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Autore: CanIBumAnApple    28/02/2010    2 recensioni
« [..] Forks? »
« Sì. »
« Hai pensato ai soldi, Benny? »
« Precisamente no, Azzurra. Ma fra poco è Natale! »
« E' il dodici Agosto, Benny. »
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Emh, emh. Prima di iniziare con la storia volevo introdurvi un attimo com'è combinata la situazione.
Allora, la storia è ambientato nel mondo di Twilight, dunque sono presenti tutti i personaggi del libro, probabilmente abbiamo ( Ah, sì! Perchè siamo io ed una mia amica a scrivere questa fic. ) cambiato leggermente i caratteri dei vostri affezionatissimi Meyerini.
Le protagoniste sono due ragazze Italiane: Eleonora ed Azzurra ( Io mi occupo della parte di Azzurra, yep. )
Saranno presenti nuovi personaggi del tutto inventati ed altri tirati fuori da altri libri/telefilm eccetera, non sto ad elencarveli perchè, fra l'altro, ancora non li abbiamo inseriti tutti, comunque abbiamo dato loro gli stessi nomi che usano nei telefilm/libri eccetera eccetera.
Poi!
I primi capitoli sono veramente il peggio del peggio, in quanto erano stati scritti a mano e sono stati riscritti da una persona preferirei definirla Cane, ma ho compassione per mio fratello, ohssì.
Comunque sia! Non abbattetevi da queste schifezzuole che compaiono all'inizio, successivamente piomberà il meglio asd.
Sì, lo so cosa vi starete chiedendo in questo momento « E perchè se fanno tanto schifo Madame, non le ha riscritte. » mhmh, mi faceva f a t i c a. Okay lo so, lo so. Ora qualcuno mi starà facendo una ramanzina della serie « E che ti sei iscritta a fare qui, eh?! E' un sito serio questo! » Okay, okay, lo so!
Ma noi fiorentini siamo conosciuti per la nostra pigrizia asd
blablablabalbalablabla
Vi lascio al capitolo.
Bone.


Trasferimento

Azzurra



“non ce la faccio più, me ne voglio andare” la cornetta del telefono risuonava quasi esasperata di quelle urla che provenivano dall’altro capo del citofono “ne ho abbastanza, lo capisci Azzu?! Sembra che io debba ripetutamente soffrire per colpa di questi bastardi” la mia migliore amica continuava a strillare e singhiozzare al telefono a causa dell’ennesimo ragazzo che si era preso gioco di lei “amore,stai calma. È solo un ragazzo” cercai di confortarla “no,non capisci un cazzo” solita finezza “non si tratta di un ragazzo, ma di diecimila! Ti prego…fa qualcosa!”singhiozzava disperata chiedendomi aiuto; ma che potevo farci? In fondo era uno dei tanti, col tempo sarebbe passato, io potevo limitarmi a fare la spalla su cui piangere “ andiamocene!” urlò dalla cornetta quasi avesse avuto un’illuminazione “ ma cosa dici? Dove vuoi andare? Te sei pazza!” mi aveva presa contropiede.in fondo me ne sarei sempre voluta andare da Firenze e lei aveva giocato bene la sua carta “ lo sapevo…dici sempre di volertene andare,che Firenze non è la città giusta per noi,troppo monotona;ma quando c’è da tirare fuori le palle ti tiri sempre indietro!”disse accusandomi, cosa sperava di concludere?. “ e te? Improvvisamente da dove sono uscite?passai sulla difensiva. “ questi sono futili dettagli, il telefono è controllato, mia madre è tornata, ci vediamo in piazza tra cinque minuti”. Senza potermi dare neanche il tempo di rispondere agganciò. Mi sbrigai ad uscire di casa, non volevo dare spiegazioni a mia madre, altrimenti al ritorno avrebbe voluto un resoconto generale… e la questione mi sembrava alquanto delicata. Arrivai in fretta in piazza, Eleonora era gia li con la schiena appoggiata al muro e fumando una sigaretta,probabilmente marlboro. Non stante avesse smesso di piangere dieci minuti prima, il trucco, come al solito,era impeccabile; come del resto i suoi biondi capelli lisci che non mostravano la benché minima traccia di arricciamento; il suo taglio di capelli stravagante le dava ancor più personalità di quanta non ne avesse già;corti dietro e lunghissimi davanti quasi ad arrivare a toccare l’ombelico, quando stava sotto il sole sembrava che luminassero, entrambe non vantavamo di avere un biondo naturale, ma alcune volte i nostri capelli facevano la loro scena; io avevo i capelli lunghi fino alla vita che si divertivano a fare giganteschi boccoli in fondo, alcuni li definivano meravigliosi, spesso però li tenevo raccolti in una coda per il troppo fastidio; avevo pensato precedentemente di tagliarli, ma Eleonora me l’aveva impedito. “ ecco qui” mi aveva lanciato un giornalino con un annuncio evidenziato.  L’annuncio in inglese parlava di una casetta bifamiliare in un paesino chiamato Forks, Washington, Stati Uniti d’America, ergo, dodici ore d’aereo lontana da casa. Cercai di mantenere un tono pacato “ punto primo: dove hai trovato questo giornale? Punto secondo:”. Il momento di calma era svanito con uno sbuffo “ forks?” giusto dietro casa? Abbiamo diciassette anni forse non hai presente” le sbraitai contro. Questa era pura follia, mia madre mi avrebbe mandato a Forks a pedate in culo. “pensi che sia cretina? Ho gia pensato a tutto… pensa, quante volte i nostri ci hanno detto d’imparare l’inglese in modo più approfondito… questa è la buona occasione… mia sorella è andata a New York per fare la barman” cercò di tranquillizzarmi. “ tua sorella ha quasi ventun’anni... anzi, ventidue!”. “ questo non c’entra, è comunque in America”. “ e i soldi? Hai pensato ai soldi Benny? Non possiamo permettercerlo”. “ gli affitti lì sono molto meno cari e i soldi per il libri sono gli stessi”. “ e il viaggio? Sai quanti sono i soldi da spendere?”. “ precisamente no, ma fra poco è natale!”. “ Benny... è il dodici agosto!”. “ quanto sei pignola... basta, ho deciso! A proposito, oggi sei andata a fare il tatuaggio, fammelo vedere”. Alzai i capelli mostrando il collo dove avevo fatto tatuare un pettirosso dai colori sbiaditi “ è bello, è venuto proprio bene...”. commentò lei estasiata. “ si, l’ho fatto proprio come lo immaginavo” dissi mostrando un ampio sorriso, che scomparve all’istante pronta a rivolgere un’altra domanda. “ hai pensato ai nostri amici... come la prenderanno?”. Lei s’incupì, ma solo per un momento. “ non la prenderanno in nessun modo, non lo sapranno, non lo diremo a nessuno, si verrà a sapere... quando lo scopriranno saremo già laggiu...” mi mostrò i suoi piani, mi chiesi da quanto tempo aveva in mente questo progetto di fuga. “ che comportamento meschino” dissi con un sorriso lieve. “ è da noi” rispose lei con un sorriso sghembo, e risi “ serpeverdi nel cuore” disse lei. “ ovvio”. L’assicurai- “ parlane con tua madre e domani fammi  sapere”. Disse lei avviandosi varso casa. “ ah... Azzurra!”. Si voltò nuovamente “ il giornalino me l’ha dato Biro”. Adorava evidanziare i dettagli, anche se fossero irrilevanti, sorrisi e mi avviai pronta ad affrontare mia madre.

