Attenzione (!) : il qui presente racconto riporta un leggero spoiler, che però verrà colto solo da coloro che hanno letto fino al capitolo 468.
questa storia non è stata scritta a fine di lucro, e i personaggi non mi appartengono.
Sometimes I
wonder..
L’acqua
scorreva veloce lungo il corpo di Sakura,
mentre muoveva con gesti lenti e pesanti le mani fra i capelli per
sciacquarli
dallo shampoo.
Era appena tornata da un’estenuante giornata di lavoro e,
combattendo
contro la voglia di buttarsi sul letto senza nemmeno cambiarsi, si era
infilata
nella doccia, con le palpebre che rimanevano aperte a stento:
l’esigenza di
lavarsi dalla fatica e dallo stress era fin troppo superiore al bisogno
di
dormire.
Ed insieme alla
stanchezza, che mai l’abbandonava,
tentava di allontanare anche tutte le preoccupazioni che la giornata
aveva
portato:
il
gran numero di feriti che stazionava all’ospedale, le innumerevoli ricerche
che doveva ancora
effettuare per conto di Tsunade, gli incarichi improvvisi che riusciva
a
superare, ogni volta, quasi allo scadere del tempo, e
l’annuncio di una nuova,
imminente missione
da affrontare; una
missione difficile, accompagnata dalla solita ansia per un incarico che
implica
un pericolo così grande per lei e per i suoi compagni.
Dovevano partire
- Sai, Naruto e lei - per seguire le tracce di un gruppo
di assassini
che da un mese a quella parte seminavano il terrore nella parte Nord
della
Terra del Fuoco. E la sua ansia aumentava sensibilmente, non
perché avrebbero
dovuto affrontare avversari temibili, ma per quello che comportava
l’obiettivo
della missione: dovevano “giustiziarli” seduta
stante… ucciderli.
Erano
troppo pericolosi, delle “mine vaganti”, e non
potevano restare in vita - le
avevano detto.
Non era mai
tranquilla quando il suo compito era
quello di uccidere, e ne aveva trovato conferma molto spesso in tutti
gli anni
passati come ninja; forse anche per questo era divenuta un
medic-ninja..in
questo modo, pensava, avrebbe potuto redimersi per tutte le vite che
aveva
stroncato, che lo meritassero o meno..
e poi, a chi spettava decidere
se meritassero di morire?
Si
insaponò nuovamente, dimenticando di averlo già
fatto. Pareva fosse un gesto istintivo, per tentare di lavarsi
,già da allora,
del delitto che avrebbe commesso. Ma ormai da tempo aveva capito che
non c’era
niente che potesse fare per togliersi di dosso quei crimini che per un
ninja
non erano affatto considerati crimini; niente poteva farglieli
dimenticare mai
del tutto, perché la loro memoria tornava sempre a galla, e
pesava dentro di
lei come un macigno.
A volte si chiedeva perché avesse scelto quella professione, e era arrivata sempre alla stessa conclusione: voleva dimostrare di essere utile, di essere importante. Facendo così, si diceva, avrebbe ottenuto il primo posto che aveva sempre desiderato.
Ed
aveva messo tutta sé stessa per questo scopo: aveva
studiato, ed era diventata
la prima della classe all’accademia, si era allenata, ed
aveva ottenuto il suo primo
posto davanti ad Ino, aveva faticato ed era divenuta la prima allieva
di
Tsunade..
Però,
e questo era quello che, per lungo tempo, le era bruciato dentro, non
aveva
ottenuto il primo posto nel cuore di Sas’ke-kun.
Lui era fuggito - era
sempre fuggito da tutti - e non l’aveva fatta entrare. Lui
non perdonava
nessuno e non avrebbe perdonato nemmeno lei, insignificante e
“inutile”.. come
lo erano Naruto e tutto il villaggio, del resto.
Ripensò
per un attimo a l’ultima volta che lo
avevano incontrato, l’ultima volta che l’avevano
combattuto, strenuamente come
sempre, senza però ottenere la loro
“vittoria”, perché lui, nonostante
tutto,
non aveva ceduto, non era tornato con loro, ma era scappato, da solo;
nemmeno i
suoi nuovi “compagni” avevano potuto seguirlo
questa volta. Era scomparso
nell’ombra, nascosto nelle tenebre, per non farsi raggiungere
dalla luce che
loro offrivano.
Erano
passati tre anni da allora.
Uscì
dalla doccia quasi senza accorgersene,
coprendosi con un largo asciugamano e sbuffando perché non
era riuscita a
togliersi la tensione di dosso.
Si
riscosse dai suoi pensieri, lungi dall’essere semplici e
chiari, quando sentì
la porta del soggiorno chiudersi e, dopo il suono di passi pesanti, il
tonfo di
un corpo sul materasso; sorrise istintivamente
e, molto velocemente, si vestì con il pigiama
che aveva preparato in
precedenza (con quale meticolosa forza di volontà non
sapeva), dirigendosi di
corsa verso la porta. Il suono di quei passi le avevano improvvisamente
restituito un po’ di quell’energia che credeva
perduta.
