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Autore: Ulissae    28/02/2010    6 recensioni
Fanfiction classificatasi seconda al contest "crazy christmas prompts" indetto da emogirl in pink.
[one shot CharlieXSue; ambientata due anni dopo BD]
In quel momento, nel suo piccolo mondo, umido e fangoso, bello e caldo, Charlie era l'uomo più felice del mondo e di questo, perfino uno come lui, poteva esserne più che certo.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Charlie Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Esplicando la mente di una malata: che coppia. Mi ha procurato qualche grana, ma che coppia! Mi piace Charlie, ho cercato di renderlo il più possibile IC, idem Billy. Il titolo viene da una canzone, che mi ha ispirato in modo indiretto: guardando Scrubs ho sentito la canzoncina e ho fatto 2+2. Matematica a parte, spero sia degna di essere letta. Enjoy :D Per chi volesse sentirla, eccola qui I'm no superman

I'm not Superman
And I'm so okay!



Charlie guardò verso il basso, fissò intensamente gli stivali scuri, sporchi di fango. Aspettò che l'amico aprisse la porta e rimase fermo, poggiandosi con una spalla sullo stipite.
Il rumore ritmico della pioggia non faceva che innervosirlo, infilò una mano in tasca e iniziò a giocherellare con la piccola scatolina di velluto.
Billy alzò un sopracciglio, scrutandolo. Fece fare un giro alla sedia a rotelle e inchiodò con lo sguardo il poliziotto.
-Allora, cosa intendi fare?- domandò, sembrava un mastino. Gli occhi ridotti a due fessure e le sopracciglia unite in un'espressione severa.
Charlie balbettò qualcosa, grattandosi inebetito la testa.
-Se non fossi qui,- indicò irritato la sedia a rotelle - ti prenderei a calci nel sedere fino a casa sua- borbottò l'altro, voltandosi per entrare. Diede due energiche spinte alle ruote e varcò l'entrata, si girò un attimo, per fulminarlo.
-Sono due anni, amico. Direi di darsi una svegliata- concluse poi, chiudendosi la porta dietro.
Charlie, ormai abituato agli sbalzi di umore di Billy, dovuti soprattutto al ragazzo di Rachel, rimase fermo ad osservare il legno scrostato davanti a lui.
Doveva farlo. Proprio, ma proprio farlo.
Peccato che non ci riusciva.
Sospirò, uscendo sotto la pioggia e infilandosi in macchina, per i pochi metri che lo separavano da casa Clearwater. L'anello era al sicuro nella sua tasca e, per i suoi standard, ci sarebbe rimasto in eterno.
Con il coraggio, inesistente, che si ritrovava, lui, a Sue, non avrebbe mai proposto il fattaccio.
Figurarsi. Figli adulti, che non si sopportavano -Leah non aveva mai visto di buon occhio Bella-, vite già tracciate, il perenne senso di colpa che lo schiacciava al pensiero di Harry.
No. Figurarsi.
La faceva facile Billy, era vedovo e tanti saluti.
Spense il motore e scese, percorrendo veloce il vialetto, più simile ad una palude che ad altro.
Suonò il campanello e aspettò pazientemente che aprissero.
Seth, con il suo sorriso perenne in faccia, spalancò la porta. Aveva le scarpe ed era pronto ad uscire.
 Dopo il pranzo di Natale c'era stato il fuggi fuggi: chi andava ad un ipotetico e alquanto misterioso lavoro, chi faceva il giro dei saluti dai parenti, chi, come Seth, era pronto ad attraversare il Canada per arrivare a Denali e augurare un buon Natale a dei vampiri.
Charlie ebbe un brivido al pensiero. Nonostante le provasse di tutte per eliminare quel minuscolo particolare, ritornava sempre a galla.
Entrò e fu investito dal calore della casa.
Non poteva farci niente, era sempre così. Quella piccola abitazione, nel mezzo di una riserva umida e grigia, era il suo posto speciale.
Inspirò l'aria, ancora intrisa di sapori forti e deliziosi, e seguì il canticchiare allegro che invadeva tutto.
Sorrise, guardando da dietro la figura di Sue, intenta a fare i piatti.
Era piccolina, rotondetta. I capelli corti, appena sotto il mento, lisci erano scompigliati dalle fatiche casalinghe. Le maniche del maglione buono, quello delle grandi occasioni, erano arrotolate fino ai gomiti.
-Mi meraviglio che tu e Bill ancora vi possiate muovere- scherzò, senza voltarsi.
Charlie camminò piano, impacciato, rischiando di urtare le pile di stoviglie sporche che giacevano sul ripiano. Si sedette, trattenendo un sospiro di sollievo ed uno di soddisfazione: era riuscito ad evitare un'ecatombe di stoviglie.
-Senti chi parla: non dormi da giorni per questo pranzo!- ridacchiò lui, cercando di guadagnare tempo.
Sapeva, infatti, che se non avesse sfruttato quel momento, con loro due soli in casa, la proposta si sarebbe protratta nei secoli dei secoli.
-E mi sembra che tu abbia gradito, no?- rise, voltandosi, mentre si asciugava le mani su uno straccio.
Charlie allungò una mano, rapendo un omino di marzapane e staccandone la testa con un morso.
Masticò lentamente, mentre continuava a giocherellare con l'anello e la sua confezione.
Probabilmente il velluto si era eroso.
Non rispose, sorrise, con le briciole ancora tra i denti.
Un uomo single è l'animale meno civilizzato che esista al mondo.
-Direi di sì- rise lei, sedendosi di fronte e spostandosi la frangetta disordinata.
 -Abbaftanfa- assentì, deglutendo e tornando ad uno stato semi-umano.
Si guardarono un attimo negli occhi.
Sue era abituata a quei silenzi, con un uomo come Charlie erano pane quotidiano, perciò rimase ferma, sorridendo.
-Cosa stai pensando?- domandò, sistemando i rimanenti biscotti sul vassoio.
-Niente- bofonchiò lui, mutilando ulteriormente il marzapane.
La donna sorrise tra sé, si alzò e ritornò a sistemare quel campo minato che era la cucina.
L'uomo sospirò, forse quello era stato il momento adatto ed ora ne avrebbe dovuti aspettare altri mille, prima di ritrovarne uno similmente utile.
Continuava a canticchiare, Sue, infilando gli avambracci nell'acqua schiumosa.
Se c'era qualcosa che Charlie aveva imparato nella polizia era che non bisognava mai prendere un ladro guardandolo in faccia: avrebbe potuto sempre spararvi contro.
Meglio le spalle. Decisamente meglio.
Posò lesto il pacchetto stropicciato sul tavolo di legno e attese che si voltasse.
Avrebbe solo dovuto sorridere e annuire. Magnifico.
Passarono ben cinque minuti prima che Sue finisse di scrostare la teglia con la quale aveva cucinato il tacchino e si decidesse a voltarsi. Quando lo fece non notò la scatolina, anzi, la superò come niente fosse e riprese a mettere in ordine i piatti nella credenza.
Un bravo poliziotto sa attendere, si consolò Charlie.
Altri sette minuti, come suggeriva l'orologio, passarono prima che lei notasse il piccolo oggetto sul tavolo.
Era perfettamente al centro, il tessuto che lo foderava era sporco di briciole, veramente poco elegante.
Spalancò gli occhi, stupita, si sedette, sicuramente le cederono le gambe, e prese tra le mani il piccolo oggetto.
-Non è niente di che, Sue, veramente. È solo un regalo di Natale- borbottò Charlie.
Seconda regola: sminuire.
Se si sminuisce qualcosa la gente non sarà interessata, non ci presterà attenzione e tu potrai facilmente aggirare molto problemi.
Semplice, no?
Per cui era logico e consequenziale che provasse a sminuire il regalo.
-Un diamante... - da brava donna quale era, infatti, aveva già aperto il suo “regalo” e lo fissava affascinata – lo chiami niente?- balbettò.
Lui sospirò, affranto; impacciato come non mai si inginocchiò. Urtò il vassoio e fece cadere tutti i biscotti, trattenne un'imprecazione e cercò di rimanere calmo.
-Sei rosso- commentò ridendo Sue, aveva due lacrime sottili a solcarle il volto.
-Sono imbarazzato- mugugnò, scostando lo sguardo.
Prese fiato, profondamente, chiuse gli occhi per un attimo e li riaprì, fissandola.
Un sorriso leggero gli solcò il volto.
-Bhè... sai come si dice in queste occasioni...-
Lei scoppiò a ridere, notando il suo impaccio. Annuì, con forza, si mise l'anello e sorrise.
-Sai come si risponde in queste occasioni, no?-
-Mi spiace, non vedo telenovelas, sono fedele allo sport- commentò lui, sarcastico.
 Sue si chinò in avanti, abbracciandolo. Lo strinse, più forte che poté, mentre, con leggerezza, continuava a sussurrare una sola e semplice parola: -Sì-

