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Autore: Nihal    05/03/2010    1 recensioni
Sasuke è tornato.
Quante volte Sakura si era detta che avrebbe dato tutto quello che aveva, tutto, per sentire quella frase? Eppure sapeva lei stessa che le probabilità che ciò sarebbe accaduto erano infime, se non addirittura inesistenti.
Per questo la prima cosa che aveva pensato era che, al pronunciare quella particolare frase, Naruto stesse tentando di farle uno scherzo di pessimo gusto.

[Sfida Nihal/Sakuchan]
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
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Farewell


Sasuke è tornato.
Quante volte Sakura si era detta che avrebbe dato tutto quello che aveva, tutto, per sentire quella frase? Eppure sapeva lei stessa che le probabilità che ciò sarebbe accaduto erano infime, se non addirittura inesistenti.
Per questo la prima cosa che aveva pensato era che, al pronunciare quella particolare frase, Naruto stesse tentando di farle uno scherzo di pessimo gusto. La sua teoria era supportata dal fatto che lo sguardo stesso di Naruto era tutt’altro che allegro e lei non poteva credere che Naruto non fosse felice. Dopotutto era quello che voleva anche lui. Riformare il team sette, sebbene ormai fossero passati dieci anni. Dieci anni in cui Sakura, a discapito di tutti quelli che le avevano suggerito di rinunciare, non aveva abbandonato la speranza e proprio per quello non aveva potuto credere così facilmente alle parole di Naruto. Non avrebbe potuto sopportare che quella flebile speranza fosse disillusa a causa di uno stupido scherzo.
Appoggiata allo stipite della porta, aveva in primo luogo guardato Naruto con uno sguardo incredulo e poi aveva affermato, con una voce cupa, che non poteva essere vero.
“Purtroppo questa è la verità, Sakura.”
Sakura non riusciva a comprendere il comportamento di Naruto. Perché aveva utilizzato il termine purtroppo? Non era forse felice di avere l’occasione di rivedere il suo migliore amico? Se era vero ciò che aveva detto, allora avrebbe dovuto avere un’altra espressione, la sua postura non avrebbe dovuto essere incurvata come se un altro fardello vi fosse stato caricato sopra.
“Naruto, cosa stai dicendo?” Chiese, disorientata dall’espressione dell’amico.
“Sto dicendo che Sasuke è tornato e sono stato io a condurlo qui.” Mormorò, come se avesse compiuto un atto gravissimo.
L’urlo di gioia di Sakura le morì in gola quando Naruto riprese a parlare: “L’ho condotto alla morte.”
No, non l’aveva detto davvero. Lei non aveva capito cosa lui avesse voluto intendere con quel l’ho condotto alla morte, quindi voleva dire che lui non aveva davvero pronunciato quella frase angosciante.
“Naruto, non capisco…”
Indietreggiò per lasciare entrare Naruto, che fino a quel momento era rimasto fuori sotto la pioggia. Lui esitò qualche secondo, ancora non sapeva se sarebbe riuscito a raccontarle tutto, ma poi entrò, pensando che quella era la cosa giusta da fare. Sakura meritava la verità, per quanto infelice essa potesse essere.
Si sedette al tavolo e appoggiò le braccia su di esso, nel chiaro intento di prendere tempo.
“Naruto sto perdendo la pazienza. Non puoi venire qui con una notizia del genere e poi tacere. Non puoi.” Disse con voce ferma, sebbene di fermo nel suo animo in quel momento non vi fosse nulla.
Naruto sospirò e si accinse a raccontare tutta la storia dall’inizio alla fine: “Vedi, quando sono tornato dalla missione, ho sentito una presenza, anche se era molto flebile. A quel punto ho alzato la guardia e ho aspettato che mi attaccasse, credevo che si trattasse un nemico… una volta uscito allo scoperto, però, mi sono reso conto che era Sasuke. Sai, non è cambiato per nulla dall’ultima volta che l’abbiamo visto!”
