Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
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Autore: DreamWanderer    28/02/2010    1 recensioni
Una sorta di déjà-vu, come se la storia si ripetesse... gli alieni sono tornati per altra AcquaMew, ma l'opposizione degli Angeli Protettori della Terra causerà delle nuove ostilità, delle nuove battaglie... e nuovi amori. Tutto a causa di una tigrotta dagli occhi tali e quali alla notte __ "Aveva visto quegli occhi sorprendenti accendersi, oltraggiati, e non era riuscito ad evitare il calcio che lei gli aveva tirato per liberarsi. Poi la ragazza si era trasformata... in una MewMew."
Genere: Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Di nuovo in ritardo… periodo del cavolo! Mi spiace tanto gente, ma a quanto pare c’è un complotto astrale per farmi perdere l’ispirazione a lunghi intervalli irregolari… comunque a fondo pagina c’è una sorpresa per voi, che giustifica il mio imperdonabile ritardo!

neko_girl96: grazie per la comprensione, l’apprezzo davvero. Spero tanto che il capitolo soddisfi le tue aspettative.

Lady_Vampire: mi spiace che tu non stia più scrivendo, avevi uno stile che mi piaceva davvero tanto. Sono davvero contenta che la mia storia ti piaccia che che ti stia coinvolgendo! Spero di non deluderti con questo capitolo.

TaKari94: davvero ti è piaciuto tanto? WOW! *me gongolante*. Non sai quanto mi hai resa contenta, è un punto a cui tenevo tanto. Scusa se non sono riuscita ad aggiornare presto…

elles: sono contenta che ti piacciano tanto sia il mio stile che la storia, mi stai rendendo davvero fiera di me stessa! Sono molto contenta di averti trasmesso un po’ della mia passione. Scusa se non sono riuscita ad aggiornare in una tempistica decente, ma di nuovo spero che il ritardo abbia portato a un buon capitolo. La storia ormai volge al termine, ma confesso: stavo pensando a un sequel…

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Questioni irrisolte

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Era luminoso, il suo salotto. O forse erano i suoi occhi che, abituati alla cecità e all’annacquata vista lattea della sua essenza, avevano scordato la limpida brillantezza del giorno.

Iris sbattè le palpebre bordate di lunghe ciglia folte e arcuate, cercando di abituare la pupilla alla luce aranciata che regnava nella stanza. Cominciò a respirare lentamente, sentendo con una punta di dolore l’estensione della cassa toracica che si riempiva e si svuotava d’aria a intervalli regolari. Il sangue stava rincominciando a scorrere veloce nelle vene, causandole un formicolio fastidioso in tutto il corpo. E il cuore pulsava ancora, finalmente forte, finalmente vivo, anche se le faceva incredibilmente male: a quanto pare, tornare a vivere non era così indolore come aveva creduto.

I suoi sensi fini stavano lentamente tornando in comunicazione con la sua mente.

La prima fu la vista, anche se annebbiata e non molto nitida. Vedeva alcune macchie di colore oscillare attorno a lei, veloci e confuse. Sbattè più volte le palpebre, cercando di mettere a fuoco, ma la qualità delle immagini che sfilavano veloci davanti a lei rimase confusa così richiuse gli occhi per sfuggire al mal di testa.

L’udito arrivò dopo, confondendole ancora di più le idee. Le sue orecchie da tigre si riempirono di mormorii e lei le piegò istintivamente all’indietro, cercando di sfuggire al rumore. Sentiva un brusio fastidioso di sottofondo, ma lentamente cominciò a distinguere le diverse voci che chiacchieravano preoccupate.

--Dici che è andato tutto bene?-- stava chiedendo una voce infantile, ansiosa.

--Credo di sì. Le funzioni vitali sembrano ripristinate, inoltre ha aperto gli occhi.-- rispose qualcuno accanto a lei, dalla voce professionale e scandita venata di un’impercettibile vibrazione di incertezza.

--Ma poi li ha richiusi subito…-- singhiozzò un’altra persona lì vicino, il tono pervaso di malcelata preoccupazione.

--Lo so.--

Un tremolio leggero alterò i lineamenti di Iris per un momento, poi il suo viso tornò una maschera di pace. Ma dentro… dentro la ragazza sentiva un ruggito cominciava ad alzare la voce, un ruggito che la incoraggiava a svegliarsi. Da quel momento, gli ultimi sensi cominciarono a tornare molto più velocemente.

