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Autore: Tinni    06/03/2010    0 recensioni
Cosa si cela dietro al sorriso di Ichimaru Gin? Come possono Gin e Rangiku fare pace prima della sua esecuzione? Come si è arrivati a questo? NdT. può essere considerata un sequel di September ma è comprensibile anche a sé stante.
Genere: Triste, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gin Ichimaru, Rangiku Matsumoto
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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The truth behind the smile

 

50 anni dopo l’esecuzione

 

Ancora sembrava strano, portare l’haori di capitano della terza divisione. Kira dubitava che ci si sarebbe mai trovato a suo agio. Avrebbe sempre avuto la sensazione di star facendo qualcosa di sbagliato indossando l’haori di Ichimaru. Avrebbe per sempre continuato ad aspettarsi di veder entrare Ichimaru che l’avrebbe preso in giro per essersi provato l’haori e che gli avrebbe assegnato qualcosa di noioso da fare come punizione. Ma Ichimaru se n’era andato e l’unica parte di lui che restava, era nei suoi figli. Il concetto di invecchiare era relativo alla Soul Society. Non era costante ed era legato più allo sviluppo emotivo e spirituale che allo scorrere del tempo. E così, nel corso degli ultimi 50 anni, Yachiru, che alla fine si era stancata di stare sulla spalla di Zaraki Kenpachi, era diventata un donna a tutti gli effetti. Ma i due figli del suo capitanoerano a male pena bambini. Li vedeva spesso correre tra gli edifici, giocare con diversi membri della prima divisione o tra le braccia di Nanao. A volte li vedeva col Comandante Kyoraku, che per loro era un buon padre. Però…  

 

Sapevano chi era stata la loro madre. Nanao li portava spesso a far visita alla tomba di Matsumoto. Ma Kira sapeva con certezza che nessuno dei due sapesse che il Comandante Kyoraku era solo il loro padre adottivo. Nessuno gli aveva mai mentito però. Solo, nessuno aveva mai detto il contrario ai bambini e tutti avevano lasciato che pensassero quello che era naturale. L’unica persona che pensava che questo fosse sbagliato era Kira e infatti i bambini venivano tenuti lontani da lui. Anche se Kira non gli avrebbe mai detto nulla che li facesse soffrire. Come avrebbe potuto? I bambini erano felici e lui non avrebbe mai fatto nulla per cambiare questo fatto. Il dolore che sentiva ogni volta che Rangiku lo guardava con quegl’occhi color ghiaccio, che erano stati del suo capitano, incastonati nel volto della donna che il suo capitano aveva amato, era soltanto suo. Come lo era l’agonia che sentiva tutte le volte che il suo sguardo si posava sul piccolo Shunsui. Sembrava la reincarnazione di Ichimaru Gin, con tanto di sorriso e occhi chiusi. Naturalmente non parlava come Gin. Per questo Kira era molto grato e su questo si concentrava tutte le volte che lo incontrava. Altrimenti, Kira ne era certo, sarebbe impazzito dal dolore.

 

Perché non riusciva a dimenticarsi del suo capitano? Dopo tutto, era passato così tanto tempo. Perché ne piangeva ancora la morte? Perché gli mancava ancora? Kira non lo capiva. Forse era solo il suo carattere. Quel suo carattere introspettivo che gli faceva sentire il dolore di una perdita molto più a lungo di chiunque altro. O forse ancora, Ichiamru Gin era impossibile da dimenticare.


Un anno prima dell’esecuzione

 

“I due traditori sopravvissuti sono ora trattenuti nelle celle speciali della prima divisione.” Il Comandante Yamamoto disse agli altri capitani. “Lì resteranno fino all’esecuzione. Come ben sapete, per tradizione il Sokyoku era il metodo di esecuzione per gli shinigami giunti al grado di capitano.” Yamamoto lanciò un’occhiataccia a Ukitake e Kyoraku. “Ma, ovviamente, il Sokyoku è stato distrutto.” Con grande fastidio del Comandante, sia Ukitake che Kyoraku riuscirono a mantenere espressioni perfettamente innocenti.