Sakura si chiese il motivo per cui Naruto tergiversasse su cose inutili. E si domandò anche perché Naruto apparisse completamente illeso: se aveva davvero incontrato Sasuke e lo aveva riportato al villaggio, dubitava che fosse riuscito a convincerlo con le maniere buone e sapeva anche che per quanto Naruto fosse diventato forte era impossibile che in un ipotetico scontro non avesse riportato neanche un graffio. Nuovamente prese in considerazione l’ipotesi che Naruto scherzasse, anche se a quel punto non avrebbe potuto più accettarla. L’idea di perdere nuovamente Sasuke, sebbene non l’avesse ancora ritrovato davvero, era un’ipotesi che non poteva contemplare. Quella volta non sarebbe riuscita ad andare avanti, non avrebbe più potuto raccogliere i pezzi.
Che strano… erano passati così tanti anni e lei dentro era rimasta la ragazzina di un tempo; non riusciva ad andare avanti senza Sasuke.
Dopo una breve pausa, Naruto riprese. Sembrava che parlare gli costasse molta fatica e le poche volte che incontrava gli occhi di Sakura, subito voltava i suoi in un’altra direzione.
“Vedi, lui non ha fatto nulla dopo avermi visto. Mi ha semplicemente detto che voleva ritornare a Konoha. Io ancora non riuscivo a crederci! Sasuke che spontaneamente ritornava qui, da noi! Capisci? Ero felicissimo… quindi non ho pensato alle conseguenze che questo avrebbe potuto portare.” Si bloccò nuovamente.
Sakura iniziò a comprendere dove volesse andare a parare il discorso di Naruto, ma ricacciò quei pensieri in un angolo recondito della sua mente, per permettere all’amico di continuare. Infatti poco dopo riprese a raccontare la storia: “Lui, invece, era consapevole delle conseguenze. Quando gli ho detto che a me non importava nulla di quello che aveva fatto e che sicuramente non sarebbe importato neanche a te, lui mi ha guardato con un’espressione strana. E poi mi ha detto: ‘non credo che al team sette sarà permesso di tornare insieme’. Il suo tono era calmo, come se a lui andasse bene così. E a quel punto ho iniziato a capire…”
Se in quel momento Sasuke avesse affondato la katana nel suo stomaco, avrebbe provato una sensazione meno dolorosa di quella che stava provando per la consapevolezza che lenta e inesorabile si stava facendo spazio nella sua mente.
Aveva accettato tutte le azioni di Sasuke. Aveva accettato il fatto che fosse andato da Orochimaru. Quando al villaggio era giunta voce che Itachi Uchiha era stato ucciso, lei aveva capito che Sasuke aveva portato a termine la sua vendetta e non aveva battuto ciglio, anzi segretamente aveva sperato che dopo aver raggiunto il suo obiettivo avrebbe deciso di tornare da lei.
Non riusciva a capire quella sua scelta, andava al di là della sua comprensione, come tutto quello che riguardava Sasuke. Probabilmente aveva ragione lui: loro non sarebbero mai riusciti a capirlo fino in fondo.
Lei sapeva che se fosse tornato non sarebbe stato accolto a braccia aperte dal villaggio, però non aveva mai preso in considerazione la posibilità che…
Se Naruto in quel momento non avesse accennato a quel fatto, lei non ci avrebbe mai creduto.
“Naruto, per favore, parla chiaro.” Implorò, con un tono flebile che non era da lei.
Naruto sospirò pesantemente: “D’accordo Sakura. Io credevo che se Sasuke fosse tornato, noi avremmo trovato un modo per tirarlo fuori dai guai. Lui però mi ha espressamente detto che avrebbe accettato qualsiasi pena. Ha detto che avrebbe voluto distruggere il villaggio, ma che non avrebbe messo in atto la sua idea per rispettare la volontà di Itachi e che quindi non aveva più nessun obiettivo da raggiungere nella vita. Non ho capito cosa volesse dire, se devo essere sincero. L’unica cosa che ho capito è che sembrava quasi felice alla possibilità di morire!” Affermò, incredulo.
