Vi avverto fin da ora che questo che state per leggere è un capitolo piuttosto speciale, sperimentale potrei definirlo, perché ho provato a fare qualcosa di nuovo, che non avevo mai aftto prima. Il fatto è che mentre leggevo...beh, lo capirete da voi leggendo. poi non dimenticate l'angolo dell'autrice così vi spiego meglio la situazione. Buona lettura e, mi raccomando, recensite, perchè questa volta ho proprio bisogno di sapere che ne pensate.
THE CAPTAIN OF MY HEART - P.O.V. Kristen
Era piacevole
svegliarsi e trovare il sole a farti capolino e dirti buongiorno. Pure in quel
giorno, che non era buono per niente.
Era ancora di più un sollievo se le coperte si erano freddate, perché
mancava la persona che le condivideva con me.
“Rob!” chiamai. Niente, non era
in bagno.
“Rooob!” alzai il tono di voce, avrei avuto qualche possibilità di
farmi sentire, se fosse stato in cucina. Silenzio. Così mi trascinai verso il suo lato del
letto. Il suo odore, almeno quello, era ancora lì. Guardai la sveglia sul
comodino: erano le 9.15; altri cinque minuti a letto non mi avrebbero cambiato
la vita, per quanta me ne fosse ancora rimasta in quell’angolo d’America. Sentii
l’aria mancare. Il vuoto che c’era in quella casa, in quel momento, mi
schiacciava, come un macigno. Avvertivo una morsa allo stomaco ed un bruciore
improvviso risalì fino in gola; la sentivo ardere. Nausea. Corsi in bagno … fortuna che è in stanza … in tempo utile
da non sporcare niente … non sono in vena
di faccende domestiche … voglio solo partire … e basta.
Passai al
lavandino, per darmi una rinfrescata. Chissà che sogni … o incubi … avevano infestato la mia notte, tanto da farmi sudare
in maniera così spropositata. Non devo avergli dato pace, povero Rob! Mentre mi asciugavo non potei fare a meno di notare il fantasma che si
rifletteva allo specchio, al posto del mio volto. Più bianca del solito, capelli
spettinati, borse nere e gonfie sotto gli occhi: non ero certo nella mia forma
migliore. Non volevo svegliarmi, non ancora. Non mi sentivo ancora pronta, dopo
quella sera, ad affrontare di nuovo il mondo. Tornai di nuovo a letto,
trascinandomi più che camminando. No,
decisamente la sveglia per me quella mattina non era ancora suonata. Avrei
aspettato lui … il capitano del mio cuore.
Perché l’avevo
fatto? Perché mi ero svegliata, senza che lui mi fosse accanto. Avevo paura di
aver sbagliato tutto, solo i suoi occhi erano la mia ancora, il mio porto
sicuro … niente dubbi col capitano del mio cuore.
Too long ago
Too long apart
She couldn't wait another day for
The captain
of her heart
Era vecchio quel
ritornello che mi si era fissato in
mente quella mattina, troppo vecchio per poterlo scoprire da sola. Era stato l’
ultimo regalo al mio vecchio, era stata la canzone delle mie scuse, la canzone degli
addii. L’ultima volta che vidi un suo sorriso. Il primo ed ultimo ballo
padre-figlia; il giorno delle mie nozze. Non
potevo aspettare, papà, il capitano del mio cuore, non potevo attendere oltre.
Non ce la facevo! Quando mi chiese perché avessi deciso di sposarlo così
presto gli risposi solo che me l’aveva chiesto ed io avevo accettato; il
bambino non c’entrava. Non ci aveva mai creduto, e forse non ci credevo più
neanch’io, ma non avrei mai saputo dire di no … al capitano del mio cuore. Lui
l’aveva preso e l’aveva fatto salpare …
Not only for a day
...come ridevano
quel giorno quando varcavo la navata, al braccio di mio padre.
