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Autore: Tinni    06/03/2010    0 recensioni
Cosa si cela dietro al sorriso di Ichimaru Gin? Come possono Gin e Rangiku fare pace prima della sua esecuzione? Come si è arrivati a questo? NdT. può essere considerata un sequel di September ma è comprensibile anche a sé stante.
Genere: Triste, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gin Ichimaru, Rangiku Matsumoto
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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The truth behind the smile

 

Disclaimer: niente di tutto questo è mio, neanche la fic originale.

Grazie a Tinni che ha scritto questa fic e mi ha permesso di tradurla!

 

Il giorno prima dell’esecuzione

 

La sua esecuzione sarebbe stata il giorno seguente ma ormai era un gesto inutile. Lui era già morto. Morto la stessa notte che era morta lei. Domani, avrebbero semplicemente distrutto il suo corpo. Il suo cuore era morto da giorni.

 

“Capitano.” Lo chiamò Kira con tono implorante. “Capitano! Non… non vuole vederli?”

 

Ichimaru non rispose, continuò soltanto a fissare attraverso finestra Sokyoku Hill, dove il giorno dopo sarebbe stato messo a morte. Il clan Shihoin aveva finalmente ricostruito il Sokyoku. Aveva fatto la sua prima vittima il giorno precedente, Tosen Kaname, il capitano traditore della nona divisione, e domani avrebbe mietuto la seconda.

 

“Capitano, la prego!” Kira sentiva le lacrime pungergli gli occhi, versava le lacrime che il suo capitano si rifiutava di versare. “Matsumoto-san…”

 

“Non dirlo.” Fu un ordine calmo. “E non sono più il tuo capitano, Izuru. Non dovresti chiamarmi così. Se qualcuno ti sentisse, potrebbero pensar male.” Disse, quasi sussurrando.

 

“Non mi importa di quello che pensano gli altri!” Dichiarò Kira. “Capitano, lasci che li porti. Nessuno si opporrebbe, men che meno il Capitano Kyoraku!”

 

L’inaspettata menzione del Capitano Kyoraku portò a una reazione, Ichimaru si voltò a guardare il suo ex luogotenente. Erano nella torre bianca, l’ultima stanza dei condannati. “Cosa c’entra il Capitano Otto?” Chiese.

 

Fu allora che Kira realizzò che nessuno si era preso la briga di dire a Ichimaru cosa sarebbe stato dei suoi figli. Sentì la rabbia invadergli la mente, ma la soppresse. C’era da aspettarselo visto che Ichimaru per il momento non si era interessato di quei bambini che avevano solo qualche giorno. Non aveva pensato ad altro che alla morte della loro madre. “Il Capitano Kyoraku è stato scelto per adottarli.” Non aggiunse che lui stesso aveva implorato per l’affidamento dei bambini del suo capitano. In ogni caso, non aveva mai avuto alcuna possibilità. Non contro il Capitano Kyoraku. Infatti la richiesta di Kira, pur venendo dal cuore, non era quasi stata presa in considerazione, anzi era stata vista come egoistica da alcuni. Dopo tutto, chi era Kira Izuru rispetto al Capitano Kyoraku Shunsui.

 

“Sarà un buon padre.” Affermò Ichimaru con sincerità. “Migliore di quello che avrei potuto essere io. Avranno anche Nanao, ovviamente. Non è ironico, Izuru,” disse col suo solito sorriso beffardo, “Rangiku sopravvive alla guerra, sopravvive il doversela vedere col fatto che sono di nuovo nella Seiretei, come traditore condannato a morte. È anche riuscita a far pace con me e io…” il suo sorriso si spense e, per un attimo, Kira gli vide la sofferenza scritta in faccia, “.. io non volevo che succedesse. Non volevo che restasse da sola. Non volevo che continuasse a piangere e… era così contenta quando ha saputo di essere incinta. Aveva sempre voluto una famiglia. Rangiku aveva così tanto amore da dare. Il Capitano Undici mi ha inquadrato subito. Ha sempre detto che io e Tosen Kaname eravamo gli unici shinigami che temevano la morte. Non so se fossimo gli unici ma io avevo sicuramente paura di morire. Ma vedendola così felice mi sono detto, beh almeno non ti devi preoccupare di lasciarti alle spalle della disperazione. Sapevo che le sarei sempre mancato ma… non sarebbe stata sola, avrebbe avuto una parte di me per sempre, proprio come voleva. Ma…” Girò nuovamente le spalle a Kira, posando il suo sguardo sul Sokyoku. “Beh, non ho più paura di morire.”

