Film > Pirati dei caraibi
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Autore: Fanny Jumping Sparrow    28/02/2010    3 recensioni
"Il troppo stroppia?
Frase consolatoria per i codardi e i timorati di Dio. Lui non era nè l'uno nè l'altro".

Capitan Barbossa e i suoi alle prese con la maledizione della prima luna.
Genere: Dark, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Hector Barbossa, Pintel, Raghetti, Sputafuoco Bill Turner
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1: Eppure sentire

Quel porto di mare era Maracaibo, città opulenta fondata e abitata per lo più da spagnoli, ma divenuta meta di ritrovo per molti bucanieri dei Caraibi. La legge non era applicata con eccessiva severità e le attività illecite prosperavano sotto l’indifferenza degli stessi governatori che anzi, spesso ne traevano tacitamente vantaggio in prima persona.

Si trovavano lì quella sera a gozzovigliare, spensierati e lascivi come sempre. Non avevano nemici di cui preoccuparsi, anche se la nave su cui lavoravano, la Perla Nera, era un veliero che destava la cupidigia di molti filibustieri, data la sua fama di riuscire a raggiungere velocità notevoli in mare aperto, sfuggendo a qualsiasi arrembaggio.

In un angolo buio della prima taverna che aveva ancora posti liberi stavano in sei attorno ad un tavolo. Giocavano a carte, bevevano e mangiavano, pieni di buonumore.
Ad un certo punto uno del gruppetto, basso e tozzo con lunghi capelli sudici che gli sfioravano le spalle, si alzò di scatto rimproverando imbestialito un suo compare: - Porca miseria! Che schifo, Ragetti! Ti sei pisciato addosso?!
Gli altri pirati scoppiarono subito a ridere.
- Che dici? – esclamò il diretto interessato, offeso e stralunato, mentre le risate e le prese in giro dei compagni lo attaccavano senza contegno. Uno di questi, che era seduto accanto al pirata dall’occhio di legno, lo squadrò annusandolo per poi dichiarare sarcastico: - Pintel! Non lo sai che puzza di suo?
- Mi ha bagnato la gamba, Grapple! – sbraitò quello mostrando a tutti una chiazza scura nei pantaloni. Ragetti, imbarazzato e stranito, controllò contemporaneamente i suoi calzoni restando seduto e muto.
- Si è scolato tre bottiglie di rum una dopo l’altra – parlò più forte Sputafuoco per sovrastare le voci degli altri che non smettevano di sghignazzare – Da qualche parte gli doveva pur uscire … - disse serio, lasciandosi scappare però subito dopo un sorrisetto ironico che trascinò i compagni a ridere per la sua battuta.
Pintel sbuffò e si sedette di nuovo nervoso, allontanando la sedia dall’amico e guardandolo sghembo: - Neanche hai sentito lo stimolo? – gli domandò dopo aver buttato una carta, dandogli una forte gomitata sul braccio. Ma prima che quello aprisse bocca si intromise Twigg: - Guardalo: è ubriaco fradicio! Che doveva sentire?
Per qualche minuto gli uomini ripresero a giocare senza risparmiare altre frecciatine nei confronti di Ragetti che, seppure era abituato ad essere oggetto di scherno per i compagni, si stufò di come lo trattavano, perché quella volta sentiva che erano in torto: - Non è vero che sono ubriaco! Sono lucidissimo! Voi lo sapete come divento quando bevo troppo! – urlò spargendo le carte sul tavolo.
- Un completo cretino, come ora! – affermò Koheler, un nero con capelli rasta e molteplici cicatrici sul volto. Ancora una volta gli altri si abbandonarono ad uno scomposto e malevolo riso.
Ragetti, snervato, si mise in piedi per andarsene, fulminandoli astioso.
- Lo vedi che te la sei fatta nei pantaloni? – gli fece notare Pintel indicandogli il basso ventre.
