Videogiochi > Ace Attorney
Segui la storia  |       
Autore: Roxas93    01/03/2010    5 recensioni
Ambientata dopo gli eventi di Gyakuten Saiban 4 (Apollo Justice: Ace Attorney) in cui Phoenix si ritroverà a fare di nuovo i conti con alcune delle sue vecchie conoscenze.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Maya Fey, Pearl Fey, Phoenix Wright, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

27 febbraio 2027 – 10:30. Agenzia Vattelapesca Wright.
Come al solito regnava il caos più totale, oggetti sparsi ovunque e disordine regnante. Phoenix era uscito per delle commissioni, Trucy si esercitava per la sua prossima esibizione da prestigiatrice e Apollo fingeva di leggere alcuni tomi di diritto. Insomma, una giornata come lo erano state le precedenti.
Era già qualche mese che non gli si era presentato alcun cliente ed effettivamente non c’era molto da fare. Ormai si era sistemato bene insieme a Trucy e Phoenix, di certo non avrebbe mai immaginato di trovare una vera famiglia durante gli eventi trascorsi l’anno passato: sua madre e sua sorella (sorellastra in realtà, ma a nessuno piaceva usare quel termine).
Pare che ora Phoenix volesse riottenere il suo distintivo di avvocato, visto che di recente aveva riesumato alcuni vecchi volumi di legge che appartenevano originariamente al suo misterioso mentore. A dirla tutta, lo stesso Phoenix era un mistero, oltre al suo ultimo caso sapeva poco altro, almeno nel dettaglio, della sua carriera. Persino Trucy ne sapeva più o meno quanto lui, diceva che le bastava avere un papà che stesse con lei nel presente, ma in fondo anche lei era innegabilmente curiosa. Ogni tanto capitava di imbattersi sull’argomento, anche solo per pura casualità. Proprio poche sere fa, mentre Apollo e Trucy stavano mangiando al chiosco del signor Eldoon, quest’ultimo aveva commentato: «Sai, Trucy-bella, mi ricordi molto l’assistente di tuo padre, quando era ancora un avvocato». Beh, doveva essere davvero un pozzo senza fondo quell’assistente allora.
«Li vedevo spesso quando c’era ancora il mio vecchio a dirigere questa baracca» aggiunse.
«Sì, mio papà mi aveva accennato che ci portava spesso la sua vecchia assistente per trascorrere delle serate tranquille… o almeno così ha detto a me, poi chissà cos’altro combinavano!» aveva risposto Trucy. Era incorreggibile. Ma d’altro canto, lo stesso Apollo, quando tornava in ballo il passato del signor Wright, ci ficcava lo zampino per scoprire qualcosa di più.
«Come si chiamava?» aveva chiesto lì per lì. Come se da un nome avrebbe potuto capirci qualcosa di più.
«Sai, a dire il vero non me lo ricordo chiaramente, era qualcosa del tipo “Miyu Flight” o simile, ma ti assicuro che era un soggetto tutto particolare… strano che non ve ne abbia mai parlato, si vedevano insieme piuttosto spesso».
«Forse perché è fortemente correlato con la sua vecchia carriera di avvocato, sulla quale svicola sempre con i suoi soliti giochetti di parole» continuava ad azzardare Apollo.
«Fortemente correlato?! Ma come parli, Polly?» si era messa a prenderlo in giro Trucy, rovinandogli l’occasione di poter andare più a fondo nell’argomento. Cavolo, certe volte avrebbe voluto letteralmente metterle un tappo in bocca alla sua sorellina.
Non sapeva però che le risposte si sarebbero avvicinate proprio quella mattina poco entusiasmante. Si presentò infatti allo studio una ragazzina dai capelli castano chiaro con una strana acconciatura, uno strano abbigliamento e una strana collana con oggetto a forma di “9”. Per farla breve, una ragazza strana, che doveva avere suppergiù la stessa età di Trucy.
«Scusate…» sussurrò. Sembrava molto timida.
«Ciao!» divampò Trucy con un entusiasmo esplosivo. «Sei la benvenuta nell’Agenzia Vattelapesca Wright!»
