dove tutti si conoscono e tu sembri un estranea,
vestita in quel modo a girare spersa tra scaffali tutti eguali.
Non c'è ne uno che si distingua, come te, tra le persone,
una luce un po' più viva ad illuminare un capo in ombra.
E' come il buio che viene dalla finestra. Non è oscurità piena
ma un raggio fatto d'ombra che pervade la casa di tristezza.
E' come uno di quei pomeriggi in cui ti chiedi perchè ti piaccia tanto
l'inverno, se poi è così tragico e desolato. Bevo tè per calmarmi.
Hai mai sentito che la teina calmi?
Temo che avessero ragione i grandi, quelli che dicevano
che tutti indossiamo maschere, che nessuno si capisce per davvero.
Cerco di ricordarmi di essere stata educata in un altro modo,
ma non riesco a rammentarlo più. La mia nausea è solo finzione.
E' senso di vomito dell'anima, per un supermercato grigio.
Quando sono felice immagino di dirti tutto. E' il segreto per vivere, penso.
Ma poi non ne ho il coraggio e mi rendo conto
che mi innamoro solo di uomini che non conosco. Di fantasie letterarie.
Ero così già da piccola, la mia mente viaggiava, viaggiava, creava storie di principesse.
Ora penso a qualcuno che mi ascolti senza credermi pazza.
Mentre studio, agito affannata la matita. La mia ambizione cova ancora da qualche parte,
e mi impedisce di distrarmi del tutto. Eppure di progressi ne ho fatti,
so bene, ora, cosa sia davvero importante.
L'amore? Riderebbe, un'attore. A me viene da piangere.
Piangere tra due scaffali grigi, illudendomi ancora che tu venga.