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Autore: Hi Ban    08/03/2010    7 recensioni
“Merlino, vieni qui!”
Merlino giunse al cospetto di Artù, che dalla voce sembrava piuttosto irritato.
Lo trovò davanti allo specchio che osservava con sguardo critico la camicia che aveva indosso, facendo smorfie che denotavano la sua poca convinzione su quel capo, agli occhi di Merlino perfetto.
“Sì, Artù?”
“Non ti avevo detto di rattoppare il buco su questa camicia?”
Ormai il povero principe era abituato all’inefficienza del servo, ma non mancava mai di fargli notare i suoi disastri, che erano tanti. E ricadevano sempre su di lui: quello era un dato da tenere ben in considerazione. Sì chiedeva come Gaius lo sopportasse, ma sapeva che quel medico aveva una pazienza spropositata.
“Quale buco?” Chiese, non capendo a cosa si riferisse.
“Quello sulla mia schiena, idiota!”
“Oh, quel buco!” Disse, come se avesse avuto una rivelazione che gli avrebbe cambiato la vita in quattro e quattr’otto.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gaius, Merlino, Principe Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
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“Merlino, vieni qui!”
Merlino giunse al cospetto di Artù, che dalla voce sembrava piuttosto irritato.
Lo trovò davanti allo specchio che osservava con sguardo critico la camicia che aveva indosso, facendo smorfie che denotavano la sua poca convinzione su quel capo, agli occhi di Merlino perfetto.
“Sì, Artù?”
“Non ti avevo detto di rattoppare il buco su questa camicia?”
Ormai il povero principe era abituato all’inefficienza del servo, ma non mancava mai di fargli notare i suoi disastri, che erano tanti. E ricadevano sempre su di lui: quello era un dato da tenere ben in considerazione. Sì chiedeva come Gaius lo sopportasse, ma sapeva che quel medico aveva una pazienza spropositata.
“Quale buco?” Chiese, non capendo a cosa si riferisse.
“Quello sulla mia schiena, idiota!”
“Oh, quel buco!” Disse, come se avesse avuto una rivelazione che gli avrebbe cambiato la vita in quattro e quattr’otto.
Vero, non gli aveva rammendato il buco sulla schiena, ma era stato impegnato con Gaius. Riordinare la sua biblioteca personale in ordine alfabetico prima, e in ordine di grandezza poi, gli aveva occupato tutto il pomeriggio e, che fosse il principe o un druido con manie di grandezza, non avrebbe passato la notte a cucire i suoi abiti.
Anche perché gli aveva detto di cucirgli anche i calzini e non era una cosa che gli andava molto a genio.
“Allora? Vuoi cucirlo o no?” Chiese Artù, tutt’altro che propenso ad andare in giro con un buco sulla schiena e iniziando a togliersi la camicia.
Piccolo appunto che Merlino non aveva mai fatto presente al futuro re, per ovvie ragioni, era che non sapeva cucire e tutto ciò che aveva rammendato fino a quel momento, era stato grazie alla magia.
“No, no! Aspetti, non si tolga la camicia!”
Iniziò a gesticolare nella sua direzione e Artù, vedendolo dallo specchio, pensò che fosse diventato ancora più scemo di quanto non fosse già. Non sarebbe stato meglio se a salvargli la vita fosse stato un cavallo o un maiale?
“Che diavolo ti prende ora?”
Merlino si avvicinò ad Artù e gli risistemò la camicia sulle spalle e sorridendo in modo poco convincente.
“Ma niente! Non si tolga la camicia, ora la cucio, davvero!”
Merlino sproloquiava stupidaggini come mai in vita sua e intanto tentava di ricordare la formula dell’incantesimo per rattopparla. Era proprio vero: quando serviva una cosa non la si trovava mai. Beh, in questo caso non si ricordava.
Era qualcosa come ribai de tus dosai o simile e, seppur non ne avesse la piena certezza, compì la magia su di lui, ben attento che Artù non lo vedesse.
Sussurrò l’incantesimo e sperò con tutto se stesso che fosse quello giusto.
“Merlino cos...”
