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Autore: Hayley Lecter    06/03/2010    0 recensioni
Ma la nostalgia di quel luogo, di quella sala, di quello specchio dove vedevo riflessa la mia immagine mentre ballavo a tempo di musica,fu inizialmente devastante, mano a mano che i giorni passavano ed ero cosciente che per qualche mese avrei abbandonato tutto e tutti lì. Tutto fu poi spazzato via da quella giornata passata a ridere ed a scherzare come non mai, a chiedersi cosa si sarebbe fatto per le vacanze e a raccomandarsi di non perdersi di vista. Ma perchè mai poi, c'era da raccomandarsi di farsi sentire? Avrei sentito e continuato a vedere quelle persone. Facevano parte della mia vita, e avrebbero fatto parte della mia lunga e spensierata vacanza. Perchè più delle altre questa, desideravo che fosse una delle estati più belle mai passate. Invece era solo l'inizio della fine.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aggiorno dopo tanto tempo questa storia.. e quindi mi scuso per il ritardo, ma penso che sia giustificabile il fatto che la scuola mi sta prosciugando..
Comunque ecco qui, un nuovo capitolo! Hope you like it! =D
 
Fuori, era già buio, il cielo stava diventando molto rapidamente di un nero pece.
Feci una sintesi veloce di quello che era accaduto oggi,
mentre camminavo su per il marciapiede e raggiungevo la mia abitazione, e le novità,
le parole di Ilaria, e l’arrivo di una nuova ragazza tra noi,
mi fecero intendere che infondo, non mi stava andando così male,
perlomeno per ciò che non riguardava la vita sotto il mio tetto.
Entrata in casa, non persi tempo, feci una doccia lampo e afferrai il libro di italiano dalla scrivania,
con la speranza, che il nuovo argomento avesse fatto breccia nel mio cervello.  
Lessi e rilessi quei paragrafi almeno una decina di volte, ma più ci provavo, più la mia mente faticava a memorizzare il tutto.
Magari, avrei riprovato più tardi.
Scesi giù, in salotto.
Mio padre non era ancora tornato, la mamma invece, si dava da fare in cucina.
Il grembiule stretto in vita e le mani che operavano tra le pentole, e la roba da mangiare.
- Vuoi che ti dia una mano? -
Lei alzò lo sguardo, fece cenno di si con la testa, e io volai verso i fornelli, per accorrere in suo aiuto.
Affettai i pomodori, le mozzarelle e il pane, su suo ordine.
Da quando la comunicazione con mio padre si era interrotta, cercava di rifarsi in cucina, preparando tutti i suoi piatti preferiti.
- Com’è andata a scuola di ballo? -
Almeno, mi supportava e provai un grande moto di affetto verso di lei.
- Bene, tutto bene.. Ilaria è contenta di me, perché sono riuscita a recuperare tutto in poco tempo,
ormai sono ritornata con il mio gruppo. Da oggi, dovremo concentrarci sul saggio…
Ah, e poi c’è anche una ragazza fra noi, sai? E’ bravissima.. si muove bene, ed è francese.
Scommetto che supererà tutte noi, in un attimo! -
Le raccontai, sparpagliando un po’ di sale, sulle bruschette.
- Per quanto possa essere brava quella ragazza, sarai sempre tu la migliore per me. -
Avvertii le lacrime salire, gli occhi bruciare e un gran bisogno di abbracciarla,
forse era quello che cercavamo entrambe, un po’ di affetto e di calore.
Le sorrisi spontanea.
- Grazie mamma. -
Nel frattempo la porta di casa venne aperta e richiusa con un tonfo,
e mio padre si apprestò ad entrare, mantenendo il suo solito distacco.
A tavola, mangiò tutto e non contento fece anche il bis.
- Ti dispiace se, stasera lascio la cucina a te? Dovrei finire di studiare…-
Mia madre acconsentì, salii le scale e restai tutta la serata con il libro di italiano squarciato a metà sulle ginocchia,
poggiata con le spalle al muro, sul letto, mentre i poster di Michael alle pareti fissavano la mia figura,
intenta a farsi strada tra le pagine del sapere.
La mattina del giorno dopo mi svegliai finalmente, qualche ora più tardi.
Il tanto atteso week-end era arrivato, e io non vedevo l’ora di uscire,
ed andare da qualche parte, che non fosse la scuola o casa mia.
Mi preparai in bagno e trovai il tavolo della cucina colmo di cornetti, briosche e biscotti.
Mia madre oltre a mio padre, voleva viziare anche me.
Lui era già uscito, credo che fosse andato a giocare a golf, con il suo migliore amico.
Lei, come era suo solito, si stava occupando della nostra dimora, e correva di qua e di là,
rimettendo a posto gli oggetti sparsi, pulendo i vetri, spolverando i mobili.
Consumai la mia colazione, rimisi a posto ogni cosa e come pegno l’aiutai nella sua impresa di terminare le pulizie in tempo,
per poter usufruire di un po’ di libertà.
Mi ero già sentita con Elisa, telefonicamente un paio di giorni prima,
e per oggi avevamo deciso di stare tutto il giorno insieme.
Tornai di sopra per prendere la borsa, e mentre facevo le scale,
sentii un boato provenire dalla sala da pranzo.
Sbarrai gli occhi, colta di sorpresa, ma mi resi subito conto,
che mia madre aveva inserito un cd nello stereo e aveva alzato il volume al massimo.
E quel cd, era proprio il nostro preferito, Bad.
La voce di Mike, la musica di sottofondo, il ritmo, le fecero perdere la testa,
e con la scopa in mano prese a danzare per le stanze.
Ad entrambe, faceva lo stesso identico effetto.
Balzai giù dai gradini, e la raggiunsi in camera da letto, dove cominciai a dimenarmi,
riproducendo la stessa coreografia del video di quella canzone, “The way you make me feel” per la precisione.
Certo che era strano e del tutto innaturale, un episodio del genere in casa mia,
perché qui la serietà era sovrana, e tutto si fondava sulla realtà delle cose e i sogni appartenevano agli stupidi.
Le regole di mio padre, facevano riferimento a me e mia madre, che al suo contrario,
seguivamo molto le nostre emozioni, eravamo due spiriti liberi e tendevamo all’essere sopraffatte da tutti i sogni che avevamo,
perché noi di sogni ne avevamo tanti, e volevamo raggiungerli.
 Uscii di casa, così contenta, che per strada continuai a sorridere e le persone, si chiedevano se fossi sana di mente, guardandomi storto.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
      
  
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