The Interview, Also Known As
“Operation Embarrass”
Arrivo al
‘Four Season’ con
ben dieci minuti di ritardo, mi precipito dentro, chiedo alla reception
dove si
trova la sala della rosa e, una volta individuata, entro come una furia
catturando il primo dipendente che trovo, è una ragazza.
"Salve, mi
servirebbe
un'informazione"
"Sì,
mi dica
pure"
"Sto
cercando una
persona è l'architetto Liam O'Connor"
"Sì
guardi, è seduto
ad un tavolo sulla sinistra, accanto ad una colonna"
"Mi scusi
ancora
signorina, può dirmi che aspetto ha" chiedo sentendomi un
po’ stupida, lei
sorride cortese.
"Certo,
guardi è un
bel ragazzo, alto, ben piazzato, bruno, occhi scuri"
"Lei mi ha
salvato la
vita grazie" le sorrido, lei ricambia e poi va via, io entro e mi
guardo
un po’ intorno, non c'è molta gente, ci sono un paio di
ragazzi castani, ma
dato che uno è in compagnia di una ragazza presumo che l'altro
sia la mia
intervista, è di spalle, mi avvicino frettolosamente, e mentre
ancora gli sono
dietro gli faccio la fatidica domanda.
"Mi scusi
lei è Liam
O'Connor?"
"Sì"
mi porto di
fronte a lui senza neanche guardarlo in faccia, sono imbarazzatissima,
è tanto
che non faccio interviste e oltretutto sono anche in ritardo.
"Ahh, mi
scusi molto
il ritardo, sono davvero mortificata"
"Ma sei
tu!"
cosa? Chi sono io? Questa voce mi è familiare, alzo lo sguardo e
chi vedo? Sì
proprio lui il tizio che mi ha salvato da una rovinosa caduta solo
mezz'ora fa!
"Oh salve,
sì lei mi
ha salvato da una caduta storica" mi siedo.
"Oh dammi
del tu, ma
scusa tu non sei troppo giovane per lavorare al ‘Times’?"
chissà perché mi
fanno tutti questa domanda.
"Più
o meno"
sorrido, magari così non noterà il mio imbarazzo, cavolo
solo a me succede che
in una città enorme come New York il tizio che mi ha salvato la
vita sia anche
la mia intervista!
"Allora tu
devi essere
Alyssa Roth, sai leggo tutti i tuoi articoli, mi piace come scrivi e le
tue
interviste, le ho sempre trovate divertentissime, ma come ti dicevo, ti
credevo
un po’ più vecchia" sorride, cavolo quant'è carino,
io divento bordeaux,
ne sono certa, quando sono in imbarazzo divento di un colore
indefinibile stile
l'allegro orto in rosso (pomodoro, peperone, peperoncino, ecc...).
"Grazie,
ma anche tu
sei molto giovane per essere un architetto di fama internazionale, se
non
sbaglio hai solo ventisei anni"
"No, non
sbagli e
grazie per il complimento, ma sai com'è io ho cominciato molto
presto ancora
all'università un famoso architetto mi ha preso sotto la sua ala
per così dire e
mi ha fatto muovere i primi passi in questo campo"
"Certo,
Ernesto
Scavo"
"Ah, ma
allora hai
fatto i compiti!" sorrido da ebete, credo che questa volta mia
asterrò
dall'esprimere giudizi personali su quest'intervista, credo che la buon
costume
non approverebbe i miei commenti decisamente vietati ai minori, sto per
rispondere quando gli squilla il telefono.
"Ah ciao,
no non
preoccuparti, cosa? Oh sì io non ho problemi, perfetto, allora a
stasera"
attacca e io continuo a guardarlo come un ebete, ma lui lo sa l'effetto
che fa
alle donne? Ma soprattutto lo sa il governo? Questo ragazzo potrebbe
essere
usato al posto delle armi, si fa entrare dentro una stanza e tutti
sarebbero
così concentrati a guardarlo che non si accorgerebbero neanche
di essere
ammanettati.
