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Autore: Rose_Victoria    07/03/2010    1 recensioni
Marcheline Violet Dean è una ragazza normale che soffre di forti mal di testa...
Un solo dottore saprà darle le risposte che desidera, facendola entrare in un mondo nuovo.
Genere: Romantico, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Carlisle Cullen, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Inaspettatamente




Ero appena tornato a casa quando Carlisle mi venne incontro.
-Cyriac, hai invitato sua madre qui??- chiese stupito. Volsi gli occhi al cielo: Alice.
-Sì. È stato un gesto impulsivo…non ci ho ragionato…- cercai di scusarmi.
-Hai fatto benissimo tesoro.- Esme apparve dietro a Carlisle e mi sorrise.
-Cavolo! Mi sono preso una cotta per la signorina Rève, qualche anno fa…era il mio sogno proibito averla in casa…- Commentò Emmett raggiungendo gli altri. Rosalie gli diede uno schiaffetto sulla nuca, poi presero a rincorrersi per la casa e poi…poi è meglio non raccontarlo.
-Adesso dobbiamo vedere se viene…- Aggiunse Edward.
-Come fa a rifiutare? Le ha parlato sempre il biondone della famiglia dopo il medico/divo !- Bella circondò in un abbraccio Edward.
-La convinceremo!- Trillò Alice.
-Alice, tanto sai già come andrà a finire e…- Alice zittì Jasper con un dito sulle labbra.
-Jazz, se fai il bravo…- lo guardò con aria maliziosissima. Gli occhi di Jazz si accesero.
Cosa c’era nell’aria? Una strana malattia di malizia? Una malattia che faceva circolare gli ormoni a una super-velocità?
Raggiunsi veloce camera mia: le pareti blu e i mobili bianchi mi rassicuravano.
Dalla mia bow-window proveniva una strana luce, perciò mi avvicinai e con una mano spostai le tende bianche di lino. 
Il sole tramontava, il cielo era striato di luci e colori bellissimi.
Come mi sarebbe piaciuto vedere quei colori sul viso di Marcheline! Vedere quelle labbra sottili schiudersi dalla sorpresa, ammirare quegli occhi accendersi d’entusiasmo…
Una strana idea mi balenò in mente: andare da lei. Indossai alla svelta una camicia, dei pantaloni scuri e poi diedi una rapida occhiata allo specchio, ero presentabile.
Preso da una strana quanto pericolosa follia scesi in garage, mi fiondai nell’Aston Martin e sgommai fuori da casa. 
Dannazione, perché la strada mi sembrava più lunga del solito?
I freni stridettero non appena sfiorai il pedale del freno.
Marcheline era al balcone, guardava il tramonto, ma adesso i suoi occhi erano miei.
Scesi dall’auto e la guardai sorridendo: -Che fai Marcheline? Non mi apri?- chiesi sorridendo.
Lei era stupita, gli occhi erano sgranati per lo stupore. Sorrise e poi rientrò in casa ad aprirmi.
Casa sua ero ordinata ed esattamente come la ricordavo, ma l’aria profumava di zucchero a velo.
Marcheline era stupenda. Indossava una vestaglia di raso rosa che disegnava i contorni del suo fisico e sopra una vestaglia aperta sul davanti di pizzo.
Immaginai le mie mani su quei fianchi, le mie labbra su quel collo…quella stoffa sottile che cadeva e lasciava il suo corpo libero, il suo profumo inebriante che si effondeva per la stanza e riempiva la stanza, il tulle del suo letto che ci faceva da recinto…
-A cosa devo questa visita?- chiese lei con voce gentile.
-Ho visto il tramonto e ho pensato quanto fosse bello vedere la luce del sole sul tuo viso.-
Marcheline arrossì appena, e mi fece accomodare nel salotto.
-Desideri qualche cosa da bere?- chiese ancora. La voce del vampiro in me rispose “il tuo sangue” ma Cyriac lo represse e decise di rispondere diversamente. –Ho del Martini, se vuoi.- Riprese Marcheline.
-Vada per il Martini.- Risposi.
Due minuti dopo Marcheline era di ritorno con due aperitivi. Mi porse quello che aveva nella mano destra, poi si sedette accanto a me, e bevve un sorso di Martini.
-Oggi…hai parlato francese con mia madre. Non sapevo parlassi il francese.-
Decisi di fare il DonGiovanni.- Marcheline…ci sono tante cose che tu non sai di me.-
“Per esempio sono un vampiro. Sono innamorato di te. Parlo francese, inglese, tedesco, latino. Adoro il valzer e il tango. Suono il pianoforte, il violino e la fisarmonica. Sono nato nel 1910 a San Pietroburgo...”
Marcheline parve confusa per un attimo. -Potresti raccontarmele.-
Ci pensai su. –Potrei, certo. Ma forse non voglio…E poi, con le tue mille domande da donna finiresti con l’annoiarmi.-
Rise. –Così non vuoi raccontarmi nulla di ciò che non so…- si alzò in piedi. – Forse adesso sei tu che stai annoiando me, non te lo sei chiesto? Sei a casa mia, potrei chiederti di andartene…-
Mi prese totalemente alla sprovvista…era davvero ua testolina…Si avvicinò al tavolo, poggiò il bicchiere sul tavolo e poi fece scivolare via la vestaglia in pizzo. Sospirò e poi riprese a parlare.
-Fa caldo qui, non trovi?- Aveva addosso solo la leggera vestaglia in raso, quella che scorreva fluida sul suo corpo…iniziai a sentire caldo. Non potevo dargliela vinta, perciò sbottonai i primi tre bottoni della camicia e la stupii. -Già, fa caldo.-
Lei mi guardò per un secondo. -Che bella camicia.-
-Oh, grazie. È un regalo.-
-Della tua fidanzata?- chiese ancora, curiosa.
Mentii. -Di una delle mie amanti.- Marcheline alzò un sopracciglio e fece un mezzo sorriso. Adesso era il mio turno, per le domande.
-Tu perché hai quella roba addosso, quella roba così…sexy? E quei tacchi a spillo…-
-Aspettavo una persona.-
-Il tuo fidanzato?-
-Uno dei miei amanti.-
Sorrisi, ma in realtà aveva innestato il dubbio nella mia testa.
Tamburellò con le dite sullo schienale di una sedia. – Cyriac, Cyriac…perché sei così bello?-
Sorrisi.- Madre natura è stata benevola…e tu Marcheline, perché mi attrai così tanto?-
-Non saprei…il fascino delle franco-americane?-
Stavo impazzendo. -Ti voglio.-
-Vienimi a prendere, di qui non mi muovo.- Lentamente mi alzai, la raggiunsi e la fissai negli occhi per un interminabile momento.
Feci scorrere le mie mani dietro la sua schiena, poi la baciai.
Affondai le dita nel raso, desideroso della sua pelle, e lei ebbe un fremito.
Le sue mani raggiunsero i miei capelli e si intracciarono ad essi, l’altra mia mano afferrò una bretella della vestaglia e l’abbassò.
…Avevo bisogno di lei.
  
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