C’era tanta di
quella gente, e tanta di quella confusione fuori dalla chiesa, i nostri fan erano
accorsi numerosi, appena la notizia era trapelata. Ma non vedevo e non sentivo
niente, a parte lui. Era così bello. Tante volte lo avevo visto in giaccia e
cravatta, ma era la prima volta che agli occhi mi salivano tutti quei dettagli,
era la prima volta che lo osservavo davvero, in tutto il suo splendore.
Sentivo
le gambe tremare, mentre avanzavo, le braccia non avevano forza, e temevo che
il bouquet potesse cadermi dalle mani da un momento all’altro. Ma non poteva
accadere, se lo sguardo fosse rimasto fisso sul capitano del mio cuore. Mio
padre gli cedette la mia mano ed andammo insieme all’altare. Al nostro fianco,
gli amici di sempre. Tom per lui, Ashley e Nikki per me.
Avrei dovuto
ricambiare i sorrisi di ciascuno di loro, per ringraziarli di essere lì, di
supportarmi e di avermi sopportata in tutti quei momenti di paranoia e sclero durante
i preparativi. Le mie fantastiche wedding planner, Freddie e Kitty avevano
fatto un lavoro magnifico, tutto era perfetto, e l’abito che mi aveva cucito
Olivia, il suo primo lavoro, era degno di una principessa delle fiabe. Avevano
detto che il nostro amore era una favola, meglio di quello che avevamo portato
al cinema, e come tale andava celebrato.
Ma non feci a caso
a nessuno di quei particolari, non avrei potuto farlo finché sarebbe stato lui
lì:
Mi promise il suo amore con decisione, fierezza, devozione assoluta:
sarei stata capace di fare altrettanto? Eppure rimase se stesso: il dolce,
timido ed imbranato Rob, il mio Rob.
Quando arrivò il
momento della mio giuramento, strinsi forte la sua mano e lo fissai attraverso
gli zaffiri incastonati nel suo meraviglioso viso; se anche un piccolo
ripensamento ci fosse mai stato, di certo in quell’istante mi aveva
abbandonata: non ci stavamo sposando per il bambino, non per riparare al danno,
non per far contenti genitori e nonni. Lo stavo sposando perché l’amavo, perché
volevo passare il resto della mia vita con lui. Il resto, tutto il resto, era
una magnifica cornice.
“I Kristen, take
you Robert” pronunciare i nostri nomi bastò per far vacillare la mia voce,
mentre le lacrime iniziavano a sbiadire la vista “ to be … my husband … to have
and to hold … from this day forward, for better and for worse” lo vedevo
sorride, pur nelle lacrime che annebbiavano la mia visuale, e gli occhi
brillavano anche a lui, ma di una grande gioia. Il suo sorriso che tanto amo
era colmo di sorpresa: avevo cercato di imitare, anche se malamente, l’accento
inglese, di cui mi ero innamorata, perché parte di lui. Cercai di trattenere
ancora per un po’ il magone e andai avanti: “ for richer and for poorer, in
sickness and in health, to love and to cherish, ‘till death us do part ” Ce
l’avevo fatta, ero arrivata alla fine del giuramento, ed ero felice come mai
nella mia vita.
Il pastore benedì gli anelli che Tom custodiva e ce li porse.
Toccò per primo a Rob pronunciare la formula di rito. Iniziò ad infilare la
vera al mio anulare sinistro; fu in quel momento che cercò i miei occhi, quasi
a chiedere permesso; sorridendo annuii ed andò avanti : “Kristen I give you
this ring as a sign of our marriage” in lui nessuna esitazione, non era così
sicuro neanche quando aveva un copione scritto davanti a lui “with my body I
honour you, and all that I am I give to you, and all that I have I share with
you” l’anello terminò il percorso lungo il mio dito.
Prese d’improvviso la mia
mano, e la baciò lì dove aveva posato la fede. Arrossii come non mai. Ero
definitivamente in lacrime, eppure felice.
