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Autore: nes95    28/02/2010    3 recensioni
Quando la porta si aprì alzai gli occhi dal libro.
"Dove sei stato?" gli chiesi senza alzare la voce, lui mi guardò distrattamente poggiando le chiavi sul tavolino, senza rispondere alla mia domanda.
"Sono le tre del mattino te ne rendi conto?" chiesi nuovamente. (...)
Strinsi al petto Sophie che dormiva, gettai un ultimo sguardo alla casa e misi in moto l'auto.
Sequel di "This Is A Promise".
Questa storia è scritta a quattro mani con la mia BFF Julie (damned_girl)
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Amy e Nick <3'
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Ci siamo, ci sono volute due settimane ma purtroppo problemi scolastici e familiari non ci hanno permesso di poter aggiornare prima. Ci scusiamo con tutte quindi per l’immenso ritardo, ma d’ora in poi non possiamo più permetterci un aggiornamento fisso. Quindi non stupitevi di trovare un aggiornamento il giovedì e poi più nulla per due settimane, ma dobbiamo dare delle priorità, che in questo momento sono casa e scuola. ringraziamo comunque le sei persone che hanno recensito lo scorso capitolo, coloro che hanno messo la FF tra le storie preferite/seguite e speriamo di poter vedere due parole anche da parte loro J. Un ultimo avviso: questo capitolo è esclusivamente del POV di Joe, ma dal prossimo ci concentreremo sui due protagonisti, che fin’ora (ce ne siamo rese conto ora) sono stati un tantino trascurati.

When I look at you
I see forgiveness, I see the truth
You love me for who I am like the stars
hold the moon
Right there where they belong and I know
I'm not alone

Miley Cyrus – When I Look At You

 

Parcheggiai la mia auto non lontano dalla struttura sportiva che frequentavo. Camminai con passo svelto sperando di non fare brutti incontri con paparazzi molto poco indiscreti o con fans assatanate pronte a strapparmi anche questa tuta. D’un tratto, giunto nel parcheggio della palestra, sentii chiaramente la risata di Julie, unita a quella di qualcun altro di non ben definito. Mi guardai intorno sperando di incrociarla con lo sguardo, magari l’avrei salutata e saremmo entrati insieme in palestra, ma quando la individuai il sorriso che avevo sulle labbra si spense così come si era formato. Julie rideva stretta nell’abbraccio di Cresta Di Gallo James, che le solleticava i fianchi, scatenando le risate di entrambi. Mi bloccai alle loro spalle e presi il cellulare, fingendo di controllare qualcosa, interessato però a sentire quello che si dicevano.

“No dai James lasciami!” esclamò tra le risate la ragazza dimenandosi e cercando di sfuggire alla presa del tipo. Dal canto suo lui la strinse più forte e mormorò qualcosa al suo orecchio che la fece sorridere, per poi posarle – con mio enorme disgusto – un bacio leggero tra i capelli. Mi avvicinai un po’, mentre riprendevano a parlare a voce normale.

“Dai resta con me, non andare in palestra oggi!” la supplicò lui ridacchiando.

“Non ci penso proprio, adesso lasciami o non vengo nemmeno dopo” lo reguardì lei, mentre James ridacchiando la lasciava andare e la voltava verso di lui. Le cinse dolcemente i fianchi e le pesò l’ennesimo bacio, questa volta in fronte. E, non chiedetemi perché, mi sentii enormemente infastidito.

“Fammi uno squillo quando hai finito, ok?” chiese il ragazzo per poi baciarle la guancia e dirigersi verso la sua auto. Finalmente. Misi il telefono nel borsone e mi avvicinai a lei, per darle un po’ di sano fastidio.

“Buongiorno” salutai, per poi rifilarle un’occhiata truce “siamo di buon umore oggi” continuai poi.

“Sicuramente non per merito tuo” rispose Julie dopo aver alzato gli occhi al cielo. Aprì la porta ed entro, lasciandomi poi passare. Strano, molto strano.

“Non sapevo che avessi un ragazzo Julie” l’accusai quasi mentre entravamo nell’area fitness, dopo esserci cambiati.

“Non sapevo di dovertene fare conto” mi rispose lei per rime cominciando a prendere a pugni il saccone al centro della stanza.

“Pensavo che tra amici si facesse” la stuzzicai. Julie smise per un secondo di tirare calci e pugni e si tolse i guantoni, buttandoli ed avvicinandosi a me con aria minacciosa. Help!

