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Autore: Elepinkina    04/03/2010    2 recensioni
Liz e Dougie anni dopo. Non si sono più rivisti e le loro vite sono cambiate. Lui ora sta con Francesca Sandford delle Saturdays e Liz è presa dal suo nuovo lavoro di organizzatrice di eventi. Ma non ci sarà veramente più posto per lei nel cuore del giovane membro dei McFly? [la mia fanfic Bubblewrap può essere vista come un missing moment di questa] e ripeto, anche non conoscendo i cari McFly credo che si possa comunque apprezzare. :)
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dougie Poynter, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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In questo capitolo:

Aaron Renfree, The Saturdays , Giovanna , Vicky Jones , Carrie Fletcher , Izzy , McFly and....Dougie
Tutti gli altri personaggi sono di mia creazione. :D




«Cosa???» chiesi, quasi isterica. La presentatrice del mio unico evento di Children In Need mi aveva dato buca. E me l’aveva detto solo tre giorni prima. Fantastico! La mia carriera era rovinata. Nemmeno iniziata, in realtà. Per di più, quella donna aveva avvertito direttamente l’agenzia per la quale lavoravo, nemmeno un messaggio a me. Battei i piedi per terra.
«Se vuoi ho trovato chi potrebbe sostituirla.» mi informò Trevor, uno dei miei neo colleghi.
«Chi?» forse la giornata non andava poi così male.
«Aaron Renfree.» rispose, spostando alcune carte e porgendomi un numero di telefono «Il suo agente ci aveva contattato per vedere se c’era posto per lui»
«Aaron Renfree?» non ci potevo credere: tutte a me? «Ma non è il tipo di S Club che balla?»
Trevor mi lanciò un’occhiata torva. «Mi pare che tu non abbia altra scelta, no?»
«Presentarla io?» proposi sarcastica «Di sicuro sarei meglio di Renfree.»
Trevor sbuffò e alzò le spalle. La risposta la sapevo bene: o accettavo così o mi saltava tutto. Completamente.
 

                Fortunatamente l’agente di Renfree era disponibile a trattare e non ebbe alcun problema per il poco preavviso che gli avevo dato. Mi diede quasi l’impressione di aspettarla con ansia un’occasione del genere. Sospirai, scoraggiata. Speravo che comunque quello fosse l’unico problema di quell’evento.
 

                Quel sabato mi recai a Butlins a mezzogiorno mangiando al volo un panino. Non avevo mai molta fame a metà giornata, in compenso durante il pomeriggio ero solita tirare avanti con caffè di Starbucks.
In ogni caso, dovevo essere lì presto per sistemare tutto. Dopotutto ero colei che doveva dirigere tutta l’azione. Sul luogo c’erano già gli addetti all’audio, gli addetti al palco, i truccatori e i buttafuori. In più ci trovai altre mie due assistenti che erano sotto di me solo perché stavano ancora facendo il loro tirocinio e non avevano ancora conseguito una laurea. Era utile, perché in questo modo avrei potuto controllare vari aspetti. Erano i miei occhi e le mie orecchie.
Grazie al cielo tutte le mie preghiere sul tempo si erano avverate e dopo un grande acquazzone, il cielo si stava rasserenando. Alcune persone già prendevano posto sotto il palco mentre io sbirciavo di tanto in tanto. Dipendeva tutto da me. Tutto sarebbe dovuto andare per il meglio o questo lavoro potevo anche scordarmelo per sempre. Forse ero anche un po’ troppo pretenziosa verso i poveri lavoratori intorno a me, me ne rendevo conto, ma doveva essere tutto perfetto.
Il tutto sarebbe iniziato per le 5 del pomeriggio e la TV sarebbe stata presente. Per questo le Saturdays e Renfree dovevano arrivare per lo meno alle 4. Potrete capire quindi come mi sentivo quando alle 4 e mezza Aaron Renfree ancora non si vedeva.
«Dov’è?» Chiesi, quasi isterica sorseggiando un altro po’ di caffè e battendo il piede destro.
«Chiamo il suo agente» si propose Maggie allontanandosi con il telefonino.
Proprio in quel momento si avvicinarono le Saturdays. Quattro bamboline con shorts bianchi e giubbotto pesante in pelle, completate da stivali neri alti fino al ginocchio con tacchi a spillo. Mi trattenni dal fare una smorfia con la bocca e le guardai chiedendomi sinceramente cosa ci facessero lì quando avevo ben altri problemi.
«Allora? Quando si inizia?» chiese Rochelle, quasi insistente.
Alzai le spalle ed indicai Maggie alle mie spalle: «Stiamo cercando di contattare Aaron Renfree che doveva presentare.»
«Lo chiamo io.» si propose Frankie, impeccabile con i suoi capelli scuri e corti. Mi imposi di non tastare i miei per controllarli.
La lasciai fare, se poteva aiutare ben venga.
Ed ecco che dall’entrata apparve un ragazzo alto con pelle abbronzata e capelli neri.
«Scusate il ritardo, ragazze.» urlò per il corridoio mentre apriva le braccia in aria benevola.
Io sbuffai con la sola voglia di prenderlo a schiaffi. Feci tre respiri profondi, mandai le Saturdays da un’altra parte e mi avvicinai con fare minaccioso a Renfree.
«L’appuntamento era mezzora fa!» gli feci notare. Lui di risposta si tolse gli occhiali, mi osservò con i suoi occhi azzurri come il ghiaccio e rispose: «Non sapevo avessimo un appuntamento, bocconcino.»
Chiusi gli occhi, perché allora sì che l’avrei strozzato.
«Sono Elisabeth Knight.» allungai una mano «Sono colei che ti permette di presentare stasera.»
 