Sakura ricongiunse i pezzi, dopotutto non era stupida. Sasuke era tornato al villaggio. Nessuno, tranne Naruto, lei e i vertici di Konoha, ne era a conoscenza. Il consiglio aveva la possibilità di eliminare uno dei più potenti nukenin di Konoha.
La conclusione era talmente semplice che si chiese come mai non vi fosse giunta subito.
Naruto osservò Sakura impotente. Le lacrime che aveva represso per tutti quegli anni in quel momento stavano sgorgando copiose dai suoi occhi, sebbene neanche un singulto fosse uscito ancora dalle sue labbra.
“Sakura…” Mormorò.
“Naruto, quando l’hai capito perché non hai cercato di impedirgli di ritornare?” Chiese, la voce controllata sebbene le lacrime non avessero cessato di offuscarle gli occhi.
“Non ho potuto. Finché non siamo arrivati non mi ha fatto capire il suo intento e una volta qui è stato troppo tardi, i ninja lo hanno circondato. Sono uno stupido.” Affermò insultando se stesso e credendo alle sue parole.
Sakura non riusciva ad arrendersi. Si aggrappò alla sedia come se quel pezzo di legno fosse la materializzazione della sua speranza che lei non voleva lasciare andare via. Non poteva, altrimenti sarebbe morta. Era la speranza che l’aveva convinta ad andare avanti in quegli anni.
“Kakashi… lui non può fare nulla?”
Dopotutto era l’Hokage, non aveva qualche potere sui consiglieri? Su che razza di sistema si basava Konoha se neanche il capo del villaggio poteva opporsi alle decisioni del consiglio?
“No, Sakura, nulla. Sasuke non vuole aiuto. Il processo si è tenuto in gran segreto qualche ora fa e da quello che ho saputo Sasuke ha espressamente chiesto che non fossero clementi. Sembra proprio che lui voglia morire, dopotutto.”
Sakura non capiva. Perché voleva cessare di vivere a tutti i costi? Adesso che aveva portato a termine tutto quello che si era prefissato non poteva concedersi una tregua? Non poteva cercare di rimettere insieme i pezzi? Loro tre insieme ce l’avrebbero fatta, lei ne era certa e doveva esserlo anche lui!
“Naruto, ho bisogno di parlargli.”
Naruto scosse la testa, sconsolato.
“Sapevo che me l’avresti chiesto, era per questo che non volevo dirti nulla.”
Una rabbia istintiva e incontrollabile si fece spazio dentro Sakura. Era per questo che non volevo dirti nulla. Quindi lei era rimasta la bambina di tanti anni fa, quella che aveva bisogno di essere protetta dai dolori della vita. Avrebbe avuto il coraggio di fare passare sotto silenzio il ritorno di Sasuke, quando la sua forza di andare avanti si affievoliva di giorno in giorno, nell’attesa che lui ritornasse?
Lo avrebbe fatto davvero?
“Sakura, per favore, calmati.” Esclamò Naruto, vedendo l’amica fremere di rabbia e di dolore.
“Naruto, tu non capisci quello che provo! Non capisci il dolore che ho dovuto sopportare fino a oggi e quello ancora più straziante che sto provando in questo momento! Pensa se ti fosse negata la possibilità di vedere un’ultima volta Hinata! Tu cosa faresti?” Domandò, odiando se stessa per aver anche solo pensato ad una cosa del genere.
Naruto si rabbuiò per un istante, l’idea di dover rinunciare alla donna che amava lo aveva colpito come un pugno nello stomaco, ma rispose ugualmente: “No, Sakura non lo capisco, hai ragione. Ma ho provato a pensarci ed è per questo che ho deciso di raccontarti tutto e di supplicare il consiglio di concedere a Sasuke una visita prima della sua morte. Adesso sta a te decidere.”
