Di nuovo in
ritardo… periodo del cavolo! Mi spiace tanto gente, ma a
quanto pare c’è un
complotto astrale per farmi perdere l’ispirazione a lunghi
intervalli
irregolari… comunque a fondo pagina c’è
una sorpresa per voi, che giustifica il
mio imperdonabile ritardo!
neko_girl96: grazie per la
comprensione, l’apprezzo davvero. Spero tanto che il
capitolo soddisfi le tue aspettative.
Lady_Vampire: mi spiace che tu non stia
più scrivendo, avevi uno stile che mi piaceva
davvero tanto. Sono davvero contenta che la mia storia ti piaccia che
che ti
stia coinvolgendo! Spero di non deluderti con questo capitolo.
TaKari94: davvero ti è
piaciuto tanto? WOW! *me gongolante*. Non sai quanto mi
hai resa contenta, è un punto a cui tenevo tanto. Scusa se
non sono riuscita ad
aggiornare presto…
elles: sono contenta che ti
piacciano tanto sia il mio stile che la storia, mi
stai rendendo davvero fiera di me stessa! Sono molto contenta di averti
trasmesso un po’ della mia passione. Scusa se non sono
riuscita ad aggiornare
in una tempistica decente, ma di nuovo spero che il ritardo abbia
portato a un
buon capitolo. La storia ormai volge al termine, ma confesso: stavo
pensando a
un sequel…
.
.
Questioni
irrisolte
Era
luminoso, il suo salotto. O forse erano i suoi
occhi che, abituati alla cecità e all’annacquata
vista lattea della sua
essenza, avevano scordato la limpida brillantezza del giorno.
Iris
sbattè le palpebre bordate di lunghe ciglia folte
e arcuate, cercando di abituare la pupilla alla luce aranciata che
regnava
nella stanza. Cominciò a respirare lentamente, sentendo con
una punta di dolore
l’estensione della cassa toracica che si riempiva e si
svuotava d’aria a
intervalli regolari. Il sangue stava rincominciando a scorrere veloce
nelle
vene, causandole un formicolio fastidioso in tutto il corpo. E il cuore
pulsava
ancora, finalmente forte, finalmente vivo, anche se le faceva
incredibilmente
male: a quanto pare, tornare a vivere non era così indolore
come aveva creduto.
I
suoi sensi fini stavano lentamente tornando in
comunicazione con la sua mente.
La
prima fu la vista, anche se annebbiata e non molto
nitida. Vedeva alcune macchie di colore oscillare attorno a lei, veloci
e
confuse. Sbattè più volte le palpebre, cercando
di mettere a fuoco, ma la
qualità delle immagini che sfilavano veloci davanti a lei
rimase confusa così
richiuse gli occhi per sfuggire al mal di testa.
L’udito
arrivò dopo, confondendole ancora di più le
idee. Le sue orecchie da tigre si riempirono di mormorii e lei le
piegò
istintivamente all’indietro, cercando di sfuggire al rumore.
Sentiva un brusio fastidioso
di sottofondo, ma lentamente cominciò a distinguere le
diverse voci che
chiacchieravano preoccupate.
--Dici
che è andato tutto bene?-- stava chiedendo una
voce infantile, ansiosa.
--Credo
di sì. Le funzioni vitali sembrano
ripristinate, inoltre ha aperto gli occhi.-- rispose qualcuno accanto a
lei,
dalla voce professionale e scandita venata di
un’impercettibile vibrazione di
incertezza.
--Ma
poi li ha richiusi subito…-- singhiozzò
un’altra
persona lì vicino, il tono pervaso di malcelata
preoccupazione.
--Lo
so.--
Un
tremolio leggero alterò i lineamenti di Iris per un
momento, poi il suo viso tornò una maschera di pace. Ma
dentro… dentro la
ragazza sentiva un ruggito cominciava ad alzare la voce, un ruggito che
la
incoraggiava a svegliarsi. Da quel momento, gli ultimi sensi
cominciarono a
tornare molto più velocemente.
La
sua bocca si riempì di un sapore sgradevole,
leggermente acido, eppure stordente. Come avere novocaina o morfina
sulla
lingua. Le dava parecchio fastidio, e non vedeva l’ora di
bere dell’acqua.
Poi
toccò all’olfatto, che portò numerose fragranze ad insinuarsi
lentamente nelle sue
vie respiratorie. All’inizio l’aria densa le diede
la sensazione di avere la
gola riarsa e arida, ma le ci volle solo un secondo per riabituarvisi.
