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Autore: Baby    22/07/2005    5 recensioni
E' buffo come all'improvviso una persona cominci a sembrarti completamente diversa e ti susciti sensazioni ed emozioni incontrollabili. Questo è successo una notte a Remus Lupin. Ma chi avrà fatto perdere la testa alla persona più razionale e controllata del mondo? Se volete scoprirlo leggete! E mi raccomando, recensite! Un bacio, baby
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autrice: questo è solo il primo capitolo, non aspettavi poi un granché. Mi serve per introdurre la storia. Ho intenzione di scrivere questa fanfiction di getto, a mano a mano che mi viene l'ispirazione. Ci metterò dentro molte delle emozioni che provo o che ho provato io stessa...o almeno ci proverò :-) Mi auguro possa piacervi! Buona Lettura! Baci, baby WAKE ME UP FEELING STRANGE Quella notte mi risvegliai di soprassalto e tutto sudato. L’avevo sognato di nuovo. Ancora il ricordo di quella terribile notte era perfettamente nitido e continuava a tormentarmi, sia da sveglio che da addormentato. Guardai l’ora nella sveglia che tenevo sul comodino accanto a me. Erano appena le tre del mattino, non mi sarei dovuto alzare prima di altre quattro ore. Ma non riuscivo a stare steso su quel letto. In realtà non potevo più sopportare di vivere in quella casa, dove ogni cosa sapeva di lui. Sirius Black è sempre stato il mio migliore amico e perderlo ora è stato molto più doloroso della prima volta. Quindici anni fa lo credevo un bastardo, uno sporco e vile traditore. Oh, ma lui non lo è mai stato. Era solo un po’ troppo impulsivo. *Finirai ammazzato se continui ad agire in questo modo!* Dio solo sa quanto queste parole si sono rivelate vere. Mi alzai e mi stiracchiai i muscoli indolenziti del collo e della schiena. Odiavo i letti di Grimmauld Place, non sono mai riuscito a dormirci bene. Mi infilai una vecchia vestaglia. Volevo scendere al piano di sotto e bermi un bicchiere di latte. Magari così riuscivo a rilassarmi un po’. Infilai le mani nelle tasche e scoprii che la lettera era ancora lì. Feci una smorfia. Avevo accettato l’incarico affidatomi da Silente con una certa riluttanza. Non che mi dispiacesse insegnare ancora Difesa Contro Le Arti Oscure, ma sapevo che non avrei trovato facile sopportare gli sguardi di tutti quegli studenti che, grazie a Piton, conoscevano il mio segreto. Sguardi di gente che sa…e che difficilmente sa accettare. Beh, perlomeno questa volta non sarei stato solo. Ci sarebbe stata Nimphadora Tonks al mio fianco, come assistente. Ora che Voldemort si era mostrato allo scoperto e tutti noi avevamo potuto constatare quanto, ahimé, potente era diventato bisognava come minimo raddoppiare le misure di sicurezza intorno a Harry. E poi Tonks era simpatica e naturale, non sarebbe stato un problema per me averla intorno. Ripensai sorridendo al look che aveva ideato per il suo personaggio e che mi aveva mostrato la sera prima. Mi disse ridendo, mentre io la fissavo scioccato, che voleva giocare un po’ a sconvolgere gli ormoni di quella massa di adolescenti. Girava su se stessa mostrando un corpo perfetto, facendo ondeggiare una massa di capelli ricci e bruni. Rimasi senza parole, era così diversa dalla Tonks che conoscevamo tutti, più semplice e decisamente meno conturbante. Probabilmente avrei avuto più distrazione del solito in classe. Tolsi la lettera dalla tasca e la gettai distrattamente sul comodino. Uscii dalla mia stanza e scesi le scale cercando di non fare il minimo rumore. Ero terrorizzato dall’idea di svegliare la mamma di Sirius. Era davvero terribile e ora non c’era più il figlio a placarla. Entrai nella sala da pranzo che