Non in servizio

Castle cambiò posizione per l’ennesima volta; di solito gli appostamenti con Beckett non erano nulla di che, tranne quando lui voleva partecipare all’azione e iniziavano una discussione infinita.

«Perché non possiamo mangiare?» chiese all’improvviso, stanco di dover stare in quell’auto senza fare nulla, solo stando a guardare un edificio che non cambiava il proprio aspetto solo osservandolo.

«Perché non prevediamo il futuro e non possiamo sapere quando succederà qualcosa e cibo e bibite ci intralcerebbero se dovessimo muoverci», rispose stanca Beckett non guardando il suo “compagno”.

Castle sbuffò guardandosi attorno: circondati com’erano da ristoranti, caffetterie e baracchini degli hot-dog era dura non avere fame.

«Resisti...», iniziò Beckett lanciando un fugace sguardo a Castle, ma fu distratta da qualcosa fuori dal finestrino del lato passeggero.

Castle seguì lo sguardo della detective e sorrise vedendo finalmente i rinforzi per il proprio stomaco. Abbassò il finestrino e salutò il fattorino: «Per fortuna sei arrivato, non ce la facevo più».

«Sono dieci dollari», disse l’altro porgendogli il sacchetto che emanava un invitante profumo. Castle prese i soldi, li passò al ragazzo e lo ringraziò prima di richiudere il finestrino.

«Cosa c’è?» chiese dopo un po’, notando che Beckett non gli toglieva gli occhi di dosso scandalizzata.

«Castle, mi sembrava di essere stata chiara quando ti ho detto che oggi probabilmente non avresti potuto mangiare perché c’era un appostamento e non sapevo quanto sarebbe durato», rispose la detective adirata.

Castle, per tutta risposta, le porse un bicchiere di milk-shake: «Rilassati, goditi l’appostamento e questo pranzetto. E poi perché avrei dovuto digiunare quando qui di sicuro faremo notte?»

Beckett lo guardò ancora per qualche istante prima di arrendersi e afferrare il bicchiere scuotendo il capo leggermente.