Non fece in tempo a finire la frase, poiché perse le sue regali sembianze per ritrovarsi in lineamenti che di dignitoso avevano proprio poco.
Artù era diventato un piccolo, rosa e non molto felice maialino, che in quel momento si osservava allo specchio seduto sul pavimento. Quando fece caso alla coda, emise un grugnito disperato o si voltò verso Merlino.
“A-Artù...?”
“Oink!”
Aveva trasformato il principe in un porco. Perfetto, non poteva andare meglio come mattinata. Beh, almeno non avrebbe più dovuto rammendargli la camicia.



Drammi a corte




Cos’aveva combinato?
Continuava a porsi quella domanda in preda alla disperazione, mentre stava seduto sul pavimento davanti ad Artù/maiale che lo osservava a sua volta. Doveva trovare un modo per farlo ritornare umano, anche se doveva ammettere che non c’era troppa differenza tra lui versione maiale e lui come persona. Sbagliava o lo stava guardando male? Anche da maiale doveva essere antipatico? Doveva ammettere che però così non avrebbe potuto picchiarlo, cosa che avrebbe fatto non appena sarebbe tornato ad essere il principe con due mani e due piedi, possibilmente senza coda.
“Cosa posso fare?” Chiese ad alta voce, come se il maiale potesse rispondere; invece gli lanciò un altro grugnito. Non sapeva fare altro. Grugniva, si osservava la coda, cercava di prenderla e poi grugniva ancora. Oh, era proprio idiota come Artù, si vedeva che era lui.
Lo avrebbe messo alla gogna, quello era certo.
Poi bussarono alla porta e Merlino saltò in piedi, capendo, in un attimo di folgorante intelligenza estranea a lui, che non avrebbe potuto far entrare nessuno nella stanza, giacché il principe era un maiale. Sarebbe stato leggermente strano, ma proprio solo un po’, eh!
Si diresse verso la porta, ma poi tornò verso Artù, volendolo nascondere sotto il letto. Il maiale non era d’accordo – Artù in persona, non gli andava mai bene niente! –, perciò cercò un altro nascondiglio.
Non poteva buttarlo giù dalla finestra? Chi sarebbe entrato non avrebbe trovato né il principe né il maiale, quindi andava bene.
No, non andava bene, perché Artù sarebbe crepato e non avrebbe potuto farlo tornare normale e giustificare la sua sparizione sarebbe stato più difficile. Per il momento, in caso qualcuno avesse scoperto che il porco era Artù sotto mentite spoglie avrebbe potuto abbozzare la teoria che aveva assunto la sua vera forma, perché in realtà Artù era un maiale.
Nessuno ci avrebbe creduto, ma se fosse morto, non avrebbe trovato di certo una scusa altrettanto deficiente, perciò meglio non rischiare.
“Sire, posso entrare?”
La voce di Ginevra giunse alle orecchie di Merlino, ma anche a quelle di Artù, che si diresse verso la porta, come se fosse in grado di aprirla e presentarsi a Gwen. Ah, l’amore faceva rincretinire il principe anche più di quanto riuscisse a rimbecillirsi Merlino per qualsiasi altra cosa... Ma quelli erano dettagli. Non poteva permettere che Ginevra lo vedesse nella sua versione da porco, sia perché avrebbe fatto domande, sia perché, dopo aver saputo la verità, che Merlino non sarebbe stato in grado a nasconderle, non lo avrebbe più sposato e sarebbe andata da Lancillotto.
Tirando le somme, non avrebbe voluto sorbirsi Artù con i suoi drammi d’amore – anche perché diventava più fetente di quanto lo fosse la sua indole normalmente – in quanto doveva occuparsi dei suoi drammi di corte, che erano anche peggio.
“Un momento Gwen!” Disse, assumendo una voce che ritenne potesse essere vagamente simile a quella del figlio del re, in modo da confondere Ginevra.
E Artù prese a grugnire come un deficiente, mandando a farsi benedire il suo piano.
“Merlino? Stai bene?”