Alle lacrime di dolore si mischiarono quelle di gratitudine, perché Sakura sapeva che Naruto mai e poi mai si sarebbe piegato a supplicare qualcuno; l’aveva fatto per lei, per permettergli di vedere un’ultima volta la persona che amava, la persona con la quale avrebbe voluto costruire la sua vita.
Per loro, però, non c’era un futuro a Konoha. Non c’era nulla. Era come se il destino avesse deciso di recidere il flebile legame che li univa, quel giorno, e che da quel momento avesse fatto di tutto per impedirle di coronare quello che da quel momento in poi non sarebbe stato altro che un rimpianto.
Però non poteva pentirsi anche per il fatto di non averlo rivisto. Naruto le aveva donato quell’occasione e lei doveva sfruttarla.
Afferrò il foglio che Naruto le porgeva.
“Grazie, Naruto.” Sussurrò semplicemente, prima di lasciare la casa diretta alla prigione di Konoha.
Le strade erano deserte, tutti erano al riparo a causa della pioggia. Non aveva neanche preso l’ombrello, ma in quel momento cosa importava? Che differenza faceva se Sasuke la vedeva tutta bagnata e con il viso arrossato dalle lacrime che si erano placate da poco?
Non le interessava più apparire bella ai suoi occhi, le interessava solo vederlo, anche se forse lui non avrebbe voluto parlarle.
La prigione di Konoha si stanziava enorme davanti a lei. La prima cosa che le venne da pensare era che quel luogo ispirava solo tristezza e desolazione. Non era mai entrata dentro, però ricordava che ogni volta che passavano là davanti – lei, Naruto, Kakashi e Sasuke – si diceva che quello era l’ambiente che meritavano i criminali, anche se al solo guardarla ogni volta un brivido le percorreva la schiena.
Da quel periodo erano passati anni e quella concezione infantile del bene e del male si era evoluta, fino a portarla ad ipotizzare che forse c’erano delle cose che lei non poteva capire. Adesso sapeva che non tutti quelli che erano costretti a passare la loro vita lì dentro erano criminali, sapeva che molti innocenti erano vi erano stati reclusi per salvaguardare l’onore di Konoha.
Aveva capito da tempo che neanche il loro villaggio era perfetto.
Di una cosa, inoltre, era assolutamente certa: quell’edificio freddo non era il posto dove doveva trovarsi Sasuke.
Una volta entrata, due Anbu le comparvero di fronte, fissandola con quelle maschere senza espressione che aveva sempre detestato.
“Cosa ci fa qui?” Chiesero circospetti.
Pochissimi individui erano autorizzati ad entrare lì e sicuramente Sakura non rientrava tra quelli. In una situazione normale si sarebbe sentita intimorita in un frangente del genere, ma non in quella particolare occasione.
Il dolore era la sua forza.
“Sono qui per vedere un prigioniero.” Affermò senza indugi.
Non appena capirono il motivo della sua visita, entrambi cominciarono ad adempiere la trafila burocratica obbligatoria in quei casi. Il primo si preoccupò di chiedere i suoi dati in modo da annotarli su quello che doveva essere il registro dei visitatori. Le pagine erano per la maggior parte vuote, segnale indicativo del fatto che gli abitanti di Konoha non volevano abbassarsi ad entrare in un posto del genere. Neanche quegli Anbu erano particolarmente contenti di essere lì, era facilmente intuibile dal tono della voce.
“Cognome?”
“Haruno.”
“Nome?”
“Sakura.”
Mentre lei rispondeva a quelle semplici domande, il secondo Anbu si dava da fare per perquisirla, confiscando le armi e i medicinali che era solita portare con sé.