La povera ragazza, piuttosto spaesata, si guardò un po’ attorno: «Oh… questo non è lo Studio Legale Wright & Co.?»
«Lo era fino a circa otto anni fa» sopraggiunse Apollo. «In seguito a un’intricata serie di circostanze siamo diventati quello che vede ora. Ma non è un problema, l’anno scorso siamo tornati a difendere, se ha bisogno di un avvocato, ce l’ha davanti, il mio nome è Apollo Justice».
Per conoscere la precedente occupazione doveva essere una conoscente di lunga data di Phoenix, che però non gli faceva visita da parecchio tempo visto che non era molto aggiornata riguardo gli ultimi anni. In ogni caso, finalmente gli si era presentata una nuova possibile cliente e non poteva lasciarsi sfuggire l’occasione.
«Veramente io avrei bisogno di parlare con il signor Phoenix Wright, se non vi dispiace» rispose infine.
«Il problema è che mio papà non è più un avvocato difensore, ma non devi preoccuparti, Polly qui è all’altezza della situazione!» accorse Trucy in aiuto.
«Chi è tuo padre?!» sobbalzò all’improvviso ragazza misteriosa. Sul suo volto si tinsero espressioni che raffiguravano un misto di panico e ira, pareva un’altra persona.
«È Phoenix Wright, io sono sua figlia, Trucy Wright, c’è per caso qualche problema?» chiese Trucy preoccupata.
«Qualche problema?! TU SEI UN PROBLEMA!!!» esplose la tipa, che ora pareva indemoniata.
Non l’avesse mai detto! Si scaraventò addosso a Trucy cercando quasi di strozzarla e dovette intervenire Apollo per levargliela di torno. Ma non bastò, ovviamente. Una volta mollata la presa dal collo di Trucy, diede un calcione al piatto di spaghetti di plastica facendolo volare a terra.
Trucy che stava riprendendo il fiato disse: «Ehi, quello me l’ha regalato mio papà!»
Ancora peggio! Come se sputasse fuoco e fiamme dalla gola si mise a urlare: «Signor Nick! Come ha potuto tradire la MISTICA MAYA!!!»
«Satana, esci da questo corpo!» urlò Apollo ormai in preda alla disperazione.
Dopodiché, quasi piangendo, buttando fuori tutto il nervosismo che aveva accumulato, la ragazza assatanata uscì sbattendo la porta.
Trucy e Apollo si fissarono per qualche minuto, finché il giovane avvocato non ruppe il silenzio: «Caspita, va tutto bene?»
«Sì, tranquillo, non mi ha davvero strozzata, mi ha solo messo le mani addosso senza combinare niente…» rispose piuttosto pacata. «Ah, ma se la ribecco! Gliela farei vedere io! Me la sarei sicuramente cavata anche senza il tuo aiuto se non mi avesse preso alla sprovvista, in effetti».
«Ehi, bel ringraziamento!»
«Scherzavo, ah ah! Volevo vedere se facevi il tuo solito faccino offeso» gli fece l’occhiolino Trucy che a quanto pare si era già rimessa totalmente in sesto. Il piatto di spaghetti tornò al suo posto, fortunatamente ancora intatto, mentre per le scartoffie che erano volate via durante la “bufera” ci sarebbe voluto un po’ più di tempo.
«Ma chi diamine era quella matta? Ne hai un’idea?» domandò Apollo mentre metteva a posto.
«Cosa vuoi che ne sappia io?» gli rigirò la domanda.
«Beh, sembrava conoscere tuo padre e magari poteva esserti venuto in mente qualcosa. Comunque potresti anche darmi una mano a riordinare tutti questi fogli sparsi».
Ad un tratto sul volto di Trucy comparve un’espressione che ad Apollo non piacque affatto, anzi: non preannunciava nulla di buono.
«Senti, Polly! Che ne dici di pedinarla?» propose con un sorrisone smagliante sulle labbra.
«Intendi dire la pazza indemoniata?! Ma non ci penso nemmeno! E poi ormai avrà levato le tende da un pezzo, no?»
