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Autore: Schwarzfreiheit    27/02/2010    5 recensioni
Come ci sente quando non senti di appartenere a nessun luogo? Quando la voglia di fuggire e quella di restare imperversano dentro senza sosta? Quando i Sogni e la Realtà non coincidono e non riesci a scegliere da che parte stare? Male. Ed allora qualsiasi alternativa è migliore... Anche gettarsi in una avventura a capofitto, senza sapere dove ti porterà ... Come ha deciso Andrea... Lei, che si sentiva zingara nella sua stessa città, che non sentiva le sue radici ancorarla al suolo, ma solo le “Sue Ali” trasportarla in alto ... " ...Le aveva nel cuore e nello spirito, quelle ali … Adesso le mancava solo di trovarle, di averle un po’ più concretamente al suo fianco ad aiutarla a volare... "
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Clarifications And Doubt

Era da un po’ che non lo facevo, ma prima che passiate a leggere il capitolo ho un paio di precisazioni da fare ... Nello scorso capitolo cito una canzone dei Rasmus “ Last Waltz “ che trovo davvero Bellissima e che consiglio vivamente, e la fiction citata durante la conversazione MSN tra Nadia ed Andrea esiste realmente, trattasi di “ My little Angel “ di Lady Cassandra e consiglio anche questa!^^ … Ed ora, buona lettura!

 

Le cose erano tornate ad una quiete che, a volte, metteva Andrea a disagio.
Le sembrava troppo maledettamente simile a quella pace che precede una tempesta, una di quelle belle potenti.
-  ... Peccato che questa tempesta colpirà soltanto me ... E mi riporterà a Milano ... Per poi andarsene e non tornare più ...  -.
La ragazza non riusciva a non pensarci.
Avrebbe voluto, ma non era semplice ignorare quella realtà che l' avrebbe strappata al suo sogno realizzato e lei non riusciva a credere che quel momento sarebbe arrivato fin troppo presto, proprio adesso che le cose andavano bene, proprio adesso che le cose avevano trovato il giusto equilibrio.
A quel pensiero la sua mente volò a Nadia.
Era maledettamente contenta per la sua amica, adorava vederla al fianco di David, adorava vedere il sorriso dolce e a volte distratto che le appariva sul viso ogni volta che parlava di lui o che stava con lui.
Era imbarazzante, a volte e, altre volte ancora, persino lei se ne sorprendeva, sebbene conoscesse Nadia da anni.
Ma era una sorpresa talmente piacevole che non riusciva ad esimersi dal sorridere a sua volta, dolcemente.
Le era sembrato che anche i ragazzi guardassero alla coppia con affetto e per lei era una sorpresa in più vedere quello sguardo sereno e persino addolcito, talvolta, sul volto di Tom, vedere quel sorriso giocosamente compiaciuto sul volto di Georg o quello soddisfatto di Gustav.
E Bill ...
Lui riusciva persino a ferirla quando lo scopriva ad osservare Nadia e David.
Nei suoi ambrati occhi nocciola vedeva un velo di malinconico rimpianto.
Sapeva che Nadia non era mai stata un suo interesse, eppure era esattamente quello che vedeva.
Un rimpianto per qualcosa che non faceva parte della sua vita da troppo tempo, lei lo sapeva fin troppo bene e le faceva male.
E soprattutto la feriva il rendersi conto che quel male non era abbastanza da desiderare che lui fosse felice.
Si sentiva uno schifo.
A questo e ad un sacco di altri concetti confusi stava pensando, mentre osservava il ragazzo seduto di fronte a lei, discosto eppure vicino, tanto che avrebbe potuto sfiorarlo se avesse allungato la mano ...
Se.
Ma sapeva che non lo avrebbe fatto.

Bill e Andrea erano seduti sul pavimento della terrazza della villetta dei ragazzi.
Il piccolo micio nero era accoccolato tra le gambe incrociate della ragazza che lo accarezzava apparentemente concentrata solo su di lui e comunque distratta.
Distratta da quella linea sottile di fumo che saliva dalla sigaretta che lentamente si consumava tra le lunghe, affusolate dita perfettamente curate di Bill.
Il ragazzo, in jeans e felpa pesante, era seduto sulle lucide mattonelle nere, la schiena appoggiata alla ringhiera in ferro battuto che creava delle sinuose astratte linee curve, le gambe raccolte, cinte dalle esili braccia, il mento appoggiato alle ginocchia aguzze.
Sembrava non osservare nulla di particolare, teneva lo sguardo dritto davanti a sé, intento sulla piccola testolina del gattino e sulla mano della ragazza che, delicatamente, posava leggeri grattini dietro alle piccole orecchie della testa minuta del cucciolo.
Bill, quasi inconsciamente, si portò una mano nella tasca dei jeans e istintivamente le dita si strinsero forte attorno ad un foglietto che teneva ben nascosto infondo a quella tasca, accartocciandolo fino quasi a segnarsi la pelle candida con le sue stesse unghie laccate.
Sapeva perfettamente cosa c’ era scritto su quel foglietto, conosceva quelle parole che aveva vergato lui stesso dopo molti ripensamenti, dopo aver accartocciata una discreta quantità di palline di carta nel cestino della sua stanza.


Ricordava l’ umiliazione che aveva dovuto subire da Tom quando, ridendo, gli aveva chiesto cosa ci facessero tutte quelle cartacce con, in mezzo, anche il cestino della carta.
Bill aveva raccontato di avere una crisi di creatività, di non riuscire a scrivere una parte di un testo che aveva in mente, dopo di che aveva dovuto farsi in quattro per convincere Tom di non avere bisogno del suo aiuto e che, no, non era necessario che lui andasse a prendere la sua chitarra per dargli una mano a trovare le maledette parole della maledetta canzone fantasma.
Ma non aveva certo potuto dirgli che la canzone non esisteva.
Comunque era riuscito in qualche modo a spedirlo fuori dalla sua stanza ed a tornare a concentrarsi su quelle righe che faticavano ad uscire dalla penna.
Si sentiva un perfetto idiota, si osservava riflesso sul vetro della finestra e non riusciva certo a credere che, il ragazzo che ora lo osservava attento, fosse lo stesso che aveva scritto “ Spring Nicht” o il loro più grande successo, “ Durch Den Monsun” …
-  ... Tom non se l’è cavata male con “ Schwarz”... Forse dovrei ricorrere al suo aiuto ...  -.
-  ... Certo, come no! Così poi dovrai spiegargli come mai stai penando tanto per scrivere un benedetto bigliettino da dare ad Andrea assieme a questo ...   -.
A quel punto il ragazzo aveva dovuto fermare i sui pensieri per concentrarsi sul lieve struscio che gli stava solleticando le caviglie nude.
Aveva preso tra le mani grandi quell’ esserino minuscolo e pelosetto, che ciondolava appena, ancora malfermo sulle sue zampette, gli occhietti ancora semichiusi dal risveglio.
Lo portò in alto, fino ad averlo esattamente di fronte a lui, guardandolo intenerito.
-  ... Sei stato fortunato che Tomi non ti abbia visto ... E lo sono stato anche io ... Avrebbe cominciato a deridermi come al suo solito, dicendo che tu, tutto spennacchiato e col pelo morbido, spelacchiato e piumosetto, mi assomigli e né tu né io avremmo avuto più vita semplice, sai? ...  -.
Aveva sorriso dell’ espressione attenta del suo piccolo strano interlocutore.
Poi lo aveva osservato, i piccoli occhietti color dell’ ambra, il pelo nero come la notte, le orecchie grandi, le zampe posteriori lunghe; inarcando un sopracciglio, piegando appena la testa di lato a cercare la giusta prospettiva, come valutandolo.
-  ... E avrebbe avuto ragione ... Mi assomigli davvero sai? ...  -.
Sorrise.
E, presa la penna, aveva scritto quelle poche parole, si era munito del nastrino di velluto arancione che aveva comprato e lo aveva legato attorno all’ esile collo della bestiola che aveva cominciato ad agitarsi, strattonandolo per toglierselo, rincorrendo in cerchio un capo del laccetto che vedeva spuntare dal fiocco sghembo che Bill era riuscito a legare, facendolo scoppiare a ridere.

Vi avrebbe legato assieme anche il biglietto e poi lo avrebbe lasciato davanti alla porta di Andrea.
O, se non altro, quello era stato il suo piano, diabolicamente architettato quel pomeriggio mentre rientrava a casa col micio, fasciato nella sua giacca nuova, accoccolato sul sedile del passeggero.
Ma l’ allegra risata di Bill, che non era stato abbastanza accorto da cercare di soffocare, aveva attirato la suddetta ragazza che aveva bussato alla sua porta e si era sentita invitare ad entrare.
Infatti, preso alla sprovvista, Bill aveva esclamato un fin troppo immediato <<  Avanti  >> ed aveva, preso dal panico, nascosto quel foglietto nella tasca dei suoi jeans ...

Dove si trovava anche adesso, mentre lo stringeva forte.

Andrea aveva trovato adorabile quella bestiolina e, dopo aver ascoltato la storia del ritrovamento del gattino vicino ad un cassonetto della spazzatura, aveva sorriso a Bill e detto che aveva fatto bene a prendere con sé quel gattino abbandonato, che con quel gesto aveva ripristinato gli equilibri del mondo condividendo, con quel micetto senza casa, un po’ della sua fortuna.
A quel punto Bill non aveva più trovato il momento giusto per dirle che in realtà avrebbe voluto regalarlo a lei.

Così adesso quel foglietto era ancora accartocciato nei suoi jeans e il piccolo Macky, quello era il nome che aveva scelto per lui, era entrato a pieno titolo nella famiglia dei Tokio Hotel, tra le risate generali, o meglio, tra le risate sguaiate di Tom e quelle malamente trattenute di Gustav e Georg.
<<  Certo che quando si tratta di autocelebrarsi, Bill, non ti batte nessuno! Avresti potuto chiamarlo Bill junior o Bill secondo, che fa molto stirpe reale! ... Ha anche l’ espressione vagamente stupita e meravigliata che a te riesce alla perfezione! Quella di chi è appena caduto sulla terra da non si sa quale misterioso e lontano pianeta!  >>.
Aveva esclamato il chitarrista sotto lo sguardo offeso di Bill, che sapeva perfettamente perché avesse scelto quel nome.
E che non poteva rivelarglielo.
<<  Ooohhhhh, Tom, stai zitto!!! Questo batuffolino è pieno di vitalità, coccolone, affettuoso, ruffiano, ma adorabile ... E Macky è un nome perfetto! Quindi smettila e cuciti quella boccaccia!  >>.
Andrea aveva preso in braccio il gattino e rivolto un sorriso a Bill, che glielo aveva restituito con gratitudine.
Tom, decisamente offeso per l’ imposizione del silenzio da parte della ragazza, si era girato malevolo verso il fratello e gli aveva sussurrato tra i denti.
<<  Complimenti, Bill! Ti ha descritto perfettamente ... Hai tutte le divine caratteristiche di un micetto che barcolla su quelle zampettine rachitiche ... Bellissimo complimento, direi!  >>.
<<  Tooom! Ti ho sentito ... Credo che stasera la tua parte di dolce andrà divisa tra  il piccolo Macky ed il Macky grande ... Per provvedere al loro rachitismo!  >>.
Aveva urlato Andrea dalla cucina, provocando una risata generale tra i ragazzi e uno sbuffo da parte di Tom che, un espressione corrucciata e un palese pensiero che gravava su di lui -  ... Malefici! Che razza di amici che ho ...  -  era partito, le mani affondate nelle tasche degli enormi jeans, diretto in cucina, alle spalle della ragazza, preparandosi mentalmente all’ ardua prova che lo attendeva :
prodigarsi in una serie di smorfiette ruffiane per farsi perdonare ed avere il suo dolce.
<<  Andiamo Ann! Non starai dicendo sul serio vero? Sotto questi abbondanti vestiti si nasconde un fisico deperito pari a quello di Bill ... Siamo gemelli no? ... >>.
Stava dicendo piagnucoloso il ragazzo, additando il suo stomaco che già, all' odore della cena quasi pronta, aveva iniziato a gorgogliare.
Andrea gli rivolse uno sguardo sornione, girandosi verso di lui e lanciandogli una penetrante occhiata accompagnata dall’ elegante alzarsi del suo sopracciglio sinistro, mentre incrociava le braccia al petto.
<<  Ma davvero?  >>. Chiese maliziosa.
Tom sbuffò esasperato, trattenendo a stento una risata.

Ancora ricordava quella ragazzina che, sebbene fosse più grande di loro, sembrava temere ad avvicinarsi o solo di sfiorarli e che, se capitava, avvampava in viso che si dipingeva di un intenso rossore pudico.

Ricordava una delle prime volta che le era capitato di entrare in casa e trovarli quasi tutti praticamente seminudi dopo la palestra e la doccia, tutti tranne Bill che aborriva la palestra quasi si trattasse della peste; ricordava come era violentemente arrossita lanciando loro addosso le prime magliette che si era ritrovata per le mani ...

Ricordava il suo primissimo giorno di lavoro, quando era rimasta praticamente a corto di fiato, salivazione e, supponeva, anche di qualsiasi pensiero logico, davanti a lui e a Georg mezzi nudi ...

E adesso, quella stessa ragazza, ormai avezza alla loro divina, disinvolta, abitudine di girare per casa decisamente poco vestiti, chi più chi meno, lo stava fissando maliziosa, i grigi occhi scintillanti di una giocosa sensualità, come se il suo sguardo potesse penetrare i due strati di magliette che aveva addosso e posarsi sui suoi addominali ancora lontani dalla perfezione di quelli di Georg, ma senza ombra di dubbio, migliori di quelli di Bill.
Sorrise tra sé capendo che quel primo tentativo di persuasione era fallito e sperò di riuscire ad avvicinarsi, se non ad eguagliare, all’ espressione zuccherosa di suo fratello ...
-  ... E di quel micetto ...  -. Pensò frustrato dalla consapevolezza che, no, non ci sarebbe mai riuscito.
La dolcezza era l’ ultima carta che gli rimaneva da giocare.
Se fosse stato bravo sarebbe riuscito a raggirarla.
Non era solito lasciarsi andare alle smancerie che sembrava lei apprezzasse, ma proprio per questo, quando utilizzava quel trucchetto, lei si scioglieva come neve al sole, deponendo l’ artiglieria e concedendogli ciò che desiderava.
Come quel dolce che, al momento, era il suo obbiettivo.

Come aveva previsto Andrea si era lasciata abbindolare e, alla fine della cena, si vide servire la sua porzione di dolce per primo, godendosi l' espressione offesa del fratello.
<<  Andrea, avevi detto che il suo dolce sarebbe stato mio!  >>. Piagnucolò.
<<  Gnè, gnè, gnè ... Bill! Sembri un bambino idiota! Ma la vuoi finire di frignare?!?  >>.
Bill sbuffò, chinando un musetto triste sul suo piatto e vedendoselo restituire poco dopo da Andrea con una abbondante fetta di torta, grande almeno il doppio di quella di Tom.
<<  Ehy! Ma non vale! Gli basta fare due moine e due capricci e ottiene sempre quello che vuole!  >>.
Capriccioso, esattamente come il gemello.
Andrea sorrise, intenerita da quelle due adorabili pesti che gli sarebbero immensamente mancate.
<<  Zut! Non voglio sentire una parola di più! Stasera sei stato quasi miracolato! Per cui mangia e stai zitto!  >>.
Gli diede una pacca sulla spalla e rise allegra della linguaccia di Bill che il ragazzo cercò prontamente di nascondere quando la vide voltarsi verso di lui.
<<  Signore ... In un asilo nido, siamo finiti, mica in una band! ...  >>.
Georg aveva alzato gli occhi e le braccia al cielo in una disperata ricerca della divina provvidenza che gli desse una risposta, ma l' unica che ottenne fù un suono strozzato da parte dei gemelli dalla bocca ripiena di dolce ed una bassa risata da parte del suo amico di sempre.
<<  Gustav! Salvami da questo delirio! Portami via, o biondo angelo salvatore!  >>.
Andrea aveva abbracciato il batterista alle spalle e si era accoccolata sulla sua spalla, beandosi del sorriso che lui le rivolse.
La cena era proseguita serena come era iniziata e Andrea aveva passato una bellissima serata.

Era passato qualche giorno, il micio si era perfettamente ambientato nella sua nuova, grande casa.
Aveva preso possesso di ogni letto, divano, tappeto o cuscino presenti in ogni stanza, compresa quella del reticente Tom, svicolandogli tra le gambe ed inciampando nei baggie del ragazzo; aveva rosicchiato ogni filo o cavo che gli era disgraziatamente capitato tra le zampette, compreso quello della piastra di Georg o dell’ ipod di Gustav, si era rotolato nel lavandino assieme ai cosmetici di Bill dopo averli fatti cadere tutti dalla mensolina di vetro su cui erano ordinatamente disposti dando vita ad una breve e divertente crisi isterica del cantante, ed aveva eletto la felpa più bella e costosa di Tom a suo tiraunghie personale.

L’ espressione del ragazzo, la prima volta che si era accorto di questa adorabile scelta della bestiola era stata impagabile.
Strattonando la suddetta felpa in una mano e quello che lui considerava un piccolo demonio arrivato in quella casa al solo scopo di allearsi con Bill per  farlo impazzire, nell’ altra , si era recato a passo di marcia in cucina, berciando.
<<  Ed io adesso cosa dovrei farci con questa?  >>.
Andrea, faticando a rimanere impassibile di fronte ad un Tom spettinato e decisamente incazzato, impostando la voce in maniera più seria possibile, data l’ espressione furente del giovane, aveva risposto laconica.
<<  Se ti riferisci alla felpa, credo tu non abbia più molto da farci, se non decidere di essere gentile e generoso per una volta nella tua vita, e regalarla a Macky ... Se ti riferisci a Macky stesso, credo che l’ unica cosa che tu possa fare sia metterlo a terra, chiedergli scusa per come lo stai maltrattando e trovargli un posticino comodo dove sistemare la felpa e dove possa farsici le unghie in tutta tranquillità  >>.
La mascella di Tom era precipitata poco dignitosamente verso il basso.
Poi aveva borbottato.
<<  Arpia infida, ti preferivo di gran lunga quando te ne stavi spaventata da me in un angolino ... Ti verrà detratto il costo di questa maledetta felpa dallo stipendio ... Così mi dirai se valeva la pena utilizzarla per permettere a questa peste diabolica di farsi le unghie!  >>.
Andrea, coccolando il maltrattato Macky, posò la punta del naso su quello tutto nero del micio e sussurrò con una vocetta dolce ma che, stranamente, non strideva alle orecchie di Tom.
<<  Nulla è troppo per la nostra piccola mascotte, non è vero?  >>.
Il ragazzo sorrise davanti a quell’ espressione di tenerezza.
Sorriso che fece svanire in tutta fretta quando vide Bill sulla porta della cucina che spostava incuriosito lo sguardo vagamente sornione dalla ragazza e il micio a lui, si voltò verso il fratello e gli ringhiò.
<<  Il tuo cazzo di gatto ha davvero un nome perfetto! Sa combinare solo casini e farsi perdonare con due fusa da gran ruffiano! Esattamente come te!  >>.
Poi era tornato in camera sua, maltrattando qualunque cosa trovasse sul suo cammino e sbattendo forte la porta.
Ma Bill aveva notato quel sorriso e, né lui né nessun’ altro, si era poi stupito quando lo avevano sorpreso ad osservare il piccolo Macky farsi le unghie sulla famosa felpa, in un angolo della stanza di Tom.
<<  bhè …  >>.
Si era giustificato il moro, spostandosi in malomodo le lunghe treccine nere dalle spalle e borbottando a denti stretti.
<<  La felpa è la mia ... E’ giusto che stia nella mia stanza no?  >>.
In quel momento nessuno ebbe più alcun dubbio che Tom avesse definitivamente ed incondizionatamente accettato Macky, che era riuscito ad abbattere anche l’ ultima cortina di diffidenza del ragazzo con qualche affettuosa, prepotente zuccatina.
<<  Certo  >> aveva concesso Andrea <<  La felpa è la tua ...  >>.
Poi si era chinata sul ragazzo e gli aveva posato un breve bacio sulla guancia, tornando in cucina.
Tom era rimasto basito dal gesto della ragazza, che fino ad allora era sempre stata piuttosto reticente a certe manifestazioni di affetto, almeno verso di lui.
<<  Andy ...  >>.
<<  Sì, Tom?  >>.
<<  Non c’è bisogno che tu mi ripaghi la felpa ...  >>.
Si sorrisero e tornarono ognuno alle proprie occupazioni.
Tom a fissare quel batuffolo di pelo nero e Andrea a preparare qualcosa per cena, con dipinto in volto uno di quei bei sorrisi che solo chi sa di aver vinto possiede.

Quel micio aveva conquistato tutti, compreso Dave che, l’ ultima volta che era stato all’ appartamento, aveva passato una buona mezzora a coccolarlo, dilungando all’ infinito il tempo di bere un caffè.
Il micio si era avvicinato un po’ timoroso a quello sconosciuto strusciandovisi incerto sulle caviglie per poi vedersi fissare sul musetto puntato verso l’ alto, due brillanti occhi azzurri che lo osservavano incuriositi da quel batuffolo di pelo nero di cui non si distingueva nulla tranne i piccoli occhietti color ambra.
In silenzio si era chinato ed era poi tornato in posizione eretta con Macky tra le mani, tenendolo sotto le piccole ascelle, valutandolo dalla distanza delle sue braccia, per poi sedersi ed accoccolarselo sulle gambe, in attesa che Andrea portasse il caffè, iniziando a parlare brevemente con i ragazzi.
Per tutto il tempo della sua visita il micio era rimasto sulle sue gambe emettendo delle basse fusa deliziate dalla mano attenta che allisciava il suo pelo nero, per scendere protestando con dei seccatissimi pigolii quando l’ uomo aveva dovuto andarsene.

Macky aveva imparato ad osservare, attento ed immobile, seduto sul marmo bianco accanto al lavandino, Bill mentre si truccava, il musetto puntato sul viso del ragazzo, seguendo ogni suo gesto, a non toccare il rotolo di scotch di Gustav quando si preparava le mani prima di una sessione alla batteria, né le corde del basso di Georg quando il ragazzo lo stava accordando, e a non giocare con i lunghi cornrows di Tom mentre questo dormiva.
Per lo meno non troppo spesso.
E quando capitava, il ragazzo si svegliava sgridandolo per poi passare lunghi minuti a giocare con lui, permettendogli di passeggiargli sulla faccia con i morbidi polpastrelli tiepidi delle lunghe zampette e sbuffando delle risate quando la coda sottile del micio gli finiva tra le labbra.
E con Andrea ... Con lei aveva un rapporto speciale.
Di lei si era fidato ciecamente, istintivamente, dal primo istante in cui l’ aveva vista.

