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Autore: Lachesis_    02/03/2010    3 recensioni
“Il dolore infierisce proprio là dove si accorge che non è sopportato con fermezza.” Così diceva William Shakespeare. Aveva ragione, il dolore va combattuto, ma non tutti sono abbastanza forti per farlo. E a volte cedere e abbandonarsi alla sofferenza è molto più semplice, molto meno doloroso, paradossalmente. In questa flash non c'è un passato, non c'è un futuro. E' solo un frammento di specchio che riflette il presente.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Mirror Slivers

Guardava l’aria immobile attraverso il vetro gelido. Tutto era incolore, fuori. Tutto era assenza, dentro di lei. Le valigie, vuote e spalancate sul letto, due pozzi neri che la chiamavano con la loro voce instancabile, inumana. Una lacrima sul viso, una scia salata, unica traccia visibile di quel vuoto. Una voragine spalancata, un taglio mai rimarginato.
Era luce, era armonia, era un canto fiero e gioioso, prima. Adesso era vuoto, solo il vuoto. Era il contrario di se stessa, un pezzo superfluo del puzzle. Un guscio senz’anima, un corpo senza vita.
Cos’era il dolore, se non quella sensazione di stordimento, quel sentirsi estranea a se stessa?
Non aveva una motivazione, non aveva un futuro; era un’esistenza vuota, nemmeno degna di quel nome.
Un frammento di presente senza niente a cui stringersi, una scheggia fuori dal tempo. Esclusa, respinta, inutile. Stanca della vita, ora che non ne aveva più una.
La scatola dei sonniferi sembrava luccicare nell’aria densa della stanza, una promessa di salvezza. Riposo, riposo dall’agonia, da quel vuoto incolore che la tormentava.
Sembrava dormisse davvero, finalmente un sorriso rilassato e soddisfatto sul volto distrutto, un braccio allungato come a voler afferrare un’ultima parvenza di felicità L’espressione serena riflessa nell’acqua rovesciata; uno specchio eterno della debolezza o della forza?

Il dolore infierisce proprio là dove si accorge che non è sopportato con fermezza.

 

Note.

Bene, un’altra scheggia di follia, a quanto pare. Che cos’è? Non chiedetemelo, non ne ho idea. L’ho scritta durante matematica, mentre la prof spiegava le moltiplicazioni con i radicando (…i?) di indice diverso, quindi comprendete questo piccolo delirio.
Ebbene sì, la ragazza muore. Perché si è suicidata? Sinceramente non lo so. Inizialmente finiva bene, ma era così banale… e poi non posso scrivere sempre cosi a lieto fine, no? Una volta ogni tanto qualcosa che lascia con l’amaro in bocca fa anche bene.
Bene, direi che ho proprio finito. Alla prossima. (:

 

  
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