precedeva la cucina. Lei stava seduta a leggere dandomi le spalle. Senza farmi sentire la raggiunsi e sbirciai al di sopra della sua testa. “Difesa Contro Le Arti Oscure, eh! Vuoi farti un’idea su quello che combineremo quest’anno?” Lei sobbalzò spaventata. Non si aspettava che qualcun altro potesse essere ancora sveglio a quell’ora. Si voltò a fissarmi con gli occhi sgranati e la bocca spalancata. Aveva un’espressione così buffa che scoppiai in una risatina. “Ti faccio ridere?” mi chiese inarcando un sopracciglio. “No, no, non fraintendermi. Eri carina” Lei arrossì e abbassò la testa. Pensai che forse avevo esagerato un po’. Tossicchiai per schiarirmi la gola. “Allora, ehm, che stavi facendo? Dovresti essere a letto a quest’ora” “Ero nervosa. Sinceramente, non so cosa aspettarmi da quest’anno. Sono cambiate tante cose, troppe cose…e io ho paura di non essere abbastanza brava a sopportare tutto” “Sarai all’altezza, non devi preoccuparti” “Comunque anche tu sei sveglio. Perché?” Ci pensai un po’ su. Che cosa potevo risponderle. “Probabilmente per lo stesso tuo motivo” “Allora siamo in due a preoccuparci per niente?” “Non per niente ma dovremo cercare di rilassarci un po’” risposi massaggiandomi il collo con aria sofferente. Lei mi fissò per un breve istante. Aveva uno sguardo strano, che non le avevo mai visto addosso prima d’ora. Sorrise e mi sembro di avere scorto un lampo di malizia nella sua espressione. Ma forse era soltanto un’allucinazione dovuta al sonno. “Siediti” disse, anzi, ordinò mentre lei si alzava in piedi. Sorrisi confuso, non capivo cosa avesse in mente ma le obbedii. Si posizionò dietro di me e sentii le sue mani sfiorarmi il collo. Cominciarono a massaggiarlo e poi scesero sulle spalle, dapprima incerte poi acquistando via via maggior sicurezza. Rabbrividii e la sentii ridacchiare. Non avevo potuto trattenermi, era così piacevole e inaspettato quello che stava facendo. Forse avrei dovuto fermarla, ma era da tempo che non mi sentivo così rilassato. Mmm, la ragazza ci sapeva proprio fare con le mani. Subito dopo arrossii e mi vergognai dei miei pensieri su di lei, decisamente poco ortodossi. Lei se ne accorse e si fermò. *No, ti prego, vai avanti!* “A che cosa stavi pensando?” domandò incuriosita. “Tu continua e io te lo dico” *Ma che diavolo mi stava prendendo? Non dovrei trattarla in questo modo, proprio non posso!* “Allora?” chiese lei riprendendo, e una sua mano scivolò sul mio torace. *Così va meglio* “Che sei brava. Non mi ero mai sentito così bene” “Sono contenta ti piaccia…” mi sussurrò all’orecchio. Sentire il suo respiro caldo su di me mi provocò qualcosa di simile ad una scarica elettrica. Improvvisamente avevo una gran voglia di baciarla. Probabilmente l’avrei fatto se una ciocca dei suoi capelli ricciuti non mi avesse fatto il solletico. Tutto ad un tratto ripresi il controllo di me. Mi voltai verso di lei e la guardai. Deglutii il vuoto. Cambiò espressione, si era resa conto anche lei che cosa stava succedendo. “È meglio se ne ritorni a letto” le dissi gentilmente. Mi lanciò una strana occhiata e annuì. Non riuscivo a capire se era delusa o sollevata. “Buonanotte. A domani” “Buonanotte” La guardai allontanarsi a passi svelti. Distolsi un po’ a fatica lo sguardo dal punto dove prima stava lei e posai lo sguardo sul tavolo. Aveva dimenticato il suo libro. Poco male, gliel’avrei restituito il giorno dopo. Ritornai a letto. Mi sentivo stranamente euforico. *È stato solo un momento di debolezza. Non succederà più. Ti è sembrata diversa, è vero, ma è sempre lei. Non dimenticarlo, Remus. Non succederà più* Ma chissà perché non ne ero poi così convinto.
  
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