A riprova di questo, quella notte, se ne stava accoccolato tra le sue braccia, permettendole di grattarle il piccolo delicato pancino, affidando alla sua dolcezza la sua stessa vita.

Bill non poteva fare a meno di osservarli.
Erano così carini assieme.
Non era riuscito a regalarglielo ufficialmente, ma sapeva di aver visto giusto :
quei due sembravano fatti per stare assieme, lei era perfetta per Macky …

Per un solo istante che scacciò in fretta, si chiese se quello fosse l’ unico Macky per il quale lei fosse perfetta.
Il gattino sembrava persino apprezzare la stessa musica che amava la ragazza.
Dal cellulare di lei si libravano le note di “ Ten Black Roses” ed il micetto sembrava apprezzare facendo delle sonore fusa e strusciando il musetto sull’ apparecchio.
Il ragazzo rilassò lentamente la presa su quel biglietto ormai consumato quasi e rivolse quella domanda, che gli premeva alla gola da un po’, alla ragazza.
<<  Hai qualche ricordo legato a questa canzone? L’ ascolti sempre ... Magari legato al tuo ragazzo ...  >>.
Ecco, lo aveva detto.
E adesso poteva solo stare ad aspettare che la ragazza gli dicesse di farsi gli affari suoi o magari che iniziasse a raccontargli che l’ avevano ballata la prima volta che erano usciti assieme o cose del genere.
Sperò che lei lo sgridasse.
Ma lei gli porse un’ altra domanda in risposta.
<<  Se non ti piace posso spegnerla ... Non ti piace?  >>.
<<  No, al contrario ... Ero solo curioso ... Scusami, non volevo essere invadente ...  >>.
<<  Bill Kaulitz che non vuole essere invadente?  >>.
Chiese lei sarcastica sorridendo dell’ immediato broncio che si era disegnato sulle labbra del ragazzo.
Poi sospirò e decise di rispondergli nella maniera più sincera possibile.
<<  No, a lui non piace la musica che ascolto io … Nessun ricordo particolare ...  >>.
Bill alzò gli occhi su di lei, in attesa di un resto della storia che sembrava essere evidente esserci.
<<  No è che ... Mi prenderai per una stupida ragazzina sentimentale e patetica ...  >>.
<<  Non credo di potermelo permettere, sai?  >>. Le sorrise lui.
<<  Bhè ... Mi piace ... Quasi tutte le canzoni dei Rasmus hanno una nota malinconica, quasi dolorosa, ma si tratta di un dolore sottile, strisciante, che ti coglie lentamente, quasi senza che tu te ne renda conto, ti avviluppa in delle spire sottili ma inesorabili ... Credo che quello cantato in questa canzone sia una cosa davvero molto dolce ... Sapere che c’è qualcuno che si prende cura di te senza chiederti nulla in cambio se non la tua stessa presenza, che si preoccupa per te, che ti osserva in silenzio e capisce quando hai bisogno di percepire la sua presenza ... Che si palesa a te attraverso dieci rose nere ...  >>.
Rise imbarazzata.
<<  Forse è solo che mi piacciono le rose nere e, come hai detto tu, la canzone in sé ... E tutte queste sciocchezze che ti ho appena propinato sono solo dovute all’ ora tarda ... Lasciamo perdere, dai ...  >>.
Gli sorrise.
Seguirono alcuni minuti di silenzio durante i quali le ultime note vibranti della canzone si spensero disperdendosi nella notte, lasciando spazio al silenzio che accolse solo le fusa del micio addormentato in braccio ad Andrea.
Poi Bill parlò sottovoce, quasi temendo di spezzare una sorta di incantesimo.
<<  Non credo che tu abbia detto delle sciocchezze ... Credo che ci sia spesso solitudine nelle canzoni dei Rasmus, e credo che solo chi la abbia mai provata possa percepirla in maniera forte così come tu la hai descritta ... Non necessariamente insopportabile ma comunque dolorosa ... Anzi, a volte si sente il bisogno di avere un po’ di solitudine e la si anela ... Ma questo non significa che faccia meno male ...  A volte i “non ricordi” sono peggiori dei ricordi stessi ... Soprattutto quando quei “non ricordi” assomigliano maledettamente a desideri che si sa essere irrealizzabili ...  >>.
Bill aveva parlato piano, un sussurro amplificato dal silenzio o forse semplicemente dal dolce stupore che lei sentiva dentro nello scoprirlo così simile a sé.
-  ... Bill ...  -.
Non riusciva a pensare ad altro.
Quella canzone unita alle parole ed alla voce flebile e dolorosamente intensa del ragazzo, avevano toccato corde fin troppo delicate e lei non sapeva come affrontare tutto questo.

Non con quel cielo nero e terso che li osservava trapunto di gelide scintillanti stelle, non con quell’ aria limpida e fredda che sembrava faticare a raggiungere i suoi polmoni e le bruciava la gola, non con la luce di quella sottile falce di luna che illuminava il profilo perfetto di Bill.
Aveva bisogno di quella solitudine adesso, del dolore nel riconoscerla sua compagna, di colmare l’ assenza di quei “non ricordi” con le lacrime che sentiva pungerle gli occhi.

Tenendo lo sguardo basso si alzò da terra.
<<  Andrea ... Scusami, non volevo rattristarti, io ...  >>.
<<  Tu non hai fatto nulla di male, Bill ... Mi hai tenuto compagnia e sei stato onesto con me, mi hai espresso i tuoi sentimenti ed io i miei ... Gli amici lo fanno ... Credo sia semplicemente ora di andare a dormire, non credi?  >>.
Gli sorrise.
Si chinò portando il viso all’ altezza di quello del ragazzo e fece per baciare la sua guancia.
Bacio che, nell’ istante in cui lui stesso stava porgendole il proprio viso, si posò accanto all’ angolo della bocca, troppo vicino alla bocca, troppo pericolosamente vicino a quelle belle labbra.
I loro occhi si incrociarono per un istante, entrambi stupiti, forse spaventati, per diverse ragioni.
Poi Andrea si rialzò e svanì dalla vista di Bill, lasciandolo solo con un misero foglietto stretto tra le dita e pensieri confusi a fargli compagnia.

Giunta nella sua stanza si richiuse la porta alle spalle percorrendola con la schiena mentre si lasciava scivolare sconfitta, verso il basso, sedendosi a terra.
Strinse un po’ più al seno il micetto addormentato fiducioso chiedendosi, bevendo le sue stesse lacrime, se fosse il Macky giusto quello che stringeva tra le braccia.
O quello che lei davvero desiderava.


Il suo contratto stava per scadere, a breve sarebbe dovuta rientrare a Milano, dimenticare quella parentesi della sua vita e tornare a quella di sempre, fatta di corse in giro per fare qualche supplenza scolastica e per fare la spesa e cucinare prima che Fabrizio rientrasse dal lavoro.
Fabrizio ...
Non aveva più pensato molto a lui, sebbene gli telefonasse almeno una volta alla settimana.
Ma erano chiamate senza senso, prive di quella scintilla che dovrebbe scoccare al suono della voce della persona che ami.
Lei non la sentiva e sapeva che nemmeno lui la sentiva, quella scintilla.
La sua voce era sempre posata, tranquilla, come se la desse per scontata.
Ed era esattamente così che si sentiva, per lui.
Scontata.

Adesso era troppo addolorata dalla sua imminente partenza per poter pensare a lui.
Avrebbe avuto tutta la vita per farlo, per occuparsi di lui.
Ma aveva solo due giorni, due miseri giorni, per occuparsi dei suoi ragazzi, di quei quattro bambinoni troppo cresciuti che erano diventati fin troppo dipendenti da lei.
E lei da loro.
E questo la angosciava.
Questo suo maledetto modo di affezionarsi alla gente la spaventava ed aveva tutte le ragioni per spaventarla.
Tutte le persone alla quale lei era stata legata come adesso si sentiva a loro, erano poi uscite in silenzio dalla sua vita, lasciandole solo l’ eco di risate condivise, di abbracci che aveva creduto sinceri, facendola soffrire enormemente.
Fatta eccezione per due sole persone : Nadia e Fabrizio.
Nadia non l’ aveva mai lasciata e Fabrizio era rientrato prepotentemente nella sua vita.
All’ inizio lei aveva pensato che fosse una cosa meravigliosa, che fosse esattamente la cosa più giusta per loro due.
Purtroppo aveva dovuto ricredersi e, per la prima volta nella sua vita, aveva pensato che, forse, le persone che ci lasciano lo fanno per un motivo ben preciso e che non dovessero tornare.
Perché, una volta tornate, tutto sarebbe stato differente.

                                                                                            **********

                                                                                            **********

Un bussare insistente alla porta della depandance la fece trasalire ed andare ad aprire in fretta.
Tom stava davanti a lei, un sorrisetto sghembo sul viso ed una ambasciata.
<<  Dato che dopodomani te ne andrai, sei ufficialmente invitata a trascorrere questi due giorni a casa con noi ... E non provare a controbattere! Georg e Gustav si sono offerti volontari per venire a prenderti di peso e trascinarti in casa con la forza bruta dei loro possenti muscoli ... Avrebbero potuto aggregare anche Bill ma la scarsa presenza di muscoli nel suo corpo gracilino lo avrebbe reso totalmente inutile ai fini della missione! Sai, la sua prestanza fisica è quella che è ...  >>.
Tom aveva detto tutto di un fiato, cercando di buttare la situazione sul ridere, ma la sua allegria era forzata.
Aveva omesso di propria scelta un piccolo ma significante particolare :
erano almeno due giorni che Bill era chiuso in camera sua e, il fatto che avesse una forte ed incessante emicrania, era solo una banalissima stupida scusa che, tutti, si erano bevuti più o meno coscienti della verità.
Osservando il sorriso spento della ragazza si chiese quanto Andrea credesse a quel mal di testa arrivando alla conclusione che, probabilmente, non avere Bill perennemente sotto gli occhi fosse comodo per lei.


<<  Allora andiamo, dai! Mi piacerebbe vederti trascinare in casa come un sacco di patate da Georg e Gustav, ma non sarebbe dignitoso, per te, immagino ... E faticoso per le due, seppur rubuste, G ... >>.
Disse compunto, prendendo un po’ in giro certi suoi atteggiamenti ed occhieggiando divertito i fianchi morbidi di lei.
<<  Punto primo, smettila di alludere alla mia stazza, e poi ... Non vorrei disturbare, Tom ... Bill non sta bene e ...  >>.
<<  ... E adesso sta meglio! Su, smettila Andy! Dovessi aprire in due io stesso quella zuccaccia vuota di mio fratello, non permetterò ad una stupida emicrania di privarci di te in questi giorni, chiaro?  >>

... Non volevano privarsi di lei. Aveva detto così ...
E, per l' ennesima volta si domandò cosa avesse mai fatto per meritarsi tutto questo.
Rise e lo abbracciò di slancio.
Non c’ erano occhi indiscreti adesso e Andrea sperò che lui se ne rendesse conto ed abbandonasse quella benedetta aria da super duro che aveva eretto attorno a sé e che decidesse di abbracciarla.
Aveva davvero bisogno di quell’ abbraccio.

Da parte sua Tom non sapeva esattamente cosa fare.
Lei era stretta contro di lui e sembrava stesse quasi trattenendo il respiro in attesa di qualcosa.
Non era così stupido da non sapere cosa lei attendesse.
Si chiese solo se fosse giusto farlo.
Cosa avrebbe comportato?
Non si sentiva in colpa nei confronti di suo fratello, questo no.
Andy gli piaceva e, sebbene avesse rivalutato già da un po’ anche il suo aspetto fisico, e qualche volta l’ avesse trovata decisamente troppo attraente per essere semplicemente quella che avrebbe dovuto essere, almeno negli intenti di David, la loro scialba interprete, troppo sexy, aveva capito che lei non gli si sarebbe concessa e sapeva che, se per uno sfortunato scherzo del destino fosse capitato, avrebbe pagato a caro prezzo qualche ora di piacevole divertimento con lei, mandando a puttane l’ unico rapporto umano, civile e paritario con una ragazza che avesse mai avuto.
Le voleva bene.
Ed ammetterlo spudoratamente solo ora che lei stava per andarsene sembrava un patetico scherzo che non lo faceva affatto ridere.
Il suo maledetto orgoglio, condito da una abbondante dose di strafottenza, stupidità e fiducia in sé stesso, o meglio in ciò che sapeva gli altri percepivano di lui, lo aveva portato ad essere sempre un po’ al di sopra delle righe con lei.
Ma forse era giunto il momento di abbassare le difese.
E non solo perché in giro sembrava non esserci nessuno, ma soprattutto perché lo desiderava.
Desiderava ricambiare quell’ abbraccio forte e quasi disperato che la ragazza gli aveva riservato.
Così, lentamente, alzò le braccia e le chiuse attorno al corpo di lei, forte, stringendola a sé fino ad impedirle quasi di respirare.

Andrea quasi si sentiva ridicola e patetica per quel suo gesto improvviso ed irrazionale, e stare lì ad aspettare che Tom la abbracciasse, a pretendere qualcosa che lui con ogni probabilità non aveva la benché minima idea di concederle, la stava solo rendendo sciocca e puerile ai suoi occhi ed ai propri.
Stava per allontanarsi da lui con un sospiro quando le braccia del ragazzo l’ avevano avvolta prima, e stretta poi, in una morsa d’ acciaio, impedendole di muoversi e soffocandole in gola quel sospiro.
<<  ... Mi piacerebbe che tu rimanessi, sai ragazzina?  >>. Le aveva sussurrato nei capelli.
Andrea non rispose, sapeva che quel sussurro non le sarebbe stato ripetuto, ma lei non ne aveva bisogno, lo aveva sentito chiaramente e la aveva colpita e ferita a sufficienza.
Troppe cose sarebbero dovute essere dette, cose taciute troppo a lungo e per un buon motivo.
Quando si sciolsero da quell’ abbraccio un po’ titubante, lei prese ad elencare tutto quello di cui avrebbe avuto bisogno.
Ma ridendo Tom la afferrò per una mano e la trascinò verso casa.
<<  Smettila di programmare sempre tutto, benedetta ragazza! Se non ci sbrighiamo li vedremo arrivare davvero le due G a prenderci in consegna entrambi!  >>.
Anche lei rise, un po’ amara.
-  ... Ti sbagli Tom ... Non programmo tutto ... Quello che sento adesso lo avevo temuto ed ero ben decisa ad evitarlo, ma di certo non lo avevo programmato ...  -.

Quando finalmente misero piede in casa ad attenderli c’ erano tutti e tre i ragazzi, Georg già con le chiavi del suv di Tom in mano.
<<  La divina qui ha deciso che si sarebbe schiodata dalla sua stanza solo per una sessione di shopping sfrenato ... Ed io e Gustav abbiamo dovuto accontentarlo per non ritrovarci sul groppone un ameba immalinconita dall’ astinenza da spese inutili! Che ne dite, vi va?  >>.
Tom e Andrea risero della perfetta descrizione fornita da Georg, anche se il ragazzo non amava troppo andare in giro per negozi.
Non quanto suo fratello almeno che, se non altro, aveva abbandonato la sua stanza, si era accuratamente preparato per uscire e sembrava aver deciso di cucirsi in faccia un espressione un po’ meno melodrammatica di quella che aveva avuto nei due giorni precedenti e che lo aveva irritato a sufficienza da fargli seriamente pensare che un gemellicidio in quel caso sarebbe stato visto come un atto di legittima difesa dei propri poveri nervi stanchi e, con ogni probabilità, come un atto di bene per la popolazione mondiale tutta.
Non che non lo comprendesse ...

Lo capiva più di quanto Bill stesso potesse immaginare.
Del resto il suo gemello era sempre stato un libro aperto per lui, il suo volto uno specchio nel quale lui leggeva i suoi stati d’ animo, i suoi pensieri.
Bill non gliene aveva parlato, non chiaramente e non di sua spontanea iniziativa, ma lui sapeva.
C’ erano stati molti giorni confusi per lui, giorni in cui si era chiesto più di una volta cosa girasse nella testa dei due ragazzi, dispiacendosi nel constatare che suo fratello non era più così trasparente per lui, in quegli ultimi tempi e questo poteva significare una sola cosa :le cose non erano chiare nemmeno per lui stesso. Lui non riusciva a decifrare quello che sentiva ed impediva al gemello di vedere.
Adesso credeva di aver capito ed era fortemente convinto che anche Gus e Georg sapessero ...
Senza contare che la ragazza sarebbe mancata molto anche a lui.

Ma adesso non aveva molta importanza, decise di inscenare un po’ di malumore per la decisione dei tre, ad uso e consumo del divertimento di Andrea che amava lo shopping quasi quanto Bill, strappò le chiavi del suo suv dalle mani di Georg in malo modo e borbottò.
<<  Già avete deciso di trascinarmi per negozi ... Non avrai creduto sul serio che ti avrei permesso di guidare il mio suv, vero, Hagen?  >>.
Come previsto, Andrea soffocò una risatina poi, sviando le lamentele dei ragazzi, era corsa nella depandance a prendere la sua borsa ed era tornata ad accomodarsi sul sedile posteriore del comodo suv tra le due G con un’ aria palesemente soddisfatta.
-  ... Benedetta ragazza! ... Non riuscirai ad impedirci di coprirti di regali, lo sai, vero? ...  - .
Sghignazzò Tom fra sé, avviando il motore ed immettendosi sulla strada con una manovra non proprio da manuale ma perfetta per una scena di Fast and Furios.
<<  Tomi, se hai deciso di liberarti di noi oggi, fammelo sapere che agguanto i restanti due quarti dei Tokio Hotel, Andrea e ci prendiamo un taxi ... Maggiormente dispendioso ma anche maggiormente sicuro ... Sai, preferisco sostituire un chitarrista idiota che si crede uno stuntman che l’ intera band ... E’ più semplice  >>.
Aveva dichiarato Bill con un tono pacato ed una smorfia che aveva fatto sorridere i ragazzi sui sedili posteriori.
<<  Ah sì? ... E un gemello meraviglioso, gentile e disponibile, come fai a sostituirlo?  >>.
Era stata la pronta risposta di Tom.
Bill aveva sgranato gli occhi.
<<  Sostituirlo?!? Ma sei impazzito?!?  >>.
A quelle parole scioccate il maggiore dei gemelli stava già gongolando vittorioso.
<<  Non lo ho mai avuto!!! Magari ne trovo uno e vedo l’ effetto che fa!!!  >>.
Le risate che invasero l’ abitacolo furono immediate ed assordanti.
Il chitarrista, allibito e imbronciato, rivolse uno sguardo al fratello che, con uno schiocco malizioso della lingua, gli lanciò un sorriso soddisfatto che Tom ricambiò immediatamente.
Bill aveva deciso di fare il buffone.
E ci riusciva egregiamente.

Fu un pomeriggio memorabile.
Seduta davanti ai camerini di una boutique del centro, aveva osservato sfilare a turno i ragazzi vestiti Armani dalla testa ai piedi.
Vedere Gustav, il loro iperattivo, sportivo batterista costretto dentro un elegante gessato blu notte completo di camicia celeste e cravatta scura era stato divertente ma anche una piacevole sorpresa.
<<  Gus, sei favoloso vestito così! Assolutamente perfetto!  >>.
Aveva esclamato la ragazza in estasi davanti a cotanta trabordante eleganza.
<<  Sì, perfetto per un funerale ... Il mio ...  >>.
Aveva risposto lugubre il ragazzo, agognando ad un paio di comodi jeans e ad una semplice t-shirt.
Andrea rise di gusto, almeno fino a quando la voce alterata di Tom non le giunse dal camerino di prova.
<<  Dovrei uscire di qui conciato a questo modo? Non credo proprio Bill!  >>.
Ma il moro doveva avergli dato uno spintone perché un istante dopo, Tom stava saltellando per mantenere l’ equilibrio, per poi drizzarsi in tutta la sua altezza, messa in evidenza da abiti finalmente della sua misura, davanti a due allibiti Georg e Gustav ed una scioccatissima Andrea, che, portandosi una mano al cuore, si voltò con aria da dramma cinematografico verso Bill e Georg.
<<  Spero possiate perdonarmi ...  Ma adesso io rapirò questi due rari esemplari di eleganti, perfetti maschi, fuggirò in un paese dove la bigamia non sia un reato e me li sposerò il prima possibile!  >>.
Concluse voltando lo sguardo su Gustav e Tom che si sentivano parecchio ridicoli ma che si riscoprirono, nelle iridi grigie e luminose della ragazza, migliori di quello che loro stessi pensassero, oltre che vagamente lusingati.
Il completo di Tom era formale quanto quello di Gus, un doppio petto serio ed elegante, nero, con una abbagliante camicia bianca ed una cravatta di pelle sottile a dare un tocco stravagante al completo classico, assieme ad una cintura dalla fibbia decisamente vistosa seppure dalla linea pulita.
Quando fu il turno di Georg il ragazzo non necessitò dell’ aiuto di Bill, uscì con passo felpato da pantera a caccia della sua preda, lo sguardo verdissimo scintillante e oltremodo, sconvenientemente, sexy , ogni linea del fisico asciutto messo in risalto dal taglio dell’ abito verde foresta che cadeva preciso sul corpo statuario, sfilando davanti a loro, in attesa che anche Bill facesse il suo ingresso sulla virtuale passerella.
Andrea era abbacinata dalla presenza di Georg, così ingombrantemente elegante eppure sensuale, ma non era ancora finita ...
Il cuore della ragazza mancò un battito.
La linea dell’ abito dell' ultimo dei suoi modelli personali, era pulitissima, la camicia nera come il cravattino sottile simile a quello di Tom, la fibbia della cintura era piccola ma scintillante, le scarpe erano in realtà lucidissimi stivali a punta.
Bill era uscito di casa appena truccato, i capelli sciolti sulle spalle, ma doveva essersi portato dietro la matita, perché adesso i suoi occhi erano contornati da una linea più spessa, che sottolineava maledettamente l’ intenso sguardo ambrato del ragazzo, il pallore della  pelle chiara del suo bel viso lasciato libero dai capelli che aveva raccolto in una coda morbida.
Quello sguardo lo sentiva trapassarla da parte a parte e, sorridendo imbarazzata, si volse verso tutti loro domandando direttamente a Tom.
<<  Hai le chiavi del suv a portata di mano, vero?  >>.
<<  Sì ... Perché? Hai intenzione di scappare senza pagare?  >>. Rise il ragazzo.
<<  Guarda ... Ti posso assicurare che pagherei tutto di tasca mia più che volentieri solo per potervi vedere ancora vestiti così, sarei ben disposta a vendere mia madre e compagnia bella ... No, volevo essere sicura che mi avresti portata al più presto al reparto rianimazione del più vicino ospedale ... Ragazzi! Siete ... Da togliere il fiato!  >>.
I quattro sorrisero chi più chi meno imbarazzato, poi, decisero di comprare quegli abiti.
<<  Per quello che mi riguarda non lo indosserò mai più temo, ma mi sembri davvero convinta ... E poi! Non sia mai detto che tu possa ritrovarti sprovvista della tua enorme incasinatissima famiglia per colpa nostra!  >>.
Esclamò Tom, ridendo.
Ma, quelli dei ragazzi, non furono gli unici abiti che si portarono via, anche Andrea comprò un paio di abiti da sera, uno candido, color avorio, che a suo dire la faceva assomigliare dannatamente a Moby Dick, ed uno nero.
Anche lei, come Tom, sapeva che non avrebbe mai avuto occasione di indossare nuovamente quegli abiti una volta tornata a Milano, alla sua vecchia vita, e la cosa non la faceva sorridere quanto aveva fatto sorridere l' amico.
Ma per quel giorno aveva deciso di non pensarci, di afferrare la vita al volo ...
“ Lieb Die Sekunde ”! Quello sarebbe stato il suo motto della giornata!
Così infilò i sacchetti assieme agli altri nel portabagagli e risalì in macchina.

