E’ finita.

Piano, piano le urla di gioia stanno finendo e allora iniziano i numeri.

E rimane solo silenzio,tanto silenzio.

Tutto tace, e quello che tace fa male.

Il respiro regolare, Silenzio, Cosi opprimente, cosi crudele, cosi dolce.

La Fine.

La fine della guerra.

La fine di uomini, di generazioni, di famiglie.

La fine dei sospiri, dei respiri, delle urla.

E ora pace,La tanto sperata e attesa pace.

Morte e pace,Come sempre.

E così inevitabilmente si inizia a contare…

Uno

Due

Tre

Quattro

Cinque

Dieci

Quindici

Venti

Trenta

Trentacinque

Quaranta

Cinquanta

Sessanta

Settanta

Cento

Centocinquanta

Centosessanta

Duecento

Trecento

Quattrocento

….

E ogni corpo, ogni nome è un colpo, un macigno, un sasso, una pietra sullo stomaco, sulla testa, sul cuore.

E allora ti senti perduto, soffocato. Inutile.

Inutile per loro, per quelli che credono in te, che ti amano che hanno bisogno di vedere in te quello che ancora non puoi essere, perche sei troppo giovane per esserlo, perché soffri troppo per sorridere, troppo per pensare. Troppo.

E vorresti essere davvero quello che loro sperano di vedere, ma non ci riesci, ci provi, ma fa troppo male, fa male dentro, quei numeri, ti lacerano dentro, logorano. distruggono. E soffri per la donna che ami. Per la sua famiglia, per il tuo migliore amico, la tua migliore amica, i tuoi amici che non ti hanno mai lasciato, loro che sono la tua famiglia. Perché loro come te soffrono, soffrono perche hanno perso qualcosa: l’innocenza, la spensieratezza, un fratello, i genitori, gli amici, la felicità.

 E tutto questo per colpa sua. E inevitabilmente anche per colpa tua.

E tu tra quei numeri vedi tutto questo: il dolore della gente, i tuo dolore, il tuo amore, il tuo passato, la tua famiglia che per questa stessa guerra è andata distrutta. Ed è per questo che poi vorresti scappare, nasconderti, perche hai bisogno di capire, di sapere, di non soffocare sotto alla grandezza dei tuoi errori.

Per questo ero seduto in quella stanza. Avevo bisogno di aria, di ossigeno. Sentivo tutto quello che accadeva fuori. I miei coetanei che piangevano, le loro madri, le famiglie che sospiravano incolumi, sentivo la voglia di ricominciare, la speranza aleggiare tra le pareti, ed ero contento, ma allo stesso tempo mi sentivo soffocare dalla grandezza delle loro anime, e mi sentivo sempre più pesante e solo.

Ginny sapeva dov’ero, ma mi conosceva e sapeva che avevo bisogno di tempo e sapeva anche il perché, così se n’era stata seduta fuori da quella porta per ore, respirando piano, sorridendo con me sentendo i discorsi della gente e a volte versando qualche lacrima silenziosa per il dolore che quella guerra stava causando anche a lei. Era cosi dolce che avrei tanto voluto stringerla, urlare e piangere con lei. Avrei voluto ringraziarla, ma non potevo, non ci riuscivo ancora e lei capiva, lei sapeva. Lei sapeva che affinchè quella guerra fosse finita per sempre anche dentro di me avrei dovuto conoscere il mio passato, tutto il mio passato…