 
                A parte questo primo problema con Renfree, l’evento andò a gonfie vele ed in seguito seppi anche che avevamo raccolto parecchio per il fondo di Children In Need. Giovanna mi chiamò per farmi le congratulazioni, dato che aveva seguito l’evento da casa: Mi ricordò anche il concerto dei McFly il giorno dopo.
Una volta riattaccato il telefono, salutai tutti e mi diressi verso l’uscita: se la potevano cavare senza di me, ora. Mentre camminavo a passo spedito per il campo, guardando il mio iPhone andai a sbattere contro qualcuno e fui costretta ad alzare la testa. Mi prese un colpo.
«Scusa» dissi ad Aaron Renfree. E feci per andarmene.
«Non ti scusare, bocconcino.» rispose lui trattenendomi per un polso. Lo fissai dritto negli occhi:
«Per l’amor del cielo, ho un nome. E senza di me, diciamocelo, questa opportunità potevi sognartela.»
«Appunto.» sorrise lui «Volevo invitarti fuori a cena come ringraziamento.»
«No grazie.» e riuscii a divincolarmi dalla sua presa.
«A mai più rivederci, Mr Renfree.» bofonchiai andandomene senza voltarmi.
 
***
                Giovanna rise di gusto mentre guidava. «Renfree ti ha chiesto di uscire?»
«Sì! A me, hai capito?!?» ero anch’io ancora incredula e quasi offesa.
«Beh, potevi anche accettare..» mi punzecchiò lei.
«Renfree è tutto quello che odio. Non potrei mai stare con uno come lui, e lo sai.»
«Sì sì.» annuii e dopo un attimo di silenzio scoppiamo entrambe in una risata fragorosa.
«In ogni caso sono stata soddisfatta del lavoro che ho fatto» commentai osservando fuori dal finestrino.
«Anche Tom è stato molto entusiasta. Ha detto di andare dietro al backstage appena arriviamo.»
Sospirai, guardandomi le mani «Anche Danny me l’ha chiesto.»
Giovanna non disse niente, sapeva che alla fine l’avrei seguita nel backstage. E fu così, anche perché le ragazzine si accalcavano perché avevano riconosciuto la ragazza di Tom e urlavano come matte probabilmente chiedendosi che diritto avessi io a stare lì con un PASS. Eppure ne avevo visti così tanti in quegli anni, ero stata a molti backstage dei McFly quando incontravano alcune fans sfegatate. Sempre in disparte.
Incontrammo Tom per lo stretto corridoio. Giovanna lo abbracciò e gli stampò un bacio casto sulle labbra.
«Ehy, Liz!» Tom mi fu addosso con uno dei suoi soliti abbracci affettuosi.
«Tom, è bellissimo rivederti» ricambiai l’abbraccio e incrociai il suo sguardo attento e dolce quanto quello di Giovanna. Erano una coppia perfetta anche se non glielo avevo mai detto perché non sono tipa che fa tante smancerie. Ma li adoravo e non potevo non essere felice per loro.
«Complimenti per l’evento di ieri!» mi disse sorridendo. «Magari la prossima volta organizzerai qualcosa per i McFly!» e mi fece l’occhiolino.
Io evitai di rispondere.
«Vado a cercare Danny.» dissi, volendoli lasciare appositamente soli, come prima di un qualsiasi concerto. Era un rito, non so cosa si dicessero o cosa facessero, ma in quei pochi minuti era il loro momento e io non volevo di certo guastarglielo.
Fra i lunghi corridoi finii per incontrare anche Harry che mi oltrepassò dopo pochi convenevoli. Harry era da sempre il più legato a Dougie e il meno incline ad affezionarsi tanto alla gente facilmente. Per questo la cosa era alquanto imbarazzante. Era come se io e lui ci conoscessimo solo di vista ora. Come se non fossi mai stata a casa sua a mangiare, come se non avessi passato alcune vacanze estive anche con lui e Izzy. La cosa mi lasciava sempre un po’ stupita. Ma proprio per quanto bene l’avevo conosciuto, potevo anche capire la sua sensazione nel vedermi lì in giro.
 E infine finii contro Dougie. Mi imbattei in lui più che altro. Non ci toccammo, ma indietreggiammo proprio come se ci fossimo appena scontrati. Indossava dei jeans skinny e una camicia a T-shirt nera con dei disegni. I capelli corti con il ciuffo biondo davanti. Gli occhi suoi fissi nei miei.
«Liz.» disse solo, sottovoce, come una cosa che esce per caso.
«Ciao.» bofonchiai. Nessuno dei due distoglieva gli occhi dall’altro, come... incatenati? E nessuno riusciva a muoversi di lì. Io personalmente non sentivo più le gambe. I secondi scorrevano veloci come se fossero stati giorni, intorno a noi sembrava ci fosse il nulla ed io sentivo solo il battito del mio cuore amplificato dentro la mia testa. Quando lui poi mi oltrepassò e io lo guardai allontanarsi nel corridoio, mi accorsi della morsa allo stomaco che provavo.
                Non che tutto di lui non mi fosse mancato, solo non avevo mai realizzato quanto ancora la sua sola presenza mi rendesse agitata, impaziente e mi facesse venire i brividi lungo la schiena. Sicuramente non me n’ero mai accorta perché non c’era più stata un’occasione per incontrarci così da vicino.
Mi lasciai cadere con la schiena appoggiata al muro del corridoio, mettendomi una mano sugli occhi, imponendo alle lacrime prepotenti di non uscire. Non so nemmeno io perché mi sentivo così. Distrutta come quella sera in cui tutto era finito.