“I suoi effetti personali le verranno restituiti una volta che sarà uscita. Per motivi di sicurezza non è permesso portare nulla all’interno della prigione.”
Mentre il secondo Anbu illustrava a Sakura il motivo per cui tutte le sue cose, incluso il coprifronte, dovevano essere requisite, il primo si accinse a fare la domanda più importante: “Chi è il prigioniero che vuole visitare?”
“Sasuke Uchiha.”
A causa della maschera Sakura non poté scorgere l’espressione del ninja, però poteva facilmente immaginare la sua sorpresa nel sentirle pronunciare quel nome: nessuno doveva essere a conoscenza della sua cattura.
Prima che potesse dire qualcosa, la kunoichi gli porse il foglio che stava stritolando tra le mani, donatogli poco prima da Naruto, che conteneva l’autorizzazione scritta che Kakashi aveva fornito loro.
La guardia lo rilesse per due volte di fila e controllò in modo particolare la firma dell’Hokage, come per assicurarsi che quel permesso non fosse un falso creato da Sakura. Stava sicuramente svolgendo il suo lavoro in maniera impeccabile, però quel comportamento stava facendo innervosire Sakura non poco. Dopo aver appurato che l’autorizzazione era autentica, le fece cenno di seguirlo e si addentrò all’interno della prigione.
Superarono molte celle che si trovavano in quel corridoio e, una volta terminato quest’ultimo l’Anbu girò a destra, in un varco che dava su una rampa di scale che Sakura non aveva neanche notato.
“Qui teniamo i prigionieri pericolosi.” Spiegò compunto, sebbene l’Haruno non gli avesse chiesto nulla.
Lei non rispose e si tenne dietro al ninja, che continuava a scendere. Non aveva dubbi sul fatto che Sasuke dai più potesse essere considerato pericoloso, però non capiva perché avessero dovuto rinchiuderlo proprio in quel luogo; dopotutto lui si era fatto catturare spontaneamente, non c’era alcun rischio che fuggisse. Se avrebbe voluto farlo, sarebbe riuscito ad eludere anche la sorveglianza – ben più consistente che nei piani superiori – addetta al controllo dei criminali pericolosi.
Terminata la rampa di scale, si addentrarono in un altro corridoio. Al contrario del precedente, questo conteneva poche celle. Il ninja si fermò di fronte ad una di esse ed estrasse una chiave.
“Le concedo quindici minuti.” Dichiarò in tono glaciale, prima di girare la chiave nella serratura.
“Le consiglio di fare attenzione. Gli Uchiha sono davvero pericolosi.” Le suggerì poi, in uno sprazzo di quella che doveva ritenere gentilezza.
Sakura non capì mai come riuscì a trattenersi in quell’occasione. Il tono sprezzante che aveva usato la guardia per pronunciare il cognome di Sasuke, membro di un clan di tutto rispetto, l’aveva irritata in modo tale che l’Anbu dovette ritenersi fortunato per il fatto che una questione più importante l’attendeva e che non aveva la minima intenzione di sprecare il poco tempo che aveva per vedere Sasuke ingaggiando una lotta illegale contro una ripugnante guardia.
“Lo farò.” Affermò fredda, prima di varcare la soglia.
La prima cosa che vide quando mise piede in quella cella, fu che avevano privato quel posto anche delle poche cose indispensabili. Non vi erano letti o finestre. Gli unici ornamenti per quella stanza spoglia erano un orinatoio e una sedia sulla quale, in quel momento, stava seduto Sasuke.
Le mani erano poggiate in grembo e all’arrivo di Sakura non aveva alzato neanche lo sguardo.
Alla vista di quello che era stato il suo primo e unico amore, Sakura non seppe trattenersi. Scoppiò nuovamente in lacrime e corse ad abbracciarlo. Lui non ricambiò, né alzò lo sguardo, ma a lei non importava in quel momento. Stava stringendo Sasuke, il suo Sasuke che, come aveva detto Naruto, non era cambiato minimamente dall’ultima volta che lo avevano visto.