I pirati si sporsero sul tavolo per osservare, schifati e divertiti, mentre lui si copriva con le mani: - La vostra è tutta invidia! Vi rode che stavo vincendo perché sono il più intelligente! – cercò ragione balbettando però per la collera e la vergogna, oscillando avanti e indietro per poi alzare le braccia e svicolare via con un verso di rabbia.
- Ma vattene, idiota! – lo apostrofò Koheler afferrando avidamente il suo boccale e sorseggiandone con piacere il contenuto alcolico. – Rifai le carte, Pintel – ordinò poi al collega che obbedì iniziando a raccoglierle dalle mani degli altri che ancora si sbellicavano per la reazione del magrolino.
- Oh, Sputafuoco, me lo tiri un pezzo di arrosto? – chiese nel frattempo Grapple, un omone alto e nerboruto con corti capelli scuri e due grossi baffi che gli scendevano lungo gli angoli della bocca. – Allora? – lo spronò impaziente non ricevendone risposta.
Sputafuoco fissava il vassoio vuoto con solo qualche osso spolpato: - È … è finito – attestò con un filo di voce deglutendo incredulo.
- Te lo sei mangiato, vorrai dire – si intromise Twigg guardandolo con acredine, copiato dagli altri tre colleghi.
Turner non sapeva come difendersi, non ricordando di essere stato lui: - Ma no io … figurati! Era un tacchino intero! – sbottò risentito, ma le parole gli tremavano e si spezzavano mentre una strana angoscia si impossessava della sua mente.
Pintel ghignò: - Hai lo stomaco di una balena, compare! Dove la metti tutta quella roba? Ieri si è mangiato un pane grosso così! – rivelò agli altri mimando con le mani una lunghezza di quasi mezzo metro.
- Che vuoi, il vecchio Bill lo sfoga così l’appetito … – concluse Grapple malizioso, dandogli una pacca sul braccio. Il volto di quello restò contratto in una smorfia preoccupata.
- Ah! Che problema c’è? – riprese a parlare Twigg – Con tutti i soldi che abbiamo! Oh? Donna? Vieni qua! – richiamò una cameriera che passava di lì – Portaci un altro tacchino farcito.
- Oh, te gusta! – ammiccò lei, non più molto giovane ma con il viso pesantemente truccato e strizzata in un abito viola che lasciava poco all’immaginazione.
- Chiedilo al nostro amico: è stato l’unico a mangiarlo! – ribatté Pintel un po’ alterato drizzando gli occhi su Sputafuoco che teneva la fronte china e non aveva più parlato.
- Como?! – scosse la chioma rossa la donna sentendosi imbrogliata – Bastava para seis hombres! – sostenne ritirando il vassoio di legno e osservando Bill il quale la sbirciò un secondo ed ebbe un singulto.
- Tu comunque ora ce ne porti un altro. Insieme a qualcos’altro per sciacquarci la bocca – le impose Koheler stringendole il polso e mettendole in mano due monete d’oro che le fecero brillare di meraviglia gli occhi castani. Il bucaniere si alzò in piedi sovrastandola:
- Ah, e per quello che ti sto dando ci aspettiamo pure un servizio aggiuntivo … - le raccomandò lanciando occhiate libidinose alle altre signorine che si trovavano nel locale – Ci siamo capiti, vero? – le sussurrò bieco.
- See, arriva – gli assicurò quella intascando il denaro e ancheggiando verso il bancone per poi sparire nel retro dove c’era la cucina.
Il pirata di colore riprese posto ridacchiando con i compagni.
Soltanto Bill conservava un’espressione mesta e meditabonda, pur proseguendo a giocare a carte quasi meccanicamente.


Un saluto affettuoso a tutte le mie lettrici e a tutti i miei lettori! Lo so, Barbossa ancora non c'è ma arriverà nel prossimo capitolo, ve lo prometto ^^!
Intanto qui ho cercato di inserire i primi sintomi della maledizione, così come penso possano essere stati percepiti dai pirati, che ancora chiaramente non capiscono bene cosa sta succedendo.
Spero di non deludervi e di divertirvi lo stesso, anche con un tema così cupo: ho cercato di metterci un pò di humor nero!
A presto!

   
 
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