Storie originali > Generale
Ricorda la storia  |      
Autore: nous    01/03/2010    2 recensioni
C’è una strada che non ti porta da nessuna parte.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
road to nowhere

Road to Nowhere

 C’è una strada che non ti porta da nessuna parte. Percorrendola non troverai una fine se non dove sceglierai di porla. Arrivato a quel punto, potresti essere giunto alla tua meta. I passi si interromperanno e si potrà contemplare la polvere sui tuoi piedi. In ogni granello di terra e polline, che ti sei trascinato, si ritroveranno vecchi compagni di viaggio, luoghi,  esperienze vissute. Una madre che ti saluta dalla finestra vedendoti sparire all’orizzonte, un bagno al fiume invece di essere andati a scuola, una corsa disperata e folle tra le spighe, una birra prima di lasciarsi, una lacrima per chi non c’è più. In tutta la polvere raccolta distrattamente dal viaggio, si delineerà quello che è stato e che sempre così sarà. L’eco di quegli eventi tornerà a tempestare i sogni. Una preghiera nel bosco, una canzone al vento, i piedi nudi sulla erba nuova, la prima neve che ti bagna il volto. Tutto si mischia e si perde nel tempo, abbandonando gli anni, unendosi in un unico eterno istante, che non ti lascerà mai. Nulla è perso e nulla hai abbandonato nel fango.

Le prime luci del giorno si riempiono di sospiri. La rugiada ha bagnato anche te, un viaggiatore stanco che si riposa sotto le fronde di una quercia. Ora che hai visto dove muore la strada, ti sei potuto concedere una notte di oblio. Per tutto il tuo errare, hai passato le notti ad illuminarti lo sguardo con le stelle. Hai attraversato la tempesta senza cercare riparo per non perdere di vista i tuoi passi, cercando una via per qualcosa che non c’era, o che c’è solo dentro di te. Ma il viaggio non è eterno. Per quanto sia bello, anche questo deve finire.

Probabilmente un giorno lontano ci siamo incontrati. Per qualche tempo avrai camminato affianco a me, sorridendo col giorno e meravigliandoci della quiete della sera. Nulla è per sempre e tu hai cambiato strada, o forse l’ho fatto io. Caro compagno di viaggio, se ora hai raggiunto la tua meta, cerca tra i tuoi ricordi qualcosa che parli anche di me. Dedica una vecchia ballata a me, che ancora cammino. Canta all’ombra di un grande albero, al calar del sole, quando tutto tace, così che il tuo omaggio possa raggiungermi. Io, inconsciamente, canterò per sempre anche per te. Continuerai a raccontare storie antiche con me e con il vento. Il ritmo dei miei passi sarà anche il tuo. Se il viaggia è finito da tempo, ciò che io porto di te continuerà a camminare, percorrendo questa strada ed accomulando polvere.

Di questo mio vagabondare non ne vedo la fine, forse non c’è, oppure sono troppo cieco per scorgerla. Non la vedo restringersi a sentiero, ma solo continuare sotto i miei piedi. Solo una lunga lingua bianca che scorre per me, portandomi chissà dove. Desidero trovare la meta e non sono abbastanza forte per  ostinarmi ad ottenerla. Vorrei tornare indietro, ripercorrendo questi miei passi a ritroso fino alla casa da cui sono partito. Ma non si può fare. Non si può rivivere quello che è stato se non nelle memoria. Questa strava va solo avanti e non c’è modo di fare inversione. Sarebbe bello schiacciare l’erba dei campi attorno a me sotto al mio peso, ma questa via si apre davanti a me e io non posso fare altro che percorrerla.

Amico mio, tu ti stai già riposando. Io devo ancora aspettare e continuare a camminare. Ho inzuppato i miei piedi nel fango, da cui sono usciti pronti per la terra rossa dei giorni in cui per la prima volta mi sono sentito uomo. Senza volerlo ora percorro questa lunga e vuota strada, bianca e polverosa. Sono sporco di fango secco, terra rossa e di quel bianco talco della breccia. Forse non sono sporco abbastanza per riposarmi. Ho visto compagni fermarsi a sognare sulla melma fresca. C’è ci si è assopito all’ombra di un cespuglio di rose cresciuto sul margine della strada rossa. Ed io sono passato accanto ad ognuno di loro, senza accorgermi di essergli incredibilmente lontano. Non ho meta. Forse girando attorno, un giorno, mi sdraierò sul prato davanti a quella grande casa dove ho imparato a camminare. Sarà cambiato e non la riconoscerò. Sarò cambiato e non la riconoscerò. I miei piedi sono cresciuti e la mia falcata ha coperto distanze sempre maggiori. L’enormità di quel luogo forse è paragonabile a quella di una mano.

Caro fratello, forse su quel prato ci rincontreremo nel mio sogno. Sarò felice di rivederti guadare il fiume con i calzoni corti. Allora ci si arrampicherà su un ulivo nel tentativo di toccare il cielo. Invidieremo gli uccelli, perché volando ci illudono di sfiorarlo. Quel giorno in cui ci rivedremo, capiremo che il cielo è stato sempre là. In tutto quello che è stato, lui c’era sempre, uguale e meravigliosamente irraggiungibile. Tenteremo di vedere il suo riflesso sui nostri piedi sporchi. Ci renderemo conto di non essere altro che polvere raccolta percorrendo una strada, che non porta da nessuna parte.

 

 

 










grazie
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: nous