I ragazzi l' avevano avvertita che, quel giorno, ognuno di loro aveva scelto un negozio dove portarla, a sorpresa.
E adesso si stava dirigendo al primo dei quattro che avrebbe visitato.
Un grande negozio di fumetti che si estendeva su ben tre piani e che richiese un giro completo che durò quasi un’ ora.
Georg avendo notato i manga che Andrea si portava spesso in giro e che sfogliava assorta durante le pause tra un’ intervista e l’ altra per distrarsi, aveva deciso di cercare un posto che avrebbe potuto soddisfare questa sua passione.
Ed aveva scoperto quel negozio che, una volta giunti al terzo ed ultimo piano, aveva mandato Andrea in estasi, facendola quasi piombare in quella che poteva sembrare una sorta di crisi mistica, essendosi trovata davanti una enorme area dedicata al suo manga preferito : Nana di Ai Yazawa.
Aveva sgranato gli occhi, poi, come una bambina, aveva lasciato indietro i suoi accompagnatori per fiondarsi quasi letteralmente sui mille articoli, quasi introvabili altrove, del manga.
Gioielli, stampe, calendari, action figure ...
Qualsiasi cosa lei avesse mai immaginato lì poteva trovarla e Georg le regalò un sacco di roba firmata Nana e Black Stones, ovviamente :
dalla borsa e portafoglio al porta cellulare, dall’ anello di Nana Osaki, la sua preferita, al lucchetto con la chiave di Ren ...

Andrea era decisamente imbarazzata dal suo stesso comportamento e dal fatto che lui la stesse coprendo di regali.
<<  Georg! Smettila! Posso comprarmela da sola questa roba! E poi ... Mi prenderanno tutti per una bambina!  >>.
<<  Ma è esattamente quello che sei! Una adorabile, cocciutissima, bambina! ... Te lo abbiamo già ripetuto : oggi sei la vittima designata della nostra gentile galanteria! E poi ... Mica ti impedisco di comprarti nulla!  >>.
Ghignò il ragazzo dubitando seriamente che, con due enormi buste firmate Nana già appese alle braccia, la ragazza avesse ancora il coraggio di comprarsi qualcosa; ma lei, solo per il gusto di deludere le sue aspettative, comprò anche le action figure dei Blast al gran completo, compresa quella di Yasu con tanto di batteria!
Avrebbe dovuto aggiungere una grande mensola spaziosa in casa, ma non le importava!
Ma non fù l’ unica cosa che comprò.
Acquistò anche due cappelli di peluches a forma di Mokona, uno bianco con la pietra rossa sulla fronte ed uno nero con la pietra blu e le due grandi orecchie che penzolavano ai lati, uno per Tom ed il secondo per Bill, un paio di pantofolone di Totoro per Gustav ed una maglietta con un adorabile cucciolo di cagnolino in versione Skelanimals per Georg, con una serie di scintillanti particolari glitterati spudoratamente, vergognosamente, rosa.
Uscirono sorridenti e soddisfatti, risalirono in macchina e si diressero al secondo posto, quello scelto, dopo una lunga ponderazione, da Tom.

Quando si trovarono di fronte all’ entrata di un sexy-shop per poco a Bill e Georg non prese un colpo.
Andrea credette di aver perfettamente intuito l’ intenzione ironica del ragazzo, e Gustav ...
Bhè, lui aveva imparato a non stupirsi più di nulla.
Non appena convinti gli altri due, si ritrovarono in un’ enorme locale suddiviso in diverse aree, provvisto di ogni sorta di “giocattolo”, per qualsiasi gusto.
Trascinandosi dietro un reticentissimo Georg ed un imbarazzatissimo Bill, Tom e Andrea decisero di dare fondo ad ogni qualsivoglia ritegno e di fare gli idioti fino in fondo, fermandosi con esclamazioni di puro, fintissimo, stupore davanti ad ogni strano gadget che si trovavano di fronte, arraffandolo curiosi e osservandolo da ogni angolazione, cosa che mise segretamente la ragazza in imbarazzo.
Alla fine comprarono persino qualcosa, ed uscirono, con un Bill che ringraziava ogni santo di cui fosse anche solo vagamente a conoscenza data la sua scarsa frequentazione con la chiesa, e anche qualcuno di quelli che non conosceva, persino qualcuno che si era inventato lui sul momento, che quella tortura fosse finita, sistemando nel portabagagli un enorme sacchetto contenente tutto il necessario per una seratina sado-maso, con tanto di frustino e manette pelosette e biancheria intima che si poteva mangiare al gusto di fragola.
<<  Possibile che io non le abbia mai provate?  >>.
Rise forte il chitarrista, vedendosi così rifilare un aspettatissimo scapellotto nemmeno troppo delicato da suo fratello. <<  Ti ricordo, per l’ ennesima volta, che non ci interessano affatto le tue abitudini sessuali, Tom ...  >>.
Risalirono in macchina e si diressero al luogo scelto da Gustav.

<<  Gus, ti rendo noto che nel portabagagli non ci entra più nemmeno uno spillo!  >>.
Gli ricordò la ragazza.
<<  Infatti, lo immaginavo ... E poi uno sono un ragazzo semplice, che adora il sollazzamento immediato ... Inoltre sono le cinque del pomeriggio e non abbiamo ancora messo nulla sotto i denti ...  >>.
E, dando poche precise istruzioni a Tom, si ritrovarono in pochi minuti, in uno delle più eleganti pasticcerie che Andrea avesse mai visto.
<<  Forse dovremmo tornare in macchina ed indossare i nostri abiti eleganti, non credete? Mi sembra l’ occasione giusta, no?  >>.
Sussurrò Andrea all’ orecchio dei ragazzi, consiglio che stuzzicò la perversa fantasia di Tom.
Ma Gustav li stava già sospingendo verso una piccola sala che aveva, evidentemente, prenotato.
<<  Il migliore thè inglese che si possa trovare in tutta la Germania, accompagnato da assaggi di una delle pasticcerie più rinomate di tutta Europa, che ne dite?  >>.
<<  Dico che ci toccherà tornare in boutique a cambiare la taglia degli abiti quando avremo finito qui!  >>.
Esclamò Bill, lo sguardo già famelico di chi pregusta ore di piacevole distrazione immerso fino alla punta del naso nella panna montata.
Letteralmente, dato che, poco dopo Andrea stava passando delicatamente un tovagliolo proprio sulla suddetta punta del suddetto naso del suddetto ragazzo, che non era riuscito a mantenere la sua solita, falsissima, compostezza, davanti a quei bignè sormontati da una piccola, imponente montagna di panna montata.

Di nuovo i loro occhi che si incrociavano, di nuovo quella scintilla di spaventato imbarazzo, di nuovo il ricordo di quella notte sulla terrazza, di quelle parole, di quel quasi bacio, che aleggiava su di loro.

Bill tornò ai suoi bignè, passando a quelli al cioccolato, mentre lei affogò i suoi pensieri in una meravigliosamente invitante fetta di torta alla frutta.
Uscirono da quella pasticceria satolli come mai prima d’ ora, Gustav teneva un libro dall’ aria preziosa, rilegato in una copertina sulla quale una lamina dorata riportava il nome della pasticceria e la dicitura :  
” Le Migliori Ricette”.
<<  Così avrai il tempo per allenarti e la prossima volta ci preparerai una di queste delizie, che ne dici?  >>.
L’ invito implicito ad una “prossima volta” con loro ed il fatto che il suo Pooh si ricordasse bene di quando lei gli aveva confessato che le sarebbe piaciuto saper cucinare bene i dolci, la commosse e, non appena lui le porse il libro lei lo abbracciò in silenzio.
-  ... Grazie, Pooh ...  -.
<<  Adesso tocca a me ... Andiamo ragazzi!  >>. Bill interruppe quel momento di tenerezza fra i due ragazzi.
<<  Magari a piedi, così potremo smaltire questi quintali di calorie che abbiamo ingurgitato! ... Lo so che a te non serve divino trampoliere, ma noialtri, qui, siamo esseri umani!  >>.
Brontolò Georg rivolgendo un’ occhiataccia a Gustav, colpevole di averlo sottoposto alla tortura di dover scegliere tra la sua forma fisica perfetta e tutti quei dolci, ritenendolo apparentemente colpevole anche della propria debolezza nello scegliere quella montagna di panna, cioccolato, frutta e creme varie, ed una a Bill, incolpandolo per una colpa che, in fondo non aveva.
<<  Cosa ci posso fare se il mio fisico assimila pochissimo e brucia tutto a gran velocità? ... Non è carino essere invidiosi di ciò che madre natura ci dona ... Ti ho forse mai invidiato i tuoi muscoli o i tuoi occhi da pantera, io?  >>.
Chiese innocentemente Bill scrollando appena le spalle e scacciando elegantemente una mosca che non c’ era.
<<  No ... E certo! Non ne avevi il benchè minimo bisogno, divino cerbiatto!  >>.
Mugugnò Georg burbero.
Tra le risate generali risalirono in macchina, dopo quaranta interminabili minuti di traffico, si ritrovarono davanti ad un incrocio e svoltando l’ angolo sarebbero stati finalmente a destinazione, come dalla confusa spiegazione di Bill che, approfittando dell’ ennesimo semaforo rosso, si volse verso i sedili posteriori con aria leggermente contrita.
<<  Bhé ... Se devo essere proprio sincero sincero sincero ... Ho preso spunto da Georg per la mia sorpresa ...  >>. Si stava giustificando il moro.
<<  Ma spero che ti piaccia lo stesso ...  >>.
Tutti si stavano chiedendo cosa potesse essere simile ad un negozio di manga, quando l’ enorme insegna della boutique elegantemente punk in cui erano diretti, scintillò davanti a loro.

Vivienne Westwood!
Andrea, scese di corsa dall’ auto senza riuscire a contenere la sua emozione.
Non era mai riuscita ad entrare in uno di quei negozi.
Sorrise un radioso sorriso a Bill per poi entrare veloce, come se quel posto fosse potuto sparire da davanti ai suoi occhi da un momento all’ altro.
L’ atrio era piccolo e privo di porte, ma Bill fece strada con un sorrisetto ambiguo e aprì una botola sul pavimento che lasciò intravedere davanti ai loro occhi una ripida scala che scendeva al piano interrato.
Scesero con qualche difficoltà per ritrovarsi poco dopo immersi in un’ atmosfera punk che ricordava quei locali tipici londinesi degli anni dei Sex Pistols.
Andrea era estasiata, si guardava attorno attenta, le foto dei Sex e Vivienne in bianco e nero, gli abiti sui manichini, esultando quando incontrava qualche maglia o pantalone o scarpa che assomigliasse a quelli visti nel manga di Nana.
Ecco perché Bill aveva detto di essersi ispirato all’ idea di Georg, rivisitandola con la sua personalissima passione per la moda.
Il ragazzo aveva intanto fermato un commesso che gli si era avvicinato ed aveva chiesto se il suo ordine fosse arrivato.
A quella domanda gli occhi degli altri quattro si puntarono su di lui e sul commesso che era sparito dietro ad una tenda per tornare poco dopo con un ingombrante scatola firmata Vivienne con il riconoscibile logo, il Globe, in bella vista.
Bill la prese in consegna ringraziando il ragazzo con un gran sorriso e la porse ad Andrea, che una volta posata sul banco, prese ad aprirla.
<<  Spero di aver azzeccato la misura ...  >>. Le sussurrò lui.
Poco dopo, tra le mani della ragazza, c’era l’ abito rosso che Nana aveva indossato la prima notte in cui aveva sentito suonare Ren e ...
La giacca con il cuore!
<<  Bill! Questa giacca ... Era in esposizione alla mostra di Vivienne Westwood a Milano, io ... Credevo che non fosse nemmeno più in vendita ...  >>.
Era choccata ed emozionata.
Era la giacca di Nana ed era un regalo di Bill ...

<<  In effetti … Ho dovuto trafugare un paio di manga dalla tua collezione e portarli qui per poter ordinare quegli abiti ... Per fortuna il commesso se ne intendeva più di quanto me ne intendessi io!  >>.
Sorrise il ragazzo prima di vedersi travolto da un rapidissimo abbraccio della ragazza.
<<  Ok ... Perché adesso non vai a provarteli?  >>.
Lei non se lo fece ripetere, si fece portare un paio di calze a rete che strappò diligentemente, si sistemò gli anfibi con dei nastri rossi ed uscì.
Bill credette di non averla mai vista così bella e radiosa.
<<  Certo ...  >>. Stava dicendo ora lei, fissandosi allo specchio con aria critica.
<<  Nana è decisamente più magra ...  >>. Sospirò.
I ragazzi sbuffarono alzando gli occhi al cielo in perfetto sincrono.
Non potendo sprecare l’ occasione, Andrea regalò a Tom, Gus e Georg due magliette ed una camicia firmate Vivienne ed un paio di pantaloni bondage identici a quelli di Shin a Bill.

Finalmente fuori da quel locale fumoso, si accomodarono in machina, Andrea con l’ ingombrante scatola sulle gambe, diretti finalmente a casa, dove giunsero alle otto passate.
Portarono tutti i pacchi all’ interno abbandonandoli accanto alla porta e corsero tutti alla ricerca del piccolo Macky.
Fu Tom a trovarlo, accoccolato sulla sua felpa in camera sua, lo prese in braccio e lo portò di sotto dagli altri.
<<  Eccolo qui il piccolo delinquente! Dormiva sulla mia ... Cioè, sulla sua ormai, felpa  >>.
Andrea lo accolse tra le braccia coccolandolo e chiedendo agli altri cosa avessero intenzione di mangiare quella sera.
<<  Non vorrai metterti a cucinare, spero!  >>. Esclamò Gustav.
<<  Stasera si va avanti con l’ abbuffata di roba malsana! Adesso ordino le pizze, Bill va a controllare la scorta di schifezze da bere, Tom quelle da mangiare e tu e Georg tirate fuori qualche dvd, ok?  >>.
Andrea annuì grata.
Lo avrebbe fatto, se glielo avessero chiesto.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa per loro.
Ma fu grata al suo Pooh per aver preso in mano la situazione ed averle impedito di mettersi ai fornelli.

Quella nottata fu davvero fantastica per lei.
Guardarono Mulan sotto la minaccia infantile dei capricci di Bill e Andrea che, entrambi in maniera vergognosamente imbarazzante, adoravano il piccolo draghetto, Mushu, per poi cedere alle insolite moine di Tom di vedere, per la millesima volta, Fast and Furious, cosa che alla ragazza non dispiacque essendo Vin Diesel, assieme all’ espressione leggermente invidiosa e molto attenta di Tom, una buona ragione per sopportare le maledette corse con le macchine di quel film, per poi passare ad un film demenziale scelto dal maturissimo Georg ad una commedia musicale, brillante e classica di Gustav.
Risero e si divertirono, specialmente quando Tom si alzò misteriosamente per tornare in sala con un pacchetto equivoco tra le mani.
<<  Mhhh ... Ma per provarlo come funziona? Tu lo devi prima  indossare e poi noi lo assaggiamo?  >>.
Chiese con uno sguardo malizioso, fin troppo sexy ed invitante, osservando insistentemente la ragazza che, imbarazzatissima, gli si sporse addosso recuperando il pacchettino e rifilandogli una gomitata nelle costole.
<<  Mi era parso di capire che io non fossi affatto il tuo tipo ...  >>. Rise.
Tom sbuffò spazientito.
<<  Cristo Andrea! Per quanto ancora mi rinfaccerai questa cosa? >>.
-  ... Solo fino a dopodomani mattina ... Poi smetterò, per forza di cose ...  -.
Pensò un po’ triste.
<<  Ti ho già chiesto scusa, non mi sembra il caso di approfittare della mia debolezza, e ti ho anche già detto che ho cambiato idea no? Cosa devo fare per dimostrartelo? >>.
Concluse il ragazzo guardandola sornione.
Lei avvampò di nuovo.
Tom sapeva essere davvero intrigante e accattivante quando voleva.
E lo voleva spesso.
<<  E poi, scusa ... Ma chi lo ha detto che solo voi dobbiate assaggiarle? E se le volessi assaggiare anche io?  >>.
Disse lei sostenuta.
<<  Direi che la cosa potrebbe farsi decisamente interessante dato che si tratta di intimo femminile e che nessuno di noi quattro potrebbe indossarla ... Tranne Bill, forse ...  >>.
Quattro cuscini si abbatterono su di lui simultaneamente, rischiando di soffocarlo.
<<  Dicevo così, solo per dire ... Infondo è quello più magro fra di noi ...  >>.
Questa volta, a raggiungere la spalla del ragazzo, con un colpo secco, preciso e abbastanza forte, fu il telecomando che Bill aveva lanciato contro di lui decidendo, generosamente, di mirare alla spalla, risparmiando il viso del fratello che, se non altro per lavoro, gli sarebbe ancora potuto servire.
Tom lasciò il pacchetto alle mani incerte di Andrea, massaggiandosi la spalla lesa.
<<  Fottiti Bill!  >>.
<<  Dopo di te ... Dopotutto hai la precedenza che spetta al fratello maggiore, no?  >>.
Nel frattempo la ragazza aveva estratto un tanga color fragola dalla confezione e lo osservava con aria scettica, un sopracciglio inarcato in una buffa imitazione di Bill.
<<  Certo che il mercato dell’ hard ha sempre un occhio di riguardo per i maschietti ... Questo affare sembra scomodissimo ... Sembra fatto di lattice ... Solo infilarselo potrebbe risultare una tortura troppo grande rispetto ai giochini che potrebbero seguirne ...  >>. Disse.
<<  Andrea! Così tu mi sconvolgi! Ma ... Ma ... Parlare di queste cose!  >>.
Il tono oltraggiato e scioccato di un Gustav dagli occhioni comicamente sgranati la fece esplodere in una risata imbarazzata.
<<  Ehhh ... Cosa vi avevo detto ? La nostra Andy è diventata grande! >>.
<<  Togliti quell’ aria orgogliosa dalla faccia, sottospecie di ex mocho dei miei stivali! Andy non è diventata grande ... E’ solo stata traviata dal troppo tempo passato a stretto contatto con ninfo-kaulitz! E’ tutta colpa tua!  >>.
Gli rispose Georg puntandogli un accusatorio indice sul naso.
E così, ridendo e scherzando, avevano finito col passarsi quelle striminzite mutandine, prendendone un gommoso morso a testa.
Gustav fu il primo, seppure un po’ titubante ed un po’ imbarazzato, poi le porse a Georg, fu il turno di Tom che le passò a Bill con aria di sfida.
Bill si infilò tra le labbra un pezzetto di quel tanga mangiucchiato e ne strappò un piccolo brandello.
<<  Sembra una caramella gommosa alla fragola ... Tanto vale che mi compri un chilo di orsetti gommosi, mi soddisfano di più e costano di meno!  >>.
Tutti risero, poi, trovando quel coraggio probabilmente nel fondo della terza lattina di birra che si era scolata, Andrea si allungò verso di lui, chinandosi fino a sfiorargli le gambe col petto ed a rubargli dalle mani l’ ultimo pezzo di intimo, direttamente con la bocca.
Sentendosi sfiorare le dita dalle labbra morbide di lei, un lieve diffuso rossore apparve sul viso di Bill che rimase come imbambolato, la mano a mezz’ aria, osservandola masticare, senza distogliere gli occhi da lui, la sua parte di tanga commestibile.
C’ era silenzio e tensione, sembrava quasi che persino gli altri avessero smesso di respirare.
Fu Tom ad interrompere quell’ apparente silenzio.
<<  Bhè, il tuo giudizio di donna?  >>.
<<  Niente male, ma nulla di eccezionale ... Concordo con Bill sugli orsetti gommosi ... Chi lo dice che non possano essere “divertenti” anche quelli?  >>.
Tom rise.
-  ... Piccola sfacciata ... Dove hai tenuto tutte queste fantasie erotiche fino adesso? ...  -.
Poi decise di risponderle.
<<  Assolutamente nessuno, specialmente se disposti su un bel corpo e mangiati da lì direttamente con la bocca ...  >>.
<<  Oooook ... Adesso basta però! Passiamo ad altro ... State diventando imbarazzanti!  >>.
Esclamò Georg.
<<  Da adesso in poi solo acqua per voi due! Persino la coca cola potrebbe essere deleteria ai vostri neuroncini fusi!  >>.

