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Autore: MaryFangirl    27/02/2010    3 recensioni
“Ryu...zaki...” Le sue pupille verso l'artefice di quel sussurro.
Gli occhi larghi. “Light-kun...”
Strinse le mani sui gomiti.
Light riusciva a distinguere quella magra immagine sotto la pioggia fitta e rumorosa.
A L sembrò la creatura più bella del mondo.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: L, Light/Raito
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sentiva la pioggia incastrarsi nei capelli, bagnare i vestiti che gli si attaccavano addosso. La chioma nerissima di Ryuzaki gli sfiorava il mento e il collo.
Il suo stomaco contratto.
“Light-kun...” Voleva sentirlo vicino. Le mani stringevano la stoffa della maglia.
Il suo respiro tiepido, l'acqua fresca. Il respiro...affannato.
Le labbra vicinissime. E sulla sua nuca. Leggere. Calde. Soffici.
La testa sempre bassa, mosse la mano nervosamente. Le dita di Light s'intrecciarono alle sue. Light era ipnotizzato da lui. Quanto gli piaceva, Ryuzaki...e quanto cresceva il desiderio di lui, mentre gli sfiorava la nuca liscia e candida, morbida.
“Vieni...” Labbra sul suo orecchio fresco, dolce.
Le braccia strette alla sua vita sottile. Lo stringeva a sé. Sentiva il suo profumo e l'odore della pioggia, chiudeva gli occhi, sorrideva timidamente, soddisfatto del proprio coraggio, di Ryuzaki che non osava muoversi né interromperlo. Di Ryuzaki che, forse, lo apprezzava...e lo voleva.
“Devi asciugarti. Non voglio proprio che ti venga la febbre”
Il rumore della pioggia sembrava scomparso. L si girò, fra le sue braccia. I suoi occhi.
Dolcissimi. E poi...e poi non sapeva.
Le labbra sul naso. Sulla fronte. Sull'angolo della bocca.
Lo prese per mano. “Andiamo...”

Un tuono rimbombò. Il computer spento, il vassoio con le caramelle sulla scrivania.
Il letto. Una piazza e mezzo. I comodini, i paralume.
Light prese due asciugamani.
Light lo desiderava.
Gli asciugò il viso. Sorrise.
“Sei davvero fradicio...è meglio se ti levi questa roba”
Eccole. Le dita tremanti sull'orlo della maglia.
La sfilò piano. Il torace pallido, discreti muscoli dell'addome.
Una leggera peluria bruna sui pettorali. I capezzoli rosa.
L'ombelico simile all'occhio di un ciclone.
Era così impegnato a studiare ogni centimetro del corpo di L, da accorgersi in seguito che le dita lunghe del detective si stavano occupando della sua camicia.
Un bottone fuori dall'asola. Un altro. Un altro. Un altro. E l'ultimo.
La tolse.
Oddio. Le sue mani sul petto, sul ventre.
L lo divorava con lo sguardo, cercando tuttavia di controllarsi. A Light stava piacendo, quel gioco. Abbassò la cerniera dei suoi jeans. Li sfilò, chinandosi a sfiorare il ventre con le labbra. Fremette. Le dita di L lavoravano sulla sua, di cerniera.
Solo coi boxer, entrambi.
Come manichini. A scavare nei labirinti celati negli occhi dell'altro. A evitare di rabbrividire. Con la pelle gelata, ansiosa di essere scaldata.
Light si avvicinò. Lo abbracciò. Le labbra sulla sua spalla, fino al collo.
L chiuse gli occhi, le gambe ridotte quasi a due budini sciolti.
“Light...” un sospiro rubato dal vento.
E poi. Le labbra di Light sulle proprie. Più dolci delle ciliegie. Più morbide di un panino appena sfornato. Più soffici dello zucchero filato.
Il suo respiro caldo. Lo stomaco arrotolato, una sensazione di tepore mista a paura.
Le mani sulle spalle, nude, strinsero la carne teneramente.
Light vedeva solo lui. Ryuzaki. Le sue labbra lo volevano, lo bramavano.
Cercava di placare i battiti furiosi del suo cuore, la gola secca, le mani che con calma si posavano sui suoi fianchi. Eppure si sentiva felice.
Tra le sue braccia, inalando il suo respiro, la sua lingua morbida e umida, le sue dita che premevano. Lo strinse di più a sé.
Ryuzaki infilò le mani tra i capelli, spingendosi di più nella sua bocca, catturando la sua lingua in una danza sensuale, leggera. Light si separò piano e sorrise, con un po' d'affanno. Accarezzò i capelli bagnati, prese le sue mani rovinate dall'acqua e le portò alle labbra. Le baciò, senza distogliere gli occhi dai suoi.
Poi portò le sue mani sul proprio viso. Lo invitò a toccarlo.
Ryuzaki mosse le dita sulle guance rosee, delicate, lisce come petali di rosa.
Light abbassò ancora la testa fino a trovare il suo collo con le labbra.
Fresco, si stava scaldando sotto le sue attenzioni. Mosse le labbra fino alla spalla, tornò sulla mascella, sul mento. Sulle labbra. Baci piccoli. Dimostrazione del suo desiderio.
Poi si soffermò più a lungo, e la lingua fece capolino, sfiorando i contorni di Ryuzaki, intrufolandosi birichina nella sua bocca che non aspettava altro. Stretti, ancora di più.
A baciarsi con foga crescente, volendo perdersi in quei fremiti così strani, così spontanei, così piacevoli. Light lo spinse verso il letto, incrociando le gambe con le sue, mai smettendo di baciarlo, felice di essere con lui.