Allora il povero mago giocò il tutto per tutto: prese il principe di peso e lo mise con malagrazia nell’armadio tra i suoi stessi vestiti e lo chiuse a chiave.
“Fiati o grugnisca e le farò ingoiare letame!” Sussurrò in direzione dell’armadio, da cui giunse un sonoro ‘oink’ piuttosto indignato.
“Merlino? Cosa stai...”
“Eccomi qui! Qualcosa che non va? Tutto bene? Serve qualcosa?”
Il giovane mago aprì la porta, piazzandosi davanti alla serva di Lady Morgana, che lo fissava sconcertata.
Un grugnito.
“Stai bene? Ho sentito...”
“Oh, è il mio stomaco! Sai... ehm, ieri ha cucinato Gaius! Usa sempre robe strane, sicuramente qualcosa mi avrà fatto male!” Disse, con un sorriso che avrebbe fatto insospettire anche un idiota. In poche parole avrebbe insospettito anche Merlino stesso.
Altro grugnito e Merlino improvvisò un colpo di tosse.
“Ah... Beh, volevo parlare con Artù.” Disse arrossendo un po’ e cercando di spiare nella stanza, ma il ragazzo si parò davanti.
Cercò nuovamente di mettere la testa nella stanza, ma il servo fu più veloce e le impedì di osservare all’interno delle stanze del principe.
“Non puoi, cioè, non c’è!” Disse di colpo, facendo andare a monte l’ennesimo tentativo di Ginevra di dare un’occhiata nella camera.
“Sai dirmi dov’è andato?” Chiese sospettosa, incrociando le braccia al petto.
“Eh... ah, sì, è andato a cavalcare, sì!”
“Con la pioggia e senza il suo servo?” Aggiunse Lady Morgana, anticipando la sua serva che stava per dire la stessa cosa.
Non l’aveva sentita arrivare e si era piazzata dietro le spalle di Gwen, mostrando uno sguardo saccente. Perfetto, ora avrebbe dovuto tentare di convincere anche Morgana che il fratellastro non era a Camelot, ma che era molto lontano. Non ci stava riuscendo con Ginevra e con Morgana sarebbe stato come convincere Uther che la magia era sua amica.
Forse prima di uscirsene con quelle improvvisate avrebbe dovuto informarsi sulle condizioni atmosferiche, ma ormai era troppo tardi per rinfacciarsi la sua sbadataggine.
“Ah, piove? Non me ne ero accorto, altrimenti non avrei lasciato che uscisse e prendesse freddo e...”
Ennesimo grugnito.
“Tutto bene Merlino? Ho sentito...”
Non lasciò che neanche Lady Morgana terminasse la frase e ricorse alla stessa scusa che aveva usato con Gwen. Almeno non era tanto stupido da dare versioni diverse a due persone.
“Oh, non è niente! Solo il mio stomaco! Sapete, la cucina di Gaius lascia un po’ a desiderare!”
Morgana alzò un sopracciglio, trovando che quella sua interpretazione del rumore lasciava un po’ a desiderare.
“A me sembrava il verso di un... maiale? È possibile?” Chiese, rivolgendosi a Ginevra con la quale intraprese un discorso poco proficuo sul principe, ora rinchiuso nell’armadio e poco incline ad aiutare Merlino nella sua impresa, in quanto lanciò un altro grugnito, più forte del precedente.
“Ahm, Lady Morgana, Ginevra, quando tornerà gli farò sapere che siete passate!” Disse, in tono conciliante, ma non convinse le due donne, che non avevano creduto ad una sola parole detta dal servo.
“E perché Artù sarebbe uscito a cavallo, di domenica?”
Non credeva che Morgana potesse essere tanto simpatica, infatti si stava divertendo a mettere in difficoltà Merlino, giacché aveva capito, così come anche Ginevra, che stava nascondendo qualcosa.
Sì, stava nascondendo un maiale nell’armadio, avevano ragione!
“Oh, dovete sapere che Artù è un tipo molto solitario, oltre che erudito, infatti ama fare cavalcate in pace e tranquillità, magari con un bel temporale...”