Subito
dopo arrivarono i profumi, molto più gradevoli. Uno, vicino,
era fragola. E uno
più sottile, discreto, sapeva di menta. Ce n’era
anche uno più distante,
curioso, che aveva un odore intenso e gradevole, anche se leggermente
acre. Un
altro invece era tagliente, deciso. E ce n’erano molti altri:
alcuni dolci,
altri aspri, altri ancora penetranti… ma comunque tutti
piacevoli.
E
poi, infine, arrivò il tatto. Il calore della stanza
cominciò finalmente a riscaldare le sue membra intirizzite
di un tepore
delicato, mentre il tessuto soffice che ricopriva i morbidi cuscini del
divano prese
consistenza sotto la figura minuta del suo corpo. Mosse appena le dita,
adorando la sensazione dei tendini sottili che reagivano al comando
della sua
mente. E fu proprio mentre le sue mani si contraevano che si fece
strada una
nuova sensazione: una stretta ferma ma gentile, calda, che premeva
delicatamente contro il suo palmo.
--Iris?--
Questa
volta la voce di Kish arrivò nitida e chiara
alle sue orecchie, nonostante fosse solo un sussurro. Aprì
gli occhi, questa
volta più lentamente di prima per abituare le pupille alla
luce, e sbattè due
volte le palpebre per mettere a fuoco l’immagine che le stava
davanti.
Kish
la stava guardando apprensivo, chino su di lei.
Una delle sue mani era aggrappata a quella piccola e fresca della
ragazza, e ne
stringeva delicatamente le dita sottili quasi fossero state la sua
ancora di
salvezza. Gli occhi dorati erano pieni di preoccupazione, ma
soprattutto di
speranza e di dolcezza. Osservava quelle iridi blu, finalmente tornate
a
brillare nella luce dell’alba, immobili, impegnate a fissarlo
come incantate.
--Iris?--
la chiamò ancora l’alieno, la voce tremante
per l’emozione.
Le
palpebre calarono ancora una volta sulle notti
color zaffiro dei suoi occhi, e poi si rialzarono per mostrarle
allagate di
lucide stelle. Le labbra piene e soffici si stirarono in un sorriso
leggermente
stanco, eppure sincero.
L’alieno
tirò un sospiro di sollievo specchiandosi in
quel segno di vita, in quello sguardo finalmente cosciente.
--Buongiorno,
dolcezza.--
--‘giorno.--
mormorò Iris in risposta, la voce rauca e
stanca. --Che ore sono?-- chiese inoltre, mentre cercava di tirarsi a
sedere.
--Sta
sorgendo l’alba.-- l’informò lui mentre
prendeva
posto accanto a lei sul divano e l’aiutava a sedersi,
portandosela in braccio.
--Hai freddo?--
--Un
po’, ma già mi sento meglio.-- annuì
lei
stringendosi al petto dell’alieno cercando il suo calore.
Strusciò piano il
viso contro il suo mento, come una gattina vogliosa di coccole, e lo
sentì
sorridere tra i suoi capelli a metà tra
l’intenerito e il divertito.
--Come
ti senti?-- interruppe la voce di Ryan.
Iris
voltò di scatto la testa, riprendendo coscienza
del resto del mondo attorno a sé.
--RAGAZZI!--
urlò alzandosi di scatto per abbracciarli
tutti. Aveva bisogno di sentire il loro calore sotto le sue mani, i
loro
abbracci contro i suoi fianchi, le loro risate contro le sue
orecchie… perché
stentava a credere che fossero tutti lì per lei, che
avessero fatto
l’impossibile per riportarla indietro e non lasciarla andare
all’oblio.
--Wow,
che impeto!-- commentò Pam divertita mentre
riceveva con calore lo slancio d’affetto della ragazza.
E
fu un bene che il Mewteam fu entusiasta nel
ricambiare la stretta di Iris, perché furono proprio le
braccia forti delle
amiche che la sorressero quando la testa le girò
vorticosamente a causa del
movimento veloce e avventato che aveva compiuto.
--Hey,
tutto a posto?-- si assicurò premuroso Kyle
calcando nella voce conciliante quel tono paterno che riservava a tutte
le
MewMew, e a lei in particolare.
