
In
un certo senso, provi un po’ di nostalgia.
La
grande famiglia felice è proprio davanti a te e non riesci a
trattenere un
ghigno divertito, proprio non ce la fai.
Alla
fine il gruppetto ha trovato il modo per passare la vita insieme, molto
alla
“finché morte non ci separi”. La
mezzosangue ha sposato Weasley e Potter si è
fatto incastrare dalla sorellina di Lenticchia.
Sì,
decisamente sono proprio una grande famiglia felice.
Forse
è un po’ banale, ma è molto nel loro
stile, devi riconoscerglielo.
Osservi
quel gruppetto di bambini che li circonda, riconosci subito i figli di
Hermione.
La
bambina le assomiglia molto, ha la sua stessa postura impettita.
Sembra
lei ad undici anni, ma, allo stesso tempo, è completamente
diversa.
I
suoi capelli sono dello stesso color castano, ma sono lisci e lunghi.
Gli
occhi hanno lo stesso taglio, ma sono di un limpido celeste.
Ti
dici che è giusto così.
Infondo,
anche Scorpius non è identico a te. E aggiungi, per fortuna!
Tuo
figlio ha i tuoi stessi capelli biondo chiaro, tratto che subito lo
colloca
nella famiglia Malfoy, ma i suoi occhi sono azzurri, come quelli di
Asteria.
No,
non ci saranno un nuovo Draco Malfoy ed una nuova Hermione Granger tra
quelle
vecchie mura, tutto sarà diverso, migliore rispetto ad un
tempo.
È
per questo che hai deciso di iscrivere Scorpius ad Hogwarts, invece che
a
Durmstrang. Vuoi che lui abbia una possibilità, quella che
tu non hai mai
avuto.
Vuoi
vederlo crescere senza costrizioni, libero di scegliere la propria
strada,
qualunque essa sia. Gli starai vicino, qualunque cosa accada.
Tu
non sei Lucius, non sei diventato come lui e, per questo, devi anche
ringraziare lei, la mezzosangue che tanto detestavi e che, invece, ti
ha
insegnato più cose di quanto potessi immaginare.
Ora
comprendi davvero l’importanza di tutto quello che ha fatto
per te.
Ti
ha impedito di sprofondare, ha evitato che diventassi un assassino, ti
ha
insegnato ad andare oltre gli stupidi pregiudizi dettati dalla purezza
del
sangue e, anche se non lo ammetteresti mai, ha aperto il tuo cuore.
Forse
la stai mettendo un po’ troppo su un piedistallo, chi lo sa;
ti chiedi se la
Donnola si rende davvero conto della meravigliosa donna che ha al suo
fianco.
Scuoti
il capo.
Decisamente,
quello è troppo imbecille per arrivare a comprendere certe
cose.
La
voce di tua moglie e di tuo figlio ti distraggono dai tuoi pensieri.
-Scorpius,
devi promettermelo! Prometti che scriverai tutti i giorni!- dice
Asteria,
intenta ad aggiustare il colletto già perfetto della camicia
del bambino.
Il
piccolo diavoletto biondo sbuffa infastidito, alzando gli occhi al
cielo.
-Mamma,
per favore! Non sono più un bambino, va bene?-
No,
decisamente tuo figlio non ti assomiglia.
Tu
non ti saresti mai permesso di rispondere così a Narcissa,
te ne saresti
rimasto fermo e silenzioso, annuendo ad ogni parola, come un bravo
ometto.
-Sei
proprio un bimbo impossibile! Mi chiedo da chi hai preso!- borbotta
Asteria, spazientita,
mentre si sistema una ciocca di capelli castano chiaro dietro
l’orecchio.
Sfoderando
il tuo vecchio ghigno, decidi di intervenire.
-Il
gene dell’aggressività risiede nella tua famiglia,
mia cara. Non nella mia.-
Tua
moglie ti fulmina con uno sguardo che farebbe impallidire anche
l’ormai defunto
Lord Voldemort. I Greengrass, famiglia di teste calde.
