Mi ricordo ancora bene la sensazione 'scomoda' della sua mano premuta sulla bocca, a soffocarmi un gemito... quella volta in cui mi svegliò all'improvviso di notte.
Ero ancora assonnato quando mi sentii trascinare giù dal letto... Mezzo intontito dal sonno, mi domandai quale fosse il motivo di tanta agitazione. Socchiusi gli occhi, cercando di abituare la vista al buio della stanza che condividevo con Mello. Lui era stranamente vestito...
"Muoviti Matt!"
Esclamò eccitato.
"Io... uh... a... a fare ch...yaaaaaaaaaaaaaawwwwwn..." sbadigliai rumorosamente e lui nuovamente mi tappò la bocca.
"Maaaaaaaaaaaaaatt!!!" esclamò irritato. "E' il grande giorno... dobbiamo andare fuori dalla Wammy's! Non dirmi che te ne sei dimenticato?!"
Presto i ricordi, sebbene lentamente, mi tornarono in mente, la fuga pianificata, l'idea di fare un giro e stare fuori tutta la notte... idee che ora, interrotto nel bel mezzo del mio placido sogno, mi sembravano lontani come non mai...
"Non possiamo farlo doman..." mi interruppi di colpo, vedendo la sua espressione delusa... era così dolce, con i capelli che gli cadevano sulla fronte e ondeggiavano lievemente a ogni suo movimento, quei suoi occhi, grandi ed espressivi...
Mi vestii in fretta, prendendo lo zaino. Ci arrampicammo oltre il cancello, con la tipica agilità dei bambini animati dalla loro forte curiosità, una punta di intraprendenza e una buona dose di spavalderia, e scomparimmo nella notte.
Poi, successe l'unica cosa che non avevamo previsto, sebbene fosse la più ovvia... ma, dopotutto, potete biasimarci, dopotutto eravamo solo bambini, eccitati all'idea della nostra notturna passeggiata segreta... Ci perdemmo.
Era buio, e ci aggirammo a lungo nelle campagne, senza sapere dove andare. Il nostro orgoglio ci impediva di tornare sui nostri passi.
Finchè, non accadde il miracolo: in lontananza, in cima a una collina, vedemmo un'enorme chiesa... mezza diroccata, vecchia, ma certamente, ai nostri occhi, apparve come qualcosa di grandioso e unico.
La facciata era illuminata da una tetra luce, proveniente da chissà dove... ci avvicinammo alla maestosa costruzione, osservando con ammirazione e una punta di timore le facciate colorate, in parte intatte. Entrammo in silenzio. L'interno era completamente ricoperto di polvere, con la mobilia ormai logora, vecchia, consunta dal tempo e dal disinteresse.
Vi albergava una sorta di ostinata trascuratezza...
Non ci fu bisogno di dire molto.
A me e Mello, bastò guardarci negli occhi e sorridere.
Sorridere, in quello che sarebbe diventato il simbolo della nostra amicizia, oltre che il nostro rifugio segreto... l'unico posto che abbiamo sempre potuto chiamare... casa ... [TO BE CONTINUED]