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Autore: The Lost Warrior    05/03/2010    1 recensioni
Il tramonto, l'aria salmastra, il sole nei capelli. Una corsa contro il tempo...una lacrima nel vuoto...
Genere: Introspettivo, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: ho scritto questa mia prima one-shot per dare un aspetto autobiografico, una mia descrizione personale, ma non perfettamente veritiera. Ho 17 anni e non sono un reduce. Ma ho provato molte esperienze. Non so se pubblicherò ancora, ne mi aspetto recensioni o quant'altro. Voglio comunque dare un incipit in questo senso alla mia futura scrittura su questo sito. Ringrazio anticipatamente chiunque legesse questa one-shot, e chiedo un favore: recensite. Dagli errori si impara a migliorare. E solo voi potete aiutarmi. PS: potrà sembrare strano ma questa storia è dedicata a una persona, che è anche su questo sito. Chi vuol intendere intenda... E scusate qualche errore di grammatica: sono solo un principiante. Grazie dell'attenzione.

La frenetica corsa di chi non sa da dove fugge, ne sa dove deve arrivare. Una veloce auto, nera come una notte senza luna, percorre miglia e miglia, quasi sostenuta dall'energia vitale del suo conducente. Il conducente, un uomo così possente, vigoroso nel corpo, di mediterranea bellezza, ma tormentato nello spirito di reduce congedato per servizi resi allo Stato. Vietnam, Iraq, Laos, Cambogia, Pakistan, Nigeria, Libano... I fantasmi di un passato che non riesce a dimenticare lo perseguitano di continuo. Il sangue, l'odore della carne morta, il calore di corpi straziati che gli restano impressi nella pelle. Gli orrori di una società perversa, di una guerra infinita, gli infiniti dubbi su ciò che ha dovuto compiere, su ciò che ancora dovrà affrontare. La notte è per lui come uno specchio del passato, come una visione diretta su episodi mai rimossi del tutto. E' impossibile dimenticare gli occhi di una madre che vede il proprio nenonato strappato dalle sue braccia, la disperazione dei padri che vedono le loro figlie tra le mani degli aguzzini, che fanno di loro quel che vogliono. Le urla strazianti... Dopo la guerra ciò che riaffiora di più ai ricordi sono, più dell'adrenalina pressante, del cuore pulsante, delle membra recalcitanti, le grida strazianti dei torturati. Niente è più crudo, violento, bestiale, della tortura. Non esiste dolore più grande di vedere il proprio mondo distrutto, i propri affetti perduti per sempre, l'equilibrio di un'esistenza pacifica esploso in mille pezzi, e subire a oltranza, fino alla fine, le torture dei vincitori. Il fetido odore delle carcasse, il fragore con cui venivano spezzate le ossa di bambini ancora in fasce, il disperato tentativo di rivalsa del nemico. Ma più di tutto quelle atroci urla di disperazione, il pianto di madri, padri, figli, che osservavano come ultima testimonianza terrena il loro stesso corpo maciullarsi, putrefarsi, ardere tra le fiamme. Quanti incubi, quanti pensieri, quanti rimorsi animano la mente del reduce che nella sua auto fiammante percorre le strade di un paese che non è più il suo. Il reduce ha dimenticato il concetto di "mio" e "tuo". Il reduce solo adesso sa. Sa che la pace non si sancisce con la guerra. Sa che qualsiasi guerra, qualsiasi litigio, può essere evitato. Sa che la violenza non fa che portare altra violenza... Non sa però perchè adesso guida così freneticamente, non sa neanche perchè sta piangendo, mentre è al volante. Non sa dove andare. I cartelli di un'autostrada non gli dicono più niente, le insegne dei negozi non fanno altro che rimandare alla sua infanzia, un'infanzia interrotta così precocemente, una vita persa tra armi e omicidi. Ma ecco che qualcosa illumina la mente dell'ex tenente: una luce improvvisa, un odore unico, e una strada così familiare. Senza che lui