Lei
annuì sorridente, ma prima che potesse andare a
salutarlo venne stretta da un abbraccio talmente solido da sembrare una
morsa
soffocante.
--Se
mi rigiochi un tiro del genere, io non rispondo
di me!-- l’avvertì Alex sottovoce, seppellendo il
viso tra i capelli morbidi
della sua migliore amica: averla di nuovo tra le sue braccia, respirare
di
nuovo il suo profumo… aveva avuto talemente tanta paura di
non rivederla più
che adesso aveva bisogno del contatto fisico per darsi una calmata.
--Ti
voglio bene anche io, Alex.-- replicò Mewiris con
voce strozzata, cercando di respirare. --Ora, hai intenzione di
stritolarmi a
morte?--
Il
ragazzo di staccò da lei, ma le rifilò uno
scappellotto amichevole.
--Vedo
che non hai perso il senso dell’umorismo.--
constatò fingendosi indispettito e mettendo su un falso
broncio da bambino
capriccioso che scatenò l’ilarità
generale.
--Non
ti preoccupare Alex!-- ridacchiò dispettosa
Strawberry. --Se Iris ti tratta male puoi farti consolare da Mina!--
La
Mewblu, tirata in causa, arrossì fino alla radice
dei capelli per il commento molto poco riservato della rossa.
Ciò, ovviamente,
non fece altro che aumentare le risa divertite: che Mina Aizawa, sempre
così
elegante e posata, si sentisse in imbarazzo era un fatto più
unico che raro, un
momento da foto! Ma la ragazza non si scompose più di tanto
e si limitò a
ostentare superiorità, anche era palesemente smascherata dal
colorito purpureo
che avevano assunto le sue gote.
Mewiris
lanciò all’amico uno sguardo eloquente del tipo
“poi mi racconti” e si girò verso
Kyle… e Ryan. Subito il suo cuore perse un
battito a causa della paura che sentì attanagliarle il
cuore: non era pronta
per uno scontro, nè dal punto di vista psicologico
né dal punto di vista
fisico.
Alzò
lo sguardo notturno con titubanza, ma rimase
sorpresa quando gli occhi azzurri che aveva appena incrociato corsero a
fissare
il pavimento per sfuggire il contatto. La Mewtigre allora, attingendo
coraggio
da chissà dove, fece qualche passo verso di lui.
Abbracciò affettuosamente
Kyle, e poi si volse verso il creatore del MewProject.
--Ryan?--
lo chiamò piano.
Il
biondo alzò gli occhi di ghiaccio, ma subito li
riabbassò. Si sentiva troppo in colpa, troppo responsabile
del suo dolore per
potersi confrontare con lei a testa alta. Non aveva mai avuto
l’intenzione di
farle del male, invece aveva contribuito a spingerla
sull’orlo della morte per
ben due volte.
Ryan
deglutì, nervoso. Improvvisamente avvertì una
presa salda e tiepida posarsi delicatamente sulla sua spalla, e
girò il viso di
scatto sobbalzando leggermente. Pam lo stava guardando dritto negli
occhi,
senza riserve. Le iridi blu ametista della Mewlupo erano piene di
decisione e
sicurezza, ma la severità che comunicavano era diluita da
una buona dose di
affetto e dolcezza. Il biondo le sorrise debolmente, e lei
annuì.
Facendo
violenza volontaria al suo proverbiale
orgoglio, il biondo si rivolse ad Iris senza però riuscire a
guardarla negli
occhi e mormorò flebilmente: --Mi spiace.--
Nonostante
il sussurro fosse appena udibile, era più
che sufficiente per le orecchie da tigre della ragazza. Mewiris
sgranò gli
occhi dolci, e un sorriso buono andò a dipingersi sulle sue
labbra soffici. Si
avvicinò a colui che le aveva reso la vita un girone
infernale nelle ultime
settimane e lo strinse in un delicato abbraccio.
--È
tutto ok, Ryan.-- pronunciò a bassa voce con
sicurezza.
L’americano
ricambiò piano il gesto.
Kish,
ancora seduto sul divano, sorrise sollevato. La
sua tigrotta stava ritrovando la sua serenità e il suo
equilibrio. La guardava
mentre ritrovava le sue amiche, le radici più importanti
della sua mutazione
genetica, e non poteva non sentirsi felice per lei.
Quando
il tocco sbrigativo di Pai gli sfiorò
impazientemente la spalla, si volse irritato.