“Senti un po’ Mr Egocentrico dei miei stivali, e tieni le orecchie aperte che non mi piace ripetermi: io fino a qualche settimana fa non sapevo nemmeno chi fossi, ed ora mi spii mentre sono a cena e mi chiedi informazioni sulla gente che frequento. Non sono fatti tuoi ok? Tu non sei nessuno, almeno non lo sei per me. Quindi evita di intrometterti nelle cose e VITE altrui, che io non ho voglia di spartire i cazzi miei con te. Chiaro?” mi chiese senza alzare la voce, ma con un tono tanto truce da farmi annuire più volte spaventato. Fece un cenno d’assenso e recuperò i guantoni, per poi uscire dalla saletta dov’eravamo senza nemmeno salutare. Dal canto mio decisi di continuare a fare esercizi per quasi due ore, poi mi diressi nello spogliatoio per cambiarmi e rientrare nei miei jeans. Mentre aggiustavo i capelli e rimettevo in ordine il borsone pensai ad un modo per distrarmi, ovviamente una ragazza. ma tutte quelle che conoscevo erano famose e impegnate o brutte e sfigate. Poi d’un tratto, mentre uscivo mezzo sconfitto e completamente sfinito, ricordai della cotta che Helen, la receptionist, nei miei confronti. Misi su il miglior sorriso da ruffiano del repertorio di sorrisi da ruffiano e mi avvicinai al bancone.

“Ciao Helen” la salutai con voce dolce. La ragazza alzò la testa e mi sorrise.

“Salve. Come posso aiutarla?” mi chiese formale.

“Non darmi del lei, te l’h detto. Chiamami Joe” le consigliai sempre con lo stesso sorriso “vorrei sapere se hai impegni per stasera” le chiesi poi, poggiandomi al bancone.

“Mhm … veramente no, per quale motivo me lo chiedi?” rispose incerta. Ma intelligentona, se te lo chiedo … arrivaci sola, no?!

“Verresti a cena con me?” le chiesi pazientemente, e pazientemente la vidi cambiare le ottocento sfumature di colore del viso, mentre giravo con lo sguardo per l’atrio della palestra. Julie era appena uscita dall’area fitness e si era fermata al distributore automatico. In quel momento Helen finalmente si riprese e mimò un si convinto con la testa.

“Fantastico, allora passo a prenderti alle otto” le proposi alzando la voce, sperando che Julie mi stesse ascoltando. Helen annuì e mi lasciò il suo numero di cellulare, le sorrisi nuovamente e mi voltai verso Julie che contro ogni mia previsione stava parlando fitto fitto al telefono guardando interessata il distributore. E dannazione!

Tornai a casa dopo una mezzora, passata a girovagare per la città ascoltando musica a palla, e subito mi feci coinvolgere nei giochi del mio fratellino Frankie, che mi stracciò otto volte di fila a PES e dieci alla corsa delle macchine. Quando arrivarono le sette e un quarto salutai quella peste di mio fratello e corsi di sopra. Dopo la solita doccia ristoratrice mi infilai un jeans e una camicia, presi giacca e cellulare e corsi fuori di casa. Arrivai al luogo dell’appuntamento dopo dieci minuti, in ritardo di dieci minuti. Helen stava finendo di prepararsi, aspettai nel piccolo salotto di casa sua, mentre le canzoni di MTV riempivano il silenzio del piccolo bilocale in cui abitava. Quando finalmente uscì dal bagno mi accorsi, con un misto di stupore e orripilazione, di quanto il suo abitino fosse attillato e scollato, assolutamente volgare nei confronti di quello sobrio ed elegante di Ju … e no, caspita, non stasera, devo distrarmi. Distrarmi.

“Ciao Joe, scusa se ti ho fatto aspettare” cominciò Helen sorridendo. Le risposi dicendo che non doveva preoccuparsi, poi la condussi fino in auto e poi al ristorante in cui mio fratello mi aveva consigliato di prenotare. Presto mi accorsi però del vero carattere di quella ragazza, assolutamente logorroico ed egocentrico, già alla fine degli antipasti cominciai a guardare l’orologio ogni due per tre, sperando che quelle dannate lancette si muovessero a scorrere. Helen continuava a ciarlare riguardo al suo lavoro, al College in cui si era laureata, ai suoi amici, dopo pochi minuti capii che l’unica maniera era fingerla di ascoltarla. Ma, arrivati alla fine del primo, la mia sopportazione era quasi al massimo. Non avrei resistito un secondo di più con logorroica Helen. Con una scusa mi alzai e corsi in bagno, dove mi lavai il viso e fissai il mio riflesso nello specchio per qualche istante. Poi afferrai il telefono e composi il numero di mio fratello, che ovviamente conoscevo a memoria.