"Scusami
era un mio
vecchio amico, dovevamo pranzare insieme, ma ha rimandato a questa
sera"
perché me lo sta dicendo? Forse ha frainteso il mio sguardo da
merluzzo per uno
sguardo interrogativo, comunque, io sono qui per un'intervista
ricordiamocelo,
è ora di cominciare.
"Senti ti
va se
cominciamo, no perché ho circa una miliardo di domande da porti"
ride, beh
è un buon segno se ride, credo, ma forse lui pensa che io stia
scherzando,
strano perché mi hanno sempre detto che io non sembro il tipo
che lo fa e
infatti non scherzavo, solo negli ultimi cinque minuti mi sono venute
in mente
un centinaio di domande tipo sei impegnato? Che fai domani sera? Puoi
toglierti
la camicia? E cose di questo genere.
Ormai ho
perso
completamente la cognizione del tempo, per quanto ne so potrebbe essere
passato
un secolo da quando mi sono seduta qui, l'intervista è quasi
finita, mi fa male
la mascella da quanto ho riso e ho scoperto che quello che ho davanti
è l'uomo
perfetto, oltre al suo aspetto c'è molto di più, ed
è anche meglio, è
simpatico, intelligente, brillante, gentile, generoso e potrei metterci
una
vita ad elencare tutte le sue qualità ed inoltre ho scoperto che
è single, devo
essere sincera ho spacciato per una domanda dell'intervista una domanda
che mi
premeva a livello personale, ma andiamo, potevo fare di peggio!
Guardo
l'orologio, cavolo,
è già l'una e mezzo, credo che abbia altri impegni a
parte farsi tartassare di
domande da una giornalista impicciona, perciò gli faccio
l'ultima domanda.
"Ecco,
abbiamo
concluso"
"Davvero?
Ma che ore
sono, cavolo, non mi ero accorto fosse passato tanto tempo, forse
perché mi
stavo divertendo" e sorride, e io divento di nuovo cremisi, ma è
possibile
che non mi si possa fare neanche un mezzo complimento che io arrossisco?
"Beh
è stato un
piacere" dico cercando di fare la disinvolta.
"Lo
è stato anche per
me" rimango lì tipo idiota per circa mezzo minuto prima di
ricordarmi che
quello è un congedo e io devo andarmene, così mi alzo,
prendo le mie cose e
anche lui lo fa, mi giro e faccio per andarmene quando lui mi ferma.
"Ehm
Alyssa aspetta un
attimo" mi giro, sembra sul punto di chiedermi qualcosa, forse vuole
sapere quando uscirà l'intervista.
"Sì,
l'intervista
uscirà tra due settimane, se non fanno scherzi Venerdì"
lui sorride e
scuote quasi impercettibilmente la testa.
"Ti
ringrazio, e spero
di rivederti" ah le frasi di circostanza, le adoro.
"Anch'io
lo
spero" sì ma io dico seriamente.
"Allora
ciao"
"Ciao" e
questa
volta me ne vado sul serio.
Guardo
distrattamente
l'orologio del computer e poi torno di nuovo alla pagina bianca,
è da quando
sono tornata dall'intervista che è così, non è da
me, io in genere i miei
articoli li scrivo il giorno stesso, non mi piace aspettare l'ultimo
minuto, ma
oggi non riesco a scrivere niente a parte il titolo.
Non lo so,
forse
inconsciamente sto cercando una scusa per chiamarlo, tipo, “sai
c'è stato un ritardo
l'intervista sarà pubblicata un altro giorno” o roba del
genere, cavoli com'è
complicato.
Improvvisamente
vedo
l'orologio invece di guardarlo e noto che ormai sono le sei di sera,
allora
spengo l'apparecchio, esco dal mio ufficio, chiudo a chiave la porta
per
evitare spiacevoli intrusioni nel mio spazio privato e mi dirigo a casa.
Prendo un
taxi, non ho
nessuna voglia di festeggiare stasera e questa volta mi farò
valere costi quel
che costi!
Grazie a tutti quelli che leggono e recensiscono!