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Autore: baby80    07/03/2010    6 recensioni
Ho provato a immaginare il primo giorno di André a palazzo Jarjayes, e il suo incontro con Oscar... Anche questa storia è stata iniziata tempo fa, e modificata di recente, ed anche in questo caso la "mia" Oscar è a conoscenza d'essere una bambina. Sono indecisa se concludere la storia in questo modo, come una one shot, o se continuare a raccontare di André... ci penserò. Si accettano consigli.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stamattina mi sono svegliato e la nonna mi ha aiutato a vestirmi, come ogni giorno, e come ogni giorno, prima di fare colazione sono andato in camera di Oscar, senza farmi scoprire.
Ho corso per il corridoio e su per la lunga scalinata, ho rischiato di cadere cercando di salire due scalini alla volta.
La nonna me lo dice sempre “André non si corre!”.
Ubbidisco sempre alla nonna... quasi sempre... ma stamattina dovevo correre.
Ho spalancato la porta della camera di Oscar, ma lei non si è svegliata, non si sveglia mai, la nonna la deve chiamare un sacco di volte prima che apra gli occhi.
Oscar è una dormigliona.
Una volta volevo svegliarla  perché mi annoiavo e volevo giocare, l'ho chiamata, l'ho richiamata, le ho tolto le lenzuola di dosso, niente, continuava a dormire, ma io ho trovato il modo per svegliarla.
Ho raccolto con le mani un po' di acqua dalla bacinella e l'ho lasciata cadere sulla sua faccia.
Si è svegliata subito, oh come si è svegliata!
Si è svegliata e mi ha dato uno schiaffo, e il mio occhio è diventato blu, è rimasto blu per tantissimi giorni!
Dopo quella volta non l'ho più svegliata in quel modo.

“Oscar! Oscar! Svegliati!” grido, non posso resistere.
Oscar mugugna qualcosa e si nasconde sotto le coperte.
“Oscar, alzati! Vieni a vedere!”
Oscar mugugna ancora e non si alza, è davvero una pigrona.
“Oscar, la nonna mi ha detto che ha preparato la torta al cioccolato per colazione.”
Vedo Oscar sbucare da sotto le coperte, mi guarda con aria interrogativa, sapevo che sarebbe uscita, diventa matta per il cioccolato.
E' buffa Oscar, ha i capelli dritti sulla testa. Rido.
“André sei sicuro che ci sarà la torta al cioccolato?” mi chiede con una voce ancora più buffa dei suoi capelli.
“Oh, si si, sicurissimo!” le dico, so già che mi picchierà per questa piccola bugia.

“Cosa volevi André?”
“Alzati e te la faccio vedere.”
“Non voglio alzarmi, ho freddo!”
“Dai Oscar, non fare la femminuccia!”
“Non sono una femminuccia!”
“Si che lo sei se non ti alzi subito!”
“Va bene. Mi alzo.”
“Presto Oscar, vieni. Vieni alla finestra e... guarda...”
“Oooooh...”

Oscar mi guarda con la bocca aperta, ha gli occhi enormi, mi sorride, i denti caduti stanno ricrescendo, ma anche così è sempre buffa.
E' passato un anno da quando sono arrivato in questo  palazzo, io adesso ho 7 anni e Oscar ne ha compiuti 6 qualche giorno fa.
Siamo diventati grandi amici, Oscar ed io.
Le bambine continuano a non piacermi, ma lei mi piace, Oscar è diversa.
Oscar è una bambina ma è divertente come un maschio.

“Nevica! André, nevica!”
“Si, Oscar, nevica.”
“André andiamo a giocare con la neve?”
“E' per questo che sono venuto subito a chiamarti Oscar.”
“Preparati ti aspetto di sotto.”
“Andrè prima però voglio fare colazione, non mangiarmi tutta la torta!”
“Oscar...”
“Si...”
Sono fuori dalla porta, infilo solo la testa dentro la camera.
“Ti ho detto una bugia, non c'è nessuna torta al cioccolato!”
Scappo via, corro, anche se non potrei, giù per le scale, sono già nelle cucine ma anche da qui la sento urlare.

“André! André!”