-Appunto.-
commenti, divertito.
Scorpius
vi osserva per un po’, poi scoppia a ridere.
E
la sua risata, per te, è il suono più bello del
mondo.
Ti
fa pensare che, dopo tanti errori, almeno una piccola cosa giusta sei
riuscito
a farla.
Chini
le ginocchia, portandoti alla stessa altezza del bambino.
-Tua
madre sentirà molto la tua mancanza, lo sai.-
Lo
vedi arrossire un poco sulle guance, poi uscirsene con
quell’espressione
schifata, questa volta tipicamente Malfoy.
È
buffo e vorresti ridere anche tu, ma ti trattieni dal farlo.
-Scorpius.-
lo richiami, severo.
-Va
bene, va bene.- bofonchia lui, assomigliando in modo impressionante a
sua madre
e, soprattutto, a sua zia Daphne. –Le scriverò,
ok?-
-Bravo
il mio biondino!- esclama Asteria, deliziata, mentre già
parte decisa per dare
un bel bacio al tornado biondo in questione, che, veloce come un
fulmine,
schiva l’attacco, incendiando con gli occhi la madre.
-Eh,
no! Questo no!- sbotta, oltraggiato. –Mà,
pà, ci vediamo a Natale! Io vado!-
vocia, allegro, mentre corre verso il treno e sparisce dentro ad un
vagone,
confondendosi tra gli altri giovani maghi.
È
impressionante come Scorpius non sia per nulla impressionato dal suo
primo anno
ad Hogwarts, nei suoi pochi undici anni di vita ha sempre affrontato
tutto ciò
che gli si è parato davanti con una certa sicurezza di
sé, mista a
strafottenza.
È
davvero molto diverso da te.
Te
ne rallegri, anche se mentalmente ti rassegni al fatto che riceverai
innumerevoli lettere sulla pessima condotta di tuo figlio dalla preside
McGranitt.
-Mà?
Pà?- riecheggia Asteria, preoccupata. –Per
Merlino, Draco! Quel ragazzino
porterà alla rovina i nostri due casati!-
Sorridi,
stringendoti nelle spalle.
-Il
mio è già in rovina da un pezzo, Asteria.
Preoccupati del tuo.- le dici,
prendendoti gioco di lei, già sapendo come
reagirà.
Di
fatti, la donna si scalda subito, rifilandoti un piccolo pugno sul
braccio.
-Sempre
il solito cafone egoista, Malfoy.- mugugna, mentre incrocia le braccia
sotto al
seno e ti scruta, offesa.
Adori
il suo carattere combattivo, come adori il fatto che esso sia passato a
Scorpius.
Asteria
ha fatto molto per te e la ami, la ami più di chiunque altro.
Lei
si è innamorata di te, senza curarsi del fatto che tu fossi
ormai il componente
di una famiglia in declino, e ti ha fatto innamorare con la sua
spontaneità,
con il suo essere ora dolce ora agguerrita. Mai fragile, mai debole.
La
baci e la senti sorridere.
Pensi
che, dopo tutto, adesso che Scorpius non è più
tra i piedi, voi due avrete più
tempo per dedicarvi a certe attività coniugali che quel
piccolo guastafeste
riusciva sempre ad interrompere, con le sue entrate in scena
indesiderate.
Glielo
dici e Asteria ride.
Non
sembrate affatto dei coniugi Malfoy, siete completamente diversi da
Lucius e
Narcissa. Questa consapevolezza ti fa sentire bene.
È
ora di tornare a casa, il treno è ormai partito.
E
tu, per l’ultima volta, la guardi.
Guardi
Hermione.
Lei
è ancora ferma sotto al cartello del binario, parla con
Potter e ride.
È
serena, ti fa piacere constatarlo.
Due
bambini, entrambi con i capelli rossi, giocano a rincorrersi facendo
venire il
mal di testa alla povera Donnola, che cerca di togliersi dalla loro
traiettoria.
Devono
essere la figlia di Potter e il marmocchio di Weasley.