Risero molto, quella notte, giocarono a cuscinate, come i bambini, mangiarono schifezze, ancora e ancora, poi crollarono addormentati in salotto.
Georg buttato su una poltrona, Gustav tra i cuscini sul pavimento Tom sbracato sul divano, il sedere scivolato sui cuscini, le gambe larghe, un braccio dietro la nuca, uno sulla spalla della ragazza che si era addormentata, la testa appoggiata sulla gamba del ragazzo.
Nonostante tutti i discorsi piccanti che avevano potuto inscenare quella sera, Bill non aveva mai visto suo fratello in maniera più dolce di quel momento.
Il volto sereno, nessuna ambiguità nell’ espressione beata di chi sta dormendo il sonno del giusto.
C’ era familiarità in quell’ immagine che si palesava miracolosamente davanti ai suoi occhi :
Tom con una ragazza e nessuna intenzione di portarsela a letto.
Bill, a gambe incrociate, appoggiato con i gomiti al tavolino, non riusciva a fare a meno di osservarli.
Passò lo sguardo da Tom ad Andrea.
Le lunghe gambe nude raccolte, il viso rilassato, i capelli asimmetrici e adesso corvini sparsi sulla gamba di Tom, indossava un’ enorme maglietta di suo fratello che le arrivava a metà coscia e le lasciava maliziosamente scoperta una spalla candida, su cui una ciocca più lunga e ribelle delle altre si posava leggera.
Era bella.
Non che lui se ne accorgesse solo adesso, ma solo adesso sembrava avvertire una fitta dolorosa al pensiero che quella bellezza presto avrebbe lasciato il suo lavoro, la sua casa, tutti loro ...
Lui.
Alla fine si addormentò.

La mattina dopo un invadente raggio di sole che penetrava dalla finestra giocando fastidioso tra le tende ed il suonare insistente del citofono del cancello svegliò Georg che, stiracchiandosi, fece in tempo a vedere un Gustav già vestito che andava a controllare chi fosse e Andrea alzarsi stiracchiandosi.
<<  E’ il tuo ragazzo, Andy  >>.
La voce atona quanto l’ espressione di Gustav fece trasalire Georg e la ragazza stessa che, di certo, non si aspettava quella sorpresa apparentemente non molto gradita.
Si alzò e, senza fiatare, si diresse alla porta.
-  ... Fabrizio? Cosa ci fa lui qui? ...  -.
Ma, forse per via della levataccia traumatica, forse per via del fastidioso mal di testa post sbronza o per colpa delle poche ore dormite la notte precedente, i suoi pensieri non erano del tutto coerenti e tendevano a schizzare fastidiosamente da una parte all’ altra del suo cranio rimbombando maledettamente, aggravando di minuto in minuto l‘ emicrania che sentiva arrivare fastidiosa.
Dimentica di avere addosso semplicemente una delle magliette di Tom, aprì un poco la porta trovandosi davanti il suo ragazzo perfettamente vestito di un paio di jeans, una giacca blu e una camicia che riprendeva esattamente il colore azzurro scuro dei suoi occhi che adesso erano puntati su di lei, apparentemente inconsapevoli dell’ aspetto decisamente più informale, per usare un eufemismo, di Andrea.
Ma quegli occhi non erano inconsapevoli, piuttosto, stavano guizzando rapidi alle spalle della ragazza, cercando di intravedere cosa lei stesse cercando di nascondere.
Quello che vide fu un ragazzo con un paio di jeans addosso, solo quelli, che si avvicinò alla porta con un sorriso decisamente preimpostato sulle labbra.
<<  Buongiorno ... Fabrizio, se non ricordo male, vero?  >>.
<<  Sì, buongiorno  >>.
Rispose freddo il giovane uomo allungando una mano verso il castano che, del tutto imprevedibilmente, lo invitò ad entrare, sotto lo sguardo sbigottito di Andrea che cercò di riprendersi immediatamente da quello choc.
-  ... Ma ... Che cazzo ha intenzione di fare, Georg? ... E’ impazzito, non può essere altrimenti ...  -.
<<  Georg ...  >>. Provò a dire timidamente, la voce appena strozzata.
<<  ... Ehm ... Forse non è il caso ... Magari potremmo andare alla depandance ...  >>.
<<  E perché mai? E’ ora di colazione, possiamo offrirgli un caffè no? ... Se ti riferisci al disordine ...  >>.
Il castano si volse verso Fabrizio.
<<  Siamo uomini, immagino che non si scandalizzerà di certo davanti a qualche pop corn per terra o a qualche bottiglietta di birra sparsa in giro ... Non c’è nulla di cui né io né nessun’ altro  >> sottolineò.
<<  Debba vergognarsi ... >>. Sorrise sghembo in direzione dell‘ ospite.
Sorriso che venne ricambiato prontamente da uno freddo e falsamente cortese di Fabrizio.
-  ... Uomini ... Io forse lo sono ...  -.
E, con questo pensiero poco gentile verso chi gli aveva appena offerto di entrare in casa sua a prendere un caffè, superò Andrea senza degnarla di uno sguardo, passando oltre, diretto in cucina dove lo attendeva una scena poco dignitosa.
Almeno ai suoi occhi.

Bill e Tom si erano svegliati a loro volta ed avevano accolto in due maniere decisamente differenti la notizia, data da Gustav, dell’ arrivo di quell’ estraneo in casa loro.
Bill si era chiuso in un ostinato silenzio, turbato dall’ espressione fin troppo maliziosa e vagamente subdola di suo fratello.
<<  E’ un po’ in anticipo mi pare ... Andrea lavora per noi ancora fino a domattina ... Vedremo se avrà voglia di restare qui ...  >>.
Bisbigliò con un sorriso sghembo e malvagio.

Non appena entrato nell’ ampia, luminosa cucina, davanti al suo sguardo apparentemente imperturbabile trovò, in ordine :
un Georg ancora in jeans che, sempre sorridendo, lo invitava ad accomodarsi, un Gustav, palesemente fresco di doccia che preparava un caffè e che lo salutò in maniera cordiale e due sottospecie di amebe insonnolite.
La prima, quella con una inguardabile massa di orrende, disordinatissime treccine nere aggrovigliate, aveva un ghigno che sarebbe dovuto essere cortese e che risultava semplicemente foriero di qualcosa che Fabrizio non riuscì a decifrare, seppure gli sembrasse tutt’ altro che gradevole ed indossava solo un paio di boxer blu, l’ altra, quella specie di signorina che, per quanto ricordasse doveva essere il cantante del gruppo, con i lunghi capelli corvini che ricadevano sufficientemente arruffati sulle spalle, una orrida tuta di un fastidioso, accecante color arancione e nera, chiuso in un’ espressione imbronciata e silenziosa.

Si accomodò con disinvoltura su uno degli alti sgabelli che circondavano la penisola della cucina e osservò attento i movimenti della ragazza intenta, aiutata da Georg, a preparare la colazione.
Adesso, presa in quei gesti che le risultavano semplici e assolutamente naturali, Andrea aveva dimenticato la presenza di quel quinto ragazzo che stonava maledettamente in quella cucina, in quella casa, in quella città, in quella sua vita ...
Il pensiero improvviso la paralizzò con una tazza ferma a mezz’ aria.
Aveva due vite ...
E quella precedente, che sembrava essere tornata a palesare prepotentemente la sua esistenza nel corpo e nella presenza di quel ragazzo, il suo ragazzo, non le mancava affatto.
Chiuse gli occhi per un istante, cercando di riprendere il controllo su sé stessa, poi si voltò sorridente e preparò la tavola per la colazione.
Non fu esattamente una passeggiata visto che il ripiano era ingombro di ogni sorta di involucro vuoto abbandonatovi sopra la sera precedente.
Tom spinse, con noncuranza una scatolina proprio sotto il naso del ragazzo.
Fabrizio la osservò un istante, giusto il tempo necessario per comprendere di cosa si trattasse.
Andrea, vedendo lo sguardo del suo ragazzo mutare impercettibilmente, si sporse rapida sul tavolo e arraffò veloce la scatola che aveva contenuto il tanga, incrociando gli occhi con quelli di lui che la osservavano con decisione.
<<  E’ solo uno scherzo ...  >>. Sussurrò lei cercando di giustificarsi.
<<  Immagino ... >>.
Rispose lui con un sorrisetto sarcastico ed un tono che non piacque per nulla a Tom, ne a nessuno dei ragazzi che avevano assistito a quel breve scambio di parole e di sguardi.
Quel tipo trattava la loro Andy con la sufficienza di chi si crede superiore, Tom era certo che stesse pensando che lui lavorava mentre lei stava in casa di cinque ragazzi a fare la poco di buono ...
Vide rosso in pochi istanti.
-  ... Come si permette? Chi si crede di essere questa specie di pallone gonfiato e supponente? ... Non ha ben chiaro chi si trova davanti e chi si sta mettendo contro ...  -.

Una volta che la tavola fu sistemata e la colazione servita, Andrea si sedette sul ripiano accanto al lavandino, con una tazza di caffè lungo e fumante in mano e la speranza che bastasse per farle passare almeno un po’ quel fastidioso mal di testa che la stava tormentando.
<<  Andy! Hai dimenticato i miei cereali ... Lascia, ci penso io  >>.
Dicendo questo Tom si era alzato ed avvicinato alla ragazza facendole l’ occhiolino.
Andrea non credeva di aver compreso cosa Tom volesse intendere, ma una vaga idea le venne in mente mentre lui le si sdraiava addosso, allungandosi per raggiungere la mensola più alta del mobiletto che stava proprio sopra di lei.
<<  Ragazza! Sei sempre in mezzo ai piedi!  >>.
E, detto questo, senza darle il tempo di spostarsi, le afferrò le gambe richiudendole attorno ai propri fianchi sottili, la costrinse a chiudere le braccia attorno al suo collo, poi le afferrò poco elegantemente il sedere tirandosela addosso per poi riposarla sul ripiano qualche passo più in là.

Andrea, stretta al corpo di Tom, leggermente intontita dal palesarsi virile di lui, la pelle contro la propria, le sue mani attorno al collo di lui, lo aveva osservato con gli occhi sgranati, chiedendogli implicitamente, cosa cazzo stesse facendo.
Ma il sorriso sornione ed innocente che lui le rivolse, accennando brevemente con la testa al ragazzo seduto alle loro spalle, le fece scappare uno sbuffo divertito che fu chiaramente udito da tutti.

Ben presto, con uno sguardo furente, Fabrizio si alzò da tavola, ringraziando e richiamando a sé la ragazza con un gesto, così come si potrebbe chiamare un cane.
In quel momento Tom si chiese se, con il suo innocente scherzo, non avesse messo nei guai Andy.
<<  Forse ho un po’ esagerato ...  >>.
<<  Lo credi davvero?  >>.
Fu la laconica risposta di Bill che, sbattendo malamente lo sgabello, si diresse alle scale deciso a chiudersi in bagno per le prossime due ore, almeno.
Ma per andare al piano di sopra dovette, necessariamente, passare accanto all’ entrata ed assistere ad una conversazione che, non aveva dubbi, quel ragazzo avrebbe desiderato mantenere privata.

<<  Forse sarebbe il caso che tu andassi a vestirti, prendessi le tue valige e venissi in albergo con me ... Partiremo domattina presto  >>. Il tono sembrava non ammettere repliche.
<<  No  >>. Fu la semplice risposta della ragazza.
<<  No???  >>. Chiese sarcastico lui.
<<  Non credi di esserti divertita abbastanza con questi quattro bambocci?  >>.
<<  Divertirmi?!? Io ci lavoro, per loro, e non sono dei bambocci!  >>.
Andrea si stava alterando, una sottile rabbia serpeggiava nella sua voce.
<<  Certo! Lavorando! Tutte le interpreti di questo mondo lavorano con addosso solo una maglietta appartenente ad un dei suddetti datori di lavoro e utilizzano dell’ intimo commestibile, vero?  >>.
La ragazza rimase scioccata per qualche secondo.
<<  Mi stai dando della poco di buono, Fabrizio?  >>. Il tono era minaccioso e fermo.
<<  Non abbiamo fatto nulla di male, ci siamo solo svagati un po’ ieri sera ed io non ti devo alcuna spiegazione!  >>.
Il tono di voce che si alzava un po’ ad ogni parola furente che fuoriusciva dalle sue labbra.
<<  E poi ... Sono pagata fino a domani mattina e fino a domani mattina resterò qui!  >>.
<<  Certo! A preparare la colazione e a cercare i vestiti sparsi in giro per casa di quelle mezze cartucce che si credono delle grandi star, non è vero?  >>.
<<  Quelle mezze cartucce, come le chiami tu dall’ alto della tua immane ignoranza e presunzione, sono delle rockstar ... E per quello che ne so a te non dispiace quando ti preparo da mangiare o raccolgo, lavo e stiro i tuoi di vestiti!  >>.
Il ragazzo, punto sul vivo, le afferrò forte il polso, stringendolo fino a strappare un gemito soffocato alla ragazza, ed avvicinò pericolosamente il viso a quello di lei, ringhiandole in faccia.
<<  Tu sei la mia ragazza, mia, capisci? Non sei la fidanzatina di questi quattro frocetti!  >>.

Davanti all’ espressione scioccata della ragazza Bill non potè restare nascosto dietro la porta e cominciò freneticamente a pensare ad una scusa plausibile per poter entrare nell‘ atrio senza dare l‘ impressione di aver ascoltato tutta la conversazione avvenuta tra i due.
Fece l’ unica cosa che gli venne in mente.
Estrasse dalla tasca della tuta il suo cellulare e compose il numero della ragazza, facendole squillare l’ apparecchio posato sul tavolino del divano, corse a prenderlo e comparve annunciato dalle note di “ Ten Black Roses “, la suoneria scelta da Andrea, nell’ atrio, porgendolo a lei, davanti allo sguardo poco gentile di Fabrizio che, sentendolo avvicinare, aveva repentinamente lasciato il polso della ragazza che si era voltata verso Bill.
<<  Oh, scusatemi ma ... Andy, ti suona il cellulare ...  >>.
Prima che la ragazza potesse rispondere, Fabrizio le disse che l’ avrebbe aspettata l’ indomani mattina in un albergo vicino all’ aeroporto e, senza degnare di uno sguardo o di un saluto il ragazzo moro ancora impalato davanti alla porta, si volse e se ne andò a passo svelto.

Andrea non fece in tempo ad accettare la chiamata che il cellulare smise di suonare, alzò lo sguardo e si accorse di essere rimasta da sola nell’ atrio.
Fabrizio se ne era andato, Bill era salito al piano di sopra e lei stava impalata davanti alla porta ancora aperta con in mano il cellulare, spettinata, la sola maglietta di Tom addosso, i piedi nudi ed un sacco di pensieri che non sembravano affatto decisi a trovare un giusto posto nella sua testa.
Pigiò il tasto delle chiamate perse ed i suoi grandi occhi grigi parvero occupare tutto il suo viso.
Il numero dell’ ultima persona che aveva provato a chiamarla, poco prima, lampeggiava insistendo per sapere se lei volesse richiamare.
Spense il cellulare.
Qualsiasi cosa avesse avuto da dire a Bill, non era necessario richiamarlo.
Avrebbe potuto dirglielo una volta che fosse uscito dal bagno ...

Sedendosi sul divano, lasciando vagare lo sguardo su quel desolante casino che la circondava, dubitava che gli avrebbe detto nulla.
-  ... Cosa dovrei dirgli, dopotutto? : scusa, ma il mio ragazzo è un povero idiota che non capisce un cazzo di musica e meno che nulla di buone maniere e adesso mi sto vergognando come un cane all’ idea che tu abbia visto che razza di stronzo sa essere e che sappia che, suddetto stronzo, me lo sono andata a scegliere proprio io ... Io che non ho fatto altro che sgridare Tom per come tratta male le donne? ... Sì, certo ...  -.
Quell’ ironia che si palesava nella vocetta saccente e fastidiosa della sua coscienza la irritava notevolmente.

Mentre se ne stava ancora rannicchiata sul divano, questo sprofondò accanto a lei cedendo sotto il peso del ragazzo che vi si era lasciato poco elegantemente cadere seduto.
Tom adesso la osservava di sottecchi :
le ginocchia raccolte, la sua maglietta maltrattata, che lei aveva tirata fino a coprirsi con essa le caviglie, lasciando intravedere sola la punta dei suoi piedi scalzi.
Ma non gli importava.
Quell’ espressione triste e un po’ arrabbiata, gli parve, sul volto della ragazza valeva molto più degli ottanta euro sganciati per quella stupida maglietta.
<<  Scusami per prima ... Volevo solo ... Non so ... Probabilmente volevo solo farlo incazzare perché sono uno stronzo ... Volevo che lui capisse che ... Bhé, che qui sei come a casa tua e che in qualche modo tu ... Ci appartieni ...  >>.
Il ragazzo aveva parlato passandosi un dito dietro l’ orecchio, in imbarazzo, e adesso si stava mordendo la lingua per ciò che aveva appena detto.
Sapeva quanto lei detestasse certe manifestazioni di stupida egoistica possessione, soprattutto se riguardava un’ altra persona, nel suo caso quasi sempre donne.
Secondo lei denotava mancanza di rispetto.
Lo credeva anche lui, dopotutto.
E adesso aveva detto quella infelice frase usando proprio lei come soggetto.
Colpevole si guardava le mani, senza osare alzare gli occhi su di lei, temendo lo sguardo inceneritore che gli riservava sempre in quelle occasioni.
Ma quando, spinto dal prolungato insolito silenzio di lei, specie quando lui offendeva l’ onore di un qualsiasi essere femminile, decise di alzare gli occhi, incontrò quelli dolci e un po’ intimiditi della ragazza, che si abbassarono veloci, impedendogli di scorgere fino in fondo ciò che celavano.
<<  Non devi scusarti, era solo uno scherzo ... Magari un po’ stupido, ma ... Casomai dovrebbe farlo lui ... E’ stato maleducato nei vostri confronti ... Per quello che riguarda i vostri diritti di appartenenza su di me ... Potrei fare un eccezione e non prendermela, per questa volta ...  >>.
Poi si volse sorridente e giocosa verso di lui.
<<  Del resto ... Non capita tutti i giorni di “appartenere” ai tokio hotel!  >>.
Gli si slanciò addosso rubandogli la fascia che conteneva i suoi capelli e scompigliò i suoi cornrows, dopo di che si alzò svelta e con un urlo ben poco delicato chiamò a raccolta anche gli altri.

Georg e Gustav apparvero dalla cucina dove, apparentemente, parevano essersi trincerati, probabilmente fin troppo consapevoli della guerra fredda che si era scatenata all’ arrivo di quello sconosciuto in casa loro.
<<  Bene ... Ora che ci siamo tutti, direi che per le prossime ...  >>.
Si guardò attorno portandosi pensosa un dito alle labbra.
<< ... Direi ... Due ore, se ci impegniamo, saremo occupati a riordinare questo sfacelo! Georg : sacchetti extralarge per l’ immondizia ...  >>.
<< Tooom ... Dove tieni le tue magliette?  >>. Chiese il ragazzo con aria innocente.
<<  Fottiti Hagen!  >>. Fù l’ altrettanto innocente e disinvolta risposta del chitarrista.
Gustav e Andrea scoppiarono a ridere.
<<  Gustav ... Sai che ti adoro e che per questo semplice motivo ti esonererei da tutto questo ma ... Temo che da sola non riuscirei a gestire questi due! Per cui, se sei così gentile da decidere di darmi una mano ...  >>.
Sorrise rivolta al batterista che le rispose con un sorriso radioso, mettendosi sull’ attenti.
<<  Scopa, paletta, strofinacci e detergenti vari in arrivo!  >>.
Poi sparì diretto alla dispensa.
Andrea raccolse le treccine di Tom in uno strofinaccio pulito, quelli di Georg in uno strano muccetto alto sulla testa e legò un grembiule ai fianchi di Gustav indossandone uno a sua volta.
<<  Bene! Adesso siamo pronti! All’ opera!  >>.
Mentre raccoglieva bottigliette vuote dal pavimento, Tom cominciò a borbottare tra i denti.
<<  Non è mica giusto però! Qui siamo tutti a lavorare ... E Bill?  Lui è dispensato dall’ ingrato compito di aiutarti?  >>.
<<  Tanto per cominciare, Tom, nel caso sarei io che aiuto voi ... E poi ...  >>.
-  ... Poi Bill mi ha già aiutata abbastanza, per oggi ...  -.
Avrebbe voluto aggiungere.
<<  Poi cosa, di grazia? Perché se ha fatto qualcosa che gli ha permesso di evitare tutto questo, voglio sapere di cosa si tratta ... Potrei farlo anche io ...  >>.
Andrea, presa in contropiede, alzò gli occhi su di lui alla febbrile ricerca di una qualche scusa da rifilare al ragazzo che adesso la osservava in sorniona attesa di una risposta, aggiustandosi buffamente lo straccio sulla testa.
Lei sorrise.
<<  Bhé ... Non credo che tu possa fare quello che fa Bill ... Lui ... Bhé ... Lui è semplicemente Bill ... Hai presente? Sempre gentile e disponibile, un po’ capriccioso ma in maniera talmente adorabile, un po’ naturalmente infantile ... E quegli occhioni ...  >>.
Elencò con falsa aria rapita, giusto per il semplice gusto di irritarlo un po’.
<<  Ehhhh, amico mio ... Mi sa che tu non possa recuperare tutto in pochi minuti ... Anzi, non potresti e basta! Argomentazione impeccabile mi pare!  >>.
Gli disse Georg con aria di cordoglio, battendogli una mano sulla spalla.
<<  Ti conviene tirare su la mascella e rimetterti al lavoro!  >>.
<<  Umpf!  >>. Sbuffò il ragazzo senza trovare alcun argomento per poter ribattere.