--Sì?--
--Cosa
farai adesso?-- gli chiese il fratello maggiore
adottivo, raggiunto immediatamente da quello minore.
--Non
me ne vado.-- affermò l’alieno dagli occhi
d’oro
con sicurezza. --Ho detto che sarei rimasto, e rimarrò. Ho
imparato qualcosa da
questo casino, sai?--
--Beh,
sono lieto di sapere che qualcosa entri in
quella tua testaccia cocciuta di tanto in tanto!-- ironizzò
Tart sorridendo.
Anche
Pai si lasciò andare a un ghigno, prima di
correggersi: --Volevo dire, come farai a vivere qui? Nel caso tu non te
ne sia
accorto, la nostra somiglianza con i terrestri si limita a pochi tratti
fisici.--
--Oh.--
mugolò Kish chiudendo gli occhi.
In
effetti, quando aveva deciso di restare, non ci
aveva pensato. Vedere Iris oscillare tra la vita e la morte gli aveva
fatto
capire quanto avesse bisogno di lei, quanto fosse diventata importante.
Una
volta aveva sentito un detto terrestre, qualcosa tipo “non ci
si accorge del
valore di una cosa finchè non la si è
perduta”: e in effetti era vero. Solo che
a lui era andata bene, perché aveva avuto il privilegio di
poterla
riabbracciare… e di lasciarla non ne voleva nemmeno sentir
parlare.
Però
la questione sollevata da suo fratello non era
indifferente. Ok che la sua specie riscontrava parecchie somiglianze
con la
razza umana dal punto di vista fisico, ma le differenze erano troppo
evidenti
perché potesse girare in santa pace per la città
senza dare nell’occhio. Non
voleva vivere da recluso, ma nemmeno voleva abbandonarla.
In
quel momento Mewiris tornò a sedersi accanto a lui,
e in qualche modo si accorse subito del dolore che stava provando:
avvertì come
una vibrazione
disturbare l’aria che li
separava, e improvvisamente si sentì sopraffare da un
lacerante senso di
angoscia e tristezza.
Preoccupata,
gli prese il viso tra le mani. --Kish, cosa
succede?--
L’alieno
immerse gli occhi dorati in quelli cupi della
ragazza, rivelando le iridi allagate di dolore. Cercò di
parlare, di spiegarle
che non era niente di grave per non farla preoccupare, ma le bugie gli
rimasero
impigliate in gola. Scosse un secondo la testa, poi
ristabilì il contatto
visivo e rimase sorpreso quando vide lo sguardo di lei luccicare per
l’angoscia. A un livello forse inconscio, Mewiris aveva
capito cosa lo agitava.
Non voleva condannarlo, voleva lasciarlo scegliere, ma aveva paura e ne
soffriva.
--Io
voglio restare…-- mormorò.
E
nel momento in cui quel desiderio così onesto,
così
profondo, così vero fu espresso a voce alta, qualcosa
accadde. Dalla schiena
dell’alieno, e più precisamente dal suo collo,
cominciò a spandersi una
luminescenza sempre più intensa, che alla fine
inglobò tutta la sua figura e
costrinse i presenti a distogliere lo sguardo tanto il suo splendore
era
cresciuto. Kish avvertì uno strano calore pervadergli il
corpo concentrandosi
soprattutto sulle orecchie, sulla bocca e sullo strato più
superficiale della
sua pelle. Poi quella sensazione cominciò a scemare, e allo
stesso tempo
diminuì anche la luce che lo circondava.
Mewiris
riaprì gli occhi, finalmente non più
disturbati dall’aura accecante che aveva avvolto
l’alieno che le stava di
fronte, ma quando posò lo sguardo su di lui quasi temette di
avere le
allucinazioni. Kish sembrava… umano. La sua pelle aveva
assunto un colorito più
roseo, mentre i canini e le orecchie si erano ridimensionati assumendo
dei
tratti molto più terrestri. Ma i suoi occhi erano sempre gli
stessi: dorati,
caldi, caratterizzati da un taglio obliquo e sottile che lei adorava.
Occhi che
riconosceva e che in quel momento erano pieni di curiosità
per quegli sguardi
sorpresi, per non dire shockati, che gli stavano rivolgendo sia i suoi
fratelli
sia i membri del MewProject… ma non la sua tigrotta: lei
sorrideva.
--Dolcezza,
ma che c’è?-- chiese Kish, perplesso dalla
reazione degli altri.
