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Autore: wuompi    05/03/2010    0 recensioni
Questa è la mia prima fanfiction quindi cercate di capirmi, è la mia prima storia romantica che scrivo, lo scritta nella mia casa dell'università mentre mi deprimevo per tutto, poi è partito così come se niente fosse, la storia racconta dell'amore di due ragazzi che si incontrano così per caso con un colpo alla testa...non voglio anticiparvi niente e lascio a voi la lettura del primo capitolo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bacio in caduta libera

 

 

La macchina arrivò davanti al grande portone della casa, ne uscì un uomo anziano dai capelli grigi e vestito con una camicia rossa hawaiana e pantaloncini corti beige, si fermò davanti la portiera di Simone aprì e disse contemporaneamente «buongiorno signorino, tutto bene, a passato bene la giornata? Ieri sera non lo vista rientrare penso perché sia stato con il suo nuovo amico, la piscina al coperto è pronta, anche l’idromassaggio, le ho preparato il costume, l’accappatoio e dei vestiti puliti nella sua camera, le ho anche preparata uno spuntino per la giornata, per il pranzo non si preoccupi porterò qualcosa di buono per lei e il suo amico» andava talmente veloce che non riuscii a capire tutto quello che disse «Marco non preoccuparti prenditi la giornata libera per poterti rilassare e fare quello che vuoi tu, ah scusa Marco questo è il mio nuovo amico Jacopo lo salvato ieri dopo che era caduto dagli scogli giù alla baia del barracuda, ecco perché ieri non sono ritornato gli sono stato vicino quando lo hanno portato all’ospedale, e poi lo ho accompagnato a casa sua e sono rimasto con lui a fargli compagnia» gli rispose tranquillamente e considerandolo un suo pari «e quella mano fasciata?» disse guardandomi la mano fasciata…lo guardai e sorridendogli gli dissi «niente mi sono solo distratto per qualche secondo e mi sono scottato mentre preparavo la colazione per Simone, per fortuna che c’era lui li con me altrimenti come avrei fatto!?»

poi Marco si girò verso Simone lo guardò con una faccia “felice” e lo saluta percorrendo tutta la strada in bicicletta e diventando sempre più piccolo verso l’orizzonte…poi Simone mi accompagna verso la porta di casa la apre e mi fa entrare per prima, chiude la porta dietro di se…l’entrata era bianca che diventava sempre più luminosa con il sole che rifletteva sul colore, sullo sfondo bianco si notavano molto i colori sgargianti dei fiori che si erano aperti e rilasciando un odore molto gradevole, il pavimento di parquet risaltava su tutto anche le scale che salivano su di un lato erano notabili facilmente il corrimano era fatto di un legno più scuro del parquet, nell’insieme era molto bello e dava una sensazione di vissuto e antico…mi portò in una stanza nelle vicinanze, era la cucina, era bella, illuminata dal sole, appesa al soffitto c’era un lampadario d’oro da cui pendevano cristalli, sotto di esso c’era un tavolo, un’isola, il piano in marmo bianco con nervature rosse dava all’intera stanza un senso di profondità, le sedie non erano di quelle a gambe corte ma a gambe lunghe come quelle dei bar, poco distante dal tavolo c’era una porta di vetro che dava sul di fuori e li c’era una piccola, se così si può dire, piscina con una zona idromassaggio per rilassarsi, poi Simone mi indica una parte a cui non avevo fatto caso era una zona della casa dove si vedeva solo una grande porta di vetro e qualche finestra qua e là, si intravedeva poco, infatti pensavo fosse il soggiorno, invece mi sono ricreduto quando entrammo, era una grande piscina al coperto, il fondo della piscina era ricoperta da un mosaico che rappresentava il mare e i monti, «allora cosa ne pensi di questa casa, ti piace? E pensare che la costruita tutta mio padre»

si rivolse a me con un sorriso a 32 denti «piacere, la adoro vorrei viverci per sempre, sembra una reggia e poi tutti questi colori mi fanno impazzire, e poi questa piscina, non posso crederci, il mosaico» mi stava fissando ancora con quel sorriso stupendo quasi mi stavo sciogliendo «bè se pensi che dovresti viverci, perché non farlo diventare realtà, sentiti come a casa tua, e ricorda vieni quando vuoi questa casa è aperta sempre per te» aveva appoggiato la sua mano calda sul mio braccio e si stava avvicinando a me stavo arrossendo troppo così gli chiesi «scusa una cosa dove sono i bagni?» avevo cambiato discorso perché mi stavo imbarazzando molto non lo so perché e poi mi indicò la strada, arrivai nel bagno mi lavai la faccia e poi guardai lo specchio e dentro di me mi ripetevo «cosa stai facendo non essere ridicolo è solo un amico non succederà niente di male, passerai una giornata in piscina con lui ti divertirai mangerete insieme e poi andrai a casa» visto che ormai ero in bagno mi cambia, mi misi il costume nero con dei particolari disegni maori che avevo portato da casa, e ritornai in piscina, Simone mi stava aspettando seduto a bordo piscina con i piedi nell’acqua, si era anche cambiato costume, aveva uno slip bianco con una linea nera che percorreva tutto il fondo schiena, si girò verso di me sorrise e mi fece segno di venire verso di lui, ero rimasto pietrificato poi lo sento parlare «dai vieni non aver paura, non ti mangio mica» mi avvicinai a lui poggiai la borsa sullo sdraio li vicino e mi sedetti accanto a lui, «allora, spiegami bene cosa fai all’università»