Bill, avvolto da un morbido accappatoio che profumava lievemente di mughetto, stava ad occhi chiusi davanti allo specchio del bagno, stringendo convulsamente il marmo bianco del ripiano.
Non voleva vedere l’ immagine che vi si rifletteva, sapeva esattamente cosa vi avrebbe trovato :
una rabbia repressa e sofferente per quello a cui si era ritrovato, suo malgrado, ad assistere.
Certo, non lo aveva fatto apposta, ma lo aveva visto e, adesso, avrebbe voluto poter tornare indietro ed evitarsi tutto questo.
Avrebbe desiderato continuare a pensare che lei sarebbe tornata in Italia dal suo ragazzo che la amava e che la trattava talmente meravigliosamente bene da impedirle di accettare di firmare un nuovo contratto con loro.
E invece ...
Aveva visto la verità di quella bugia che, avrebbe dovuto capirlo, era troppo apparentemente perfetta per essere totalmente vera.
Ma era stato rintanato nel bagno fin troppo a lungo.
Nella migliore delle ipotesi Georg sarebbe potuto salire e buttare giù la porta mentre Andrea avrebbe chiamato un’ ambulanza, temendo che si fosse sentito male, nella peggiore, suo fratello in persona sarebbe salito a stanarlo dal bagno, trascinandolo a forza di sotto e, magari, stressandolo per sapere cosa cazzo gli stava succedendo.
Non voleva dare spiegazioni a suo fratello.
Dubitava che gliene avrebbe potute fornire di plausibili.
Aprì gli occhi, si vestì con un paio di pantaloni neri di una tuta e una maglietta a mezze maniche rossa, raccolse gli asciugamani e l’ accappatoio profumato, per metterli nel cesto della roba da lavare come Andrea desiderava si facesse, poi posò la fronte su quella piccola e pelosa di Macky che era rimasto immobile seduto sul lavandino, aspettandolo.
<<  Chi farà profumare così il mio accappatoio quando lei se ne sarà andata?  >>.
Gli chiese con un filo di voce.

Infine decise di scendere le scale e si ritrovò davanti una scena che gli fece dimenticare per un attimo quei pensieri incoerenti :
Tom stava chinato sotto al divano col sedere per aria, mentre Georg lo teneva sollevato apparentemente senza sforzo alcuno, Gustav stava passando un buffo bastone peloso e colorato che lui non ricordava di avere mai visto, sulle mensole più alte, in precario equilibrio su una sedia ed Andrea stava passando uno straccio immacolato sui vetri della finestra, dove, la sera prima, a causa dell’ idiozia di suo fratello che aveva shakerato la sua lattina, lui aveva schizzato con la coca cola.
Si avvicinò alla ragazza e le tolse di mano lo strofinaccio.
<<  Lascia ... Faccio io ...  >>.
E prese a muoverlo un po' goffamente in senso circolare, come aveva visto fare a lei.

Quando le dita di Bill le avevano sfiorato la mano lei era rabbrividita.
Lui aveva un dolce profumo di ciliegia e i capelli ancora umidi liberi di ricadere sulla sua maglietta attillata, bagnandola leggermente, aveva il viso perfettamente pulito, ogni traccia di trucco sfatto era sparita per lasciare spazio a quel viso un po’ adulto e un po’ bambino che aveva e che lei adorava così ...
Nudo, privo di qualsiasi segno che cercasse di nasconderlo.
Raccolsero ogni cartaccia, ogni bottiglia e lattina, pulirono ogni macchia appiccicosa, aspirarono ogni singola briciola di pop corn da ogni poltrona e dal grande divano ed infine fu un piacere osservare quei quattro che facevano a gara per decidere chi di loro avrebbe dovuto passare lo straccio sul pavimento.
<<  Io non ci penso nemmeno ... E neanche voi dovreste!  >>.
Esclamò il chitarrista puntando un dito feroce sulle due G.
<<  Noi abbiamo passato più tempo a pulire di lui  >>.
E a queste parole il dito si spostò fulmineo su Bill.
<<  Quindi tocca a lui!  >>.
Bill, non molto in vena di discutere col suo, decisamente poco adorabile, gemello, prese in malo modo in consegna lo straccio e lo spazzettone e si diresse nel salone, gettando direttamente sul pavimento una abbondante dose di detersivo.
<<  Biiiil!!! Se fai così rischi di dover passare le prossime due settimane nel tentativo di sciacquare il pavimento! Lascia stare dai, divina! Ci penso io, ok? ... Ti sdebiterai a tempo debito di questo favore ... Adesso vai di là!  >>.
La voce di Gustav era giunta assordante ma decisamente gradevole alle orecchie di Bill che, effettivamente, non aveva la più pallida idea di come si facesse a lavare un pavimento ottenendo un risultato almeno accettabile, sebbene avesse spesso osservato sua madre farlo, nei lunghi pomeriggi della sua infanzia, quando stava in casa con lei, troppo timido e spaventato da quei bambini più grandi che lo avrebbero tormentato se avesse messo piede fuori casa, magari al parco.
Tom correva il rischio spesso, con molto più coraggio di lui, ma erano molte le volte in cui decideva di restare a casa solo per fargli compagnia, restando seduto assieme a lui sulle scale ad osservare la mamma, il piccolo volto identico al suo appoggiato alle ginocchia aguzze raccolte al petto, nella sua stessa identica posizione.
Erano questi ricordi che impedivano a Bill di avventarglisi contro con i suoi artigli quando lui lo derideva pubblicamente, come stava facendo in quel momento.
<<  Bill! O sei abbastanza furbo da sapere come evitare le fatiche, cosa di cui dubito seriamente, o sei davvero un incapace impedito!  >>.
Suo fratello lo amava, lui lo sapeva, e tanto gli bastava.

Non appena ebbero finito e tutti si furono lavati e cambiati, si accorsero di avere davanti ancora parecchie ore a disposizione e di non sapere come riempirle.
Stavano seduti in un imbarazzante silenzio, quell’ ultimo giorno sarebbe volato, ognuno di loro lo sapeva perfettamente, ma al momento i minuti sembravano trascinarsi lenti e privi di qualsiasi scopo.

                                                                                       **********



La macchina scivolava silenziosa per le strade stranamente tranquille quel giorno.
<<  Vorrei che ... Avesse più tempo, sai?  >>.
<<  A chi ti riferisci?  >>.
Domanda stupida e retorica :
sapeva esattamente a chi si stava riferendo.
<<  E’ sempre stato così per lei ... Ha bisogno di tempo ... Non per affezionarsi, caso mai ce ne fosse stato bisogno ... E non ce n’ era ... Ma per lasciarsi andare ... Per fidarsi di loro ...  >>.
<<  O forse per fidarsi di sé stessa, direi ...  >>.
Concluse David, voltandosi verso la sua donna.
Quel breve scambio di battute con Nadia non cambiava le cose.
La mattina seguente Andrea sarebbe tornata in Italia e nessuno di loro poteva fare nulla per impedirlo.
Non che non ci avessero provato.
Entrambi.
Nadia aveva passato ore con lei, parlando di qualcosa che Andrea non voleva affrontare, cercando di farla ragionare e David ...
Lui, all’ insaputa dei suoi ragazzi, per evitare di dar loro deboli basi su cui posare delle altrettanto deboli speranze, aveva più volte proposto alla ragazza un ennesimo contratto di lavoro.
Cosa che lei aveva prontamente e gentilmente rifiutato e che lui, notando quanto ogni volta le sue parole, quel suo offrirle quell’ opportunità, sembrasse ferirla, aveva smesso di fare.

Adesso si stavano recando a casa dei ragazzi.
Avevano riflettuto molto sul da farsi, credevano che avessero il diritto di stare un po’ fra di loro, ma sapevano anche che quell’ ultimo giorno non sarebbe stato semplice da affrontare, così alla fine avevano optato per andare a trovarli nel primo pomeriggio e adesso era proprio da loro che erano diretti.
David posò la mano su quella che la ragazza teneva abbandonata sulla sua gamba, trovandola pronta ad accogliere la sua e a stringere le sue dita tra le proprie.
L’ uomo sorrise.
A suo tempo era stato un felice farfallone che svolazzava da un fiore all’ altro, cosa che gli risultava piuttosto facile data la fama, seppure abbastanza modesta e circoscritta, che aveva ottenuto con i Bed & Breakfast, poi, sfumata la celebrità, era andata diminuendo anche la sua fama di sciupafemmine e, pur riducendo drasticamente il numero di donne con cui usciva, non aveva mai desiderato averne una sola accanto.
In seguito erano arrivati quei quattro ragazzini affamati di successo, ma ancora di più, divorati dal desiderio di sfondare grazie alle loro capacità.
Con il loro entusiasmo, il loro innegabile talento, la loro spontaneità, la loro incredibile forza di volontà.
Quella aveva convinto David fin dal primo istante :
la loro forza.
Quella di Georg nascosta dietro quell’ aria seria e apparentemente disciplinata, quella di Gustav, celata dietro a quel silenzio un po’ imbarazzato di chi, a volte, non si sentiva all’ altezza, quella di Tom rintanata dietro quell’ espressione da sbruffone, e quella di Bill, che non la nascondeva dietro nulla ma la palesava in quel suo enorme contagioso sorriso che occupava praticamente tutto il suo piccolo volto.
Da quel momento in poi lui, David, aveva dimenticato quasi del tutto le donne per preoccuparsi ed occuparsi di loro.
E non rimpiangeva nemmeno un istante che aveva occupato in quel modo.
Del resto, se adesso aveva seduta al suo fianco quella donna, quella che era riuscita, col suo adorabile caratteraccio, a fargli desiderare di fermarsi, doveva ringraziare proprio loro, la loro necessità di avere un’ interprete, l’ insistenza di Bill, la caparbietà di quella ragazzina ...
Voleva bene ai suoi ragazzi ...
Erano la sua famiglia ed Andrea ne faceva ormai parte a tutti gli effetti.
Ancora stringendo la mano di Nadia, svoltò all’ interno del cancello che aveva aperto col telecomando a distanza e posteggiò l’ auto sul vialetto di ghiaia chiara davanti alla porta.
Scese aprendo la portiera della ragazza e suonarono al campanello in attesa che qualcuno venisse ad aprire.

All’ interno della sala, nel silenzio che li aveva avvolti, i cinque ragazzi sobbalzarono al suono del campanello.
Andrea fu la prima a scattare in piedi come una molla, quasi volesse sottrarsi da una situazione poco piacevole.
Bill lo notò.
-  ... Non vuole stare con noi ...  -.
Questa semplice constatazione lo feriva.

Non appena ebbe aperto la porta, l’ immagine che Andrea si trovò di fronte la fece sorridere, come ogni volta : vedere David e Nadia mano nella mano, la commuoveva in maniera sciocca ma insopprimibile.
Conosceva Nadia meglio di quanto conoscesse sé stessa.
Sapeva quanto detestasse certe smancerie.
L’ aveva vista passare da un ragazzo all’ altro con estrema semplicità e scappare ogni volta che qualcuno provava a legarla.
Ma David ...
Sembrava essere riuscito nell’ impresa.
Certo, il loro non era uno di quei rapporti fatti di mille moine e vezzeggiativi sciocchi; Nadia non si sarebbe mai sognata di chiamarlo cucciolo né avrebbe mai accettato di lasciarsi chiamare tesorino o cavolate simili, ma ...
L’ affetto che c’ era fra i due era palese, e non era semplice affetto :
l’ amore si svelava nei loro occhi ogni volta che posavano lo sguardo l’ uno sull’ altro, non necessariamente nello stesso momento.
Aveva visto certi sguardi che la giovane donna posava, quasi adoranti, sull’ uomo e quelli altrettanto dolci, quasi increduli che lui le poneva delicatamente addosso.
Andrea era contenta per loro.
Certo, le dispiaceva per Tom e per quegli attimi di tensione che tutto questo aveva portato tra lui ed il manager ma, una volta di più, aveva potuto rivalutare il ragazzo :
aveva compreso che Nadia non faceva per lui, aveva capito che poteva essere qualcosa di più che un capriccio per David ed aveva accettato le cose per quelle che erano.
Era fiera di lui.

Adesso se ne stava beata tra le braccia della sua amica che seppe essere arrivata in Germania il giorno precedente.
<<  Devo assolutamente farti vedere una cosa, Nadia!  >>.
E dicendo questo, avvisando con un urlo i ragazzi ancora in sala, portò l’ amica di sopra, nella camera di Gustav, dove aveva messo tutta la roba che aveva acquistato e che i ragazzi le avevano regalato il giorno prima.
Nadia parve apprezzare particolarmente il libro di ricette di Gustav; non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura ma era praticamente dipendente dai dolci, e rise come una matta quando le raccontò della visita al sexyshop che aveva scelto Tom.
Ma Andrea si era improvvisamente intristita e la risata di Nadia si spense piano.
<<  Cosa è successo, Andy? A me puoi dirlo, lo sai ...  >>.
<<  stamattina Fabrizio si è presentato qui ...  >>.
Sapeva che era inutile mentire con lei.
<<  E si è comportato come un vero, totale stronzo maleducato ... Certo, Tom magari ha messo in atto uno scherzo non proprio delicato ma ... Cazzo! Non si fida di me ... E parla di matrimonio! Come può?  >>.
La rossa corrugò la fronte.
-  ... Matrimonio? ... Questa mi risulta nuova ... Perché Andy non me lo ha detto prima? ...  -.
La ragazza rimase qualche minuto in silenzio, poi la abbracciò.
Cos’ altro avrebbe potuto dirle adesso?
Nulla ...
Anche se avrebbe desiderato prenderla a calci e dirle che sarebbe stata una stupida se avesse accettato di sposare quel ragazzo, soprattutto dopo la maniera pessima in cui si era comportato, soprattutto dopo averle dimostrato, una volta di più se ce ne fosse stato bisogno, che non la rispettava come donna e come lavoratrice, soprattutto adesso che finalmente aveva capito, sebbene non ancora ammesso, di non esserne più innamorata.
-  ... Perché è così, vero, Andy? ... Lo hai amato e tanto da ragazzina ... Ed era giusto, era bello, ma ... Ma adesso non è più così ... E tu lo sai ... Maledizione!  -.
Di nuovo quel desiderio difficile da reprimere, di prenderla a calci.
La strinse più forte a sé.
Detestava vederla soffrire, e lo detestava maggiormente quando fingeva che andasse tutto bene.

Nella sala le cose erano un po’ migliorate; l’ arrivo di David aveva portato una sferzata di energia a quella conversazione che faticava a decollare.
<<  Hai portato la tua bella nella tana del lupo ...  >>. Ghignò Tom.
David scosse il capo con un sorriso sulle labbra.
Sapeva che Tom stava scherzando, sebbene non sottovalutasse, mai, il fascino che esercitava in ampia scala sul genere femminile.
Sapeva che poteva fidarsi di lui.
C’ erano stati giorni in cui si era roso il fegato dandosi dell’ idiota per quel suo sentirsi in competizione con un ragazzino di ben diciassette anni più giovane di lui, eppure ci si era sentito.
Ed aveva vinto.
-  ... No, Dave ... Non hai vinto, né lui ha perso ... Avete fatto l’ unica cosa che potevate fare : lasciar decidere a lei ... Ed ha scelto te ... Sei solo stato maledettamente fortunato ... Avevate le stesse identiche chance, semplicemente il destino ti ha sorriso ... E anche lei ...  -.
Pensò rivolgendo un sorriso alla rossa.
<<  Sì, ce la ho portata e so che non la devo difendere ... Si sa difendere benissimo da sola ...  >>.
Sorrise a Tom che ricambiò il sorriso con una pacca sulla spalla chiedendogli se gli andasse una birra.
Poco dopo, seduti al tavolo della cucina, chiese ai ragazzi cosa avessero intenzione di fare, quel giorno.
<<  E’ l’ ultimo giorno che passa con noi ... Cosa avete deciso?  >>.
Il silenzio imbarazzato che seguì, in risposta alle sue parole, lo spinse a fare quella proposta.
<<  Sentite  >> disse rivolto a Bill e Tom.
<<  Vostra madre mi è sembrata entusiasta di lei ... Ed è da un po’ che non la andate a trovare tutti assieme ... Perché non andiamo a trovarla? Sono sicuro che le farà piacere salutarla prima che parta ...  >>.
I ragazzi accolsero bene la proposta e, non appena giunsero nella cucina, avvisarono Andrea e Nadia che si dissero entusiaste e, poco dopo si erano divisi tra il suv di Tom e la audi di David.
Nadia aveva chiesto ad Andrea di andare in macchina con loro e si sedette sul sedile posteriore con l’ amica tormentando un David falsamente scocciato con il racconto dettagliato della giornata precedente.
In realtà all’ uomo faceva piacere sentire che si erano divertiti ed ascoltò sorridendo le parole delle due ragazze.

Ben presto giunsero davanti alla villetta dei genitori dei ragazzi e David seguì l’ auto di Tom all’ interno del cancello posteggiando accanto al ragazzo e aprendo galantemente la portiera alle ragazze.
Poi si diressero tutti assieme sulla porta e suonarono.
L’ espressione estasiata di Simone alla vista di tutti i suoi ragazzi fu impagabile, la sua felicità si manifestava chiaramente nei suoi occhi nocciola, e li accolse tutti con un caloroso abbraccio.
<<  Tu sei nuova ...  >>. Disse rivolta a Nadia.
<<  Sì signora ... Spero di non disturbare, ma Dave mi ha assicurato che non le sarebbe dispiaciuto se fossi venuta anche io ... Sono Nadia, un’ amica di Andrea ... Piacere di conoscerla  >>.
Aveva parlato tenendo gli occhi, verdissimi, puntati in quelli della donna che la prese immediatamente in simpatia.
Le ricordava un po’ il suo Tom in quanto a sfacciataggine ed in parte David nella sua educata sicurezza di sé.
<<  Andrea lavora per i ragazzi e tu?  >>.
Chiese Simone facendo accomodare tutti e chiamando a gran voce Gordon.
<<  Io no, purtroppo ... Non mi sono guadagnata col lavoro la mia presenza qui ...  >>.
Sorrise la rossa e Simone notò un lieve rossore sul volto della giovane, immediatamente celato.
<<  No ... In effetti le è bastato maltrattare David e me ... Ma molto di più Dave, per entrare a fare parte della famiglia dei Tokio Hotel!  >>.
Rise Tom, cercando di trarre Nadia in salvo da quella situazione un po’ imbarazzante.

-  ... Cosa dovrei dirle? Che vado a letto col manager dei suoi figli? ...  -.
Stava intanto pensando la ragazza, posando istintivamente uno sguardo dolce e pudico sul volto dell’ uomo, dal basso verso l’ alto, alla ricerca inconsapevole del suo aiuto.
Ma David non dovette dire nulla, a Simone non era sfuggito quello sguardo.
<<  David! Avresti dovuto dirmi che ti eri fidanzato!  >>.
Fu il turno dell’ uomo di imbarazzarsi.
In effetti non aveva mai dato quel nome al suo stare con Nadia.
Gordon era arrivato in salotto a trarre un po’ tutti da quell’ imbarazzo.
<<  Navid! Piacere di rivederti ... Ragazzi! E’ un sacco che non venite a trovarci tutti assieme! Georg, Gustav! Tutto bene?  >>.
I ragazzi ricambiarono la possente stretta dell’ uomo con un sorriso, sebbene non fossero sicuri di poter dire che stesse andando tutto bene.
Bill abbracciò Gordon e sua madre, che lo osservò attentamente.
C’ era qualcosa che non andava, c’ erano troppi sguardi celati o che venivano ben dissimulati, sebbene non potessero sfuggire ai suoi occhi di mamma.
E credette di capire che tutto rimandava ad Andrea, quella ragazza che adesso stava leggermente in disparte, in attesa di essere salutata, sempre intimidita dalla presenza dei genitori dei ragazzi, sempre silenziosamente educata.
<<  Andy, tesoro! Tutto bene? ... Venite, accomodatevi in salotto ... Credo proprio che Bill abbia una specie di radar per quello che mi riguarda ... Ho preparato una torta al cioccolato proprio questa mattina ... Va bene per tutti?  >>.
Chiese Simone sorridente.
Ad un cenno affermativo dei suoi inaspettati e graditissimi ospiti, la donna sparì in cucina per tornare qualche minuto dopo con una teiera fumante e una caraffa di caffè caldo.
<<  No, Bill! Non guardarmi a quel modo ... La torta è già cioccolato allo stato puro ... Non ti ho preparato la cioccolata calda!  >>.
Tutti risero dell’ espressione delusa del cucciolo di casa Kaulitz-Trumper per poi passare ad una conversazione piacevole ma non particolare.
Parlarono di come andavano le cose e del lavoro.
<<  Andrea ... Tutto bene?  >>.
Simone la fissava intensamente e la ragazza si sentì avvampare.
Era inutile continuare a girarci intorno.
<<  Sì ... Vede, in realtà oggi i ragazzi mi hanno portata a trovarvi per ... Bhè, per salutarvi ... Domattina il mio contratto lavorativo scadrà ed io tornerò a Milano, a casa ...  >>.
Quell’ ultima parola le era bruciata nella gola, ma doveva dirla, doveva dirla per sé stessa.
<<  ... Mi sarebbe dispiaciuto andarmene senza salutarvi ...  >>.
Sorrise volgendo lo sguardo su Gordon e Simone.
La donna, nascose prontamente la sorpresa che aveva provato a quella notizia.
Se ne sarebbe andata?
E ... E Bill?
Non diceva nulla?
Non faceva nulla?
Credeva di aver intravisto qualcosa negli occhi del suo ragazzo l’ ultima volta che l’ aveva visto, sapeva di non essersi sbagliata.
Ricordò di avergli consigliato di non affrettare le cose ...
Ma lo aveva detto semplicemente perché credeva che, le suddette cose, sarebbero venute da sé, e invece ...

Lei se ne andava, tornava dal suo ragazzo italiano e lasciava solo il suo Bill ...
Non poteva certo fargliene una colpa, ma non riusciva ad evitarsi quella punta di dolore per il suo cucciolo che appariva terribilmente strano ai suoi occhi, quel giorno.
A volte avrebbe voluto che i suoi ragazzi fossero come tutti gli altri figli che si allontanavano dal nido, troncando i rapporti con i genitori e creandosi una propria vita da cui loro erano esclusi nella maggior parte dei casi, invece fra lei ed i suoi figli era come se il cordone ombelicale non fosse stato mai del tutto reciso, in particolare con Bill.
Le sembrava di percepire sempre il suo umore, anche quando erano lontani.
In realtà amava questo loro rapporto speciale, sebbene vederlo stare male non fosse esattamente una cosa piacevole.
Non lo era mai stato.

Non appena ebbero finito la torta, Simone chiese ad Andrea se aveva voglia di aiutarla a portare le tazze ed i piattini in cucina.
Tom si era alzato per aiutarle, ma la mano che Nadia gli pose sul braccio lo fece desistere.
La rossa aveva intuito che le due donne avessero qualcosa di cui discutere, da sole.