«Oh avanti, Polly! Che ti costa in fondo?» riprese con un fare capriccioso.
«Mi costa la mia vita! Ma hai visto che soggetto era?» ribadì con terrore. «Stai certa però che chiederemo spiegazioni a tuo padre, non intendo mettere di nuovo a rischio la nostra incolumità!»
«Sai, ora che ci penso ho notato una cosa… aspettami qui».
Trucy uscì dalla stanza alla ricerca di qualcosa, rovistando tra gli effetti di suo padre. Chissà cosa le era venuto in mente. Ma soprattutto cosa voleva quel demonio da Phoenix? Dovevano sicuramente metterlo in guardia prima che divenisse la vittima di un omicidio, del quale magari Apollo si sarebbe persino trovato a difendere il principale indiziato, visto che nell’ambito degli assassini era come una calamita. Tutti i suoi casi avevano trattato di omicidio fino a quel momento, perlomeno era allenato. Fu riportato bruscamente alla realtà da Trucy: «Uffa, non la trovo! Ma c’era da aspettarselo…»
«Mi hai fatto prendere un colpo… comunque di cosa stai parlando?»
«Papà tiene sempre con sé una pietra a forma di “goccia bucata”, anche se non so a cosa serva di preciso».
«… e quindi?»
«Ma devo proprio spiegarti tutto! Quella ragazza ne portava una identica al collo… l’unica differenza è che quella di mio papà è verde e la sua mi è sembrato fosse azzurra, però non penso c’entri molto».
«Uhm, forse si tratta di una coincidenza…» ipotizzò Apollo.
«Mi sembra molto strano, senza contare che probabilmente conosceva papà…»
Non giunsero a ulteriori conclusioni e una volta rimesse a posto le scartoffie tornarono a fare ognuno ciò che stavano facendo prima. Ogni tanto lanciavano un’occhiata alla porta, come se la matta potesse rispuntare da un momento all’altro, cosa che, pensò Apollo, non era poi così remota dalla realtà. Eppure doveva esserci una spiegazione per quella scenata che aveva messo su. Aveva cominciato quando Trucy aveva dichiarato di essere la figlia di Phoenix, per poi accusare il “signor Nick” di aver tradito la “mistica Maya”. Ma chi sono il “signor Nick” e la “mistica Maya”? Bah, probabilmente erano solo i deliri di una pazza, magari il giorno dopo si sarebbero già dimenticati tutto. Ripensandoci era inutile continuare a rimuginarci sopra, piuttosto era il caso di farla finita di leggere sempre la stessa riga di quel maledetto tomo di diritto e voltare pagina una volta per tutte, iniziando magari a leggere veramente. Passarono circa tre quarti d’ora prima che Phoenix facesse ritorno. Apparendo com’era in quel periodo, era difficile credere che un tempo fosse uno dei più noti avvocati difensori. Ogni tanto Apollo si chiedeva se le cose sarebbero andate diversamente anche per lui stesso se non fosse stato per quel fantomatico processo di otto anni prima. Tuttavia, con i se e con i ma non si arrivava da nessuna parte, e quel che contava era il presente… cercando di rendere il futuro migliore possibile.
«Novità?» chiese Phoenix distrattamente senza nemmeno aspettarsi una risposta.
«Una vera bomba, papà!» esclamò Trucy.
«E in tutti i sensi direi…» aggiunse invece Apollo.
Phoenix li osservò con aria stranita: «Uh? Che è successo?»
«Potrei farle la stessa domanda, signor Wright» sopraggiunse Apollo. «Vede, oggi si è presentata qui una ragazzina piuttosto strana che chiedeva di lei…»
«Ma appena ha scoperto che ero tua figlia ha cercato quasi di strozzarmi» continuò Trucy.
«Sul serio? Ti ha fatto del male?» si preoccupò Phoenix.
«No, Apollo me l’ha levata di dosso, il fatto è che stava per distruggerci lo studio».
«Sembrava assatanata…»
«Ah, meno male che c’era anche Apollo…» sospirò Phoenix. «Sinceramente non ho la più pallida idea di chi potesse essere».