                Entrammo in casa ed io andai in cucina a versarmi un bicchiere d’acqua, pretendendo di non vedere il suo viso corrucciato. Non volevo affrontare la discussione ancora.  Fu lui a far precipitare le mie forze.
«Non hai detto una parola tornando.» un affermazione che sembrava più un’accusa.
Alzai le spalle e sbattei il bicchiere sul tavolo. «Nemmeno tu se è per questo.»
«Che c’è adesso? Perché sei arrabbiata?» con il suo solito tono permaloso, quando crede che sia suo diritto essere arrabbiato e di nessun altro.
«No, dimmelo tu.» sbraitai perdendo la pazienza. «Dimmi cosa c’è. Non sarà ancora per Michael vero?»
Dougie spalancò gli occhi quasi ferito. «Vedi che ce l’hai sempre in mente?»
Scossi la testa «Guarda che sei tu quello che lo tira fuori in ogni discussione che abbiamo. Questa volta ti ho solo aiutato.»
«Ah, mi hai aiutato?»
«Sì, stupido!»
«Stupido? Senti, lo stupido qui non sono io. Hai visto come ti sei comportata stasera?»
Rimasi perplessa. «Come mi sono comportata, in che senso?» e socchiusi gli occhi indagatori.
«Preferisci la compagnia di Danny e Tom alla mia?»
«Non fare il geloso su cavolate adesso, Doug.» mi passai una mano sulla fronte, scostando i capelli.
Lui si avvicinò a me e mi guardò dritta negli occhi. «Mi stai evitando.»
«Non è vero!» esplosi.
Cominciò ad urlare anche lui. «E’ per Michael, eh?» scosse la testa «Non ci posso credere che ti piaccia uno come lui.»
«Ma che dici? Non mi piace affatto.» ormai erano cose dette e ridette.
«Te ne freghi di tutto. Di tutto quello che riguarda me.»
«Scusami se per una volta ogni tanto vorrei pensare un po’ alla mia vita, invece di starti sempre appresso!»
Dougie boccheggiò «Sempre... appresso?»
«Esatto!» urlai «Guarda, questa ne è la prova. Non ti guardo un po’ una sera e già fai le sfuriate di gelosia!»
«Non è questa sera, è Michael che..»
Gli puntai un dito contro. «Dillo, dillo e basta.»
Dougie abbassò lo sguardo un attimo, riprendendo fiato, poi mi guardò con occhi stanchi, distrutti e sofferenti «Io.. non mi fido di te, Liz.» scosse ancora una volta la testa «E’ finita.»
Con le poche forze che mi rimanevano, presi il cappotto ed uscii dalla porta. Arrivata poi in un taxi piansi.
Diedi il primo indirizzo che mi venne in mente e mi ritrovai davanti alla piccola villetta di Tom e Giovanna.
Suonai il campanello più volte con il mascara che mi colava sulle guancie pregando che fossero già tornati a casa dalla festa.
Venne ad aprire un Tom con una T-Shirt di Star Wars e rimase alquanto sorpreso di trovarmi lì e in quello stato.
«Liz, che è successo?» chiese solo. Io singhiozzai un po’ più forte cercando di prendere fiato, inutilmente. Mi fece entrare e Gi mi fu subito accanto mentre Tom ci lasciava da sole.
«E’.. è finita.» riuscii a dire fra i singhiozzi che mi scuotevano tutta. Giovanna mi passò un fazzoletto e poi mi abbracciò forte.
«L’ha detto...ha.. ha detto che non si fida più.» cercai di spiegare. Mi sentivo come crollare il mondo addosso. Non era questa litigata e basta, erano tutte le litigate dell’ultimo periodo ad averci portato fino a lì, e le cattiverie l’uno alle spalle dell’altro. Perché di cattiverie si trattava. E non ricordavo nemmeno per cosa e come era iniziata tutta quella situazione. Era tutto totalmente assurdo e mi sembrava persino di non riuscire a respirare. Cinque anni in cui lui era stato il centro di tutto, e sapevo che quello che era successo era veramente ciò che metteva la parola fine. Non era una cosa affrettata, non era una cosa istintiva. L’idea era fra di noi da troppo tempo ormai. Aleggiava facendoci scontrare anche nelle più piccole cose. Ed ora ero rimasta senza di lui, o meglio, sola.
 