“Sasuke!” Gemette lei tra le lacrime, continuando ad abbracciarlo.
Lui non rispose.
“Sasuke, perché lo hai fatto? Perché ti sei fatto catturare? Non capisci che questa sarà la tua fine?”
Per la prima volta da quando Sakura era entrata, e per la prima volta da quando era stato catturato, Sasuke emise un gemito.
“Mi stai schiacciando.” Mormorò cupo.
Sakura si allontanò immediatamente.
“Scusa, non volevo.” Si giustificò dispiaciuta, ancora tra le lacrime.
Passò qualche minuto di silenzio in cui Sakura non riuscì a staccare gli occhi da lui.
Non ci riusciva, non ce la faceva proprio. Come poteva accettare l’idea di distaccarsi da lui quando lo aveva appena ritrovato? Non era cambiato, sembrava ancora un ragazzo di sedici anni, quel ragazzo che lei ricordava, sebbene avesse abbandonato lo sguardo sprezzante che aveva riservato a lei e a Naruto più e più volte da quando li aveva abbandonati. In quel momento semplicemente… non aveva sguardo. Guardava il niente davanti a lui, come se l’esistenza non avesse più nulla di offrirgli. Sakura, dal canto suo, avrebbe voluto gridargli che c’era lei, che lei avrebbe potuto renderlo felice, se solo l’avesse accettata, ma non lo fece, perché sapeva che era troppo tardi e che lui non avrebbe approvato.
“Sasuke, perché non fuggi?” Chiese poi, ignorando tutti i concetti che le erano stati inculcati all’accademia sul fatto che i criminali fossero malvagi e che loro avevano il compito di catturarli, non di istigarli alla fuga come lei stava facendo.
“No, non fuggirò, Sakura.”
Neanche la sua voce era cambiata. Possibile che fosse rimasto identico al passato? Possibile che il tempo non avesse avuto effetto su di lui?
Perché non la guardava negli occhi quando rispondeva? Il Sasuke di un tempo l’avrebbe guardata con sguardo beffardo e l’avrebbe derisa per le sue stupide idee. Però l’avrebbe guardata, almeno.
“Sasuke…”
Il suo sguardo continuava ad essere fisso altrove.
“Sasuke guardami!”
Colto di sorpresa dal suo urlo, i suoi occhi saettarono involontariamente in direzione di quelli di lei. Quegli occhi che riuscivano a farla smarrire come un tempo…
Avevano quello stesso effetto che l’aveva catturata quando era una ragazzina e litigava con Ino perché lei sarebbe stata la fidanzata di Sasuke Uchiha.
“Cosa vuoi da me, Sakura?” Domandò lui, stanco.
Sakura ignorò il comportamento di Sasuke, che palesava la sua intenzione di mandarla via di lì e continuò: “Voglio convincerti a fuggire, Sasuke. Non potrei sopportare l’idea di vederti… vederti…”
Ricominciò a singhiozzare senza ritegno, non preoccupandosi del fatto che si trovava di fronte a lui. Non preoccupandosi del fatto che ancora una volta, per l’ultima volta, si sarebbe mostrata debole ai suoi occhi.
“Morto?” Le venne in aiuto Sasuke.
“Perché hai quel tono? Come se non ti importasse nulla della tua vita? Non ti importa nulla, Sasuke? Dimmi che non ti importa, se è così.” Affermò con voce limpida, dopo aver asciugato le lacrime con un gesto stizzito della mano.
Sasuke alzò nuovamente lo sguardo su di lei e pronunciò tre semplici parole, che lasciarono Sakura di stucco: “Non mi importa.”
Ed era la verità. Lo si leggeva dal suo volto.
Sakura prese un respiro profondo per farsi coraggio; i pianti poteva risparmiarli per dopo, quello era il momento di essere forte, sia per lei sia per avere una possibilità di convincere Sasuke a scappare.
