Dei passi affrettati attirarono l’attenzione del giovane
che si voltò in attesa di veder comparire la figura tanto amata di Diana.
Fa che sia lei… pensava il giovane. D’altronde chi altri
sapeva del loro incontro? si chiedeva il giovane dubbioso.
Finalmente la vide: aveva i capelli in disordine, segno che
aveva corso per gran parte del tragitto. Il viso arrossato e gli occhi
scintillanti… E’ bellissima… pensò semplicemente Fred guardandola.
Anche Diana si accorse di lui. La stava aspettando accanto
all’albero dove, due settimane prima, avevano fatto il picnic… Il vento, che
aveva iniziato a soffiare subito dopo la funzione, sembrava giocare con i
capelli di Fred.
Mi ha aspettata… pensò arrossendo Diana. Aveva corso per
tutto il tragitto, non voleva ammetterlo, ma aveva paura… Paura che nonostante
tutto lui avesse preferito andarsene… magari con Janet…
Salì la collinetta che li separava e si appoggiò all’albero
e cercò di riprender fiato.
“Ciao…” le disse lui guardandola con tenerezza.
“Ciao…” riuscì a dire lei, dopo aver regolarizzato il ritmo
del respiro, i battiti furiosi del suo cuore non volevano saperne di calmarsi:
era tesa ed emozionata.
“Temevo che non venissi…” le disse in un soffio Fred non
riuscendo a smettere di guardarla.
“Anch’io…” disse lei non riuscendo a sostenere il suo
sguardo.
“Non volevi venire?” le chiese sorpreso Fred.
Ieri non aveva badato molto alle parole che aveva detto a
Diana, ma ora… temeva di aver fatto troppe pressioni sulla ragazza.
“No” disse invece lei scotendo la testa “non sapevo se… si
insomma… se mi avresti… aspettato…” disse cercando di guardarlo.
“Te l’avevo detto…” le rispose lui “Ci sediamo?” propose
togliendosi la giacca e mettendola per terra, affinché Diana sedendosi non si
sporcasse il vestito.
“Grazie” disse arrossendo maggiormente. Non era abituata a
simili premure. Certo, Ruby le aveva detto infinite volte che i ragazzi si
comportano in modo gentile e premuroso nei confronti delle ragazze carine ed,
ancor di più, quando queste interessano loro.
Ma un conto era sentirlo dire o vederlo su altri, ben
diverso era essere protagonista.
Diana non sapeva come comportarsi. Era emozionata, temeva
di rovinare il momento magico che si era creato tra loro.
“Avevamo iniziato un discorso ieri sera…” disse lui
rompendo il silenzio che si era creato.
Ci siamo… pensai non sapendo cosa dire o
fare…
Attendevo trepidante che tu facessi una
qualche mossa. Certo, sapevo che non mi avevi fatta venire fin lì per stare a
guardare il paesaggio, ma l’avevi fatto per continuare un discorso. Già il
discorso per essere precisi. Quello che la notte precedente mi aveva tenuta
sveglia a fissare il soffitto chiedendomi cosa dovevo fare, e soprattutto se
facevo la cosa giusta. Ma qual’era la cosa giusta?
Questa mattina mi sono alzata risoluta… Avevo
deciso: non vado all’appuntamento. Appuntamento i miei unici
appuntamenti erano con Anna.
Ma quando sono arrivata in chiesa e ti ho
visto… tutta la mia risolutezza è scomparsa. Il dubbio si è impadronito di me.
Cosa fare? Andare o non andare?
Il colpo di grazia alla mia risolutezza è
stata data dall’occhiata che mi hai riservato al termine della funzione, quando
parlavo con Julia.
Lì ho capito che non ti avrei deluso… Che non
volevo deluderti.
Non hai un carattere facile, sempre pronto a
scherzare su di me… A prendermi in giro…
Come al nostro primo incontro… quando, per
me, tu eri solo un vagabondo o un ladro: il ladro che mi ha rubato il cuore.
Ma sai essere dolce e gentile, premuroso e
sensibile.