 
«Che ci fai lì per terra?»
Alzai di scatto la testa, presa alla sprovvista. Una ragazza con i lunghi capelli biondi e ricci mi stava fissando con sguardo superiore.
Carrie Fletcher.
 Non eravamo mai veramente andate d’accordo. Era lei quella ostile nei miei confronti dall’inizio. Tom sosteneva che le stessi antipatica a pelle, ma questo non aveva aiutato a costruire nessun tipo di rapporto. Certo, non mi era poi capitato di vederla spesso, se non a qualche rara festa.
Mi alzai in fretta e le sorrisi. «Ciao Carrie, come va?»
«Ciao.» rispose piatta, alzando un sopracciglio. «Tutto bene.» mi osservò ancora. «Dove sono finiti i tuoi capelli fucsia?»
Risi, sorpresa di quella domanda proprio da lei.
Avevo avuto un periodo in cui mi ero colorata i capelli di un rosa shock, per provare ma anche per far arrabbiare Dougie che come risposta si era lasciato crescere i capelli in maniera oscena.
«Sai dove posso trovare Danny?» chiesi poi.
Carrie annuì. «Sì, vieni, ti accompagno.»
Camminammo in silenzio per i corridoi finché lei chiese ancora:
«Dico sul serio, eri forte con quel caschetto sbarazzino e i capelli fucsia.»
Era la prima volta che mi faceva una sorta di complimento.
«Grazie. In ogni caso ho deciso che era ora di tornare al mio colore e di farli crescere.» Osservai i leggeri boccoli sulla mia spalla.
«E’ perché ti sei mollata con Dougie?»
Mi si gelò il sangue nelle vene, come sempre non aveva perso l’abitudine di essere senza tatto alcuno.
«Anche per quel motivo, avevo bisogno di cambiamenti.» spiegai.
Grazie al cielo eravamo arrivate davanti alla porta dei camerini con su scritto McFly. Carrie mi salutò ed io entrai.
Immediatamente mi fu addosso un cespuglio di capelli neri e fucsia che urlava di gioia e mi stringeva stretta il collo.
«Ma quanto tempo è passato?!?» Vicky Jones era isterica praticamente. «E dove sono finiti i capelli fucsia??» chiese questa volta come ferita. In effetti, dopo che li avevo fatti io, anche lei c’aveva provato e a quanto pareva le erano talmente piaciuti da continuare per due anni a rifarseli.
Scossi la testa ridendo.
«Come stai, mattacchiona?» mi chiese ancora mentre mi portava verso gli specchi dove si ripassò la pesante matita nera intorno agli occhi.
«Stupendamente.» sorrisi, dimenticando completamente il mio precedente incontro con Dougie.
«L’hai vista alla TV ieri sera?» Danny uscì dal bagno lì di fianco e mi stampò un bacio sulla fronte passando un braccio attorno al mio collo.
Vicky spalancò gli occhi «Eri in TV? E che ci facevi lì? Non dirmi che hanno finalmente scoperto quella sciocchezza del centro commerciale!»
Risi mentre anche Danny ricordava un po’ di anni prima quando ero maldestramente andata addosso ad un paio di profumi e poi nell’intento di scappare via dal negozio ero piombata addosso al Babbo Natale pieno di caramelle. Tutto questo con i due Jones al seguito.