ne fosse completamente conscio, il suo viaggio lo portò proprio al lungomare dove trascorse i momenti più belli della sua gioventù, dove stava riuscendo a capire qualcosa di un'esistenza che altrimenti non avrebbe mai avuto senso. Parcheggiò l'auto, e lo stesso paesaggio di tanti anni prima lo riportò alla sua ormai dimenticatata gioventù, i suoi anni da liceale, le sue uniche gioie del fine settimana. Si. Su quel lungomare aveva imparato tutto. Eppure era un piccolissimo tratto di costa, con una decina di panchine. Si sedette sulla stessa panchina di tanti anni prima, ancora vuota. Stette ore e ore. E qui riuscì a rimembrare completamente, ma troppe cose erano ancora sensa senso, troppi dubbi, paure, ansie. Il reduce ha perso i genitori quando era in missione, e non potè neanche dargli l'ultimo abbraccio. I suoi fratelli, seguendo le sue orme, hanno avuto meno fortuna di lui, e anch'essi sono ormai andati la dove la vita continua per sempre. Guardò il tramonto. Era uno dei più belli che avesse mai visto, ma neanche quello poteva rispondere a una vastissima serie di domande che il reduce ancora serbava in seno. Troppe domande, troppi quesiti irrisolti, troppe ingiustizie, troppi errori, troppi passi falsi. Un brivido pervase l'animo del guerriero. Aveva l'occasione di raggiungere per sempre i suoi cari, e di essere felice per sempre. Sebbene fosse ormai diventato ateo, il tenente sapeva per certo che per quanto bestiale, immonda e ingiusta sia la vita umana, essa avrà sempre un continuo dopo la morte. Il combattete ne era fermamente convinto. Per quanto sconfitto, dubbioso, senza meta, il tenente era ancora ottimista. E proprio per questo iniziò a camminare sull'orlo dello strapiombo del lungomare. Voleva fare i suoi ultimi passi, voleva risolvere prima della morte i dubbi più oscuri che gli si ponevano dinanzi. Ma alla fine rinunciò. Con un gesto estremo fece un salto, e il sole gli brillò tra i capelli per una ultima volta... Allora successe tutto. Nello stesso istante in cui si lanciò percepì la presenza di una persona speciale, e sentì una fredda mano afferrargli il polso. Ritornato sul sicuro asfalto non poteva credere ai suoi occhi. Credeva di vivere un sogno, oppure di essere già nell'aldilà. E invece no. La nobile anima che lo ha afferrato, salvato, è la stessa che aveva accompagnato il guerriero in tutte le sue dolci passeggiate sul lungomare, la stessa che lo prendeva per mano, lo abbracciava, lo baciava, la stessa anima che gli concesse il suo amore. La stessa anima che già precedentemente lo aveva salvato dagli errori giovanili che lo stavano pervadendo. E fu allora che il combattente risolse i suoi dubbi. Questi non aveva mai dimenticato che questa era, è e sarà la parte più importante della sua vita, ma pensava che la sua anima gemella fosse ormai lontano, irrintracciabile, irraggiungibile. Ma sentiva qualcosa dentro se, forse la stessa cosa che lo ha spinto a ritornare sullo stesso lungomare, allo stesso momento, forse la stessa cosa che lo ha fatto temporeggiare così tanto... Il vero amore non si dimentica, e l'anima che lo ha salvato gli ha risolto tutti i suoi dubbi. Il tenente subito comprende che la morte è vinta dall'amore, che porta gioia, allegria, ma anche lacrime, che quando vengono asciugate fanno amare ancora di più... La vita continua, in qualsiasi caso. Il reduce ha imparato a credere nei sogni, i sogni che da giovane faceva con la stessa persona , di una vita insieme, di un'amore infinito, di avere figli, di rifare e ricostruire una famiglia... Ora è adulto. Tutto è possibile. Sapeva che non sarebbe mai più stato solo...E si diedero un bacio sotto lo stesso tramonto, con gli stessi gesti, le stesse parole, le stesse sensazioni ed emozioni che provarono tanti anni prima...

  
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