Il
sorriso della ragazza si allargò ancora di più,
ma
fu Pai a rispondere: --Sai fratellino, non credo che avrai problemi a
vivere
sulla Terra. Iris, perché non lo porti davanti a uno
specchio?--
La
MewMew annuì entusiasta, e prese per mano il
ragazzo trascinandoselo dietro ridendo al culmine della gioia. Kish
lanciò uno
sguardo perplesso dietro di sé, ma si lasciò
contagiare dall’entusiasmo della
sua ragazza.
Kyle,
Ryan e Pai li guardarono sparire nella camera di
lei, poi si scambiarono un’occhiata analitica.
--Allora
geniaccio, secondo te cos’è successo?--
chiese Tart al fratello.
--Quella
era di sicuro AcquaMew.-- affermò l’alieno
sicuro. --Ho passato tanto di quel tempo a studiare il suo campo
energetico che
lo riconoscerei dovunque.--
--Ma
come può Kish avere dell’Acqua Cristallo in
corpo?-- chiese stupito Alex.
--Immagino
che gli sia rimasta da quando Iris lo ha
curato sfruttando il fiume sottomarino, mesi fa. Probabilmente alcune
pagliuzze
sono rimaste legate alla cicatrice della ferita, e si sono attivate
ora.--
conlcuse Ryan.
Kyle
annuì, pensieroso. --Il desiderio di Kish di
restare con qui è stato così forte da attivare il
potere dell’Acqua Cristallo,
che ha reagito alle emozioni intense dei nostri piccioncini.--
--Pensate
che funzionerebbe anche su di noi?-- domandò
Pai, gli occhi lontani intenti a immaginare le conseguenze di
chissà quale
piano stesse prendendo forma nella sua mente contorta.
--Immagino
di sì.-- constatò il biondo. --Basta che
vogliate intensamente essere in grado di cambiare forma e il gioco
dovrebbe
essere fatto.--
--Bene.--
annuì l’altro. --Perché ne avremo
bisogno
visto che dovremo rimanere su questo pianeta.--
Paddy
e Lory alzarono di scatto la testa.
Tart
saltò in piedi, un’espressione incredula che
dilagava sul suo viso infantile. --Vuoi dire che restiamo?--
--Certo!--
annuì il fratello. --Non possiamo certo
abbandonare Kish tutto da solo, e inoltre sarebbe inutile mettersi a
vagare per
la galassia senza nemmeno una traccia per cercare un’energia
sufficiente da
ristabilire l’ecosistema del nostro pianeta.--
--EVVIVA!--
strillò Paddy al colmo della gioia,
esternando l’emozione travolgente che anche Lory sentiva
montare dentro di sé
come un’inondazione.
Ryan
strinse la mano sulla spalla dell’alieno e lo
rassicurò. --Sappiate che potete contare sul nostro aiuto.--
Tutto
il Mewteam annuì, partecipe della gioia delle
loro compagne. In quel momento rientrarono Iris, che aveva ripreso le
sue
sembianze terrestri, e Kish, che nel frattempo si era ritrasformato
nella sua
forma aliena originale.
--Allora,
cosa ne pensi del tuo aspetto umano?-- gli
chiese Alex, sorridendo all’espressione da funerale che
pervadeva quelle iridi
dorate.
Kish
lo squadrò dalla testa ai piedi, poi borbottò:
--Le vostre orecchie sono davvero orribili.--
*****
Missing-Moment:
ANGOLETTO!
Allora, eccoci
qui. Prima di tutto voglio scusarmi ancora per il ritardo,
ma spero che il capitolo vi sia piaciuto! In secondo luogo, una piccola
precisazione: avete visto il link che compare nell’ultima
sezione di questo
capitolo? Sì? Bene! È un Missing-Moment tra Iris
e Kish. Un piccolo regalo per
tutti coloro che mi hanno seguita e commentata nel corso di questa
storia.
Il prossimo
capitolo sarà l’epilogo. Un epilogo che
sarà anche il prologo
del seguito di “Déjà-vu”!
Contenti? Il titolo provvisorio è
“Battles”, ma lo
avremo tra noi solo dopo la mia maturità, perché
adesso devo lavorare sulla
tesina e non sulla trama di nuove storie… spero che mi
aspetterete e che mi
seguirete quando arriverà il momento, facendomi dono dei
vostri prezioni
consigli.
E con questo, è
tutto! Un bacio,
Clarisse