«Aveva il suo primo evento con Children In Need.» spiegò Danny dopo una sana risata.
«Oh, quello con quel tipo, Renfree?» domandò sua sorella «Non mi sembra il tuo tipo, L.»
Roteai gli occhi. «Non me ne parlare. Non l’ho scelto di mia iniziativa.»
Una suoneria di cellulare ci fece zittire e Danny rispose andandosene dalla stanza.
«Si sta vedendo con Georgia Horsley.» commentò Vicky seguendo il mio sguardo.
«E’ un nome che ho già sentito...» cercai di scavare nella mia mente, ma non riuscivo a ricordare.
Vicky con una mossa veloce sfilò un giornale da una pila di magliette e me lo aprì ad una pagina dove una bionda molto carina stava in piedi in bikini.
«Miss England 2007??» ero ufficialmente incredula. «E come ha fatto a conoscerla?»
Lei alzò le spalle. «Questo non me l’ha ancora detto, ma non ti sorprendere tanto eh! Mio fratello è una star quanto lei.»
E’ vero. Delle volte proprio scordavo che loro fossero così famosi. Rimanevo tutte le volte basita quando entrando in casa di Danny mi capitava di vedere biglietti di auguri di natale scritti a mano personalmente da Elton John. Era.. straordinario.
                Poco dopo il loro agente ci buttò praticamente fuori dal camerino perché i ragazzi dovevano prepararsi. Io, Giovanna, Izzy, Carrie e Vicky andammo nella zona riservata a noi, nell’angolo destro del palco, luogo dove non vedevamo molto, ma potevamo ascoltare bene.
Mi accorsi che delle ragazze ci avevano puntate. Prima indicarono nella nostra direzione, poi si avvicinarono, facendosi forza una sull’altra a quanto sembrava. Si piombarono tutte su Giovanna e Carrie a chiedere autografi e foto. Gi non sembrava nemmeno troppo sorpresa, mentre Carrie era abituata avendo a che fare con sue fans personali durante le giornate. Quello che mi sorprese più di tutto fu che vennero anche da me, più titubanti di prima. Una ragazza di 17 anni più o meno mi si avvicinò con un taccuino e una penna e mi chiese di firmare.
La guardai completamente disorientata.
«Sei Elisabeth Knight, giusto? Non è che ho fatto una figura assurda, no?» chiese lei preoccupata.
«No..» cercai di sorridere «E’ solo che non pensavo volessi proprio me.»
La ragazza sorrise raggiante. «In qualche modo sono una tua fan. Mi potresti fare un autografo?»
Presi la penna e firmai, ma la cosa mi faceva sentire troppo strana.
«Grazie» disse riprendendosele. «Ti seguo anche su Twitter.»
«Ah.» io non sapevo cosa dire, mentre altre due mi porgevano altri fogli con penne. Firmai perché non c’era altro che potessi fare e poi le salutai, trovandole molto gentili. Avrebbero meritato di incontrare i McFly...
«Ehy, come vi chiamate?» Vicky aveva avuto la mia stessa idea. Le ragazze tornarono indietro e diedero i loro nomi. Io non avevo più molta voce in capitolo, ma la sorella del chitarrista poteva fare ancora ciò che voleva.
«A fine concerto, tornate qua da noi che vi facciamo passare.»
 