Arrivata
sulla soglia della camera, si fermò per contemplare la
figura distesa sul
letto: un ragazzo in una curiosa tuta arancione, circa venti centimetri
più
alto di lei, robusto, stava a braccia aperte, con il viso volto verso
l’alto;
gli occhi erano chiusi, ma Sakura sapeva perfettamente che non stava
dormendo.
Si
avvicinò lentamente al letto e vi si sedette
sopra, accanto al corpo quasi immobile di Naruto.
Lo osservò per qualche secondo, con un
sorriso dipinto sul volto, esaminando la tuta strappata e bruciacchiata
in più
punti (segno di un nuovo duro allenamento), per poi soffermarsi sul suo
viso:
era la cosa più bella che avesse mai visto.
Con
la mano andò, leggera, a scostare alcuni ciuffi biondi dalla
fronte imperlata
di sudore e poi, scendendo lentamente con il palmo, ad accarezzare
quelle
strane cicatrici che lo facevano apparire buffo, sotto un certo punto
di vista.
Lei aveva sempre pensato che queste fossero una conseguenza della presenza, in lui, di Kyubi, ed invece, con sua grande sorpresa, dopo la loro prima volta assieme, le aveva raccontato che le aveva avute sin dalla nascita. “il maestro Kakashi lo può confermare!” aveva affermato.
Quando,
ripensando a quel
momento, rise, d’improvviso lui aprì gli occhi
blu, e con un colpo di reni la
rovesciò sul lato opposto del letto mettendosi sopra di lei.
Aveva
lo sguardo corrucciato, come se lo stesse deridendo. A
quell’espressione la
ragazza si mise ancor di più a ridere.
<<
Ti stai prendendo gioco di me? >>
chiese Naruto, quasi fosse una domanda retorica, nascondendo a stento,
sulle
labbra, un ghigno di soddisfazione per esser riuscito a
“coglierla in fallo”.
Quando si fu ripresa Sakura si fece leggermente più sera e
rispose:
<<
Certo che no. Non mi permetterei mai >>, sorrise ,
<< stavo
semplicemente pensando a quanto sono fortunata ad essere la tua
fidanzata
>>.
Non era una
bugia: si sentiva veramente fortunata a
stare assieme a Naruto.
Come
aveva detto la prima volta che aveva tentato, seppur con un effetto
piuttosto
negativo, di esprimere i suoi sentimenti per lui, quando stava al suo
fianco si
sentiva bene, libera, quasi più leggera.
Lui
la fissò un istante con gli occhi color del mare pieni di
una gioia non
esprimibile a parole.
Lentamente, con
il respiro che si faceva sempre più veloce,
abbassò il viso fino a sfiorare con le proprie labbra quelle
piene e rosse di
Sakura.
Un
secondo senza fiato, gli occhi che si chiudono, e poi
l’approfondirsi del
bacio, per istanti lunghi secoli, fino a che le bocche non si separano
ed il
verde e l’azzurro si uniscono di nuovo, l’uno
dentro l’altro.
Tutto
sembrò farsi più vero in quel bacio: il letto,
la casa, l’intero villaggio, le persone a loro care, tutta la
loro vita pareva
chiara e nitida quando stavano insieme; niente era escluso, e tutto
sembrava
acquistare un senso.
Con la mano le
accarezzò il viso e giocò con i
capelli ancora bagnati di lei, baciandola sulla fronte ampia.
<<
Ti amo, Sakura-chan >> disse con voce
roca d’emozione.
Sakura non
rispose a voce, ma lo baciò nuovamente e
più a lungo, pensando che se in quel momento le avessero
chiesto di descrivere
la felicità lei avrebbe sicuramente potuto rispondere con
sicurezza.
Perché la
felicità era venire amati da Lui, che le
voleva bene per com’era e che accettava ogni singolo suo
difetto, Lui che
perdonava ogni suo errore e tutte le sue
colpe le condivideva come fossero le Sue colpe, condividendone con lei
il
carico.
La
felicità - ora lo sapeva - era poter amare senza condizioni
perché lei riceveva
il Suo amore.
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Ringrazio
in anticipo chiunque abbia letto la storia e in particolare coloro che
hanno apprezzato la storia e chi vorrà recensire(sono sempre molto bene
accette le critiche,soprattutto costruttive).
Era da un secolo che non scrivevo una NaruSAku! ..e in generale in
questo fandom, a dire la verità. Lo si può
notare dal fatto che mi sono praticamente staccata dal manga; per prima
cosa ho voluto mandare via Sasuke (che mi sta notoriamente sulle
scatole) e l’ho ambientata 4 anni dopo l’incontro
al quale siamo arrivati con il manga (quindi me ne sono inventata uno
successivo dove finalmente se le danno). Quindi questa storia
è, più che altro, una sintesi di ciò
che io pensa sia il legame fra Naruto e Sakura, che è
principalmente di condivisione u__u chiedo umilmente perdono per
essermi allontanata dalla coppia ç__ç, e invito i
sostenitori di questo fantastico pairing a scrivere molto e ripopolare
il fandom di NaruSaku *__*/ Forza
Pinks!!!
E
dopo il testamento vi lascio liberi XD
Ancora Grazie,
Simona.