mi sentivo agitato, però mi sono fatto forza e gli risposi «in pratica mi occupo di arte e come rappresentarla al pubblico, mi piace molto disegnare, ho gia qualche disegno pronto ma non penso piaccia alla gente, perché sono un po’ particolari, diciamo che mi rappresentano, sono la mia arte interiore, fa un po’ ridere ma di solito disegno all’aperto quando vado in giro e quando mi capita mi metto seduto e disegno, anche in ascensore, una volta ho fatto una figura…mi ero vergognato tantissimo, stavo in un hotel dentro l’ascensore e andavo su e giù per tutto il palazzo senza una meta mentre alla reception mi stavano guardando dalle telecamere e ci sono rimasto per tutto il giorno fino a che non mi hanno chiamato e mi hanno cacciato, e pensare che ero lì per incontrare una mia amica che era passata a trovarmi e aveva prenotato una stanza, che figura che ho fatto!» Simone mi stava guardando con una faccia sbalordita e non credeva a quello che aveva sentito poi d’un tratto si è messo a ridere come un disperato e così feci anch’io, mia aveva contagiato «ahahahah…non  posso immaginare te che ti comporti così, pensavo che fossi un tipo tranquillo che cerca di non creare problemi, ma vedo che dentro di te c’è un anima da “ribelle”» ancora stavamo ridendo poi mi girai verso di lui lo guardi sorridendo e ridendo allo stesso tempo poi per dispetto lo spinsi in piscina uscì tutto bagnato mi stava guardando con in volto il tipico sguardo da persona che vuole vendetta,  non era arrabbiata ma scherzosa, poi mi sento prendere i piedi e vengo trascinato in acqua, ritornai in superficie tutto bagnato le gocce d’acqua che cadevano dai capelli, poi come se niente fosse gli saltai addosso e lo affogai, e la cosa fu reciproca ci stavamo stuzzicando a vicenda e tutto in maniera scherzosa,

poi per fuggire da lui incominciai a nuotare verso l’altra sponda della piscina e più fuggivo più lui mi inseguiva, stavamo ridendo scherzando ci tiravamo l’acqua come bambini, poi ci fermammo al centro della piscina ci stavamo tirando l’acqua, ci fermammo per un attimo ci stavamo guardando negli occhio l’acqua che scendeva dal suo volto si muoveva lentamente e lo marcava a delineare i suoi lineamenti perfetti, ci stavamo avvicinando quasi a baciarci ma mi spostai subito non lo so perché, la mia mente diceva di non farlo mentre il cuore diceva vai avanti non ti fermare, poi nuotai verso il bordo per uscire e asciugarmi, presi l’asciugamano mi misi seduto, anche Simone fece la stessa cosa ma io non lo guardai, mi sentito a disagio e stavo malissimo per quello che avevo fatto, poi mi sento dire «dai andiamo a preparare il pranzo, il mio stomaco incomincia a brontolare mi pare anche il tuo da quello che sento» la sua voce era leggermente diversa forse perché non ero riuscito a fare quello che voleva, ci alzammo e andammo in cucina, Simone aprì il frigo tirò fuori pomodoro, mozzarella e basilico, poi prende una pentola la riede di acqua e la mette sul fuoco, tira fuori un coltello affilato da un cassetto vicino a lui, e si mette a tagliare pomodori, mozzarella e il basilico tutto insieme e una volta concluso mette tutto in una ciotola, io rimasi li seduto sul lato opposto a lui che lo guardava stupito di cotanta bellezza e velocità nel muoversi,

il tempo stava passando velocemente aveva scolato la pasta messo tutto nella ciotola, girava con un mestolo di legno che aveva lì sul tavolo lasciò lì la ciotola prese due forchette e me ne diede una, poi disse “buon appetito” stavamo distanti l’uno dall’altro non ci guardavamo in faccia, tra me e me stavo pensando a quello che era successo prima, stavo dando di matto nella mia testa stavo pensando a cosa sarebbe successo se sarebbe andata in maniera diversa, poi una voce familiare rimbombò dicendo “buttati, agisci non pensare alle conseguenza, fallo e basta”, era la voce di Sharon, la mia migliore amica che mi ricordava di gettarmi dalla scogliera il giorno che decidemmo di fare una pazzia tutti insieme, stavo ricordando che quel giorno non lo feci, ero lì che guardavo in basso ma non mi gettai, la stessa cosa era successa prima con Simone non mi ero gettato, non sapevo più cosa fare,  gettarmi dal burrone o rimanere lì dove ero al sicuro, al riparo, «ehi non preoccuparti per quello che stava per succedere prima, non è successo niente, stavamo solo giocando come due buoni amici» mi stavo dicendo Simone mentre stava mordendo la forchetta vuota, ma quelle parole mi stavano ancora agitando di più, quelle parole mi stavano trapanando il cervello, cosa dovevo fare buttarmi, riuscire a fare qualcosa di veramente pazzo, oppure non fare niente, restare lì e fare in modo che la giornata finisca? Poi presi le redini di quel momento dopo che Simone mi aveva detto mi alzai di scatto buttai la sedia a terra presi la sua testa tra le mani e lo baciai, ma non un bacio semplice, un bacio profondo lungo senza mai fermarsi senza staccare le labbra senza mai respirare.

  
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