    Il concerto andò alla grande, ma prima della canzone finale, Dougie interruppe Tom e disse alla folla che ci sarebbe stata una sua canzone. La canzone che non avevano mai suonato ai concerti: Ignorance. Vicky mi guardò in quell’istante cercando una mia reazione, ma io ero come pietrificata e quasi mi mancava l’aria. La canzone era splendida, ma le parole erano crudeli e sofferenti. Ed erano per me. O comunque erano state scritte a causa mia. Lui la cantava perché sapeva che io ero lì e che avrei ascoltato, ne ero certa.

I'm too far gone it's all over now
and you can't bring me down...
 
Love is won over by ignorance
Do not get won over by ignorance
These pills weren't meant to hurt you
But today and ever more if fools were meant to fuck you,
Then why do fools fall in love??
 
    Stetti ad ascoltare attenta, come se quella canzone non l’avessi già ascoltata cinquanta volte. Come mi sentivo? Triste, offesa, ma allo stesso tempo incuriosita da questo suo comportamento. Dopo due anni senza vederci poteva darmi un’accoglienza migliore direi.

Has blown up your walls again again
Your lies are all part of your intellect,
These pills weren't meant to hurt you
But today and ever more if fools were meant to fuck you.
Then why do fools fall in love
 
In the story I was told well this was never mentioned,
Must have missed the chapter,
When I was 17 years old,
And there's nothing left but love
 
    «Stai bene?» mi chiese Giovanna e io sorrisi in risposta annuendo. Non stavo male. E quasi mi dava fastidio vederle lì pronte ad un mio pianto disperato. Non sarebbe arrivato, lo assicuro. Non avevo intenzione di piangere. Forse solo di andare da lui e dirgliene quattro. Questo sì, ma nient’altro.

An unfortunate consequence,
And you'll burn in hell when you fall against,
These pills weren't meant to hurt you
But today and ever more if fools were meant to fuck you.
then why do fools fall in love
 
In the story I was told well this was never mentioned,
Must have missed the chapter,
when I was 17 years old,
And there's nothing left but
 
They won’t let go
when you see her coming
please let me know
 
I'm too far gone
it's all over
and you can't bring me down...
 

    Subito dopo il concerto, salutai tutti e me ne andai fuori. Vicky si propose di accompagnarmi a casa e alla fine finimmo in un ristorante cinese a raccontarci le nostre ultime avventure. Al contrario delle altre non si assicurò per la millesima volta se stavo bene oppure no. Ne era convinta e basta.
Ritornai a casa esausta e trovai un mazzo di margherite davanti alla porta del mio appartamento. Li raccolsi e li portai dentro. Sfilai le scarpe con un paio di calci ed andai in cucina a prendermi un bicchiere d’acqua.
Riguardai i fiori e cercai attorno.
L’unico biglietto presente era firmato Aaron Renfree.





Come va??? Sono finalmente tornata qui, eh? Ok solo un commentino è poco, eh! :/ io intanto posto anche questo capitolo. Ah, mi sono dimenticata di Georgia Horsley :D
  
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