“Ehy Bonus che fai di bello?” chiesi.

“Ma niente proprio. Mi annoio. Te invece? Come va con la bella centralinista?” mi chiese in risposta, gli illustrai la situazione catastrofica mentre lui rideva a crepapelle, poi gli proposi il mio piano. Pochi minuti dopo tornai al tavolo, dove Helen riprese a parlare esattamente dal punto in cui aveva dovuto smettere, mentre mangiava con la bocca aperta il filetto che aveva ordinato come secondo. Io annuivo ogni sette secondi e fissavo il telefono poggiato sul tavolino, che d’improvviso prese a squillare.

“Chi è?” mi chiese Helen mentre lo avvicinavo all’orecchio.

“Si?” chiesi, nonostante sapessi già chi fosse “ah, ok no dai stai tranquillo Bonus. Ok. Venire da te? Ma … è importante, eh? Va bene Frankie arrivo subito” promisi a mio fratello, che invece ridacchiava. Chiusi la comunicazione e chiamai il cameriere, chiedendogli se potesse portarci il conto immediatamente.

“Davvero Helen mi dispiace ma sai, è sorto un problema che proprio non posso posticipare” le dissi alzandomi finalmente sorridente e prendendo la giacca. Lasciai i soldi sul tavolo e la pregai di continuare a cenare, poi finalmente soddisfatto uscii dal ristorante, cominciando a passeggiare sul marciapiede con le mani nelle tasche. E poi la vidi. Stava scendendo dalla sua auto, indossava un jeans a sigaretta e una felpa tra il blu e l’indaco, converse e capelli sciolti, quando mi avvicinai scorsi un velo leggero di trucco sul suo viso.

“Ciao” la salutai sorridendo. Julie si voltò e mi fissò male.

“E ma allora sei una persecuzione!” esclamò irritata, per poi cominciare a passeggiare. Mi autoinvitai e camminai al suo fianco.

“Allora, com’è andata la cena con la bella receptionist?” mi chiese ridacchiando. Feci una smorfia e ficcai le mani nelle tasche.

“Non ho mai conosciuto una persona tanto … logorroica, e saputella, e ….” Cominciai, ma venni interrotto dalla sua risata.

“Ok, non è andato bene. Almeno tu hai cenato però, vero?” mi chiese poggiandosi una mano sullo stomaco “io non tocco cibo da oggi a pranzo, che per inciso corrispondeva a un mezzo panino del Mc Donald” si lamentò. La potevo capire, ero una specie di pozzo senza fondo anche io. Certo, non sarei mai arrivato ai livelli di Amy o … Alex. Il suo viso mi tornò in mente per un istante, la sua risata, i suoi ricci, le sue battute i suoi …

“Che ti sei incantato?” mi riprese Julie sventolandomi la mano davanti alla faccia.

“Eh? Io? No che scherzi!” risposi subito sulla difensiva, un’idea mi balenò in mente.

“Ti va un gelato?” le chiesi sorridendo indicando una gelateria completamente vuota. Julie mi fissò stralunata, poi si grattò il capo.

“Ma è Novembre …” cominciò un po’ confusa, e poi annuì con forza “e gelato sia!” accettò alla fine rivolgendomi il primo sorriso vero. Sorrisi a mia volta e prendemmo sue coni, che stranamente mi concedette di offrirle, e ci sedemmo sulla panchina poco distante, a chiacchierare come non avevamo mai fatto, da amici. Eppure … non ero tanto sicuro che da parte mia il sentimento fosse solo d’amicizia.

 

 

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Vorremmo segnalare delle storie alla vostra attenzione. In primis la fic che finalmente Julie ha avuto il coraggio di postare, si chiama “I Do”, come l’omonima canzone di Nick Jonas, ed è davvero bellissima. Poi la FF che io e maggie_lullaby stiamo scrivendo a quattro mani, il cui titolo è “On The Line” facilmente reperibile nel suo account, e infine una Shot che ho scritto nella sezione Originali, che si intitola “Time Of Our Life”, che spero riceva qualche commentino in più (:

  
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