“A me invece importa, Sas’ke.” Sostenne convinta. Un sorriso fugace fece capolino sul suo volto, per poi scomparire subito. Anche Sasuke aveva cambiato espressione. Senza accorgersene aveva pronunciato il suo nome in modo quasi petulante come era solita fare quando erano ancora piccoli, motivo d’immenso fastidio per l’Uchiha all’epoca.
Quel piccolo gesto, che sembrava averli avvicinati, le diede la forza di continuare: “Mi importa della tua vita, mi è sempre importato, Sasuke. Vedi, mi importa di te, perché io ti amo.”
Buttò fuori quelle parole tutte d’un colpo, perché riteneva, a ragione, che se avesse fatto un giro di parole avrebbe ricominciato a piangere prima di terminare il suo discorso. Dopotutto non era cambiata molto, in quegli anni.
Non era cambiata lei e non erano cambiati i suoi sentimenti, che erano senza tempo. “Sakura… grazie. Però non fuggirò, te l’ho già detto.”
No. Non poteva rifarlo. Non poteva liquidarla nuovamente con un grazie, come quella volta. Non poteva abbandonarla di nuovo così, con una parola. Lei non lo tollerava, lei non…
“Sakura smettila di piangere. Sei davvero noiosa.” Affermò neutro e a Sakura sembrò che il fantasma di un sorriso avesse attraversato quel volto impassibile.
“S-sì, lo so… non sono cambiata più di tanto, eh?” Chiese, sorridendo tra le lacrime.
“No, per nulla.”
Un rumore fece alzare Sasuke d’impulso e fece voltare Sakura, che fino a quel momento era rimasta in piedi con lo sguardo fisso sull’Uchiha.
“Signorina Haruno, i quindici minuti sono scaduti.” La voce atona dell’Anbu la riportò alla realtà, in quel mondo di dolore che le diceva che lei e Sasuke non avrebbero passato più neanche un minuto insieme.
“La prego! Ci lasci ancora un po’ di tempo!” Implorò lei.
“No, mi dispiace, non è possibile.” Dichiarò quello, insensibile alle sue richieste.
“Sakura vai, non preoccuparti.”
“Ma Sasuke…” Protestò lei debolmente.
“Devi andare, non puoi restare.”
Si bloccò, prima pronunciare la frase seguente.
“Sono contento che tu sia venuta.”
Tanto cosa se ne faceva dell’orgoglio all’altro mondo?
Sakura si buttò tra le sue braccia singhiozzando e implorandolo di andare con lei, sebbene sapesse che quella richiesta andasse contro ogni logica.
Sasuke la strinse brevemente in quello che doveva essere un abbraccio, o almeno l’azione più simile ad un abbraccio che avesse compiuto da anni.
“Vai.” Le ripeté.
Lei si allontanò lentamente da lui, continuando a guardarlo negli occhi attraverso le sbarre anche quando la guardia ebbe chiuso la cella.
“Addio, Sas’ke.” Mormorò, mentre si allontanava da quel posto per non ritornarci mai più.

***



Quello stesso pomeriggio Uchiha Sasuke fu giustiziato in gran segreto.
“Sasuke, sei sicuro di non preferire un modo meno doloroso?” Chiese Kakashi, rivolgendo lo sguardo al viso altero del suo ex allievo.
L’unica richiesta che aveva fatto al consiglio era stata quella di essere ucciso con la sua stessa katana e il consiglio aveva accolto la proposta con gioia. Dopotutto a loro cosa importava del mezzo con cui veniva eliminata la feccia che tradiva il villaggio?
“No, Kakashi.”
Il copia ninja si allontanò, raggiungendo Naruto e Sakura che avevano insistito per essere presenti. Non volevano abbandonarlo fino alla fine.