Sono venuta all’appuntamento, per concludere
il discorso iniziato e non finito ieri… Ed adesso era arrivato il momento quel
momento…
Mio Dio, Diana, sei così bella. Stanotte non ho
quasi chiuso occhio pensando a te, a cosa dirti se fossi venuta a questa specie
di appuntamento, perché fino all’ultimo temevo che di rimanere solo su
questa collina… Solo in compagnia del vento che si faceva beffe di me… Mentre
tu, ignara del mio tormento, decidevi di dimenticarti di me e del nostro
incontro, di noi… Già, parlo ancora di un noi… Può esistere un amore
così? Ci conosciamo da due settimane, eppure io già so che non riuscirei a
starti lontano…
Mia madre mi raccontava spesso, da piccolo, di
come aveva conosciuto mio padre, di come si era innamorata follemente di lui,
del loro matrimonio e dell’amore che ancora oggi saldamente li univa. Il
nostro, Diana, sarà in grado di fare altrettanto?
Quando ci siamo conosciuti… Mi hai colpito al
cuore… Eri così arrabbiata… Avevi le guance imporporate… Gli occhi ti
brillavano… Ti avevo scambiato per una bambina, e come tale mi divertivo a
prenderti in giro… Quale errore ho fatto… Ed il giorno dopo tu ne hai pagato le
conseguenze… Per colpa mia ti sei fatta male… Come sono stato sciocco…
Ringrazio Dio e te per avermi concesso una seconda possibilità.
Non la voglio sciupare, dolce Diana, ma non
posso andare avanti senza sapere cosa provi per me… Vorrei invitarti ad
assistere al matrimonio di mio fratello… vorrei poterti vedere più spesso… Sono
stanco di vorrei… Adesso voglio.
“Già” disse semplicemente lei voltando un po’ la testa.
“Sono così brutto da farti scappare ogni volta?” chiese lui
senza parafrasare, guardandola.
Dritto al punto, pensò lei. “No…” sussurrò “No, non lo sei
affatto, anzi…” disse con voce normale, evitando di guardarlo. Sapeva che se
l’avesse guardato non avrebbe più avuto il coraggio di proseguire.
“Allora perché sembri sempre scappare? Eviti i miei
sguardi… Non mi guardi mai…” cercò di capire il giovane.
“Io non scappo!” disse Diana guardandolo per la prima
volta.
“Non lo fai nel vero senso della parola, però sei
sfuggente. Vorrei conoscerti meglio… Mi piaci…” disse arrossendo Fred,
distogliendo per un attimo lo sguardo da lei.
“Anche a me piaci…” disse in un sussurro Diana.
Sussurro che il vento portò alle orecchie del giovane Fred…
Nessuno dei due parlò per un’attimo.
“Vuoi venire al matrimonio di mio fratello con me?” chiese
Fred guardandola.
Il rossore sul viso della ragazza aumentò “Mi piacerebbe…
ma cosa penseranno i tuoi genitori? E Janet?” chiese lanciando un’occhiata
furtiva al ragazzo che le stava accanto.
“Beh, sei amica mia e di Julia. Non penso che abbiano nulla
in contrario. Come ti ho già detto ieri, Janet è solo la sorella della sposa.
Tra me e lei non c’è e non ci sarà mai nulla. Almeno da parte mia. Credimi!”
disse prendendole inconsapevolmente la mano.
Diana, a quel gesto, arrossì ancor di più “Ti credo” disse
sorridendo senza ritrarre la mano.
“Allora… Sabato pomeriggio passo a prenderti?” chiese
speranzoso il ragazzo continuando a tenerle la mano.
“Devo chiedere ai miei genitori prima… Penso di sì
comunque” disse esitante Diana.
“Se vuoi posso passare da te martedì e chiederglielo io…”
disse Fred.
“Grazie” disse sorridendo dolcemente.
I rintocchi di mezzogiorno fecero sobbalzare i due ragazzi:
avevano parlato per più di un’ora e non se n’erano accorti.
Si salutarono e decisero d’incontrarsi il giorno successivo
dopo il lavoro.