Ahia, la nonna mi ha dato una sculacciata sul sedere!
“Cosa hai combinato André?”
“Non ho combinato niente nonna!”
Ahia, un altra sculacciata.
“Oscar sta gridando il tuo nome, è chiaro che sei stato in camera sua. Sai che non puoi andarci. Ed è chiaro che le hai fatto qualcosa! Cosa devo fare con te?”
“Scusa, non lo farò più nonna. Lo prometto.”
La nonna ha ancora la faccia scura, ma mi sta carezzando i capelli, tra poco, lo so, non sarà più arrabbiata.
“Mettiti a tavola, da bravo, la colazione è pronta.”
Ha una voce così dolce la mia nonna.
La testolina buffa di Oscar compare nelle cucine poco dopo di me, e la nonna serve la colazione anche a lei, è ancora arrabbiata, non mi parla e mi fa gli occhietti scuri.
Finisco la colazione e mi alzo dalla sedia.
Esco dalle cucine.
Sento dei passi.

“Dove vai?”
“Cosa te ne importa.”
“Dai, André, dove vai?”
“Esco a giocare con la neve.”
“Vengo anch'io.”
“Non sei più arrabbiata Oscar?”
“No. Andiamo a giocare... Chi arriva per ultimo stasera mangia le verdure dell'altro!”
“Oscar, non vale! Non ero pronto!”
Ho perso. Perdo sempre con Oscar, è più brava di me in certe cose... e più furba.
Usciamo da palazzo.
Nevica, è tutto bianco.

“André, guarda quanta neve!”
“Si Oscar, è bellissimo.”
“Non ti sembra un mare di latte, André?”
“ah ah ah ah”
“Perchè ridi?”
“Perché dici cose buffe, piccoletta.”
“André!”
“Scusa Oscar, lo so, lo so, non sei piccoletta. Sei graaaaaaande ormai!”
Rido.
“Stupido!”
Corro lontano, raccolto un mucchio di neve e faccio una palla con le mani.
Colpisco la schiena di Oscar con la palla.
“Attenta... piccoletta!”
“Aaaaah, André, adesso me la paghi!”
Abbiamo giocato nella neve per ore.
Abbiamo fatto la guerra con le palle di neve, ci siamo spinti e azzuffati.
Alla fine eravamo bagnatissimi e infreddoliti, con le mani gelate e i nasi rossi rossi.
La nonna ci ha riportati in casa, strattonando me per un braccio e tenendo Oscar per mano.

Sono passati due giorni da quando io e Oscar abbiamo giocare con la neve.
Ci siamo ammalati.
Abbiamo la febbre e il mal di gola, Oscar ha perso la voce, io tossisco sempre e non riesco a dormire.
Mi annoio tantissimo, non posso giocare ne parlare con qualcuno, ho deciso di andare a trovare Oscar.
Entro nella sua stanza, è nel letto, avvolta in tantissime coperte, gioca con la sua spada di legno.

“Ciao Oscar, come stai?”
Mi sono dimenticato che non può parlare, e infatti mi guarda con una faccia bruttissima e mi fa la linguaccia. Rido e Oscar mi fa segno con la manina di avvicinarmi. Mi sorride e io sorrido a lei.
Batte la manina sul letto, vuole che mi siedo. Lo faccio.
“Sai, Oscar, ho avuto la febbre anch'io, non mi sono potuto alzare per tantissimo tempo e la notte non riesco a dormire, tossisco sempre, senti...”
Cof Cof Cof Cof
Faccio finta di tossire ma poi la tosse arriva davvero e non riesco a fermarmi, quasi mi soffoca.
Credo che Oscar stia ridendo, ha la bocca aperta e le esce uno strano suono dalla gola.
Finalmente respiro e mi metto a ridere, sentendo la risata muta di Oscar.
Oscar mi fa di nuovo la faccia scura e mi colpisce con la spada di legno, in testa.
“Ahia, stupida! Vado via.”
Mi alzo ma Oscar mi prende la mano e mi guarda con gli occhioni tristi. Lei dice che è grande adesso che ha compiuto 6 anni, ma io lo so che è ancora una piccoletta, non vuole mai stare da sola, mi è sempre appiccicata.
Rimango con Oscar, mi infilo sotto le coperte con lei.
Oscar avvicina la testa alla mia, scotta, ha ancora la febbre e io tossisco di nuovo.
Sta provando a dirmi qualcosa, ma la voce non c'è ancora.
“Piccoletta non parlare.”
Sospira e chiude gli occhi.
Mi piace dormire con Oscar.
Quando sono con lei o con la nonna non mi viene da piangere, quando sto con loro mi sento bene.
Mi manca la mia casa, mi mancano i miei genitori, ma quando sto con Oscar mi sento meno solo, quando sto con la “piccoletta” mi dimentico che odio questa casa.
Le voglio bene come voglio bene alla mia nonna.
Respiro, la tosse si è fermata.
Chiudo gli occhi.
“Buonanotte piccoletta”
Oscar non può rispondere, mi abbraccia forte forte.
Sorrido.
  
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