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Autore: swan87    03/03/2010    6 recensioni
Fan fiction Seconda classificata al contest "Spuntino di mezzanotte" indetto da aliceundralandi. “La notte porta consiglio” è un vecchio detto e Mike, aiutato da una scatola di biscotti, tenta di trovare la soluzione al suo problema principale: “perché Bella Swan non mi vuole?”
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Isabella Swan, Mike Newton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pensieri e biscotti

Questa fiction si è classificata seconda al contest "Spuntino di mezzanotte" indetto da aliceundralandi. Il protagonista è il caro Mike Newton che tenta di risolvere un dilemma: perché Isabella Swan non vuole uscire cone me? Cosa c'è di sbagliato in me?
Tante cose mi verrebbe da dire, soprattutto se il paragone viene effettuato con Edward Cullen... 
Ecco come Mike cerca di risolvere il dilemma, aiutato da una scatola di biscotti! Buona lettura!

PENSIERI E BISCOTTI

“Oh Mike, non dovevi disturbarti” disse lei guardandomi con i suoi grandi occhi color cioccolato.

“È solo un pensiero, non preoccuparti!” avevo risposto con un’alzata di spalle per sminuire la cosa.

“Ma no, è bellissimo” rimirava al suo polso il braccialetto d’argento con tanti ciondoli a forma di cuore che le avevo appena regalato e mi sorrideva.

D’improvviso mi fissò negli occhi e sentii il rossore avvampare nelle mie guancie.

“Vorrei proprio ringraziarti a dovere” e fece un passo verso di me. La mia agitazione cresceva e il cuore mi batteva forte. La vidi pararsi davanti a me, mi mise le braccia attorno al collo. Oh sì, era una vita che stavo aspettando questo momento. Chiuse gli occhi e la vidi inclinare leggermente la testa da un lato ed avvicinare le sue bellissime labbra alle mie piano, piano… “Ti amo” sussurrò.

Aprii gli occhi. Oh no! NO NO NO! Quante volte mi ero immaginato quel momento? Quante centinaia di volte ero andato a dormire pensando e ripensando a lei nella speranza di poterla sognare?! E adesso che ero giunto ad un passo dalla realizzazione di una delle mie fantasie, tutto si era interrotto di colpo. Non era giusto.

Guardai l’ora nel display giallo della mia sveglia. Le due e mezza, l’ora giusta per sognare, non per svegliarsi. Fuori il vento soffiava forte frustando i poveri alberi spogli e la pioggia scendeva incessante da due giorni ormai.

Dovevo alzarmi e fare qualcosa. Il mio stomaco si dichiarò in accordo con me ruggendo incontrollabile. Avevo mangiato poco quella sera e adesso la mia pancia si trovava inesorabilmente vuota. Se ci fosse stato un microfono al suo interno si sarebbe sentito anche l’eco, ci avrei potuto scommettere. La stupida fissazione della dieta per perdere un paio di chili, nella vana speranza di piacerle di più. Frutta e verdura a volontà. Bella soddisfazione un’insalata scondita per cena…

Fissai il soffitto buio della mia stanza per qualche altro secondo. Dopo aver sbuffato, mi girai su un fianco e facendo leva sul braccio mi misi a sedere sul bordo del letto. Misi il primo piede sul pavimento e lo ritrassi automaticamente dopo il contatto con il freddo gelido delle piastrelle. Con attenzione e usando solo la punta delle dita cercai le ciabatte e me le infilai. Il brontolio della pancia mi motivò a scendere dal letto.

Feci le scale piano e in silenzio, evitando accuratamente di accendere le luci. Mia madre si sarebbe immediatamente svegliata e avrebbe iniziato a bombardarmi di mille domande. “Che fai? Dove vai? Non stai bene? Perché sei sveglio? Ti senti la febbre? Hai mal di pancia? C’è qualche problema? Hai sentito un rumore? Ti porto il termometro? Hai preso freddo, eh? Sei agitato per l’interrogazione? Hai avuto un incubo?”. No, non credo che l’avrei sopportata.

Feci in modo di non mettere il piede sull’ultimo gradino scricchiolante e procedendo a tentoni nella casa buia arrivai in cucina. Cercai con una mano l’interruttore della luce e mi avviai verso il frigo. La scelta si rivelò ardua. Innanzitutto dovevo scegliere tra dolce e salato. Scelsi il dolce. La seconda scelta mi poneva tre alternative: latte, gelato o succo d’arancia. Optai per il latte che notoriamente ha proprietà rilassanti (e ne avevo bisogno dopo quel sogno!). Versai il contenuto del cartone in un bicchiere e lo appoggiai sul tavolo.

Ero sicuro che mia madre avesse fatto dei biscotti al cioccolato il giorno prima, ma non sapevo dove li avesse messi. Cercai di aprire tutte le ante con la maggiore delicatezza possibile, evitando di richiuderle di botto e sbirciai all’interno di ognuna. Aprendo una scatola di latta blu trovai i profumatissimi biscotti della mamma. Mmm, l’aroma di cioccolato metteva l’acquolina in bocca. E tanti saluti alla dieta.

Mi sedetti al tavolo a sgranocchiare un biscotto e ripensai al mio sogno. Proprio non riuscivo a farmene una ragione. Perché lei, così bella e speciale, era andata a sceglier il più strambo di tutta la scuola? Cosa aveva di così particolare? Certo, poteva essere anche bello, ma in quanto a simpatia…E poi l’aspetto! Sembrava uscito da una bara dell’Ottocento con quel pallore micidiale e quei vestiti che nemmeno mio nonno si metterebbe. Ogni tanto si presentava in felpa e ogni tanto in giacca e scarpe lucide. Valle a capire le donne e i loro gusti. Masticavo velocemente e guardavo fuori dalla finestra dove il vento sembrava essersi calmato un po’. Bevvi un sorso di latte e presi un altro biscotto dalla scatola.