Diana rientrò a casa felice. Aveva tanto temuto
quell’incontro, ed alla fine…
“Diana, iniziavo a preoccuparmi” disse la madre guardando
prima l’orologio e poi la figlia.
“Scusami” iniziò dispiaciuta “mi sono fermata a parlare e
non mi sono accorta del tempo che passava” disse la ragazza.
“Va bene… Mettiti a tavola” disse la madre comprensiva.
Fred rientrò a casa felice. Era soddisfatto di come si
erano sistemate le cose.
Non voleva mettere fretta a Diana, però era stato felice di
sapere che anche lei provava i suoi stessi sentimenti.
Non l’aveva ammesso con le parole, ma l’aveva fatto con i
gesti. E secondo lui i gesti molto spesso erano più efficaci di mille parole.
Non aveva ritratto la mano, quando lui parlando gliel’aveva
afferrata dolcemente.
Andò in soggiorno dove trovò tutta la sua famiglia a
tavola.
“Figliolo… Sei in ritardo…” disse il padre guardando prima
il figlio, poi la pendola e di nuovo il figlio, in attesa di una risposta.
“Scusatemi, mi sono trattenuto a parlare e non mi sono
accorto dell’ora” disse alquanto vago.
Avrebbe spiegato ai suoi genitori tutto, ma in un secondo
tempo.
Janet era livida di rabbia. Sua sorella non l’aveva
svegliata quella mattina e, di conseguenza, non era potuta andare in chiesa
insieme agli altri.
Aveva saputo da Julia che in chiesa c’era Diana Barry:
quella campagnola è sempre tra i piedi… aveva pensato.
Ed ora Fred tornava a casa con quell’aria soddisfatta… Di
sicuro era stato trattenuto dalla campagnola Diana…
La campagnola non voleva cedere, anzi persisteva nel
ronzare attorno al suo Fred…
Avrebbero dovuto fare una chiacchierata loro due… Magari quello stesso
pomeriggio.
“Vorrei visitare i dintorni” disse Janet poco dopo aver pranzato.
“Certo Janet, potresti chiedere a qualcuno di
accompagnarti…” aveva proposto la signora Wright.
“Preferirei andare da sola signora Wright, sa riesco ad
immergermi meglio nella natura se sono sola. E poi Avonlea è un paesino, non
posso perdermi, ne potrà accadermi nulla di male…” disse Janet sorridendo alla
sua interlocutrice.
“D’accordo” dissero i coniugi Wright.
Janet, dopo aver indossato un vestito blu con cappellino e
borsetta in coordinato, salutò i presenti ed uscì.
Era sua intenzione recarsi a casa Barry e fare quattro
chiacchiere con Diana.
Intanto a casa Wright…
“Marting, Alice, volevo chiedervi… Posso invitare Diana al
vostro matrimonio?” chiese Fred ai due futuri sposi che si trovavano in salotto
a discutere degli ultimi dettagli del matrimonio.
“Non vedo perché no…” disse Martin, guardando la sua
fidanzata che non poneva obiezioni.
“Grazie! A tutti e due!” disse il Fred abbracciando prima
il fratello e poi la ragazza.
Andò in soggiorno: sapeva che i suoi genitori volevano
delle spiegazioni riguardo al ritardo con il quale si era presentato a pranzo,
e lui era pronto a darle ma senza orecchie di estranei a sentire.
“Janet non la prenderà bene…” disse Alice sospirando
tristemente, appena Fred uscì.
“Fred non l’ha mai presa in giro. E’ lei che si è creata
qualche illusione su di lui, lo sai anche tu… Se ne farà una ragione prima o
poi” disse Martin dolcemente.
“Ne sono sicura, tuttavia… Forse hai ragione tu” disse
cambiando argomento.
Un’insistente bussare alla porta costrinse Diana a smettere
di impastare la torta che stava facendo per i suoi allievi.
Pulendosi le mani aprì la porta: la sua sorpresa fu totale.
Di fronte a lei c’era Janet.
“Non mi fai entrare?” chiese la ragazza guardando Diana
dall’alto in basso.