Il giorno dopo, la normalità continuò a scorrere; solo con un pizzico di novità: un matrimonio da preparare.
-Ce l'hai fatta, amico- ridacchiò Billy, bevendo lentamente un sorso di birra davanti alla tv.
-Nh...- commentò annoiato Charlie.
-Di la verità- ridacchiò -avevi paura dei miei calci, eh?-
Rimase zitto, a fissarlo, per scoppiare poi in una fragorosa risata.
In quel momento, nel suo piccolo mondo, umido e fangoso, bello e caldo, Charlie era l'uomo più felice del mondo e di questo, perfino uno come lui, poteva esserne più che certo.




Angolo autrice:
Adoro Billy e Charlie -w-, sì, lo so che questa una CharlieXSue, ma io adoro Billy XD
Detta questa stupidaggine passo a dire due cosine, la storia partecipa al contest crazy christmas prompts, piazzandosi seconda.
Vi lascio qui di seguito i risultati :)
Sperando in un commento,


Seconda Classificata:Ulissae 
Giudizio: 
- Ortografia e grammatica 8.5/10 
Ho spulciato ogni frase, ogni parola ed ogni lettera ed ho trovato un solo errore di battitura e solo qualche virgola in più. Per il resto, molto buono! 
- Impressione a primo impatto 4.5/5 
La prima volta che l’ho letta, per farmi un’idea, l’ho trovata molto ben scritta e trasmette quello che provano i personaggi. 
- Attinenza al Prompt 20/20 
E’ molto attinente al prompt, anche se non ci gira continuamente attorno. Fa la sua presenza lieve, ma significante in mezzo alla fic. Complimenti! 
- Forma e stile 5/5 
Scritta bene, scorrevole e nonostante sia ricca di contenuti rimane leggera. Complimenti, non è cosa semplice da fare! 
- Originalità 8.5/10 
Non è una cosa mai vista, anzi, è piuttosto scontata. La vera originalità di questa fic è che hai descritto un momento unico(nella maggior parte dei casi) in modo realistico, con l’imbarazzo e la felicità di quel momento. Persino il velluto consumato dà il suo tocco! Complimenti, davvero! 
Totale: 46.5/50 

   
 
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