La sua bocca si riempì di un sapore sgradevole, leggermente acido, eppure stordente. Come avere novocaina o morfina sulla lingua. Le dava parecchio fastidio, e non vedeva l’ora di bere dell’acqua.

Poi toccò all’olfatto, che portò numerose fragranze ad insinuarsi lentamente nelle sue vie respiratorie. All’inizio l’aria densa le diede la sensazione di avere la gola riarsa e arida, ma le ci volle solo un secondo per riabituarvisi. Subito dopo arrivarono i profumi, molto più gradevoli. Uno, vicino, era fragola. E uno più sottile, discreto, sapeva di menta. Ce n’era anche uno più distante, curioso, che aveva un odore intenso e gradevole, anche se leggermente acre. Un altro invece era tagliente, deciso. E ce n’erano molti altri: alcuni dolci, altri aspri, altri ancora penetranti… ma comunque tutti piacevoli.

E poi, infine, arrivò il tatto. Il calore della stanza cominciò finalmente a riscaldare le sue membra intirizzite di un tepore delicato, mentre il tessuto soffice che ricopriva i morbidi cuscini del divano prese consistenza sotto la figura minuta del suo corpo. Mosse appena le dita, adorando la sensazione dei tendini sottili che reagivano al comando della sua mente. E fu proprio mentre le sue mani si contraevano che si fece strada una nuova sensazione: una stretta ferma ma gentile, calda, che premeva delicatamente contro il suo palmo.

--Iris?--

Questa volta la voce di Kish arrivò nitida e chiara alle sue orecchie, nonostante fosse solo un sussurro. Aprì gli occhi, questa volta più lentamente di prima per abituare le pupille alla luce, e sbattè due volte le palpebre per mettere a fuoco l’immagine che le stava davanti.

Kish la stava guardando apprensivo, chino su di lei. Una delle sue mani era aggrappata a quella piccola e fresca della ragazza, e ne stringeva delicatamente le dita sottili quasi fossero state la sua ancora di salvezza. Gli occhi dorati erano pieni di preoccupazione, ma soprattutto di speranza e di dolcezza. Osservava quelle iridi blu, finalmente tornate a brillare nella luce dell’alba, immobili, impegnate a fissarlo come incantate.

--Iris?-- la chiamò ancora l’alieno, la voce tremante per l’emozione.

Le palpebre calarono ancora una volta sulle notti color zaffiro dei suoi occhi, e poi si rialzarono per mostrarle allagate di lucide stelle. Le labbra piene e soffici si stirarono in un sorriso leggermente stanco, eppure sincero.

L’alieno tirò un sospiro di sollievo specchiandosi in quel segno di vita, in quello sguardo finalmente cosciente. --Buongiorno, dolcezza.--

--‘giorno.-- mormorò Iris in risposta, la voce rauca e stanca. --Che ore sono?-- chiese inoltre, mentre cercava di tirarsi a sedere.

--Sta sorgendo l’alba.-- l’informò lui mentre prendeva posto accanto a lei sul divano e l’aiutava a sedersi, portandosela in braccio. --Hai freddo?--

--Un po’, ma già mi sento meglio.-- annuì lei stringendosi al petto dell’alieno cercando il suo calore. Strusciò piano il viso contro il suo mento, come una gattina vogliosa di coccole, e lo sentì sorridere tra i suoi capelli a metà tra l’intenerito e il divertito.

--Come ti senti?-- interruppe la voce di Ryan.

Iris voltò di scatto la testa, riprendendo coscienza del resto del mondo attorno a sé.

--RAGAZZI!-- urlò alzandosi di scatto per abbracciarli tutti. Aveva bisogno di sentire il loro calore sotto le sue mani, i loro abbracci contro i suoi fianchi, le loro risate contro le sue orecchie… perché stentava a credere che fossero tutti lì per lei, che avessero fatto l’impossibile per riportarla indietro e non lasciarla andare all’oblio.

--Wow, che impeto!-- commentò Pam divertita mentre riceveva con calore lo slancio d’affetto della ragazza.

E fu un bene che il Mewteam fu entusiasta nel ricambiare la stretta di Iris, perché furono proprio le braccia forti delle amiche che la sorressero quando la testa le girò vorticosamente a causa del movimento veloce e avventato che aveva compiuto.