“Accomodati prego…” disse Diana osservando la sua inattesa
ospite.
Sua madre era andata a trovare zia Atossa e, se si
escludevano il padre e la sorella al piano di sopra, era sola.
Sentiva su di sé lo sguardo implacabile di Janet: perché mi
sono messa a fare la torta… pensava la ragazza confrontando il suo abito e
quello della sua ospite.
Diana indossava un vestito giallo con le maniche a sbuffo
ed un grembiule bianco, sporco di farina e di marmellata di mele.
Fece accomodare la sua ospite in salotto e, dopo averle
chiesto se gradiva qualcosa, offerta rifiutata altezzosamente, si sedette in
attesa di sentire cosa aveva da dirle.
“Una casa piuttosto piccola… Quanti siete in famiglia?”
chiese osservando con noia l’ambiente.
“Siamo in quattro: i miei genitori, io e mia sorella…”
disse Diana osservando con occhi critici il salotto.
“Immagino non abbiate domestici… D’altronde abitate in un
paesino…” continuò astiosa l’ospite.
“Io e mia madre riusciamo a tenere pulita la casa anche da
sole e poi… non ci piace l’idea che un’estranea tocchi le nostre cose…” disse
vedendo Janet giocherellare con un centrino.
“Veniamo al motivo della mia visita: lascia stare Fred.
Smettila di ronzargli intorno. Lui è il mio fidanzato!” disse con cattiveria
Janet.
“A me non pare” trovò il coraggio di replicare Diana.
“Vuoi la verità?” le chiese Janet ed al cenno affermativo
di Diana continuò “Devi sapere che a Charlottetown io e lui eravamo fidanzati.
Poi i suoi genitori si sono trasferiti… lui mi aveva chiesto di seguirlo e di
sposarci. Io ho stupidamente rifiutato. Sai la città è sempre la città e lui…
beh non l’ha presa bene… Mi capisci? Abbiamo litigato… Io ho capito il mio
errore… Lui, dopo pranzo, mi ha detto che mi ama ancora… Solo che, per farmi
ingelosire, ha finto con te… Ed adesso non ha il coraggio di venire lui qui a
scusarsi…” disse la ragazza, guardando Diana con comprensione.
Mi ha preso in giro… pensò con gli occhi lucidi.
Ce l’ho fatta! E’ stato più semplice di quanto pensassi…
pensò Janet.
Credimi! D’un tratto quella parola squarciò la delusione
che l’aveva colta.
Fred le aveva detto che tra loro non c’era nulla e lei
voleva fidarsi di lui.
“Fred non è un bugiardo! E se lo pensi non lo meriti!”
disse Diana guardando Janet con occhi scintillanti.
“Mah…” iniziò Janet.
“Ed adesso se hai finito di dire cattiverie su Fred, puoi
anche andartene!” disse alzandosi ed accompagnando la sua ospite alla porta.
“Te ne pentirai Diana Barry” disse uscendo Janet.
“Vedremo” disse prima di chiudere la porta.
Salve
a tutti! Ecco qua un nuovo capitolo di questa saga (ok, saga è forse una parola
grossa… concedetemela per favore).
Allora
ringrazio ovviamente tutti quelli che leggono questa fanfiction ed in
particolare:
Daphne: grazie tesorino! Spero con questo
capitolo di averti accontentato. Ho lasciato un po’ di mistero, però adesso i
due sono a conoscenza dei rispettivi sentimenti… Non credo di essere caduta
nella mielosità, se sì perdono. Romantico? Io direi di sì. Ironico… Qui ho dato
buca… Sorry! Spero che anche questo capitolo ti piaccia, tanto da lasciarmi un commentino. Anche più di uno se
credi. Grazie mille dei complimenti che mi fai. Sei troppo buona. Sappi che mi
fanno troppo piacere…
Simple
Plan's Fan!!!:
ciao! Grazie anche a te, spero che continuerai a leggere questa storia e che mi
farai sapere la tua opinione.
Ringrazio
ancora tutti quelli che leggono e quelli che commentano.
Vi
voglio bene.
Luana