Tutto quello che lui era me lo aveva
donato e tutto quello che possedeva lo aveva condiviso con me: finalmente
completa …
Così spiegai a me
stessa il motivo per cui la sera precedente mi ero comportata in quel modo,
perché avevo mandato a puttane il mio passato ed avevo tagliato i ponti con chi
più mi amava, o che almeno avrebbe dovuto farlo: perché senza di lui avrei
perso parte di me, quella parte che gli avevo donato quel giorno; ma sapevo
anche che rinunciarvi, avrebbe colpito anche lui: in fondo parte di lui era in
me.
Ma tutto
quell’amore valeva un tale sacrificio? Non c’era bisogno di illudersi: non li
avrei più rivisti; mio padre almeno. Io ero lui e lui era me, talmente uguali
da respingerci anziché attrarci. Un legame d’amore giustificava spezzarne uno
di sangue?
Poi capii: non si
trattava di semplice amore, non più. Rob e Kristen non c’erano più: eravamo noi,
una cosa sola; a testimoniarlo il caldo nel mio ventre. Niente dubbi: quell’unicità
era la cosa di cui non avrei mai più potuto fare a meno. Nella buona e nella
cattiva sorte. Se mio padre non poteva soffrire mio marito, come sperava di
poter amare suo nipote. L’avrebbe guardato negli occhi, e lo avrebbe odiato,
perché vi avrebbe rivisto lui. Ne ero certa: maschio o femmina che fosse, la
creatura avrebbe avuto gli occhi di suo padre … il capitano del mio cuore; erano
troppo belli per andare persi. Sentii d’improvviso la serratura dell’ingresso
scattare: bentornato a casa, amore mio! Tirai le coperte fin sopra la mia testa
e mi riaddormentai.
ANGOLO DELL'AUTRICE
Da dove incomincio, vediamo. Allora, innanzi tutto come vi ho detto questo capitolo è nato come un esperimento. mentre ascoltavo quest canzone, The captain of her heart, mi è venuta l'idea di sviluppare un capitolo simile. Mi evoca bei ricordi, anche se non personalissimi, visto che è nel filmino del matrimonio dei miei genitori, e quindi mi fa pensare comunque a sensazioni retrò e malinconiche. ecco dunque che Kristen riflette su ciò che è accaduto, su ciò che ha fatto, e perché lo ha fatto. Ho immaginato che questa canzone fosse il brano scelto da lei per ballare con il padre il giorno del matrimonio, perché era una canzone di moda negli anni 80 (quando presumibilmente si sono sposati i genitori di Kristen).
le parti della canzone che ho riportato significano:
Troppo tempo fa, troppo lontano
Non poteva aspettare un giorno in più
Il capitano del suo cuore
e
Non solo per una crociera
Non solo per un giorno
Poi come avete notato il centro del racconto è occupato dal ricordo di Kristen del suo matrimonio. Essendo un ricordo, non può essere un racconto precisissimo degli eventi, ma sicuramente lei ricorda benissimo le sensazioni provate quel giorno. Notate che le promesse di matrimonio le ho riportate in inglese con la formula esatta utilizzata dalla chiesa anglicana, escludendo alcune piccole parti, che fanno riferimento alla chiesa e che sinceramente disturbavano il racconto,
COMMENTO ALLE RECENSIONI:
@ledyang: purtroppo non ho potuto dare una piega felice alla storia come avresti desiderato, perché altrimenti poi il racconto è troppo corto e non saprei come portare avanti la storia. non è poi così interessante se fosse tutto rose e fiori, non ti pare? prometto che la tenerezza e la tranquillità torneranno però al più presto...
@Enris: non preoccuparti se ritardi a recensire, l'importante è che lo fai, perché sai bene quanto siano importanti per me i tuoi commenti. non puoi cpaire quanto mi faccia piacere sentirti dire che sono migliorata, ma se potessi spiegarti meglio, sarebbe magnifico. ad esempio dicendomi dove posso migliorare.
Vi ringrazio per avere avuto pazienza nel leggere anche quest'altro papiro e vi ringrazio anche per la costanza con cui mi seguite. Non dimenticate di recensire questo capitolo in particolare, perché voglio sapere se l'esperimento è riuscito o se è meglio che lascio perdere.