--Hey, tutto a posto?-- si assicurò premuroso Kyle calcando nella voce conciliante quel tono paterno che riservava a tutte le MewMew, e a lei in particolare.

Lei annuì sorridente, ma prima che potesse andare a salutarlo venne stretta da un abbraccio talmente solido da sembrare una morsa soffocante.

--Se mi rigiochi un tiro del genere, io non rispondo di me!-- l’avvertì Alex sottovoce, seppellendo il viso tra i capelli morbidi della sua migliore amica: averla di nuovo tra le sue braccia, respirare di nuovo il suo profumo… aveva avuto talemente tanta paura di non rivederla più che adesso aveva bisogno del contatto fisico per darsi una calmata.

--Ti voglio bene anche io, Alex.-- replicò Mewiris con voce strozzata, cercando di respirare. --Ora, hai intenzione di stritolarmi a morte?--

Il ragazzo di staccò da lei, ma le rifilò uno scappellotto amichevole.

--Vedo che non hai perso il senso dell’umorismo.-- constatò fingendosi indispettito e mettendo su un falso broncio da bambino capriccioso che scatenò l’ilarità generale.

--Non ti preoccupare Alex!-- ridacchiò dispettosa Strawberry. --Se Iris ti tratta male puoi farti consolare da Mina!--

La Mewblu, tirata in causa, arrossì fino alla radice dei capelli per il commento molto poco riservato della rossa. Ciò, ovviamente, non fece altro che aumentare le risa divertite: che Mina Aizawa, sempre così elegante e posata, si sentisse in imbarazzo era un fatto più unico che raro, un momento da foto! Ma la ragazza non si scompose più di tanto e si limitò a ostentare superiorità, anche era palesemente smascherata dal colorito purpureo che avevano assunto le sue gote.

Mewiris lanciò all’amico uno sguardo eloquente del tipo “poi mi racconti” e si girò verso Kyle… e Ryan. Subito il suo cuore perse un battito a causa della paura che sentì attanagliarle il cuore: non era pronta per uno scontro, nè dal punto di vista psicologico né dal punto di vista fisico.

Alzò lo sguardo notturno con titubanza, ma rimase sorpresa quando gli occhi azzurri che aveva appena incrociato corsero a fissare il pavimento per sfuggire il contatto. La Mewtigre allora, attingendo coraggio da chissà dove, fece qualche passo verso di lui. Abbracciò affettuosamente Kyle, e poi si volse verso il creatore del MewProject.

--Ryan?-- lo chiamò piano.

Il biondo alzò gli occhi di ghiaccio, ma subito li riabbassò. Si sentiva troppo in colpa, troppo responsabile del suo dolore per potersi confrontare con lei a testa alta. Non aveva mai avuto l’intenzione di farle del male, invece aveva contribuito a spingerla sull’orlo della morte per ben due volte.

Ryan deglutì, nervoso. Improvvisamente avvertì una presa salda e tiepida posarsi delicatamente sulla sua spalla, e girò il viso di scatto sobbalzando leggermente. Pam lo stava guardando dritto negli occhi, senza riserve. Le iridi blu ametista della Mewlupo erano piene di decisione e sicurezza, ma la severità che comunicavano era diluita da una buona dose di affetto e dolcezza. Il biondo le sorrise debolmente, e lei annuì.

Facendo violenza volontaria al suo proverbiale orgoglio, il biondo si rivolse ad Iris senza però riuscire a guardarla negli occhi e mormorò flebilmente: --Mi spiace.--

Nonostante il sussurro fosse appena udibile, era più che sufficiente per le orecchie da tigre della ragazza. Mewiris sgranò gli occhi dolci, e un sorriso buono andò a dipingersi sulle sue labbra soffici. Si avvicinò a colui che le aveva reso la vita un girone infernale nelle ultime settimane e lo strinse in un delicato abbraccio.

--È tutto ok, Ryan.-- pronunciò a bassa voce con sicurezza.

L’americano ricambiò piano il gesto.

Kish, ancora seduto sul divano, sorrise sollevato. La sua tigrotta stava ritrovando la sua serenità e il suo equilibrio. La guardava mentre ritrovava le sue amiche, le radici più importanti della sua mutazione genetica, e non poteva non sentirsi felice per lei.