I
tuoi occhi grigi, ora non più troppo freddi, si soffermano
sulla mezzosangue.
Il
tuo volto severo si addolcisce. Ora, a distanza di anni, sai di essere
stato
perdutamente innamorato di lei; un amore di quelli sbagliati, certo, ma
che
rimangono.
Ti
chiedi se anche lei ti abbia amato, un tempo.
Poi,
improvvisamente, capisci che quella risposta non ti interessa
più.
Non
lo saprai mai e va bene così.
Le
vostre strade sono sempre state divise ed è stato giusto in
questo modo.
Chissà,
forse quelle dei vostri figli, invece, si incroceranno, mettendo fine
ad anni
di ripicche, guerre ed insulti. Non sarebbe poi tanto negativo, anche
se non
riesci proprio ad immaginarti un Weasley, un Potter ed un Malfoy amici.
La
guardi e, con tua sorpresa, anche lei ti guarda adesso.
Ti
sorride, un sorriso che si estende fino agli occhi, e ti fa un lieve
cenno
della mano.
È
felice, Hermione.
E
vorresti dirle che sei felice anche tu e che, in parte, è
merito suo.
Ma
sei un dannato Malfoy e certe carinerie non puoi proprio permettertele,
alcune
abitudini sono dure a morire. Perciò, invece di avvicinarti,
contraccambi con
un veloce cenno di saluto, chini il capo in direzione dello Sfregiato e
di
Lenticchia, che ricambiano, e poi ti volti, andandotene via.
Asteria
cammina leggera al tuo fianco, meravigliosa nel suo abito cremisi.
Adesso,
dopo tanti anni, ti senti finalmente libero.
Note
dell’autore
E
anche questa è finita! Non ho davvero idea da dove mi sia
uscita fuori ma, beh,
eccola qui, bella o brutta che sia.
Cosa
dire? Non è stata esattamente una Draco/Hermione, visto che
alla fine ho
rispettato le coppie che troviamo all’epilogo,
però era quello che volevo.
Desideravo
intrecciare la vita di Draco Malfoy e di Hermione Granger ad ogni
costo,
nonostante nella Saga la Rowling li abbia sempre descritti separati.
Io
ho fatto delle piccole digressioni e ho realizzato quello che
desideravo, una
piccola parentesi nella vita di questi due dove, contro tutto e tutti,
stanno
insieme.
Non
è durata, perché non poteva durare.
Ho
voluto rispettare la storia e ho cercato di rendere i personaggi
più IC che
potevo, inoltre volevo davvero un finale del genere, un finale dove si
vede un
Draco cambiato e si capisce come
è
cambiato.
È
stato
davvero innamorato di Hermione, da ragazzo, ma ora, da uomo, ama
Asteria,
quindi non c’è il rischio di ripensamenti o altro!
XD Diciamo che vede la
Granger come tutti noi vediamo il primo amore, quello che, anche quando
lo
ricordi dopo anni, ti stringe lo stomaco. Ecco, quello.
E
Hermione ha amato Draco? A voi la risposta.
Resta
comunque il fatto che alla fine ha scelto Ron.
*me
batte la testa al muro, perché, sul serio, la Ron/Hermione
è la coppia che
detesto di più in assoluto*
Detto
questo, chiudo questa piccola deviazione e torno dai miei Malandrini,
che mi
aspettano tamburellando le dita e battendo il piede a terra.
È
stato bello scrivere su Draco ed Hermione, la mia ship del cuore, ma
non credo
lo farò più. La verità è
che questa coppia è stata talmente studiata e
ristudiata che, dopo autrici come la sopraccitata Savannah, a me resta
ben poco
da aggiungere.
Quindi
mi fermo qui.
Ma,
un giorno, mi piacerebbe scrivere di Scorpius, il primo Malfoy che, a
mio
parere, si staccherà un bel po’ dallo stile di
vita dei suoi predecessori.
Il
mio, come avete visto, non promette nulla di buono! :D
Un
abbraccio ed un grazie per aver letto questo sproloquio!
Lady
Tsepesh