Nella cucina il silenzio era pesante, rotto solo dall’ acciottolare delle tazze mentre venivano riposte nella lavastoviglie e dal chiacchericcio dei ragazzi rimasti in salotto con Gordon.
Andrea pensò che era abbastanza imbarazzante da spingerla a parlare.
<<  ... Sono arrivata lontano da casa mia, lontano dall’ Italia, ed ho visto la felicità ... L’ ho vista nascere e crescere ... Ma a volte ...  >>.
Deglutì imbarazzata, sapendo che la donna sapeva esattamente a cosa si stava riferendo, a quelle parole che lei stessa le aveva sussurrato abbracciandola, qualche mese prima.
<<  ... A volte ... Ci sono fiori che non vanno colti ... Che sono belli proprio perché sono intoccabili, ricoperti da spine che nessuna protezione può aiutarci ad aggirare ... Quello che ho avuto la gioia di trovare io era proprio uno di questi bellissimi fiori ... Ci sono molti motivi per cui devo lasciarlo stare ...  >>.
Simone l’ aveva osservata parlare tormentandosi le labbra e le dita, gli occhi fissi sulle mattonelle del pavimento, ed aveva sospirato.
<<  Se credi che sia la cosa giusta da fare ... Non posso certo essere io a dirti come comportarti ...  >>. Le alzò il viso fino ad incontrare i suoi grandi occhi grigi e leggermente sgomenti.
<<  Ma credo di poterti dire senza ombra di dubbio alcuno che a volte ... In rari, splendidi casi, ci sono fiori per i quali vale la pena graffiarsi le mani con le spine, correre il rischio ...  >>.
Poi le posò una mano sulla spalla avviandosi con lei in sala.
<<  Torniamo di là o ci daranno per disperse ...  >>. Le sorrise.

Bill si stava chiedendo come mai sua madre ed Andrea impiegassero tanto tempo per infilare la roba in lavastoviglie.
Temeva che sua madre stesse cercando di dissuadere la ragazza dal partire, portando alla sua attenzione argomenti di cui non sapeva nulla ...
O sì?
<<  Stai tranquillo ... Mamma non farebbe mai nulla per incasinarci più di quanto ci incasiniamo da soli  >>.
Il sussurro di suo fratello all’ orecchio lo distolse dai suoi pensieri.
Mosse il capo in un cenno affermativo, poi tornò a fissare la porta della cucina in attesa di vedervi comparire le due donne.
Non gli era capitato spesso, poiché Andrea stessa sembrava decisamente più piccola e sempre un po’ in imbarazzo con loro, ma in quel momento sentiva maledettamente il peso della sua giovane età.
Aveva quattro anni meno della ragazza e sette meno del suo fidanzato.
Si sentiva uno stupido ragazzino alla sua prima cotta estiva, quando si rende conto che l’ estate sarebbe finita e che l’ oggetto dei suoi desideri sarebbe tornato in città e lui l’ avrebbe perduta.
La sua estate stava per terminare.
Sarebbe terminata la mattina dopo in una, ancora fredda, giornata di fine aprile.

<<  Ti sei trovato proprio una bella ragazza, Dave, amico mio!  >>.
Stava dicendo Gordon in quel momento, posando uno sguardo ammirato su Nadia che, per l’ ennesima volta, era lievemente arrossita.
-  ... Ma guarda un po’ ... La mia stronzissima amica, quella che nulla poteva imbarazzare, sta diventando una mammoletta ... Stare con David le fa ... Bene ...  -.
Pensò Andrea sorridendo, entrando nella stanza luminosa.

Anche Tom l’ aveva notato.
Aveva notato come la rossa fosse cambiata in quegli ultimi tempi, da quando aveva deciso quale sarebbe stato il fortunato che le avrebbe camminato al fianco.
Era cambiata sotto molti aspetti.
Era sempre sexy e affascinante, ma sembrava non sentire più il bisogno di provocare deliberatamente.
Aveva smesso di indossare certi micro abitini che assomigliavano a dei francobolli e di atteggiare il suo corpo sottile in pose fin troppo accattivanti.
Quel giorno ne era la prova :
era compostamente seduta accanto a David, le mani in grembo, indossava dei jeans a sigaretta neri e delle ballerine viola, abbandonando i suoi chilometrici tacchi che la elevavano su David, sebbene di poco.
I pantaloni erano a vita bassa, ma accuratamente coperti da un semplice golfino con lo scollo a “v” dello stesso colore delle scarpe.
Persino il trucco era delicato e un velo di rossetto perlato si posava leggero sulle labbra.
Solo i suoi capelli erano ancora inesorabilmente rosso fuoco, accecanti.
Tom fece una buffa smorfia.
Nadia aveva ventisei anni e sembrava aver trovato ciò di cui aveva bisogno.
E non era un ragazzino di appena venti anni, viziato e sesso-dipendente.
Era un uomo che riuscisse a farle scoprire il suo giusto equilibrio.
Lo aveva trovato.
E sebbene non potesse affermare candidamente che la cosa non gli bruciasse ancora un po’, dovette ammettere che era contento per lei ...
E per Dave.
Lui aveva riservato tutte le sue energie e le sue attenzioni solo a loro per anni, aiutandoli ad arrivare dove si trovavano adesso.
Era giusto che pensasse un po’ a sé stesso.
Comunque fossero andate le cose, ora Tom decise di non pensare a questo, comunque, e volse lo sguardo su suo fratello che pareva essersi illuminato per un solo istante all’ entrata della ragazza nel salotto.
-  ... Bill ... Maledizione! ... Come posso aiutarti se non mi dici più nulla? ...  -.

<<  Ragazzi ... Credo sia ora di rientrare, si è fatto tardi ...  >>.
E con queste parole di David si ritrovarono tutti in giardino al solito rito dei saluti.
Questa volta fu Nadia ad osservare affascinata il sorriso gentile e assolutamente genuino che Tom riservava a pochissime persone, tra le quali c’ era sua madre, suo fratello e ...
-  ... Andy ...  -.
Pensò la rossa rendendosi, quasi solo in quel momento, conto di quanta strada aveva fatto la sua amica nel lavoro e nella vita di quei ragazzi.
Sospirò.
Detestava la maledetta cocciutaggine della ragazza ...
Avrebbe voluto poterla convincere che tornare a Milano si sarebbe rivelata la cazzata più grande di tutta la sua vita, ma ...
Andrea sembrava non volerla ascoltare ed aveva accennato anche ad una specie di proposta di matrimonio da parte di Fabrizio ...
Stava facendo decisamente la cazzata più grande della sua vita ...
Aveva ventiquattro anni, davanti tutta la vita, una prospettiva di lavoro fantastica per quei ragazzi che adorava e che erano diventati suoi amici e ...
Aveva Bill ...
-  ... Cosa diamine sta aspettando a rendersi conto di quello che sta facendo? Di quello a cui sta rinunciando? ...  -.

Simone aveva abbracciato tutti i ragazzi, compresi Dave e Nadia e, adesso, stringeva tra le braccia Bill.
Lo fissò intensamente negli occhi per qualche istante, poi lo strinse forte a sé.
<<  Bill ... Ricordi quello che ti ho detto, vero? Su come sia necessario lasciare che le cose siano libere di nascere e crescere? ... Bhe ... A volte anche le mamme possono sbagliare ... Forse ... Forse penserai che sia tardi ma ... Un tentativo di combattere per quello che desideri puoi ancora provare a farlo, se te la senti ... Potrei sbagliare di nuovo, ma ... Forse potrebbe non essere del tutto inutile, sai? E, se non altro, non avrai rimpianti ...  >>.
Lo scostò da sé, cercando di capire se il ragazzo avesse compreso ciò che gli aveva detto, poi lo sospinse verso la macchina, salutandolo con un rapido bacio sulla guancia.
Infine strinse Andrea.
<<  Buon viaggio tesoro ... Spero comunque di rivederti, un giorno o l’ altro ...  >>.
Una lacrima scivolò rapida sulla guancia della ragazza mentre ancora stringeva la donna.
-  ... Lo vorrei tanto anche io Simone ... Ma significherebbe avvicinarmi nuovamente ad un fiore che non posso cogliere, per quanto lo desideri ... E la mia forza di volontà è quella che è ...  -.
Si allontanò dalla donna e le sorrise.
<<  Grazie ...  >>.
Poi salì in macchina con David e Nadia e ripartirono diretti verso casa.
Il viaggio di ritorno fu molto più silenzioso di quello dell’andata e a David mancarono le chiacchiere delle due ragazze che sedevano l’ una accanto all’ altra sul sedile posteriore.
Nadia stringeva tra le sue la mano fredda di Andrea che teneva ostinatamente gli occhi fissi sul paesaggio che scorreva fuori dal finestrino, persa nei suoi pensieri, non guardando nessuno di loro temendo che il dolore che provava potesse svelarsi a loro attraverso i suoi occhi.

Giunti nuovamente a casa Georg chiese a Nadia e David se volessero fermarsi a cena ma, osservando le espressioni un po’ tese di tutti i ragazzi, decisero di declinare l’ offerta.
In oltre Nadia non era affatto sicura di riuscire a sopportare un altro minuto in compagnia di Andrea senza picchiarla fino a farla rinsavire.
Avrebbero finito col litigare malamente quella sera e lei non lo voleva.
Le voleva molto bene ma aveva imparato ad apprezzare quei ragazzi e a decifrarli e, quello che adesso vedeva su quei giovani volti, non le piaceva affatto né le piaceva il fatto che la sua amica sembrasse ignorarli di proposito, quegli sguardi tristi.
Così pensò che fosse più sicuro che si allontanasse per un po’ da lei, sarebbe andata a trovarla una volta tornata anche lei in Italia ed allora, quando la sua rabbia si fosse un po’ sbollita, ne avrebbero parlato seriamente ...
Prima che potesse davvero decidere di sposare quella specie di damerino idiota ed arrogante.

Tom si era fiondato in camera sua.
Sentiva che la tensione stava arrivando a dei livelli che lui non avrebbe potuto sostenere a lungo e sapeva che alla fine sarebbe sbottato.
L’ arrivo di quella ragazza nella loro vita aveva cambiato un po’ persino lui, ma questo non significava che la sua facilità a prendere fuoco fosse del tutto sopita.
-  … Finirei col litigare con Bill o con Andrea, magari … Me lo sento … Magari potessi svignarmela come hanno fatto Dave e Nadia … Ehy! Ma io posso!  -.
Afferrò veloce il suo cellulare e scorse i numeri della rubrica : Giselle, Katrina, Iivonne, Karin, Amanda …
Al pensiero di quelle ragazze nulla si smosse in Tom …
Non aveva voglia di vedere nessuna di loro, ad essere sincero …
Ma forse, una a caso di loro, sarebbe potuta essere una scusa plausibile per allontanarsi qualche ora da casa.
-  …  Potrei dire agli altri che ho un appuntamento ed andarmene in qualche bel locale a rilassarmi un po’ senza pensare al muso lungo di mio fratello … -.
Detestava vedere il suo gemello così e sapeva che urlargli contro non sarebbe servito a nulla se non a peggiorare una situazione già difficile di per sé …
E con Andrea …
Bhe, cosa avrebbe potuto fare con lei?
Obbligarla a lasciare quella specie di uomo inamidato che si era scelta?
Freddo, altero, impassibile, antipatico, duro …
Si chiese cosa la ragazza ci avesse trovato in lui tanto da decidere di viverci assieme e come potesse adorare in quel modo dolce e pudico suo fratello che era, sia fisicamente che caratterialmente, l’ opposto del giovane uomo …
Perché Tom, seppure forse in maniera un po’ strana, dovuto a certi suoi pensieri fissi non propriamente puri ed innocenti, credeva di aver capito che, fra tutti loro, lui, Bill, sarebbe stato quello che le sarebbe mancato di più.
Eppure non capiva come fosse possibile che lei non si fosse ancora esposta, come riuscisse a mantenere quel freddo autocontrollo che si era imposta con Bill.
-  … Forse io do un po’ troppa importanza alla fisicità dei rapporti ma … Quei due sono qualcosa di insopportabile … Senza contare che Andrea, essendo più grande, poterebbe anche decidere di farsi avanti una volta per tutte …  -.
La rabbia stava montando nel petto del giovane chitarrista che prese la definitiva decisione di prepararsi ed uscire, fosse anche stato costretto a girare per Berlino in macchina, tutta la notte.

Quando scese in salotto per dare la notizia della sua uscita, trovò i ragazzi raccolti nell’ atrio; Georg che aiutava Andrea a prendere i suoi pacchi, Bill che fissava il pavimento, avvolto nelle proprie braccia e la voce mogia di Gustav.
<<  Stavamo per venire a chiamarti … Andy ha deciso di andare alla depandance e di andare a letto, stasera … Domani dovrà alzarsi presto …  >>.
-  …  Fantastico …  -.
Pensò depresso Tom sentendo scendere un po’ il suo cuore dalla posizione solita e convenzionale.

                                                                                 **********
Era da sola nella depandance.

I temporali, specie se violenti come quello, la spaventavano da sempre.
Ed era piuttosto strano dato che lei amava la pioggia, il ticchettio sommesso o furioso delle gocce d' acqua sui vetri, mille lacrime che cadono e sembrano volerti narrare una storia, tante storie...  
Tutte quelle storie di tutte quelle persone che lei non conosceva e che forse le assomigliavano almeno un po'e di quelle che, con ogni probabilità, non le assomigliavano per niente ma che lei sapeva si portavano dentro il proprio bagaglio di sbagli, errori, gioie, dolori ...
Malinconie ... ... ...
E, ascoltando quelle gocce d' acqua, quelle storie sussurrate spinte dal vento, riusciva a pensare che le distanze che dividono le vite di tutti, non sono poi così enormi e insormontabili come credeva, come tutti credono a volte, troppo coinvolti e chiusi nei propri dolori ... ... ...
Ascoltando la pioggia si sentiva meno sola ... ... ...

Ma i temporali, quei tuoni possenti, quei lampi di luce improvvisa che straziavano il cielo aprendovi delle ferite luminose, la spaventavano ...
Il pensiero andò ai ragazzi.
Avrebbe tanto voluto poter andare a chiamare Gustav, ma non poteva farlo sebbene, pur sentendosi miseramente infantile, non riuscisse a stare da sola.
Gustav ...
Infatti, solo due persone conoscevano questo suo " oscuro segreto " :
Nadia, la quale, in caso di temporali, andava a dormire da lei ogni volta che Fabrizio era fuori città per lavoro, e Gustav appunto, al quale lo aveva confessato una notte in cui un improvviso temporale li aveva sorpresi proprio mentre lui stava per accompagnarla alla depandance dopo una nottata passata a vedere un paio di dvd.  

L' aveva osservata in silenzio qualche minuto, poi le aveva chiesto
<<  Non ti va di tornare nella depandance da sola, vero? Hai paura dei temporali?  >>.
Lei aveva cercato di sviare il discorso ma alla fine aveva miseramente ammesso i suoi timori e Gustav, dato che i divani e le poltrone erano occupate da masse informi di treccine, gambe chilometriche e ancora piastratissimi capelli castani, le aveva offerto di dormire nella sua stanza.
<<  E tu?  >> aveva chiesto Andrea dubbiosa.
<<  Io me ne approfitto e, come la piccola riccioli d' oro, me ne vado a provare i letti di questi tre orsi in letargo e a scegliere quello che preferisco!  >>.
Le sorrise e lei scoppiò in una risata silenziosa per non svegliare i suddetti orsi, poi, accompagnata dal batterista, si era diretta in camera sua ed aveva indossato un suo pigiama.
Il ragazzo le aveva rimboccato le coperte.
<<  Grazie Pooh ...  >>. Aveva sospirato lei con un espressione beata sul viso rilassato.
<<  Pooh??? Come ... Come Winnie the Pooh l' orsacchiotto?!?  >>.
Chiese il biondo un po' stupito.
Andrea fece una faccia buffa e arrossì un po'.
Se lo era lasciato sfuggire dalle labbra, ma mai come in quel momento Gustav le aveva ricordato il tenero orsacchiotto del Bosco Dei Cento Acri.
Sorrise.
<<  Sì, proprio come quello ... Spero non ti dispiaccia perché io e Nadia ormai ti chiamiamo così da un sacco di tempo ...  >>.
Gustav finse un espressione arcigna che male si addiceva ai suoi divertiti occhi scuri.
-  ... Ma pensa tu! Ragazzina pestifera! E la rossa non è da meno ...!  -.
Aveva riso tra sè  e sè il ragazzo, sedendosi sul letto accanto alla ragazza.
<<  Bene. Allora, in attesa che ti addormenti, avrai il piacere di spiegarmi gli altri che ruolo abbiano ... David è Tappo, quel coniglio rompicoglioni e guastafeste, su questo non si discute!  >>.
Avevano riso entrambi, poi il batterista proseguì.
<<  In alternativa potrebbe essere Uffa, il gufo, ma quello non rompe abbastanza ... Tom ... Bhè, ci vuole un personaggio schizzato ... Tigro? Mhhh ... Rimango un po' indeciso ... A Georg gli affibbiamo Ih Oh. Le orecchie di quell' asino sono sempre perfettamente pendule sul muso ... Proprio come i perfettamente piastrati capelli di Hagen! E Bill ... Chi gli facciamo fare a lui? Avrei detto Tigro, ma poi Tom rimaneva senza personaggio ... Pimpi no ... Bill non è poi proprio così fifone ... Mhhh ... Pensa, pensa ...  >>.
Aveva detto imitando, per la gioia di Andrea, il gesto e la frase del famoso orsacchiotto che si batteva la zampetta sulla fronte.
<<  Oh rabbia ...  >>.
Andrea non si era trattenuta ed era scoppiata a ridere e, riprendendo fiato, aveva detto
<<  Potremmo fargli fare Ro ... E' un cucciolo, quindi si stupisce e si entusiasma di tutto ed è pieno di curiosità ed energia, ed è coinvolgente ma anche buono ...  >>.
Gustav aveva sorriso dolcemente.
<<  Buona descrizione del soggetto direi ... E tu?  >>. Le aveva chiesto.
<<  Io cosa?  >>.
<<  Bhè, fai parte della grande famiglia dei Tokio Hotel ormai ... Quindi devi avere anche tu il tuo personaggio nel Bosco Dei Cento Acri ... Potresti essere ... Canga ... Sei buona, dolce, generosa, e soprattutto paziente, ti occupi di tutti noi al di là del tuo contratto di lavoro, ci ascolti e sei sempre presente ... Direi che ci siamo no? Adesso tutti abbiamo un personaggio!  >>.
Andrea era senza parole.
<<  Gus ... Io non faccio parte della famiglia ... Diciamo che sono come quei parenti ... Una di quelle cugine di secondo grado, in visita di passaggio ...  >>.
Aveva detto piano.
Gustav si era morso la lingua.
Forse aveva parlato troppo, ma non era sua intenzione ferirla.
<<  Ok ... Senti, adesso dormi però, mi sembri davvero stanca ... E lo sono anche io ... E, tranquilla, il tuo segreto è al sicuro ...  >>.
Le aveva posato un bacio sulla fronte e se ne era andato.
Andrea si era addormentata poco dopo, mentre una lacrima, all' idea che quella visita avesse una scadenza, seppure al momento non vicina, le scivolava sul viso.

                                                                                             **********

Quel ricordo era stato una lenta tortura, seppure estremamente dolce.
Fra cinque ore esatte si sarebbe chiusa la porta della depandance alle spalle e si sarebbe lasciata dietro quella casa, quel lavoro, quei ragazzi, quella vita.
Le valige erano già pronte da un pezzo; da un paio, quelle con cui era arrivata, si erano raddoppiate e adesso aveva quattro valige davanti alla porta, più un beauty e la sua borsa.
Sospirò.
Avrebbe dovuto fare due viaggi per portare tutta quella roba al cancello e sperò che il tassista che aveva chiamato per la mattina dopo, sarebbe stato così gentile       da aiutarla a caricare tutta quella roba nel porta bagagli.
Si sedette sul divano ad ascoltare il temporale, cercando di concentrarsi sul rumore della pioggia ...
Persino sulla sua paura ...
Qualsiasi cosa sarebbe stata meglio che pensare ai suoi ragazzi che dormivano nei loro letti e che lei non avrebbe visto mai più.
Pensò ai saluti brevi ma affettuosi che aveva scambiato con Georg e Gustav e a quelli freddi con Bill e Tom.
Bill le aveva sussurrato un tristissimo " fai buon viaggio " per poi sparire su per le scale diretto in camera sua.
Aveva sentito il tonfo sordo della porta richiudersi e poi il silenzio era sceso.
Tom aveva seguito con lo sguardo il fratello, poi aveva posato gli occhi su di lei.
Erano due occhi particolarmente furiosi e lei aveva provato uno sgradevolissimo brivido lungo la schiena, ben diverso da quelli che il ragazzo era solito farle provare,  un po' per sadico divertimento personale un po' per dimostrare, presumibilmente a se stesso, il suo potere di seduzione.
Quegli occhi adesso le stavano dicendo molte cose e nessuna di questa era troppo gradevole, o per lo meno, lei non voleva ascoltarle.
Gli occhi delle due G erano rimasti chini sul pavimento, seri, tristi.
Un istante dopo il chitarrista stava prendendo le chiavi del suo suv.
<<  Dove stai andando, Tom?  >>. Chiese Gustav sottovoce.
<<  Ho un appuntamento stasera ... Non ho intenzione di stare qui a sorbirmi quest' aria pesante! Buonanotte e addio ...  >>.
Disse voltandosi verso Andrea.
Le aveva sputato addosso quella parola con feroce ironia e la aveva ferita, lo sapeva.
Era esattamente quello che voleva.
-  ... Del resto lei non si preoccupa di far soffrire noi ... Di far soffrire Bill ... Non gliene fotte un cazzo nemmeno di Macky ... Perchè mai mi dovrei preoccupare io di come si sente lei? ...  -.
E con tali, sgradevoli pensieri, uscì sbattendosi la porta alle spalle.
<<  Non prendertela Andy ... Sai come è fatto Tom ... Non credo che sarebbe in grado di salutarti in maniera differente adesso come adesso, almeno ... Forse domani ... Dopo che avrà sbollito un po' della rabbia e della frustrazione che prova nel non essere riuscito a convincerti a restare ...  >>.
Le sussurrò Georg.
<<  No, va bene così ... Domani non ci sarà tempo ... Ho già prenotato un taxi per domattina alle sei ...  >>.
Si sforzò di sorridere.
<<  Se tanto mi da tanto, per quell' ora Tom non sarà nemmeno ancora rientrato ... Buonanotte ragazzi e ... Grazie di tutto ... Ho passato i mesi più ... Sì insomma ... ... ... Sono stata bene con voi ... Con tutti voi ... Grazie ...  >>.
Li aveva abbracciati, forte.
Aveva riversato su di loro tutto l' affetto che non aveva potuto riservare a Bill e Tom, cercando in loro quel calore che i gemelli, in maniera differente ma ugualmente dolorosa, le avevano volutamente negato.
Dopo di chè, senza più voltarsi, aveva aperto la porta, era uscita sotto la fitta pioggerellina sottile ed era andata alla depandance.