Ah perfetto, pensò Apollo, basta che non tenti di nuovi di ucciderci o distruggere tutto quanto piombando qui all’improvviso come una terrorista.
«Forse qualche sua vecchia conoscenza a cui non stava propriamente simpatico» ipotizzò Apollo.
«Ma se era una ragazza giovane come avete detto voi lo escluderei. E in ogni caso, non vedo perché se la debba prendere con Trucy» spiegò il suo mentore.
«Però una cosa l’ho notata, papà» e Trucy gli fece luce su quella pietra a forma di “goccia bucata” che indossava la pazza. Phoenix rimase sorpreso da quell’ultima affermazione, e chiese ulteriori informazioni.
«Uhm, hai detto che ha reagito violentemente quando le hai detto di essere mia figlia?»
«Esatto, ma la prossima volta la concio per le feste, parola d’onore!»
«Eh eh…» iniziò a sogghignare Phoenix. «Allora forse ho un’idea sulla sua vera identità».
«Ha detto anche che il signor Nick ha tradito la mistica Maya, credo, prima di andarsene» buttò lì velocemente Apollo in preda ormai alla sua solita curiosità.
Phoenix chinò il capo facendo un lungo respiro, come se quei nomi fossero stati una bella botta per lui. Apollo si chiese se avesse fatto bene ad aggiungere quel dettaglio così come se nulla fosse… ma in fondo lui che ne sapeva? Forse erano solo delle paranoie inutili prive di fondamento, eppure qualcosa dentro Phoenix si era mosso.
«Papà, va tutto bene?» chiese Trucy col labbro tremulo.
Phoenix tornò su questo mondo: «Ah ah, certo! Non badare a me, mi ero soltanto perso nei ricordi…»
«Bene! Allora adesso puoi dirci chi era!» colse l’occasione Trucy. Ovvio, era tutta una tattica.
«Sei curiosa, eh? Non preoccuparti, se ha bisogno di me si farà di nuovo viva, dopotutto sa dove trovarmi».
«Temo sia proprio questo il problema, signor Wright, se torna questa ci fa fuori tutti!»
«Tranquillo, non hai nulla da temere, se la conosco bene ora si starà già sentendo in colpa» e detto questo si ritirò alle sue faccende.
E se invece non la conoscesse bene?, pensò Apollo. Il suo mentore era davvero un tipo strano, sicuramente era inutile insistere sull’identità dell’assatanata, avrebbe svicolato come al solito: se voleva dirglielo, l’avrebbe fatto qualche istante prima. Anche Trucy era rimasta con l’amaro in bocca, ma non aveva intenzione di arrendersi. In effetti aveva tentato di strozzarla, il diritto di sapere chi fosse ce l’aveva almeno lei… Ecco perché non dava il minimo segno di cedimento.
«Polly dobbiamo indagare» gli dichiarò a un certo punto.
«E da dove vorresti iniziare?» chiese, in fondo Apollo sperava che lo dicesse.
«Finora l’unico collegamento che abbiamo fra lei e mio padre sono quella pietra e la “mistica Maya”… cominceremo da lì».
«Se è per questo dimentichi il “signor Nick”».
«Uhm, no sono quasi sicura che si tratti di papà, ricordo benissimo che durante i primi tempi passati insieme mi diceva sempre che se non me la sentivo di chiamarlo “papà” potevo chiamarlo “Nick”… anche se non so da dove derivi esattamente quel soprannome, non ho mai sentito nessuno chiamarlo così, almeno quando c’ero io» ragionò Trucy.
«Oh, capisco… quindi tuo padre avrebbe tradito la “mistica Maya”? Che razza di nome…»
«Polly, ho voglia di noodle» mise il broncio la giovane maga.
«Trucy, ma cosa c’entra adesso?» domandò Apollo esasperato.
«C’entra che ora andiamo a farci una bella scorpacciata!» urlò con il fuoco negli occhi.
Come al solito, Apollo rinunciò a capirla, ma non poteva negare che gli facesse un piacere immenso accontentare la sua cara sorellina pestifera.

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Ace Attorney / Vai alla pagina dell'autore: Roxas93