 

“E allora, come uccideremo i traditori?” Chiese Hitsugaya.

 

“Col Sokyoku.” Rispose Yamamoto. “Ci ho pensato bene e ho deciso che è meglio aspettare che il Sokyoku venga ricostruito. Il clan Shihoin ci metterà un anno. Perciò aspetteremo un anno. Durante questo periodo i prigionieri resteranno dove sono. L’accesso alle celle sarà consentito solo a shinigami di grado superiore al luogotenente. Tutte le operazioni di manutenzione devono essere fatte con un capitano o un luogotenente presente. Capisco che questo possa crearvi qualche problema ma quei due sono persone molto furbe e carismatiche. Non voglio dover condannare a morte altri shinigami per alto tradimento. Per questo motivo li ho fatti rinchiudere in celle speciali.”

 

“Scusi la mia ignoranza, Comandante.” Disse Hitsugaya. “Ma non ho mai sentito parlare di queste celle speciali.”

 

“Le celle speciali sono costruite nei sotterranei, sotto gli edifici della prima divisione. E sono fatte di Sekkiseki. Sono fatte apposta per i prigionieri pericolosi che devono essere trattenuto a lungo. Le porte possono essere aperte solo usando una zampakuto come chiave. Per ora le ho programmate per far accedere solo la mia zampakuto, quella del Capitano Unohana e dei nostri luogotenenti. Coloro la cui zampakuto può accedere alla cella non perderanno i poteri una volta dentro, tutti gli altri verranno privati di reiryoku. Questo vale anche per i prigionieri stessi che non possono lasciare la stanza a meno che non venga aperta dalla zampakuto capo, la mia.”

 

“Comandante, vorrei richiedere la possibilità d’accesso a Tosen Kaname per me e per il Luogotenente Hisagi Shuhei.” Disse il Capitano Komamura. “Vorrei parlare con Tosen e sono sicuro che lo stesso vale per lui.”

 

“Consentita.”

 

“Io vorrei richiedere la possibilità d’accesso a Ichimaru Gin per il Luogotenente Matsumoto e il Luogotenente Kira.” Disse Hitsugaya. “Hanno bisogno di riappacificarsi con Ichimaru prima del compimento della condanna.”

 

Ci fu una lunga pausa prima che Yamamoto prese la parola. “Considerato che sia il Luogotenente Matsumoto che il Luogotenente Kira hanno dimostrato la loro lealtà verso il Gotei 13 e la Soul Society numerose volte durante la guerra, non garantirgli l’accesso sarebbe come insultarli. Anche se, ho paura che mi pentirò di questa decisione. Ichimaru Gin è un uomo molto più pericoloso di Tosen Kaname.”


 

Fissava la sua immagine riflessa nello specchio. Chiedendosi perché non avesse smesso di indossarla, quella collana che lui le aveva regalato così tanto tempo fa. Dovrebbe toglierla. Avrebbe dovuto toglierla quando era stato svelato il tradimento. Ma non l’aveva fatto. Perché? Perché si sentirebbe nuda senza. Era parte di lei, non poteva sbarazzarsene. Proprio come lui. Dopo tutto, sarebbe morta se lui non fosse arrivato. Non sarebbe qui, se Ichimaru Gin non fosse entrato nella sua vita. Non si sarebbe mai liberata di lui e la collana che portava intorno al collo non era altro che la rappresentazione fisica dello stato della sua anima. Ma per quanto potesse essere legata a lui, non avrebbe ceduto, non sarebbe andata a trovarlo. No, non aveva niente da dirgli. Nessuna spiegazione da chiedere. Aveva fatto quello che aveva fatto e del perchè non le importava più di tanto. L’aveva ferita, fatto del male ai suoi amici, colpito tutto ciò che avevano giurato di proteggere. Non voleva ascoltare le sue ragioni. Non avrebbe dovuto farlo e basta. No, non sarebbe andata a trovarlo, non finchè non sarebbe stata obbligata a presenziare alla sua esecuzione in qualità di luogotenente della decima divisione. Il suo capitano era stato molto gentile e premuroso a richiedere l’accesso per lei, ma non era necessario. Non voleva avere più niente a che fare con lui.