Ora, alle due del mattino, quella pioggerellina si era trasformata in un violento temporale, lei stava sul divano con addosso solo la maglietta di Tom che era diventata, da poco, ufficialmente il suo pigiama, e per poco lo sarebbe stata; una volta arrivata a Milano l' avrebbe chiusa in un baule, quello stesso in cui avrebbe chiuso i vestiti firmati Armani, quelli di Vivienne Westwood, il libro di Gustav e i regali di Georg e Tom, ad osservare quella fitta cortina di pioggia che le impediva di vedere ad un metro; non riusciva nemmeno a vedere la casa stessa.
Sospirò.
Forse era meglio così.

                                                                                         **********

La luce della cucina era accesa seppure i faretti sembravano regolati piuttosto bassi.
Gustav si mosse in quella direzione, ben sapendo chi vi avrebbe trovato.
-  ... Non che tu abbia molto di cui essere fiero, caro il mio Sharlock Holmes! ... Tom non è ancora rientrato e Georg russa come un trattore nella stanza accanto alla tua, dopo ore passate a rigirarsi nel letto ... Escludendo che Macky abbia improvvisamente deciso di farsi una camomilla, direi che l' unico che rimane sia ...  -.
<<  Bill ... Cosa ci fai in piedi a quest' ora?  >>.
In risposta il ragazzo ottenne un suono gutturale e la totale, assoluta mancanza di interesse da parte del moro che continuò ad armeggiare con un pentolino, il latte e della polverina profumata.
<<  Lascia ... Siediti, ci penso io ...  >>.
Bill si arrampicò su uno sgabello e raccolse le chilometriche gambe al petto, in quella posizione che mostrava chiaramente la sua debolezza, cercando vanamente di proteggersi.
-  ... Non hai nulla da temere da me, Bill ... Nè da Georg o Tom ... Perchè non ce ne parli? Perchè ti ostini a tenerti dentro questa cosa che, comunque, trapela da ogni sguardo che le rivolgi? ... Dannazione! ... - .
Poco dopo seduti ai lati opposti del tavolo, stavano gustando una tazza di cioccolata calda in silenzio.
Gustav avrebbe preferito che Bill parlasse come al suo solito, che lo sommergesse con una valanga di parole ...
Quel silenzio, innaturale sulle labbra del ragazzo, lo inquietava.
<<  Sarebbe meglio che tu dormissi un po' ...  >>.
Il moro scosse la testa.
Aveva provato a dormire, si era rigirato per ore tra le lenzuola, aveva preso Macky con sè nel letto ...
Ma nulla era servito.
Prese un altro sorso di cioccolata, prolungando quel silenzio che Gustav parve accettare sebbene a malincuore. Vuotata la tazza si alzò e si diresse alle scale.
<<  Grazie Gus ...  >>.
Il biondo era terribilmente indeciso.
Sapeva che il suo consiglio sarebbe potuto essere deleterio per entrambi i ragazzi, in particolare per Andrea che aveva volutamente deciso di stare da sola quella notte, ma vedere Bill in quello stato gli faceva troppo male e così, mentre il ragazzo era già sulle scale lo richiamò.
<<  Bill ...  >>.
L' amico si voltò, osservando il volto buono di Gustav nella penombra illuminata dai fulmini di quella notte di tempesta.
Sembrava stanco o, semplicemente, addolorato.
Bill deglutì facendo muovere il pomo d' adamo in maniera evidente.
<<  Andrea ... Le avevo promesso di non dirlo a nessuno ma ... Ha paura dei temporali come questo ...  >>.
<<  Mi dispiace ...  >>. Sussurrò il moro mostrando poco interesse.
<<  Bill ...  >>.
Il tono del biondo adesso era vagamente esasperato e lui si fermò nuovamente senza voltarsi.
<<  Va da lei ... Ha bisogno di te ...  >>.
Questa volta Bill si voltò di scatto verso il batterista, osservandolo con occhi ridotti a due fessure infuocate.
<<  Lei non ha bisogno di nessuno tanto meno di ...  >>.  
<<  ... Di te sì, Bill ... E non importa se tu o lei ve ne rendiate conto ... Va da lei ...  >>.
Un colpo al cuore.
-   ... Gustav ... Gus siamo amici noi ... Non farmi questo ... Non posso sopportarlo ... In realtà mi sento come se non potessi sopportare nemmeno la stessa aria che respiro ... Non potrei sopportare di essere mandato via da lei, adesso ... Non posso ...  -.
Ma gli occhi scuri di Gustav non si decidevano ad abbandonare il viso pallido di Bill, quasi cercasse di convincerlo della verità delle sue parole con la sola forza del pensiero.
Avrebbe voluto essere un maledetto burattinaio ed avere il potere di manovrare quella maledetta, chilometrica marionetta per fargli fare la cosa giusta.
-  ... Giusta ... Gustav Wolfgang Shaffer, chi stai cercando di prendere in giro? ... Potrebbe essere la cosa peggiore per entrambi ... Potresti aver appena consigliato all' ingenua cappuccetto rosso di gettarsi tra le fauci del lupo ... Il problema che qui non c'è nessun lupo cattivo ... Sono entrambi vittime e carnefici ... E solo loro possono decidere del loro futuro ... Maledizione, maledizione, maledizione! ... -.

Ma qualcosa, con le sue parole, il biondo, dubbioso batterista lo aveva ottenuto.
Adesso Bill lo stava fissando intensamente come a cogliere la verità dei problemi impliciti nelle parole dell' amico.
Perchè sapevano che ce ne erano.
... Il problema era capire se era il caso di correre quei pericoli ... Per lei ...
-  ... Sì ... Forse ... Forse per lei potrei ... Ho sempre avuto una maledetta paura di dipendere tanto da una persona ed ho cercato di evitarlo finchè me ne è stato possibile, ma adesso ... Adesso, più cerco di allontanare il pensiero di lei, la sua immagine, il suono della sua voce e della sua risata da me, più mi trovo intrappolato in lei ... Forse ... Forse ha ragione lui ... E la mamma ...  Devo tentare, per lei ...  -.
Lo aveva fatto, era tornato indietro e si era fermato qualche istante in quel silenzio rotto solo dai tuoni, davanti al volto sereno e mesto di Gustav, lo aveva brevemente abbracciato.
<<  Grazie Gus ...  >>.
Poi, senza preoccuparsi di prendere un ombrello, era uscito sotto il diluvio che inondava il giardino ed era corso verso la depandance, arrivando sotto il piccolo porticato già sufficentemente bagnato, bussando al vetro della porta della ragazza.
Un tumulto di pensieri e parole che gli vorticavano feroci nella mente, graffiandola, il cuore che batteva forte nel timore che lei lo ignorasse, nessun suono coerente che volesse affacciarsi alle sue labbra per poter giustificare la sua presenza lì ed un grido nell' anima tormentata.

Lei stava ancora fissando quella pioggia fitta ed insistente quando le parve di scorgere qualcuno che si muoveva veloce verso la depandance.
Poco dopo, davanti ai suoi occhi era apparso Bill, bagnato come un pulcino, un' espressione strana sul volto pulito, la mano alzata a bussare contro il vetro, gli occhi puntati nei suoi che sembravano quasi implorarla di lasciarlo entrare, di non mandarlo via.
Che cosa avrebbe dovuto fare? ...
Erano le due e mezza di notte, le rimanevano tre ore e mezza da passare in Germania, in quella casa che era diventata la sua casa ...
Voleva davvero passarle da sola?
-  ... Bill ... Vattene, vattene per favore ...  -.
Anche lei lo stava supplicando.
-  ... No ... Rimani ... Rimani con me, ti prego ...  -.
Si sentiva estremamente stupida e confusa.

Aveva già preso la sua decisione, la aveva presa nell' istante stesso in cui aveva deciso di accettare quel lavoro, e adesso ...
Adesso non poteva tornare indietro.
Eppure ...
Si alzò lentamente dal divano, aprì la porta scorrevole che dava sulla veranda e si spostò per lasciarlo entrare, sebbene, adesso che era stato invitato ad accomodarsi, Bill sembrasse non sapere esattamente cosa volesse o dovesse fare.
Stava fermo davanti alla porta a vetri, davanti a lei, altrettanto immobile, avvolti nella penombra squarciata dai fulmini che sembrava cancellare i colori.
Due ragazzi in bianco e nero, pallidi, indecisi ed insicuri.
Andrea infine si mosse come al rallentatore, si diresse al bagno e gli porse in silenzio un asciugamano con il quale lui si tamponò i capelli, le braccia, il volto ed i vestiti, cercando di non gocciolare su tutto il pavimento, poi  i suoi occhi si posarono sulle valige che troneggiavano, minacciose, accanto alla porta.
Distolse lo sguardo.
Non voleva vederle, non voleva pensare a nulla che non fosse quella ragazza con addosso quella maglietta di Tom che le cadeva maledettamente sexy e morbida addosso.

Adesso se ne stavano seduti sul divano, al buio, parlavano sommessamente o forse non parlavano affatto.
Un tuono un po' più vicino, un po' più forte, la fece sobbalzare all' improvviso e si ritrovò poco dopo con il cuore che batteva ad un ritmo forsennato ed un braccio di Bill sulle spalle che la stringeva protettivo a sè.
L' eco del tuono si era dissolto ma il ragazzo non sembrava disposto a lasciarla andare ...
Andrea strinse i denti e rilassò il respiro, cercando di calmare i battiti frenetici del suo cuore che le rimbombava nel petto tanto che lei temette potesse essere sentito dal ragazzo.
Un dubbio, che assomigliava maledettamente alla realtà, quella che lei stava strenuamente cercando di ignorare da mesi, invase la sua mente.
Non era colpa di quell' ultimo tuono se il suo cuore non riusciva a ritrovare il suo battito regolare.
Era colpa di quel braccio che le cingeva gentile ma perentorio la spalla, della presenza di lui contro di sè.


Bill nello stesso momento si stava chiedendo perchè mai non avesse ancora tolto quel braccio dalle spalle di lei, dandosi mentalmente dell' idiota.
-  ... Lasciala Bill! Togli quel maledetto braccio dalla sua spalla! ... Subito! ... -.
Ma una vocina dentro di lui, una vocina che avrebbe tanto voluto ignorare, sapendo che era la cosa giusta da fare, data la situazione, gli suggeriva il contrario.
Gli faceva malignamente notare che la pelle di lei era così dolce e profumata, e che non aveva mai toccato nulla che avesse quella fresca morbidezza.
Sentiva il cuore della ragazza battere frenetico e si chiese se il motivo, ora che il tuono era passato e non se ne sentiva più nemmeno l' eco, fosse lui...
Quella possibilità lo fece fremere, per un attimo dimenticò tutto.
Dimenticò chi era lui e chi era lei, quali erano i loro rispettivi ruoli, dimenticò le parole di David che non gradiva certi coinvolgimenti con i collaboratori, e soprattutto dimenticò che di lì a meno di quattro ore il contratto di lavoro della ragazza sarebbe scaduto e che lei sarebbe dovuta tornare a Milano, dal suo ragazzo che, con ogni probabilità, le avrebbe chiesto di sposarlo per impedirle di firmare un eventuale altro contratto con loro ...
Ignorò quel fulmineo susseguirsi di pensieri e dimenticò tutto ...
Tutto quello che non fosse quel corpo morbido che stava ancora stringendo a sè, così dolcemente, inconsapevolmente invitante nella sua ritrosia, così profumato di quella pioggia che lui stesso le aveva posato addosso...
Abbassando gli occhi poteva vedere i suoi capelli adesso corvini dal taglio eccentrico che lui le aveva consigliato e che facevano risaltare maledettamente la sua pelle naturalmente bianca ed i suoi grandi occhi grigi, la linea del naso, non proprio perfetta, e quella della bocca, di quelle labbra morbide ed invitanti ...
La fece voltare verso di sè e la baciò.


Si stavano baciando.

Bill sapeva di cioccolata e di pioggia.

Lui non era una margherita...
Lui era una rosa nera, una rosa macchiata dal sangue delle passioni.
Il suo profumo era inebriante fin dal primo istante, la travolgeva ed inibiva la sua razionalità ...
Il suo sorriso, le sue braccia, i suoi baci, non erano tiepidi, non la scaldavano ...
No, lui non era un calore tiepido ...
Lui era un fuoco che la bruciava purificando, e macchiando allo stesso tempo, la sua anima e lei si rese conto con stupore che bruciare era esattamente quello che desiderava ...
Sentiva di non potersi accontentare del fuoco consolatore di un camino, aveva bisogno di un incendio che le strappasse l' anima donandogli la dannazione eterna ...
Le labbra del ragazzo erano bollenti ed incendiavano la sua pelle laddove lui la sfiorava, infiammavano il suo cuore ed il suo respiro che ora si posava ardente sulla pelle di Bill, sul suo petto ormai privo della maglietta, candido e caldo sotto le sue dita fredde che lo sfioravano donandogli dei brividi ...
Ma le mani di Andrea si stavano rapidamente scaldando, quel calore lo sentiva pervadere ogni centimetro del suo essere.
Bill la stava stringendo tra le braccia con una passione che lei non aveva mai sperimentato con nessuno.
Mai ...
E questo la sconvolgeva ...


Lui faceva aderire perfettamente il proprio corpo con quello della ragazza, non era più lui ad averne il controllo, e quel corpo adesso si muoveva lento e sensuale contro quello di lei dimostrandole quanto la desiderasse.
Cercava la sua pelle con le labbra, non riusciva a staccarle da lei nemmeno per un istante.
Nemmeno per respirare ...
E per un attimo Bill si chiese se fosse poi così necessario farlo, dopotutto ...
La voleva, la voleva tutta e subito, le intrecciava le dita nei capelli, tirandoglieli, procurando dei lievi gemiti da parte della ragazza, ma non era dolore, era desiderio.
Bill le sfilò piano la maglietta con la quale lei dormiva, spostandole piano il reggiseno nero in abbagliante contrasto con la pelle chiara, sfiorando con la bocca morbida il suo seno.
Andrea sospirò tra i suoi capelli umidi e profumati di pioggia dove teneva intrecciate le dita stringendolo a sè, poi prese il viso di lui tra le mani portandolo all' altezza della propria bocca e lo baciò con passione e desiderio in un bacio infinito, respirando il suo respiro che si posava sulle sue labbra, sulla sua gola, fece scivolare le mani sul petto di lui, sul ventre piatto fino all' elastico dei pantaloni della tuta che lui indossava, facendovi scivolare le mani all' interno ...
Bill si staccò con un gemito da lei, sentendosi sfiorare in quella maniera così dolcemente timida eppure decisa, così intima e tanto desiderata ...
Respiravano entrambi a fatica, i respiri ardenti che si fondevano in uno ...
La guardò così intensamente da farle tremare il cuore.
<<  ... No ... Non possiamo ...  >>.
Quelle parole lo stavano uccidendo, gli faceva male doverle dire, doversi separare da lei ...
 <<  Stiamo arrivando a qualcosa da cui non potremo più tornare indietro ...  >>.
Si alzò dal divano, scostandosi da dosso, dolorosamente, il corpo di lei che lo osservava, i grandi occhi grigi e luminosi sgomenti ma allo stesso tempo consapevoli, il respiro ancora irregolare.

Bill se ne andò lasciandola sola, sconsolata, straziata da ciò che provava, da quella verità che ormai non poteva più fingere di ignorare e che le premeva dentro.
Non era mai stato facile, ma il mantenere il suo ruolo lo aveva reso più semplice ...
Adesso quel fragile equilibrio si era spezzato e lei sapeva che non avrebbe potuto recuperarlo.
Non più.
Rimase immobile ed insoddisfatta ...
Per quanto se ne vergognasse, Bill aveva risvegliato in lei desideri e sensazioni che credeva perduti, forse mai davvero provati e adesso il suo corpo, sfuggendo a qualsiasi razionale controllo, aveva bisogno di lui ...
Di lui.
Nessun' altro avrebbe potuto soddisfare quel bisogno nè lei desiderava qualcun' altro.
 
Il ragazzo era corso via sotto la pioggia ma a qualche metro dalla porta si fermò, volgendo lo sguardo alla depandance.
Un brivido caldo lo percorse al ricordo del corpo di Andrea, della sua pelle liscia che esigeva di essere sfiorata, al pensiero che lei fosse ancora lì, su quel grande divano, da sola ...
Stava lì dritto in mezzo al prato, la pioggia che batteva violenta sul suo corpo, ma non sentiva freddo ...
In quel momento, con il ricordo dei baci e delle carezze ardenti della ragazza ancora perfettamente nitidi nella sua mente e sulla sua pelle, credette che non avrebbe sentito freddo mai più.
Quel calore era troppo intenso per essere vinto dalla pioggia gelida, lo stesso lui sperava che potesse servire, che riuscisse a portare via almeno un po' di quel desiderio di lei che sentiva dilaniargli il petto ...
Tutto il suo corpo anelava a lei, e quel desiderio non sembrava volersi placare, anzi, aumentava ad ogni respiro ... Respiro che si condensava rapido uscendo dalle sue labbra al contatto con l' aria fredda e che lui avrebbe voluto ardentemente condividere ancora con lei, fondere al suo come era successo poco prima.
E, con stupore e dolore nell' evidente impossibilità che ciò potesse accadere, si ritrovò a desiderare che potesse succedere ancora e ancora, e ancora ...
Per infiniti giorni, fino alla fine dei suoi stessi giorni ...

Rientrato in casa si chiuse in camera sua, si trascinò sul letto senza preoccuparsi di bagnare le lenzuola, e stette steso per ore cercando di ignorare il suo corpo frustrato dall' impossibilità di averla, di farla sua, di essere suo ...
Perchè Bill, pur già sapendolo, ebbe la conferma di averne preso davvero coscienza solo in quel momento ...
Lui la desiderava, certo, ma ancora di più desiderava essere suo, appartenere davvero a qualcuno, appartenere a lei, come non aveva mai desiderato altro ...

Un bussare sommesso ed improvviso alla sua porta lo distolse dai suoi pensieri.
Chi poteva essere adesso dato che era il solo sveglio in casa?
Dubitava che potesse essere Andrea, seppure lo desiderasse ...
Si sedette sul letto e pronunciò un guardingo << chi è? >> occhieggiando la sveglia ed il pesante soprammobile in stile gotico che troneggiava in mezzo al comodino accanto ad essa.
Riprese a respirare quando vide affacciarsi alla porta una piccola faccia sormontata, e quasi del tutto nascosta, da un cappellino fradicio che lasciava cadere ancora qualche goccia d' acqua sul pavimento della sua stanza che, comunque, non versava nella migliore delle condizioni.
<<  Sei sveglio? ... Posso entrare? ...  >>.
Bill sbuffò appena.
Tom era tornato fin troppo presto dal suo appuntamento e lui non si sentiva in grado di reggere ad uno dei suoi racconti post incontro erotico.
Non quella notte.
Lo stesso gli fece cenno di entrare e di sedersi dove gli pareva.
Tom si sedette sul letto accanto a lui ed invece di lasciarsi andare contro la parete accendendosi una sigaretta e buttandosi a capofitto in un particolareggiato resoconto delle sue gesta erotiche, se ne venne fuori con una domanda.
Una domanda alla quale Bill non seppe come rispondere.
<<  Come mai sei già qui?  >>.
Dopo un attimo di smarrito silenzio il moro rispose.
<<  Veramente dovrei essere io a domandartelo ...  E poi ... Dove dovrei essere, scusa? ...Ti ricordo che, per quanto possa non farti piacere, sono tuo fratello, gemello per giunta, e il cantante della band, ed abito qui ...  >>.
Cercò di scherzare.
<<  Bhè  >>. Rispose a sua volta Tom.
<<  Io mi stavo annoiando ... La tipa voleva farsi pregare e desiderare ... Per un po' è stato anche eccitante e divertente, ma poi ... Bhè, che palle no? ... Non riuscivo a concentrarmi sulla nottata che mi si prospettava ... Così me ne sono tornato a casa... >>.
-  ... Una balla, Tom, ecco cosa stai raccontando a tuo fratello ... Una balla grande quanto il tuo maledetto ego che non ti permette di ammettere che sei stato per ore seduto su uno scomodo divanetto di pelle senza riuscire a non pensare a questo tuo maledettissimo gemello che stava male, da solo a casa o ad Andrea che se ne va e ci lascia tutti soli ... Cazzo! ...  -.
Disse con un sospiro ed un sorrisetto sghembo e continuò.
<<  ... Per quello che riguarda te, non ho certo dimenticato i vincoli che mi obbligano a sopportarti, ma direi
che ... >>.
Roteò gli occhi al cielo, esasperato dal fatto che suo fratello tentasse, ogni volta che lo riteneva possibile, di farlo fesso.
<<  ... Insomma Bill! La mamma non ti ha insegnato che non si fanno certe cose quando i divani sono posizionati proprio davanti alle porte finestra? Ti ho visto con Andrea, mentre rientravo ... Sembravate andare alla grande ... Insomma ... Parecchio presi e poco vestiti e molto appassionati ...  >>.
Rise piano, ma non avvertendo nessuna rispostaccia, nè alcun segnale che gli facesse capire che lo aveva sentito, alzò gli occhi su suo fratello e sentì una inaspettata fitta dentro.
Bill stava con la schiena contro la parete, le gambe strette al petto cinte dalle braccia, la fronte appoggiata alle ginocchia, il viso nascosto dai lunghi capelli corvini ancora bagnati di pioggia, ricordandogli maledettamente altre notti, notti vissute quando erano bambini prima e appena adolescenti poi, e Bill aveva qualcosa dentro, un dolore che solo lui, Tom, poteva davvero vedere e consolare.
Deglutì un po' a fatica, immaginando, adesso come allora, quale potesse essere il problema e sperando, allo stesso modo, di sbagliarsi.
Ma difficilmente il suo radar sbagliava ...
Soprattutto se c'era di mezzo Bill.
<<  Cucciolo ... Che ti prende? Cosa è successo? ...  >>.
Bill sospirò soffocando un singhiozzo.
<<  Non è successo nulla Tomi ... Nulla ... Non ti devi preoccupare ...  >>.
La voce soffocata nel lenzuolo.
Non era successo nulla.
E allora perchè a Tom quel nulla pronunciato con dolore da Bill sembrava così pieno di ... Tutto, invece?
Quelle cinque lettere che avrebbero dovuto placare la sua ansia la accrebbero maggiormente.
Nulla ...
<<  Bill ... Cosa ... Cosa significa che non è successo nulla? Lei ti ha respinto o tu non sei riuscito a ...  >>.      
<<  Tom! Che cazzo stai dicendo?!?  >>.
Bill aveva alzato il viso e guardava suo fratello come se fosse un essere sconosciuto.
<<  Cosa cazzo stai pensando?... Noi ... Io ...  >>. Balbettava appena, il viso un po' colorito dall' imbarazzo.       
<<  Senti, non mi va di parlarne! E poi non c'è nulla da dire ... Lasciami in pace Tom ... Vattene in camera tua o vai a cercare qualcuna con cui terminare la serata, ma lasciami in pace!  >>.
Tom sapeva di aver commesso una gaffe, ma essere trattato così da suo fratello gli dava incredibilmente fastidio.
Lui si era preoccupato e quell' ingrato di Bill non voleva spiegargli cosa diamine gli stesse succedendo?
Bene.
Lo avrebbe costretto a farlo, e sapeva esattamente come ...
Per vendicarsi di come lo aveva trattato e perchè ...
In fondo, sapeva che Bill aveva bisogno di parlare di questa cosa ...
Mise in atto il suo piano.
<<  Bene ... Come vuoi ... Vado ... Del resto, per quello che ho visto, e so di non sbagliare, non dovrò fare molta strada prima di trovare una ragazza con un bel po' di desiderio insoddisfatto ...  >>.