Ryuzaki si lasciò sovrastare da lui, che appoggiò le mani sul materasso per non schiacciarlo, lo guardò con un sorriso dolce.
“Light-kun...” Che stiamo facendo?, voleva chiedergli. Ma non voleva che si fermassero. Light scostò alcune ciocche dal viso. Gli baciò la fronte. Continuò la sua esplorazione sul volto, le guance, il naso, il mento, la mascella. Poi, sul collo.
Adorava baciarlo sul collo. Sentirlo tremare lievemente, sospirare, ansimare piano, gli occhi chiusi, le dita che ticchettavano sul lenzuolo, il ventre che si tendeva. Il petto.
I suoi capezzoli chiari, piccoli, lo chiamavano, cantavano come le sirene ammalianti di Ulisse, volevano essere stuzzicati, volevano inturgidirsi, e Light non negò una carezza, non fermò la lingua e le labbra che si attardarono sulle delicate chiazze, la mano solleticava la pancia, andava su e giù, le labbra lo trovarono irresistibile, un pasticcino di cui non era sazio, un sapore unico ed estasiante.
Lo assaporava con ogni senso, ogni sua minima particella era rivolta a lui, lo anelava.
Lo guardò in viso. Ryuzaki ricambiò e lo fece rabbrividire.
Dio...i suoi occhi neri, nerissimi, caverne infinite, luoghi sconosciuti, ossidiane lucide e rare, forse uniche, sicuramente catene molto più forti di quella che li aveva legati, calamite troppo insistenti, troppo curiose, curiose di conoscere un tipo di rapporto che L non aveva mai provato, ma il suo essere un umano, dunque un animale, una creatura mortale, significava che una tale conoscenza era già insita in lui.
Aspettava solo di essere levigata, preparata, e i suoi sospiri, i suoi lievi movimenti di bacino erano una prova che si stava scaldando.
Bastava poco, ormai, per estrapolare Ryuzaki fuori dalla sua campana di vetro, da quel mondo intoccabile in cui l'unica parte del corpo che contasse era il cervello, e al massimo le dita che volavano sulla tastiera di un computer.
Ryuzaki, la bocca semi-aperta, la lingua umida, voleva baciarlo.
Light gli tappò le labbra con le proprie, succhiò il labbro inferiore.
Accarezzò i suoi denti, lo suggé come fosse una caramella, e avvolse le labbra per intrappolare la lingua e giocarci, succhiandola, baciandola. Il sottile rumore delle sue labbra era eccitante, L posò una mano sulla sua nuca.
Light scivolò veloce fino alla sua pancia, concentrato solo nel dargli piacere, constatando con un sospiro che lui stesso stava provando un'estasi straordinaria; quanta pace e quale senso di tranquillità gli trasmetteva la pelle liscia e calda di Ryuzaki.
Le mani sul bordo dei boxer, piano le unghie disegnavano cerchi sul suo bacino; il cuore di Ryuzaki che rimbombava dappertutto.
Gli sembrava un sogno, era come in trance, guardava il soffitto senza vederlo.
“Ryuzaki...” la voce di Light, un sussurrò che udì chiaramente, nemmeno avesse urlato.
“Ryuzaki...mi piace così tanto il tuo profumo...io...io...”
Si bloccò, emozionato, si sentiva uno stupido, incapace di trovare le parole.
Ma che poteva dire? Come spiegare l'uragano, l'intero turbinio che lo scuoteva senza lasciargli il tempo di prepararsi minimamente, come esplicitare l'effetto che Ryuzaki aveva su di lui? Lì, inerme, ad ansimare con garbo, perchè non era nella sua natura fare chiasso, a socchiudere le palpebre per colpirlo come un pugno sui denti, un coltello conficcato nelle interiora, a causa dei suoi occhi preziosi, bui, cupi, avvolgenti.
Le labbra tremavano, sentiva un bruciore ai lati degli occhi, ma lo vedeva benissimo, ed era fermamente convinto che fosse l'essere più bello, speciale, meraviglioso dell'universo. Nessuno era come L, nessuno lo sarebbe mai stato, nessuno gli avrebbe mai trasmesso un centesimo delle sensazioni che provava con L.
Baci sul ventre. Piccoli. Più silenziosi di un fiocco di neve. Aprì la bocca per posarla sulla sua pelle. Un semplice contatto. Il suo tiepido respiro.
Ryuzaki si mosse. Si sedette. Un bambino intorpidito, si rendeva conto della situazione.
Di ciò che stava -sarebbe potuto succedere- per accadere.
Si guardarono a lungo, forse cercando nell'altro risposte per quello strambo contesto.
Niente sorrisi, niente forzatura.
Le sue mani eleganti sul viso di Light, le labbra vicinissime.
Lo sguardo che lo spogliava interamente, la bocca socchiusa.
Ryuzaki lo stava gustando con gli occhi, gli piaceva ammirare quanto bello fosse Light, e si beava del fatto che Light non fosse con Misa o con qualche altra ragazza, in quel momento. Che Light avesse baciato lui, che Light lo avesse abbracciato, spogliato.
Che lo stesse guardando in modo tale da liquefarlo.
Light gli prese la mano, e gli toccò uno sguardo interrogativo.
Lo fece alzare e dirigere al bagno.
L rimase immobile perfino quando Light si tolse i boxer e li lanciò a terra con un sorriso, prima di girare le manopole della doccia.

  
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