 

Kira lasciò che le sue gambe si piegassero sotto il suo peso e quasi crollò sul pavimento. Gli sembrava che il suo corpo fosse stato colpito un’infinità di volte da Wabisuke. “Se per lei va bene, Capitano,” disse, con voce lieve ed esausta, “vorrei restare qui con lei… fino… fino a quando la verranno a prendere.” Ichimaru non rispose e Kira prese questo fatto come un tacito consenso e rimase dov’era, riflettendo su come, nel corso dell’ultimo anno, aveva finalmente scoperto la verità nascosta dietro al sorriso…


 

Esattamente un anno prima

 

Ukitake e Kyoraku sedevano, fissando le loro tazze. Entrambi immersi in pensieri riguardanti la riunione dei Capitani a cui avrebbero partecipato il giorno seguente, una riunione in cui si sarebbe deciso il destino dei due traditori che erano sopravvissuti alla guerra. “Saranno condannati a morte.! Disse Ukitake. “Su questo non c’è dubbio. Ma la domanda è, come? Secondo la tradizione, I capitani devono essere uccisi mediante il Sokyoku.”

 

“Nonostante i problemi che sta causando, non mi pento di averlo distrutto.” Rispose Kyoraku, accennando un sorriso al ricordo della sensazionale distruzione del Sokyoku da parte sua e di Ukitake.

 

“Nemmeno io.” Ammise Ukitake. “È molto probabile che gli verrà semplicemente tagliata la testa da Yama-ji o che vengano bruciati vivid al suo shikai.”

 

“Eseguire una condanna a morte non è come uccidere qualcuno in battaglia. Pensi che Yama-ji sia disposto a farlo?” Chiese Kyoraku.

 

“Non abbiamo molte possibilità. Soi Fon potrebbe usare la sua zampakuto, se le venisse ordinate non esiterebbe, ma non sarebbe diverso dal farlo fare a Yama-ji.” Commentò Ukitake. “Infatti, potrebbe essere più dannoso che altro. Quella ragazza è già troppo intense così.”

 

Kyoraku annuì. “Come pensi che Hisagi-kun e Komamura-kun prenderanno l’esecuzione di Tosen?”

 

“Difficile a dirsi. Ora come ora, riescono a capire pienamente che Tosen aveva concetti e ideologia distorte per giustificare quel che essenzialmente non era altro che il desiderio di vendetta verso il mondo che gli aveva portato via la donna che amava, ma, in fin dei conti, è pur sempre stato un mentore e Capitano per l’uno e un buon amico per l’altro.” Replicò Ukitake. “Ma, francamente, sono più preoccupato per Matsumoto-kun e Kira-kun. Ichimaru… beh, è notevole quanto amore e devozione abbiano verso di lui nonostante sia il più freddo, inquietante bastardo che io abbia mai conosciuto. Voglio dire, Aizen portava una maschera di bontà e gentilezza. Perciò c’è poco da sorprendersi se molti piangono la sua morte e ancora rifiutano di credere quello che veramente era e quello che ha fatto. Ma Ichimaru… è davvero impressionante.”

 

“Concordo. Tra l’altro ho sentito una voce… perturbante.” Affermò Kyoraku.

 

“Oh?”

 

“Si, gira la voce che Ichimaru avesse sposato Rangiku in segreto poco dopo essere diventato capitano. Che lo abbiano nascosto a tutti, le ragioni da lui usate per convincerla cambiano a seconda delle versioni e sinceramente, non riesco a immaginarla acconsentire a una di esse. Ma poi, si sa che la gente fa strane cose per amore e io so con certezza che quella ragazza lo ama più di quanto lui abbia mai meritato.” Disse Kyoraku.

 

“È un pettegolezzo alquanto bizzarro.” Commentò Ukitake. “Riesci a immaginare Rangiku che mantiene un simile segreto? Non la conosco bene quanto te ovviamente, ma da ciò che so di lei, mi viene da pensare che si sentirebbe insultata anche solo alla menzione di una cosa del genere.”

 

Kyoraku annuì. “Ma come ho detto, si fanno strane cose per amore.”

 

Silenzio. “Naturalmente, alla fine della storia, non importa. Ichimaru Gin e Tosen Kaname moriranno in un modo o nell’altro molto presto e se qualcuno piangerà per loro… si dovranno ritenere fortunati perché non lo meritano. Meno di tutti Ichimaru Gin, che ha seguito Aizen non perché pensava di satar facendo la cosa giusta ma ben sapendo che stava facendo quella sbagliata.” Affermò Ukitake.

 

“Hai ragione naturalmente. Questa è una storia… così triste.” Si lamentò Kyoraku riportando l’attenzione al suo sake.

 

 

 

  
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