E poi nemmeno si parlavano i primi tempi. Chi l’aveva accolta a braccia aperte? Io. Chi l’aveva fatta sentire come a casa sua? Io. Grazie, bella ricompensa. Forse è perché ha tanti soldi. Ecco, potrebbe essere una giustificazione. Ha tanti soldi e le fa dei regali costosi, così a lei fa comodo stare con lui. Oppure lui la paga perché lei finga che stiano assieme. Potrebbe essere, lui ha tanti problemi di socializzazione e ha deciso di pagare l’ultima arrivata perché si finga la sua ragazza. Bevvi un altro lungo sorso di latte convincendomi delle mie supposizioni. Mangiucchiavo biscotti in continuazione e rimuginavo cercando di dare un senso alle mie riflessioni. Perché Bella Swan non voleva stare con me? In fondo ero un bel ragazzo, biondo, alto e simpatico. Cosa non andava in me?

Guardai dentro la scatola e i biscotti erano diminuiti vertiginosamente. Li contai mentalmente. Non dovevo mangiarli tutti, sennò mia madre si sarebbe accorta dei miei spuntini notturni. Uno, due, tre, dieci. Ne potevo mangiare ancora uno. Scelsi la via più ovvia e chiusi la scatola in cerca di qualcos’altro. Inclinai il bicchiere per bere anche l’ultimo piccolo sorso di latte che era rimasto. Dopo aver richiuso con delicatezza l’anta cigolante dell’armadietto, pulii con una mano il tavolo della cucina per eliminare le prove evidenti del mio spuntino di mezzanotte.

Cercai nel freezer la vaschetta del gelato e recuperai un cucchiaio dal cassetto delle posate. Impaziente mi misi a scavare il gelato ghiacciato per assaporare il dolce gusto della panna. Ritornai ai miei pensieri osservando un gatto che si aggirava per strada. Come poteva lei sopportare anche la presenza dei fratelli di lui? Tutti così strani, pallidi e silenziosi. Non sembravano così simpatici, anzi avevano l’aria di essere tutti noiosi e secchioni con i loro abiti perfetti e le loro medie scolastiche più che ottime.

Un brivido mi corse giù per la schiena quando vidi un’ombra sfrecciare per la strada. Mi convinsi che era solamente il gatto e che il brivido era stato causato dal freddo del gelato. Anche il livello del gelato diminuiva e mi sentivo praticamente sazio. L’orologio segnava le tre e io soddisfatto del mio pasto fuori programma riposi la vaschetta nel freezer e sciacquai il cucchiaio ed il bicchiere nel lavandino. Prima di tornare a letto bevvi un lungo sorso di succo d’arancia. Adesso potevo proprio andare a dormire. Salii le scale con la solita circospezione e mi infilai svelto in camera, abbandonando le ciabatte ai piedi del letto e saltando nelle coperte ormai fredde. Mi girai e rigirai nel letto per scaldarlo e dopo pochi minuti fui colto da un violento mal di pancia: avevo esagerato con lo spuntino. Iniziai a lamentarmi per gli spasmi stringendo le mani sulla pancia dolente. Avevo mangiato e bevuto cose troppo fredde.

Quando finalmente riuscii ad addormentarmi il mio sogno bellissimo si era trasformato in un incubo: Bella Swan ed Edward Cullen mi rincorrevano per i corridoi del liceo in piena notte e io tentavo di sfuggire ai loro denti aguzzi ed ai loro occhi rossi. Si erano trasformati in mostri assetati di sangue ed avevo la netta sensazione che volessero fare di me il loro spuntino di mezzanotte!

Seconda Classificata: Swan87 con Pensieri e Biscotti

Grammatica e stile: 13.5 punti
Tema centrato: 8 punti
Originalità: 15 punti
Giudizio personale: 9 punti

Per un totale di 45.5
Il tuo elaborato è scorrevole. Anche nel tuo caso non ho riscontrato rilevanti errori grammaticali. Soltanto magari alcune imprecisioni ortografiche, ad esempio nella frase “Potrebbe essere, lui ha tanti problemi di socializzazione…” la virgola dovrebbe essere sostituita dai due punti, infatti a volte servono a chiarire il significato della proposizione che li precede. Credo infatti che il tuo intento fosse quello di spiegare la frase precedente a quella indicatati. Per quanto riguarda l’originalità, ti faccio i miei complimenti: non sono molte le storie che vedono come protagonista Mike Newton. Un personaggio a volte trascurato, visto come l’umano impiccione e fastidioso. In realtà lui è il “normale”, il belloccio di turno che avrebbe potuto avere successo se il mondo di Twilight fosse stato una sottospecie di mondo reale. Quindi è qui che intendo la tua originalità: l’aver trattato del ragazzo normale che aspira alla “sua” Bella, ignaro della natura del suo rivale, convinto di aver gareggiato con un suo pari. È possibile intuire una sottile linea ironica, soprattutto nell’“incubo” che chiude la storia. Sei riuscita a centrare il punto principale: lo spuntino doveva essere l’espediente per riflessioni notturne e tormentose. Il tuo stile è semplice adatto alle descrizioni. Il personaggio è il vero Mike Newton, curioso di scoprire cosa rende Edward Cullen più affascinante di lui. È stato un piacere leggere la tua storia. 


  
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