Quando il tocco sbrigativo di Pai gli sfiorò impazientemente la spalla, si volse irritato. --Sì?--

--Cosa farai adesso?-- gli chiese il fratello maggiore adottivo, raggiunto immediatamente da quello minore.

--Non me ne vado.-- affermò l’alieno dagli occhi d’oro con sicurezza. --Ho detto che sarei rimasto, e rimarrò. Ho imparato qualcosa da questo casino, sai?--

--Beh, sono lieto di sapere che qualcosa entri in quella tua testaccia cocciuta di tanto in tanto!-- ironizzò Tart sorridendo.

Anche Pai si lasciò andare a un ghigno, prima di correggersi: --Volevo dire, come farai a vivere qui? Nel caso tu non te ne sia accorto, la nostra somiglianza con i terrestri si limita a pochi tratti fisici.--

--Oh.-- mugolò Kish chiudendo gli occhi.

In effetti, quando aveva deciso di restare, non ci aveva pensato. Vedere Iris oscillare tra la vita e la morte gli aveva fatto capire quanto avesse bisogno di lei, quanto fosse diventata importante. Una volta aveva sentito un detto terrestre, qualcosa tipo “non ci si accorge del valore di una cosa finchè non la si è perduta”: e in effetti era vero. Solo che a lui era andata bene, perché aveva avuto il privilegio di poterla riabbracciare… e di lasciarla non ne voleva nemmeno sentir parlare.

Però la questione sollevata da suo fratello non era indifferente. Ok che la sua specie riscontrava parecchie somiglianze con la razza umana dal punto di vista fisico, ma le differenze erano troppo evidenti perché potesse girare in santa pace per la città senza dare nell’occhio. Non voleva vivere da recluso, ma nemmeno voleva abbandonarla.

In quel momento Mewiris tornò a sedersi accanto a lui, e in qualche modo si accorse subito del dolore che stava provando: avvertì come una vibrazione disturbare l’aria che li separava, e improvvisamente si sentì sopraffare da un lacerante senso di angoscia e tristezza.

Preoccupata, gli prese il viso tra le mani. --Kish, cosa succede?--

L’alieno immerse gli occhi dorati in quelli cupi della ragazza, rivelando le iridi allagate di dolore. Cercò di parlare, di spiegarle che non era niente di grave per non farla preoccupare, ma le bugie gli rimasero impigliate in gola. Scosse un secondo la testa, poi ristabilì il contatto visivo e rimase sorpreso quando vide lo sguardo di lei luccicare per l’angoscia. A un livello forse inconscio, Mewiris aveva capito cosa lo agitava. Non voleva condannarlo, voleva lasciarlo scegliere, ma aveva paura e ne soffriva.

--Io voglio restare…-- mormorò.

E nel momento in cui quel desiderio così onesto, così profondo, così vero fu espresso a voce alta, qualcosa accadde. Dalla schiena dell’alieno, e più precisamente dal suo collo, cominciò a spandersi una luminescenza sempre più intensa, che alla fine inglobò tutta la sua figura e costrinse i presenti a distogliere lo sguardo tanto il suo splendore era cresciuto. Kish avvertì uno strano calore pervadergli il corpo concentrandosi soprattutto sulle orecchie, sulla bocca e sullo strato più superficiale della sua pelle. Poi quella sensazione cominciò a scemare, e allo stesso tempo diminuì anche la luce che lo circondava.

Mewiris riaprì gli occhi, finalmente non più disturbati dall’aura accecante che aveva avvolto l’alieno che le stava di fronte, ma quando posò lo sguardo su di lui quasi temette di avere le allucinazioni. Kish sembrava… umano. La sua pelle aveva assunto un colorito più roseo, mentre i canini e le orecchie si erano ridimensionati assumendo dei tratti molto più terrestri. Ma i suoi occhi erano sempre gli stessi: dorati, caldi, caratterizzati da un taglio obliquo e sottile che lei adorava. Occhi che riconosceva e che in quel momento erano pieni di curiosità per quegli sguardi sorpresi, per non dire shockati, che gli stavano rivolgendo sia i suoi fratelli sia i membri del MewProject… ma non la sua tigrotta: lei sorrideva.