Un paio di Anbu tentarono di afferrarlo in modo da tenerlo fermo, ma lui rifiutò di farsi toccare. Orgoglioso fino alla fine.
Sasuke Uchiha morì in silenzio. Neanche un suono uscì dalle sue labbra mentre l’Ambu affondava la katana nel suo stomaco. Un ultimo sguardo per Sakura, l’unica cosa che le avesse regalato da quando si erano conosciuti, e chiuse gli occhi.
Sakura non fece in tempo a dare un’ultima occhiata al corpo di Sasuke, sebbene fosse difficile vedere qualcosa con gli occhi offuscati di lacrime, che diversi membri del corpo medico che lei conosceva benissimo sollevarono il suo corpo. Perché lo stavano portando all’ospedale?
Poi Sakura capì. Volevano impossessarsi dello Sharingan.
Avrebbero infierito sul corpo di Sasuke e lei non poteva fare nulla. Come poteva il suo villaggio fare una cosa del genere?
Fece un passo avanti, decisa ad impedire che ciò accadesse, ma Kakashi la trattenne per un braccio: “Non puoi fare nulla, Sakura.”
“No, non posso.”
Sakura si allontanò da quelli che erano stati rispettivamente il suo maestro e il suo migliore amico e loro la lasciarono andare, perché sapevano che lei più di tutti aveva bisogno di elaborare il dolore.
Sakura sapeva che quel dolore non l’avrebbe più superato.
Si precipitò a casa sua, le servivano solo poche cose. Riempì a stento un piccolo zaino e poi partì.
Per dove? Non lo sapeva. Sicuramente sarebbe andata lontano da Konoha, il villaggio che aveva ucciso l’uomo che amava.

***



Quando i membri del villaggio si resero conto che Sakura se n’era andata, ormai era troppo tardi.
Furono inviate squadre per cercarla su ordine di Kakashi, ma le spedizioni furono un fallimento generale.
“Probabilmente tornerà quando se la sentirà.” Affermò l’Hokage sconsolato, rivolgendosi a Naruto.
Naruto, però, aveva capito. Sakura non sarebbe più tornata.
“Hai ragione.” Mentì.
Da quel giorno Sakura Haruno non rimise più piede a Konoha.


Fine!^^



Salve!^^
Allora… cosa posso dire di questa storia? Per prima cosa, evviva l’OOC._. Sasuke è OOC, Sakura è OOC e menomale che l’Anbu non ha una vera identità, altrimenti sarebbe OOC anche lui. Io non volevo scrivere qualcosa di deprimente, ma sakuchan mi ha sfidato chiedendomi una SasuSaku e… come posso scrivere una SasuSaku allegra? Capiatemi (verbo inesistente._.), io sono un’accanita sostenitrice della SasuNihal! Aderite anche voi a questo pairing fantastico!
Ritornando seri. Sasuke ha voluto farsi uccidere con la sua katana, perché secondo me ha voluto essere un Uchiha fino in fondo. Niente cose ordinarie, avete presente? E poi visto che tutto il resto della sua famiglia era stato ucciso così…
Ovviamente questa è la mia OOCiosa interpretazione, quindi non prendetela come oro colato. Anzi non prendetela proprio, che fate meglio!^^
Poi… ho descritto Sakura un po’ debole perché credo che qualsiasi persona, anche la più forte, sarebbe stata destabilizzata da un avvenimento del genere.
Sarebbe una what if, a partire dal punto in cui Sasuke ha eliminato Itachi. Se avesse rispettato il suo volere e non avesse deciso di eliminare qualsiasi umano, animale o paramecio esistente a Konoha?
Ok, direi di aver terminato il mio sproloquio. Se volete prendervela con qualcuno visto che ho ucciso i neuroni con questa cosa, fatelo con sakuchan, è lei che ha lanciato la sfida!^^
Spero che vi piaccia!<3
*evapora*
Ja ne,

Nihal
  
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