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Autore: keli    06/03/2010    1 recensioni
Dal tono del “buffone”, come lo chiamava B-Rabbit, era sparita qualsivoglia nota giocosa. Quello che era rimasto, però, fece scorrere un brivido lungo la schiena del ragazzo. Sapeva di languore, giri fra le lenzuola e –oh kami, si- sesso.
Dedicato a Giulia, per la nostra sfida. Beh, sfida, diciamo
[Break/Oz]Accenni:[Break/Cheshire][Oz/Alice]
Genere: Romantico, Malinconico, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Cheshire, Oz Vessalius, Xerxes Break
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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My Little Bloody Wonderland




{°{°La Danza della Pioggia°}°}




Nella sua vita aveva creduto in poche cose.
Non c’era un Dio da pregare, né un Fato a cui lasciare le redini della propria esistenza.
Da bambino gli piaceva guardare la pioggia, seduto davanti alla finestra, coi gomiti poggiati sul freddo marmo e il viso incollato al vetro, seguiva la lenta danza delle gocce frustate dal vento.
Si chiedeva come fosse essere una di quelle lacrime insapori, che la sua Kaa-san diceva essere pianto degli Angeli.
Voleva bene alla sua Kaa-san, era una donna buona e gentile, bella oltre ogni dire, ma debole.
Era stata debole di salute, debole di volontà.
Non l’aveva salvato dalle cinghiate dell’uomo che doveva chiamare padre.
Non l’aveva salvato dal sangue che aveva inondato ogni cosa, che era diventato parte di se stesso e in cui aveva creduto poter annegare.
Non era nemmeno riuscita a salvare se stessa, come avrebbe potuto fare qualcosa per quel suo s t r a n o figliolo?
In realtà non aveva molti ricordi di sua madre. L’unica lode alla sua memoria era rappresentata da una vecchia foto ingiallita dagli anni, dove una donna dai lunghi capelli rossi sorrideva agitando la mano verso l’obbiettivo.
Non assomigliava a quella donna. Di lei non aveva nulla, nemmeno lo strascico di quel suo carattere. Spesso negli anni dopo la sua morte, solo a guardare quella foto, si era chiesto se fosse davvero stata lei a metterlo al mondo.
Si era dannato, si era odiato.
Perché la risposta era sempre e solo si.
Ma il suo aspetto non era quello della sua bellissima Kaa-san. Purtroppo aveva gli stessi lineamenti affilati, identici capelli argentei e medesimi occhi rossi di quell’uomo che diceva essere il suo Tou-san.
Spesso si era chiesto se non avesse preso anche il suo carattere.
Il cuore si alleggeriva un po’, quando guardandosi allo specchio sorrideva al suo riflesso, battendo le mani infantilmente.
No, non era e non sarebbe mai stato come suo padre.
Non sarebbe potuto esserlo in ogni caso.
C’erano così tante cose che li dividevano … forse per quel motivo non l’aveva mai apprezzato, arrivando perfino ad odiarlo.
Questa era una cosa che aveva in comune con il giovane Oz Vessalius. Non gli e l’aveva mai detto, e non l’avrebbe mai fatto, ma loro due erano simili. Per questo motivo nonostante ciò che essere un appartenente -sia pure del suo livello- alla Pandora comportava, non l’aveva mai consegnato né segnalato, preferendo tenere tutto sotto il suo controllo.
Preferendo proteggerlo, anche a discapito della propria carriera e della propria vita.
Un mesto ghigno, più simile a una smorfia sul viso ancora di venticinquenne, si rifletté sulla superficie liscia dello specchio che lo inquadrava, come inglobandolo al suo interno, e rispedendogli di rimando l’immagine quasi distorta di un uomo che aveva passato la sua vita a cercare qualcosa senza trovarla, ora infagottato in uno smoking nero che non gli rendeva giustizia come i suoi normali abiti.
Quella mancanza di qualcosa si poteva perfino leggere nell’unico occhio rubino che fissava scocciato il suo gemello di vetro, e che lo rendeva inquietante e affascinante allo stesso tempo.
Abituato a non vedere quasi mai le sue mani per via delle lunghe maniche delle vesti che utilizzava, si stupì di vederle ancora fasciate, quando le alzò per sistemare la cravatta e tentare di costringerla in un nodo che gli avrebbe mozzato di sicuro il respiro ma l’avrebbe altrettanto sicuramente reso elegante.
Almeno erano state quelle le parole della signorina Sharon.
Il fragore di un tuono in lontananza gli fece per un attimo perdere la sicurezza con cui si era mascherato in tutta quella giornata, e per il resto del mese precedente, e che forse si era preparato a sfoderare anche per gli anni a venire.
Indietreggiò di qualche passo, lasciandosi cadere sulla poltrona nell’angolo della stanza, che si rispecchiava solo per metà sulla superficie riflettente davanti a cui era stato fermo per circa un ora.
Inclino all’indietro il capo, guardando il soffitto alla ricerca di qualcosa, fosse anche solo la risposta a quella domanda che era esplosa nella sua mente con la stessa prepotenza del tuono che si era schiantato da qualche parte poco prima.

{P e r c h i l o s t a i f a c e n d o ?}


Si ritrovò a stringere fra le dita i duri bordi di legno dei braccioli, quasi nell’intento di ferirsi la carne tenera dei palmi con qualche scheggia e ritrovare una lucidità che molto probabilmente non gli era mai del tutto appartenuta.
Sospirò, con forza, cercando di espellere le sue preoccupazioni con l’aria in eccesso nei polmoni.
Voltò il capo, ignorando il suo riflesso ghignante che lo derideva per metà, puntando lo sguardo sulle gocce di pioggia che scendevano calme lungo le ampie vetrate della finestra, facendo a gara per chi arrivasse a perdersi sul terreno prima.
Scrollò il capo, ripetutamente, dandosi dell’idiota.
Non era da lui comportarsi così. Non lo sarebbe mai stato, in effetti.
Il rintocco dell’orologio appeso sulla parete proprio sopra la sua testa lo ridestò da quei sogni, ricordandogli che avrebbe dovuto alzarsi e uscire e continuare a fare come nulla fosse anche se l’unica cosa che voleva in quel momento era sparire. O farli sparire.
T u t t i.

<< Break-kun presto siamo in ritardo per la cerimonia! Non vorremo mica fare brutta figura, vero? >>

Annuì al vuoto, alzandosi con uno scatto dalla poltrona, come colto in fragrante, anche se conscio che la voce della sua Padrona arrivava da un'altra stanza, e questa non l’avrebbe potuto vedere.
Passando davanti allo specchio ignorò ostentatamente, con testardaggine, lo sguardo desolato del suo ghignante gemello fatto di schegge di vetro, fermandosi solo ad afferrare il bastone da passeggio affiancato al mobile di mogano.
Senza che potesse far nulla il suo sguardo andò alla foto appoggiata sul piano, che lo sbeffeggiava nel sorriso imbarazzato ma solare del ragazzo dai capelli biondi che guardava dritto nell’obbiettivo, mentre abbracciata a lui la giovane dagli occhi viola sorrideva facendo la linguaccia a qualcun altro fuori fuoco.
Un sorriso secco, vuoto come lui, si formò sulle sue labbra, mentre dava un ultima occhiata al giovane appartenente ai Vessalius, facendo un piccolo cenno col capo che voleva mimare un inchino.

<< Arrivo Sharon-san, uhuhuh … non sia così impaziente ! >>

{ P e r l u i a n c o r a u n a v o l t a.
L’ u l t i m a v o l t a. }
  
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