--Dolcezza, ma che c’è?-- chiese Kish, perplesso dalla reazione degli altri.

Il sorriso della ragazza si allargò ancora di più, ma fu Pai a rispondere: --Sai fratellino, non credo che avrai problemi a vivere sulla Terra. Iris, perché non lo porti davanti a uno specchio?--

La MewMew annuì entusiasta, e prese per mano il ragazzo trascinandoselo dietro ridendo al culmine della gioia. Kish lanciò uno sguardo perplesso dietro di sé, ma si lasciò contagiare dall’entusiasmo della sua ragazza.

Kyle, Ryan e Pai li guardarono sparire nella camera di lei, poi si scambiarono un’occhiata analitica.

--Allora geniaccio, secondo te cos’è successo?-- chiese Tart al fratello.

--Quella era di sicuro AcquaMew.-- affermò l’alieno sicuro. --Ho passato tanto di quel tempo a studiare il suo campo energetico che lo riconoscerei dovunque.--

--Ma come può Kish avere dell’Acqua Cristallo in corpo?-- chiese stupito Alex.

--Immagino che gli sia rimasta da quando Iris lo ha curato sfruttando il fiume sottomarino, mesi fa. Probabilmente alcune pagliuzze sono rimaste legate alla cicatrice della ferita, e si sono attivate ora.-- conlcuse Ryan.

Kyle annuì, pensieroso. --Il desiderio di Kish di restare con qui è stato così forte da attivare il potere dell’Acqua Cristallo, che ha reagito alle emozioni intense dei nostri piccioncini.--

--Pensate che funzionerebbe anche su di noi?-- domandò Pai, gli occhi lontani intenti a immaginare le conseguenze di chissà quale piano stesse prendendo forma nella sua mente contorta.

--Immagino di sì.-- constatò il biondo. --Basta che vogliate intensamente essere in grado di cambiare forma e il gioco dovrebbe essere fatto.--

--Bene.-- annuì l’altro. --Perché ne avremo bisogno visto che dovremo rimanere su questo pianeta.--

Paddy e Lory alzarono di scatto la testa.

Tart saltò in piedi, un’espressione incredula che dilagava sul suo viso infantile. --Vuoi dire che restiamo?--

--Certo!-- annuì il fratello. --Non possiamo certo abbandonare Kish tutto da solo, e inoltre sarebbe inutile mettersi a vagare per la galassia senza nemmeno una traccia per cercare un’energia sufficiente da ristabilire l’ecosistema del nostro pianeta.--

--EVVIVA!-- strillò Paddy al colmo della gioia, esternando l’emozione travolgente che anche Lory sentiva montare dentro di sé come un’inondazione.

Ryan strinse la mano sulla spalla dell’alieno e lo rassicurò. --Sappiate che potete contare sul nostro aiuto.--

Tutto il Mewteam annuì, partecipe della gioia delle loro compagne. In quel momento rientrarono Iris, che aveva ripreso le sue sembianze terrestri, e Kish, che nel frattempo si era ritrasformato nella sua forma aliena originale.

--Allora, cosa ne pensi del tuo aspetto umano?-- gli chiese Alex, sorridendo all’espressione da funerale che pervadeva quelle iridi dorate.

Kish lo squadrò dalla testa ai piedi, poi borbottò: --Le vostre orecchie sono davvero orribili.--

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Missing-Moment:

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ANGOLETTO!

Allora, eccoci qui. Prima di tutto voglio scusarmi ancora per il ritardo, ma spero che il capitolo vi sia piaciuto! In secondo luogo, una piccola precisazione: avete visto il link che compare nell’ultima sezione di questo capitolo? Sì? Bene! È un Missing-Moment tra Iris e Kish. Un piccolo regalo per tutti coloro che mi hanno seguita e commentata nel corso di questa storia.

Il prossimo capitolo sarà l’epilogo. Un epilogo che sarà anche il prologo del seguito di “Déjà-vu”! Contenti? Il titolo provvisorio è “Battles”, ma lo avremo tra noi solo dopo la mia maturità, perché adesso devo lavorare sulla tesina e non sulla trama di nuove storie… spero che mi aspetterete e che mi seguirete quando arriverà il momento, facendomi dono dei vostri prezioni consigli.

E con questo, è tutto! Un bacio,

Clarisse

   
 
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