Non se ne accorse nemmeno, ma poco dopo era con le spalle contro la porta chiusa, suo fratello, il suo fragile indeciso Bill, ve lo teneva contro, il naso a pochi centimetri dal proprio, due furenti fiammeggianti occhi nocciola che si specchiavano identici nei suoi, la voce bassa, una rabbia a stento trattenuta, ansimava appena.
<<  Sei mio fratello e non me ne è mai importato molto se qualcuna delle ragazze che avrebbero potuto interessarmi finivano inevitabilmente nel tuo letto ... Ma Andrea ... Non ti azzardare a toccarla ... Lei non è un giocattolo Tom, non è la tua ennesima bambolina da collezionare ... Non ti permettere di sfiorarla nemmeno col pensiero altrimenti
io ... >>.
Tom ghignò soddisfatto, aveva raggiunto il suo scopo.
<<  Altrimenti tu cosa, Bill? ... Faresti a pugni con me, sapendo che avrei comunque io la meglio, per difendere il suo onore? ... O per salvaguardare il suo più che barcollante rapporto con quel tizio italiano? O per quale fottuto motivo Bill?!? Perchè?!?  >>.
Urlò.
Ed un identico urlo gli giunse in risposta.
<<  Perchè io la amo, idiota!  >>.


Due identici respiri affannati, uno sguardo indecifrabile sul viso di Tom, le mani di Bill che allentavano la presa sulla maglietta bagnata del fratello.
Un lampo che squarciava il cielo ed il rombo di un tuono che non riuscì a coprire la forza del sussurro del giovane chitarrista.  
<<  Lo so ...  >>.
Bill seduto sul bordo del letto, la testa tra le mani, alzò il viso sul gemello che si era accovacciato davanti a lui per permettere ai loro visi di essere alla stessa altezza.
Tom gli scostò piano una ciocca di capelli umidi dal viso, sorridendo mesto,in silenzio, in attesa.
<<  Fa male Tom ... Fa maledettamente male sapere di non potere avere ciò che si desidera più di qualunque altra cosa al mondo, sapere che non posso averla ... So che ha quasi quattro anni più di me, so che è fidanzata, so che è bellissima e che, anche fosse mia, vivrei con la paura perenne di perderla ma ... La desidero, io ... La amo ...  >>.
Gettò le braccia al collo del gemello che si lasciò sedere a terra trascinando il fratello con sè e stette così, seduto sul morbido tappeto peloso di Bill, in attesa che quel gattino tremante e disperato si calmasse abbastanza da poter dormire e da potergli permettere di pensare lucidamente a quale sarebbe dovuta essere la sua prossima mossa.


-   ... David...  -.  Pensò scuotendo impercettibilmente la testa.
-   ... Temevi che il mio interesse per il sesso avrebbe rovinato tutto ... E guarda cosa hai ottenuto ... Hai cercato una brava ragazzina insignificante basandoti solo sulle apparenze ... E sbagliando alla grande! Non avevi messo in conto che lei avrebbe potuto rivelarsi inappropriatamente diversa, vero? Non lo avevo minimamente immaginato nemmeno io ... Siamo stati due idioti ... E tu ... Hai evitato il problema " ormoni di Tom " per cacciarci in un casino anche peggiore ...  Spero tu sia contento, adesso ...   -.
Sì, aveva decisamente bisogno di lucidità e di una tazza di caffè.
Con Bill in lacrime tra le sue braccia, i suoi singhiozzi soffocati sulla gola, la sua parte razionale andava allegramente a farsi fottere.
Quel pensiero ingiusto su David ne era la prova.
Del resto non era solo colpa di David ...
Non lo era di nessuno e, non poter incolpare qualcuno di quel casino lo faceva imbestialire ...
Era colpa di tutti e di nessuno.
Era colpa di Dave che la aveva scelta, dell' attempata segretaria che aveva deciso di consegnare quel maledetto portafoglio, perso da lei, proprio al loro manager facilmente influenzabile dai capricci di Bill che aveva insistito tanto per contattare proprio quella ragazza distratta e pasticciona ....
Ragazza che si era poi dimostrata sì un po' pasticciona e distratta ma anche, paradossalmente, attenta quando si trattava del suo lavoro, prima, e di qualsiasi cosa che li riguardava, dopo, ricordando certe loro abitudini e risultando quasi indispensabile quando uno di loro non trovava qualche cosa ...
Lei riusciva a perdere persino la testa, ma sapeva sempre che fine facesse lo schotch di Gustav o la maglietta preferita di Georg, ricordava perfettamente quale abbigliamento lui desiderasse avere pronto per una certa intervista o quale era il profumo preferito dell' ammorbidente o del bagnoschiuma di Bill ...
Era snervante a pensarlo adesso, perchè lo portava inevitabilmente ad immaginare come sarebbe stata la loro vita da adesso in poi, il moltiplicarsi dei piccoli litigi quando non avrebbero più trovato la loro roba, aggiunto alla rabbia ed alla frustrazione per la mancanza di lei ...
Ed era colpa loro che si erano lasciati conquistare da lei, diventando dipendenti dalle sue piccole ma preziose attenzioni e, soprattutto, dalla sua presenza, dal suo modo di sorridere e di raggirarli tutti con quel sorriso ...
-  ... Maledizione! ...  -.
Bill si era addormentato e Tom lo issò con qualche difficoltà sul letto, cercando di disincastrarsi dalle sue lunghe braccia che lo cingevano, senza svegliarlo.
Aveva l' aria stanca.
E frustrata.
E lui non lo sopportava.

Scese in cucina, trascinandosi stancamente, premendosi le dita sulle tempie che gli pulsavano dolorosamente.
Si avvicinò alla cucina, ma l' idea di mettersi ad armeggiare con la macchina del caffè non gli sorrideva particolarmente, così si prese una birra dal frigo e si abbandonò scompostamente sul divano, osservando lo schermo del televisore che rimandava solo la sua immagine, essendo spento.
<<  Sai, è un bel pensiero, ma non credo che sia una buona idea ...  >>.
Georg era apparso accanto a lui, una bottiglietta di birra in una mano e, nell' altra, quello che sarebbe stato il regalo del chitarrista per Andrea.
<<  Non potevo certo farla andare via avendole regalato un frustino, un paio di manette pelose e un tanga al gusto di fragola che, tra l' altro ci siamo anche mangiati ...  >>.
Cercò di sorridere Tom.
Georg accese la cornice e cominciò ad osservare le immagini che presero a scorrere lente davanti ai suoi occhi.
Alcune erano davvero buffe come quella che vedeva un Tom palesemente oltre la furia, decisamente sulla soglia della disperazione, mentre reggeva l' ennesima, costosissima, maglietta che Macky aveva usato per dormire, o Georg stesso con i capelli piastrati solo a metà quando un blackout improvviso aveva fatto saltare la corrente ed il suo autocontrollo.
C' era anche Gustav che dormiva con la bocca larga, una immagine poco dignitosa e poco adatta a quello che Andy considerava un angelo, o Bill appena alzato, spettinato, col trucco sfatto, un logoro orsacchiotto dalle lunghe zampe sottili che gli pendeva dalla mano e Macky stretto al petto.
E poi c' erano foto di loro tutti assieme.
Una scattata da David nei minuti precedenti la prima intervista a cui Andrea aveva partecipato come loro interprete ed una scattata immediatamente dopo.
L' espressione della ragazza era sempre un po' timida ma il terrore che le parvadeva il viso nella prima foto aveva lasciato il posto ad una luce orgogliosa nei suoi occhi in quella dopo.
Tom sorrise.
Seppure all' epoca non avesse ancora molta simpatia per la ragazza, anche lui aveva notato quel cambiamento nella sua espressione.
<<  Le farai del male con questo ...  >>.
<<  Non più di quanto possano farle male i vestiti o un libro o una borsa di Nana ... O i suoi stessi ricordi ... Non è evitando di guardare delle foto che riuscirà a cancellare questi mesi della sua vita ... Potrà anche chiudere tutto in una cantina o in una soffitta o bruciarlo, per quello che mi riguarda, ma non le servirà a dimenticare ...  >>. Disse Tom caparbio.
<<  Lo so ...  >>. Sospirò il castano affranto.
<<  Ma così non la aiutiamo a soffrire meno ...  >>.
<<  E perchè mai dovremmo, scusa? Lei non si preoccupa di non fare soffrire noi! E lascia qui anche Macky! ... Lei non si preoccupa di noi! Perchè dovremmo fare diversamente?  >>.
Il ragazzo stava trattenendo la voce, naturalmente bassa e potente, a stento.
<<  Tom ... Non è bello quello che pensi di lei, lo sai, vero? ... Macky è abituato a vivere qui, portarlo via potrebbe non essere la cosa giusta da fare, per lui ...  >>.
<<  E allora perchè non resta lei? Con Macky ... Con ... Noi? ...  >>.


Se Tom non fosse stato Tom e lui non fosse stato lui, adesso avrebbe abbracciato quel ragazzino dall' espressione  smarrita che aveva davanti.
A volte la fragilità di Tom veniva fuori, in maniera del tutto inaspettata, riuscendo ad eludere quella barriera che il ragazzo stesso aveva eretto attorno a sè, risultando maledettamente simile a Bill e altrettanto bisognoso dell' aiuto e della presenza delle persone che amava.
Ma fra loro le cose stavano diversamente.
Seppure anche i due " uomini " di casa Tokio Hotel avessero i loro attimi di debolezza e manifestassero qualche volta il loro lato sentimentale, questo non avveniva mai tra di loro.
Tom riservava certe smancerie solo a Bill e lui ... Lui anche, a volte ... E ad Andy ...
Le sarebbe mancata anche per quello.
-  ... Cosa devo rispondergli adesso? ... Quella maledetta espressione devono possederla al mondo solo questi due gemelli del cavolo! ...  -.
Sospirò tra sè Georg cercando le parole adatte.
<<  Vedi, io credo ... Credo che lei ... >>.
Georg sbottò, capendo che le parole giuste non c' erano e che, se anche ci fossero state, non sarebbe stato lui il fortunato a trovarle.
<<   Non lo so, Tom! Non lo so perchè non rimanga! Forse vuole semplicemente dimostrare a sè stessa di non aver sbagliato tutto con il suo ragazzo, tornando da lui e cercando di costruire quello che credeva di desiderare ... O forse ha solo paura, paura di non essere all' altezza ...  >>.
<<  All' altezza di cosa, dannazione?  >>.
<<  ... Nostra, Tom ... Dei Tokio Hotel, forse ... O, molto più semplicemente ... Di tuo fratello, suppongo ...  >>.
L' espressione di Tom lo avrebbe fatto ridere se l' argomento non fosse stato così maledettamente serio.
<<  All' altezza di ... Ma non le legge le interviste? Quante volte abbiamo ripetuto di essere dei semplici ragazzi come tutti gli altri? ...  >>.
<<  Certo, Tom ... Ogni ragazzo qualunque dichiara la sua estrema normalità dalle pagine delle più importanti testate giornalistiche, vero?  >>. Chiese Georg con un sopracciglio alzato ed un mezzo sorrisetto sulle labbra, sottolineando ironicamente le parole " qualunque " e " normalità ".
<<  Tutti i ragazzi normali portano le amiche da Armani e Vivienne Westwood, senza nemmeno preoccuparsi di avere dei soldi con sè e girano con un suv che potrebbe valere almeno dieci rate del mutuo della casa di Andy ... Andiamo Tom! Ovvio che siamo delle persone normali ma ...  >>.
<<  " ma " un cazzo Georg! Credevo che lei fosse riuscita a vedere al di là di tutto questo!  >>.
Esclamò Tom abbracciando in un ampio gesto la stanza che li circondava.
<<  Se non è così .. Bhè, mi deluderebbe ...  >>.
Di nuovo quell' espressione persa di chi non sa cosa fare.
<<  Bhè, ammettere che tutto quello che abbiamo ottenuto possa essere destabilizzante per chi non c' è abituato non è mica un male ... E nemmeno essere impreparati lo è ... Andrea ci vuole bene, lo sai anche tu, ma ... Noi abbiamo un sacco di gente che ci gira intorno, che si occupa di noi praticamente per tutto ... Mentre lei è sempre stata abituata a pensare per sè ed anche per altri ... Inoltre ... Ci sono molte ragazze che gravitano attorno al fenomeno Tokio Hotel ... Che girano attorno a tuo fratello, ed ognuna non desidera altro che averlo tutto per sè, fosse anche per una notte sola ...  >>.
Tom era sbigottito.
<<  Ma Bill ... Sai di chi stiamo parlando, vero Hagen? Lo stesso Bill che non osa nemmeno spassarsela di tanto in tanto con una bella ragazza , che rifugge da sempre la dipendenza da un' altra persona ...  >>.
<<  Sì. Lo so di chi stiamo parlando, Tom ...  >>. Sospirò Georg, sull’ orlo dell’ esasperazione davanti alle affermazioni, innegabili, del ragazzo.
<<  Bhè, allora, forse, dovresti anche sapere che adesso, che lo ammetta o meno, lui e' dipendente da un' altra persona ... Lo è già da un po' ... E questa persona vuole lasciarlo ... Lui non la farebbe soffrire ...  >>.
<<  Non deve esserci necessariamente una ferita reale e visibile per sentire dolore ... Tom ... Potresti anche concederle il diritto di avere paura ...  >>.
<<  NO! Non se questo prevede mio fratello che piange tra le mie braccia mentre mi dice di amarla, mentre mi dice che morirebbe di gelosia anche se la sapesse sua! Crede davvero di essere l' unica ad avere il diritto di essere spaventata? Bene! E allora che se ne vada! Che se ne vada e ci lasci in pace una volta per tutte!  >>.
Tom si era alzato e sovrastava il ragazzo ancora seduto che lo guardava leggermente scioccato dalla confessione che gli aveva fatto su Bill, sebbene seppe che non giungeva del tutto inaspettata, e preoccupato che potesse svegliare tutti quanti urlando.
Era il momento, doveva farlo.
Si alzò a sua volta e, dimenticando i rispettivi ruoli che avevano all' interno della band, strinse a sè quel ragazzino che, seppure lo superasse di una spanna, adesso gli sembrava semplicemente arrabbiato e disperato.

Tom non si aspettava quel gesto da parte dell' amico, ma si rese conto di averlo desiderato.
Di solito era compito suo abbracciare a quel modo suo fratello per consolarlo.
Adesso sentiva un disperato bisogno di qualcuno che consolasse lui.
Abbracciò Georg a sua volta.
<<  Vorrei che non se ne andasse ... Che riuscisse a fidarsi abbastanza di sè stessa e di noi ... Abbastanza da decidere di restare ...  >>.
Una sola lacrima scese rapida e, rapidamente e rabbiosamente, venne asciugata da Tom; ma il dolore nella sua voce era fin troppo palese e forte e Georg non se la sentì di lasciarlo andare, non ancora.

 

… Ed eccoci giunti alla fine di questo ennesimo capitolo …
Vorrei dire tante cose ma non me ne viene in mente nessuna …
Chiedo scusa se troverete qualche errorino di battitura o distrazione, ma lo ho riletto mai tante volte da non vederli nemmeno più! X°D!
Spero che i collegamenti con certi momenti riferiti ai precedenti capitoli si riescano a cogliere e di non aver fatto troppa confusione.
Questo capitolo era pronto già da un po’ e strava qui in attesa di essere pubblicato.
Spero Vi piaccia, a me soddisfa molto, ma il giudizio di chi scrive, sebbene importante, è sempre un po’ di parte! X°D!
In ultimo, per chi non la abbia mai ascoltata, consiglio “ Ten Black Roses” dei Rasmus (che io ho “riscoperto” relativamente da poco, la canzone è bellissima e  non potevo non inserirla! n_____n)
Passo direttamente a Voi …

 

 

LAYLA : Ciao, immaginavo che Avilash sarebbe potuto piacerti e mi fa molto piacere^^ (avevo notato questa “passione” anche nelle tue fic!^^) …
Credo che Andy non fosse davvero sciolta ma semplicemente convinta di voler sistemare un pochino le cose! Caspita!
Stavano esasperando anche me! (e comunque in questo cap mi pare davvero più sciolta, che ne dici? X°D!)
Anche a me piace molto il rapporto che si è creato tra Tom e Andy! *___* mi piace scrivere di loro, anche quando fanno un po’ gli “sfacciati”! n______n
Come vedi ho esaudito il piccolo desiderio di dare una smossa ai due begli addormentati (mi sembra una bella smossa, no? Ù__ù)
David e Nadia dovrebbero finalmente aver raggiunto la pace dei sensi, credo proprio che non mi accanirò più si di loro n___n’
Per Fabrizio … Allora questo capitolo non sarà bello quanto il precedente (X°D!) dato che ha una sua parte fondamentale, il rompibolle … ç_ç

Grazie per i complimenti sempre graditi e mi fa davvero piacere che ti piaccia il rapporto tra Nadia ed Andy, credo sia quello che ognuno possa desiderare …
Alla prossima^^ (sebbene sia del tutto mancante il capitolo e non ho idea di quando riuscirò a finirlo … T_____T’’’)

NICEGIRL : Ciao^^ Mi fa davvero piacere che il capitolo ti sia piaciuto e spero che questo non deluda eventuali aspettative … Dici che sarebbe mancato quel qualcosa in più tra Bill e Andrea?
Eccoti accontentata! Che dici? Basta?^^
Questa volta ci ho messo un po’ a pubblicare e col prossimo temo sarà anche peggio, ma spero ti soddisfi!^^
Alla prossima e Grazie ancora!^^
(p.s. ti è arrivata la mia mail in risposta alla tua richiesta di un consiglio per il corso? O____O?)

    LADY CASSANDRA : Ho atteso ma devo ammettere che ho letto la tua mega recensione con gioia e un piacere che sai benissimo quanto sia grande! Quindi partiamo subito col ringraziarti! n______________n
Capitolo lungo quello precedente e anche questo … spero non noioso! X°D! (e chissà quando mi capiterà mai più di farne di simili … T_T’ )
Come hai perfettamente notato il cambiamento era nell’ aria, in particolare per Nadia, e Avilash mi è sembrato un buon punto di partenza per svelare un po’ la ragazza stessa (sono contenta che ti piaccia, ma ahimè non è stato un personaggio a lungo ponderato …) e ti rivelerò un segreto … Immaginavo, come mi hai confermato, che la “nuova Nadia” la avresti apprezzata forse di più (lo avevo capito da altre recensioni che mi hai lasciato nel corso del mio breve cammino di pseudo scrittrice ^^!) e sono contenta che sia così, che ti piaccia, credevo fosse necessario che il cambiamento interiore di Nadia si manifestasse anche all’ esterno.
Che promessa … Avrei dovuto lasciare che la rossa peccasse! Saresti davvero arrivata fino a qui? … No … E’ che mi sembrava necessario un momento decisivo, la classica goccia che ti fa decidere di spaccare quel maledetto vaso e gettarti tutto DEFINITIVAMENTE alle spalle! 
Per il resto … Anche io adoro David e Nadia, in separata sede e assieme! Ù__ù
Lieta che ti piaccia Tom, personaggio che desideravo evolvere dall’ inizio di questa storia, e Bill … Titubante ma adorabile (io alla Tour Eiffel non riesco a rinunciare … Ci sono salita solo una volta al tramonto e la sera è scesa in fretta e ne sono rimasta affascinata in maniera indelebile, come se non riuscissi a cancellare quella vista da davanti agli occhi e quelle sensazioni) quell’ abbraccio … per un sacco di tempo li ho tenuti così distanti e adesso, in due capitoli, hai visto cosa ti ha combinato la nani? Spero ti piaccia e che non risulti un po’ … “troppo” … ^^’
E’ innamorata certo, ma come vedi, ancora non riesce a liberarsi del suo passato ad ammettere di aver sprecato del tempo con Fabrizio (anche io non lo nominerei ma in quest’ ultimo capitolo te ne ho rifilato una buona dose, direi T__T’) …
La senti un po’ tua, questa storia? Senza di te non avrebbe avuto titolo! X°D!
Andrea e Nadia … Esatto! La mia intenzione era quella di creare un’ Amicizia che potesse risultare QUASI (*___*) incredibile, e l’ ispirazione si trova quando non la si aspetta più … e non aggiungo altro perché le parole che dedichi alle nostre due ragazze nella tua recensione spiegano esattamente tutto!
Anche per me è stato emozionante quella conversazione tra di loro in msn e credo che ci stia davvero bene (me si loda da sola! =__=’)
Per quello che riguarda “My Little “ sono io che devo ringraziare Te, la mia Prima recensione, il motivo per cui mi sono scritta in EFP!
E adesso ti saluto, in attesa di sapere cosa ne pensi di questo ennesimo “polpettone”, ti abbraccio forte e … Grazie, di TUTTO!
A presto^^

   
 
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