Era andato tutto meglio del previsto, dopo varie indecisioni e compromessi mia madre aveva a malincuore accettato. I genitori di Eleonora, dopo aver trascorso quattro ore  a riflettere con mia madre avevano accettato riponendo fiducia nelle sue parole d’incoraggiamento. Il ventidue agosto saremmo partite. Come deciso non avvertimmo nessuno eccetto i familiari e Biro, il nostro migliore amico, che aveva promesso di venirci presto a trovare. Le condizioni dei nostri genitori erano state chiare: chiamare una volta alla settimana, trovare un lavoro per pagare gli extra, andamento scolastico sufficiente, niente regalo di Natale che era stato sostituito con il viaggio, e Concetta, la madre di Eleonora, aveva aggiunto che la Domenica doveva essere dedicata a Gesù, andando in chiesa. Facili da rispettare. Nei giorni seguenti mi ero impegnata ad informarmi sul posto. Clima di merda, tradizioni di merda, popolazione minima, alias di merda. Mi chiesi come aveva fatto Eleonora a scegliere un simile posto. Preparai tre valigie mettendo solo la roba adatta al clima che appariva tanto glaciale. Il giorno della partenza Eleonora era arrivata con sette valigie, sgranai gli occhi. “ a Forks fa freddo!”. Le annunciai; “ davvero!?! Io ho portato anche i nostri pantaloncini da pgoldina comprati  a Milano...” disse sconsolata. “ quelli li ho portati anch’io”. La confortai ridendo. Rise anche lei. Dopo un lungo saluto ai parenti stracolmi di lacrime che cominciarono a fuoriuscire, io ed Eleonora ci avviammo verso l’imbarco... ero veramente pronta? A lasciare la mia vita e ripartire da zero senza la mia famiglia, mia madre, i miei fratelli, mia nonna, mia zia... mi resi conto di aver paura di non trovare niente a Forks e di rimanere sola. Strinsi la mano di Eleonora pensando che lei mi sarebbe sempre stata vicina. Un groppo mi riempì la gola. “ non ti voltare o sarà peggio” disse lei sorridendomi, forse in quel momento, come in tanti altri, pensavamo alla stessa cosa. “ sei pronta tu?” le chiesi sforzando un sorriso. “ scherzi... ovvio. Sono nata pronta” rise facendomi l’occhiolino. Risi, ed insieme ci avviammo pronte ad imbarcarci verso una nuova vita... insieme.


  
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