 

Veniva ogni giorno e si fermava davanti alla porta chiusa. La mano sull’impugnatura della zampakuto. Non sapeva davvero cosa voleva fare. Una parte di lui voleva voltarsi e tornare alle terza divisione, alle sue mansioni, ai suoi amici, alla sua vita. Un’altra voleva aprire la porta… ma cosa avrebbe fatto dopo averla aperta? Non lo sapeva. Per sette giorni aveva assecondato la parte che voleva andarsene. L’ottavo, aprì la porta ed entrò.

La stanza era fredda e conteneva un letto, una scrivania e una sedia. Ichimaru era seduto alla scrivania quando Kira entrò, sembrava stessa leggendo alla luce della lampada che era sulla scrivania. “Così, alla fine ti sei deciso a entrare, Izuru.” Disse senza voltarsi. Ma poi, nulla potrebbe essere più appropriato, la maggior parte del tempo Kira aveva sempre fissato il retro della testa di Ichimaru.

 

“Ha avvertito la mia presenza.” Sussurrò Kira.

 

“Già. Questa stanza mi blocca ma riesco ancora a percepire te e Rangiku. Immagino che non verrà a visitarmi presto?”

 

“No, Matsumoto-san ha detto che non vuole avere più niente a che fare con lei.”

 

“Non posso biasimarla. Suppongo che dovrò accontentarmi di vederla alla mia esecuzione, per me sarà abbastanza. Non è come se potessi dimenticarla. Ma mi basterà vederla un’ultima volta… non miro a nient’altro.”

 

“Si rende conto che è quasi morta durante la guerra.” Rispose Kira con rabbia. “Non sembrava le importasse molto allora se viveva o moriva.”

 

“Naturalmente mi importava. Non volevo che le venisse fatto del male. Non ho mai voluto la sua morte. Avevo sperato che non mi avrebbe mollato quando sarebbe scesa la negacìon… ma non è andata così. E poi ho continuato a sperare che sopravvivesse alla guerra e…”

 

“E cosa! E se aveste vinto, sarebbe ritornata da lei! Pensa che le avrebbe perdonato la morte dei suoi amici, del suo capitano? Se lo pensa davvero, non la conosce veramente.”

 

“La conosco, Izuru. La conosco meglio di quanto non si conosca lei. Non mi avrebbe mai perdonato. Mai. Ma sarebbe rimasta con me. Una parte di lei mi avrebbe odiato, un’altra avrebbe odiato se stessa ma sarebbe rimasta con me.” Disse con assoluta convinzione.

 

“Non sarebbe stata una bella vita.”

 

“Tu sei nato qui, vero Izuru. La tua famiglia è nobile, no?” Erano pure affermazioni, Ichimaru conosceva bene la storia della famiglia di Kira.

 

“Bassa nobiltà ma…”

 

“Sei comunque un nobile. È vero che hai avuto una vita dura rispetto a quelli che sono di qui come te, ma io e Rangiku… La nostra definizione di bella vita ti sorprenderebbe.”

 

Kira chiuse gli occhi e pose la domanda che l’aveva perseguitato fin da quando aveva scoperto che il suo capitano era un traditore. “Perché?” Quell’unica parola poteva avere tanti significati.

 

Silenzio. “Sei un ragazzo intelligente, Izuru, arrivaci da solo.” E questa, Kira realizzò, sarebbe stata l’unica risposta che avrebbe mai ricevuto da Ichimaru Gin.

 

 

  
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