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Autore: MaryFangirl    26/02/2010    4 recensioni
“Ryu...zaki...” Le sue pupille verso l'artefice di quel sussurro.
Gli occhi larghi. “Light-kun...”
Strinse le mani sui gomiti.
Light riusciva a distinguere quella magra immagine sotto la pioggia fitta e rumorosa.
A L sembrò la creatura più bella del mondo.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: L, Light/Raito
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La pioggia era fittissima; eppure vi erano timidi raggi di sole che si intrufolavano tra le stille e riflettevano nel cielo dei blandi arcobaleni.
L'odore acre, pungente dell'asfalto. Le pozzanghere limpide, specchi mossi e tremuli.
Lui, sul terrazzo. Cercava di fissare il sole pallido, disturbato dalla pioggia scrosciante. Fradicio, la maglia attaccata alla pelle, bagnato fino alle ossa, le labbra bianche raggrinzite. Le gocce sulla fronte, scivolavano sulle palpebre e sul naso. La bocca si muoveva piano. In silenzio.
Com'era fresca, l'acqua. Una doccia a cielo aperto.
Era come se quell'enorme manto color argento, a sprazzi celeste, scavasse nel suo animo, lo spogliava di tutte le maschere che con precisione certosina aveva dipinto e curato nei minimi dettagli in tutti quegli anni.
Abbassò il capo, quasi vergognandosi, violato dall'infinita realtà chiamata cielo.
Ma, in fondo, cos'era il cielo? Sorrise appena. Sciocche, futili domande esistenziali.
Che importava. Quell'immensità chiamata cielo esisteva.
Sopra di lui, intorno a lui. Dentro di lui. Esisteva, e non era importante sapere cosa fosse realmente. Dare una tecnica, specifica definizione.
E la pioggia? Quelle gocce, gemelle che morivano sul suolo seguite subito da altri spilli leggeri che si infrangevano accanto a loro. Cos'era la pioggia?
Anche le sue lacrime potevano unirsi alla pioggia?
No. No, la pioggia era fresca e quasi impercettibile.
Le lacrime erano calde. Salate, pesanti, uscivano a causa di un nodo intricato che impediva una regolare respirazione, e crollavano giù, in apparenza innocue e trasparenti, ma dolorose. Taglienti. Cos'erano, le lacrime? Un processo naturale per detergere gli occhi. O una bizzarra, inevitabile maniera che mostrasse un dolore.
Talvolta le lacrime non potevano essere ricacciate, spedite indietro. Dovevano uscire, seccarsi sulle guance e scivolare sul collo. Lasciando solo un bruciore negli occhi.
Le iridi arrossate. Il nodo appena districato.
Non ricordava più il sapore delle lacrime. E, in fondo, aveva pianto davvero raramente.
E, in fondo, probabilmente ora non si sarebbe accorto delle lacrime, anche se le avesse versate. Il volto grondante. Le ciglia e i capelli zuppi.
Sbatteva le palpebre di continuo. Perchè era lì?
Parole per spiegare cosa provasse, non ne trovava. Non ci riusciva.
Era come se l'acqua lo completasse. Già, ma proprio all'altezza della gola, e insieme del cuore, sentiva comunque un vuoto. Uno spazio vacante, come è vacante lo spazio fra i denti di un bambino che ha appena perso uno dei suoi dentini provvisori.
Ed era triste. Come uno studente che aspetta invano che il banco di fianco a sé venga presto occupato dal suo migliore amico.
Cos'era, poi, la tristezza? Un pozzo. Un pozzo in cui spesso gli esseri umani inciampavano, senza trovare appigli, nemmeno un ramo a cui a cui ancorarsi, nessuna speranza di rimontare.
Voleva piangere. Provava tristezza. Guardando il cielo. Il cielo lacrimava.
Il cielo voleva aiutarlo a piangere. Oppure il cielo era egoista, versava il suo dolore sulla terra senza preoccuparsi di causare danni. Senza badare a lui. Che i suoi occhi s'inumidissero di acqua salata. E la lasciassero sgorgare sulle sue gote.
Abbassò piano il capo. Le gocce scesero più velocemente.
I piedi nudi. Freddi.

“Ryu...zaki...” Le sue pupille verso l'artefice di quel sussurro.
Gli occhi larghi. “Light-kun...”
Strinse le mani sui gomiti.
Light riusciva a distinguere quella magra immagine sotto la pioggia fitta e rumorosa.
A L sembrò la creatura più bella del mondo. Gli occhi castani, forse più scuri, socchiusi.
I capelli ben più scompigliati rispetto alla consueta capigliatura ordinata. La camicia bianca e i pantaloni neri. I primi tre bottoni della camicia aperti.
Si sentì denudato dallo sguardo di Light. Tremava dentro.
Erano molto più sconvolgenti gli occhi di Light del cielo astratto.
E lui...era vicino. Abbassò di nuovo la testa, turbato, rimanendo in silenzio.
Era troppo bello, quel ragazzo. Si chiedeva perchè Light fosse lì, piuttosto che in qualche bar o in una stanza d'albergo con Misa. Misa era molto bella, e vivace.
Non certo una grande intelligenza, ma era convinto che fosse meglio, per uno coem Light, fare una passeggiata con una bionda avvenente piuttosto che rimanere lì con lui;
un detective certo brillante, certo con un quoziente intellettivo enorme, ma non particolarmente simpatico o frizzante.
Allora, perchè diamine Light si trovava lì? E lo fissava?
“Ryuzaki...da quanto tempo sei qui?” sembrava preoccupato. O seccato.
“Non so...” “Sei pazzo. E non sei ancora morto assiderato. L'acqua è freddissima”
“Davvero? A me sembra solo fresca...” Lui sospirò. Il suo sguardo si fece...dolce.
Stava camminando. “Light...torna dentro...non devi bagnarti per colpa mia...”
Light non si fermò. “Ryuzaki, vieni. Sei stato abbastanza sotto la pioggia. Finirai davvero per ammalarti”
“Perchè ti preoccupi?”
La mano sfiorò la sua manica inzuppata.
“Ryuzaki...” Non voleva sollevare il capo.
Light sentiva il cuore in gola, nelle tempie. Deglutì.
E, senza pensarci, fece scivolare le braccia intorno alla sua vita.

  
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