I
sogni vanno sempre verso il cielo perché sono troppo leggeri per
restare ancorati a terra.
Tutte
le notti un principe sognava, sul balcone del palazzo spingeva gli
occhi oltre la sua immaginazione, voleva cercare il senso di ciò che
aveva intorno a sé.
Erano
anni che le sue notti si susseguivano, una dopo l'altra, accompagnate
solo dal meraviglioso canto di un allodola che un allodola non era.
La quale, chiusa in gabbia allietava le improduttive ore del giovane
sognatore, sempre più triste poiché le sue ricerche fino allora
erano state vane.
Finché...
Quella notte i sogni del principe si levavano verso un cielo stellato, dove la pallida luna a forma di falce si poggiava leggera sul fianco della collina. Il gracidare delle rane echeggiava nell'atmosfera fresca della notte, spezzando di tanto in tanto il profondo silenzio che avvolgeva come un velo l'aria circostante. Sul balcone del palazzo il principe, vestito di finissimi abiti di lino, scrutava l'orizzonte. Anche se, in verità, la sua mente era persa in quei tanto leggiadri sogni che, come l'acqua che evapora da uno stagno, si libravano verso il cielo.
Quella notte i sogni del principe si levavano verso un cielo stellato, dove la pallida luna a forma di falce si poggiava leggera sul fianco della collina. Il gracidare delle rane echeggiava nell'atmosfera fresca della notte, spezzando di tanto in tanto il profondo silenzio che avvolgeva come un velo l'aria circostante. Sul balcone del palazzo il principe, vestito di finissimi abiti di lino, scrutava l'orizzonte. Anche se, in verità, la sua mente era persa in quei tanto leggiadri sogni che, come l'acqua che evapora da uno stagno, si libravano verso il cielo.
Ascoltava
come ogni sera il bel canto che l'aveva accompagnato per tutte quelle
notti insonni, si voltò verso la gabbia, si sentì improvvisamente
triste. Perché costringeva quella bellissima creatura dotata di ali
ad una vita reclusa in quella gabbia d'oro?Oh
quanto invidiava quelle ali, quanto avrebbe voluto averle anche lui
per volare verso il cielo, fino a toccare le stelle, fino a cavalcare
la meravigliosa luna. Provò una tristezza infinita perché anche lui
era chiuso in una prigione aurea, perché la sua mente così
brillante non si riusciva a librarsi verso la notte, perché era
inesorabilmente costretto a vivere la sua vita ancorato a terra.
Rientrò nella sua stanza, aprì la gabbietta e porse la sua mano all'allodola che allodola non era. Essa ghermì le dita gentilmente concesse a lei, con le piccole zampette e, condotta sul balcone spiccò un volo leggiadro verso la luna.
Rientrò nella sua stanza, aprì la gabbietta e porse la sua mano all'allodola che allodola non era. Essa ghermì le dita gentilmente concesse a lei, con le piccole zampette e, condotta sul balcone spiccò un volo leggiadro verso la luna.
l
principe sospirò, aveva lasciato andare l'unica creatura che capiva
le sue pene...
la vide allontanarsi, battito d'ali dopo battito d'ali finché non accadde qualcosa che non avrebbe potuto immaginare neanche nei suoi più reconditi sogni: la livrea dell'allodola che allodola non era si trasformò in una torcia di fuoco e scomparve.
la vide allontanarsi, battito d'ali dopo battito d'ali finché non accadde qualcosa che non avrebbe potuto immaginare neanche nei suoi più reconditi sogni: la livrea dell'allodola che allodola non era si trasformò in una torcia di fuoco e scomparve.
Scosso
da ciò che aveva visto, privato della sua unica compagnia e ancora
incredulo di fronte a quell'evento si sdraiò nel morbido letto
rivestito da ventitré cuscini di seta e s'addormentò.
Sognò
lande desolate, immense praterie, fiumi infiniti e piccoli stagni;
vette innevate, spiagge dove la finissima sabbia bianca si perde
dentro il mare,brezze leggere e venti di tempesta; nebbie fitte nelle
quali gli occhi sono solo inutili fardelli e prati in fiore sui quali
farfalle colorate battono le loro ali...
Tutto
ciò lo avvolse, tutto questo lo allietò, finché una voce portata
dalla notte lo destò dal suo vagare.
Un
canto armonioso, note divine che potevano essere pronunciate solo da
una musa lo condussero al balcone; si affacciò volgendo gli occhi
non al cielo questa volta, guardò giù, verso la fontana circolare
che formava il fulcro da cui si sviluppavano i fantastici giardini
del palazzo.
In mezzo all'acqua,in piedi, irradiata dalla luce degli astri, vi era una fanciulla la cui bellezza andava oltre ogni immaginazione. Ella cantava accompagnandosi con una lira.
In mezzo all'acqua,in piedi, irradiata dalla luce degli astri, vi era una fanciulla la cui bellezza andava oltre ogni immaginazione. Ella cantava accompagnandosi con una lira.
Lui
la fissò, estasiato, la sua mente era come intorpidita ed i suoi
occhi faticavano a credere a ciò che stavano vedendo.
La
fanciulla alzò gli occhi verso di lui, poggiò la lira sull'orlo
dell'acqua, questa rimase inspiegabilmente dritta, sospesa sopra di
essa e continuando ad emettere quell'onirico suono.
Il
principe credette di avere davanti agli occhi Venere in persona,
poiché ella si librò dal pelo dell'acqua e levitò avvicinandosi
all'orlo del balcone a quasi dieci metri da terra.
Si
avvicinò al principe ed indicò un punto verso l'orizzonte.
Il
principe guardò e vide che ella stava indicando la luna; col dorso
verso l'umida terra sembrava volesse alludere ad una barca, il
principe colpito da quel pensiero immaginò di salirvi, per
veleggiare spinto soltanto dal flebile vento che si alzava a tratti,
sussurrando, quella sera. Si spinse così verso le piccole fiaccole
celesti scrutando nelle loro più intime profondità e capì,
finalmente dopo tante notti trascorse su quel balcone, dove finivano
i suoi sogni. Capì che erano quelli ad alimentare la bianca luce di
speranza che irradiavano le stelle. Esse non avrebbero brillato se
non vi fossero stati uomini al mondo, come lui, che ogni notte
innalzavano i loro sogni verso il cielo, non ci sarebbero state
stelle da guardare, quelle piccole fiaccole confortevoli irradiavano
la medesima speranza che i sogni stessi racchiudevano.
Destatosi
da quella visione si accorse di essere di nuovo solo, in realtà non
era nemmeno certo che ci fosse mai stato qualcun'altro, voltandosi i
suoi piedi urtarono qualcosa. Lì, sul suo balcone, giaceva
abbandonata una lira d'oro, stupito la raccolse, sicuro che sarebbe
scomparsa al contatto con la sua mano, che fosse una semplice
visione. Tuttavia quando la tocco ella non scomparve, era li, stretta
fra le sue dita. Guardò dentro la stanza, la gabbia d'oro ancora
vuota e quella lira...
a
passi lenti tornò sull'orlo del balcone e pizzicò adagio le corde
del divino strumento, emanava un suono talmente bello che
immediatamente ricordò la fanciulla, alzò gli occhi al cielo e
sorrise...
Da
quella sera il principe si reca ogni notte sul balcone per donare
come sempre i suoi sogni al cielo, non vi è più traccia di quel
turbamento che lo angustiava, non c'è più nessuna ricerca ad
impegnarlo; solo la compagnia della lira e la consapevolezza che
sognando dona luce a quelle stelle che, guardandole, gli trasmettono
serenità...