“... e forse un fulmine colpisce un albero che gli cadrà addosso e lo fa fuori. Merlino, sicuro che non c’è qualcosa che non va?” Gwen aveva preso la parola ed era intenzionata a sapere che fine avesse fatto Artù.
Non sapeva più cosa raccontare alle due, che lo osservavano con fare alquanto critico e che finalmente avevano capito perché lo stesso Artù scomparso dicesse che era un completo idiota. “Ok, mi avete scoperto. Artù... Artù è andato a prendere un regalo per te, Gwen.”
Grugnito sconvolto.
“Ci teneva molto che la cosa fosse fatta in gran segreto! Sapete, si vergogna ad ammettere i suoi sentimenti...”
Grugnito infastidito.
“... nonostante siano più che sinceri...”
Grugnito arrabbiato.
“... E beh, questo è quanto! È stato un piacere vedervi, a presto, tante care cose!”
Così dicendo, chiuse la porta in faccia alle due e si diresse verso l’armadio.
Un’ondata di un odore che conosceva abbastanza bene lo travolse, costringendolo a tapparsi il naso; con tutta la cautela di cui era capace, aprì l’armadio e trovò sia il maiale sia la fonte della puzza. Artù, quel caro, carissimo, ragazzo che era il suo padrone, per ripicca – o solo per mancanza di un posto più adeguato – aveva trasformato l’armadio in una fetente latrina, che emanava un odore tale da far svenire anche un cavallo.
“Ma siete un porco!”
Battuta che – solo a lui, per altro – sarebbe risultata divertente se la situazione fosse stata completamente diversa.
Il principe maiale scese dall’armadio, non curandosi delle parole del servo e si avviò verso la porta, ma dopo pochi passi – o zampate che fossero – incontrò il mago, che si abbassò alla sua altezza.
“So che mi può capire, perciò farà come le dico! Lei non uscirà da questa stanza!”
Merlino lo additava e il porco grugniva: una scenetta da oscar.
Poi si diresse verso un attaccapanni – controllando un passo sì e un passo no la posizione del principe – che si trovava di fianco alla porta, prese il sacco che c’era sopra e si diresse con un amabile sorriso verso il maialino rosa, che aveva preso a grugnire piano.
Quando vide Merlino che gli si buttava addosso grugnì in modo poco consono per un principe, sotto qualunque spoglia esso fosse, inutilmente tra l’altro.
“Complimenti Merlino, hai messo in un sacco il futuro re dopo averlo trasformato in un maiale! Un record di stupidaggini anche per te!” Si disse da solo, ma si premurò di non dire ad alta voce che stava davvero perdendo il senno, visto che si rimproverava da solo.
Il regale maiale scalciava come un pazzo e Merlino sbatacchiò un po’ il sacco, con il risultato di far star fermo Artù: lo aveva ucciso?
Spaventato da quella tragica possibilità, controllo l’interno del sacco, venendo travolto da una nuova ondata di sublime odore e un grugnito che, molto probabilmente e poco finemente da parte sua, stava ad un ‘alla faccia tua’.
Quel ragazzo/maiale non sapeva proprio tenere testa alle esigenze fisiologiche.

***


Non sapeva come aveva fatto, ma era riuscito ad attraversare la piazza. Certo, aveva dovuto prendere a pugni il sacco più di una volta, in quanto Artù inviava messaggi di aiuto tramite grugniti, poi però aveva chiuso la bocca.
Era stato anche fermato da una guardia, insospettita dai pugni che il ragazzo assestava a quel povero sacco, ma era riuscita a liquidarla dicendogli che era sterco; l’odore aveva accreditato la sua tesi e sviato la sentinella dall’intento di aprire il sacco.
Probabilmente Artù gliel’avrebbe fatta pagare per averlo paragonato a letame, ma non era quello il momento di pensarci. Prima doveva fare in modo che potesse riprendere delle sembianze accettabili. Con ‘accettabili’ intendeva che si sarebbe limitato a fare il minimo indispensabile. In fondo era un’apprendista mago, non poteva sapere tutto: se a sua maestà sarebbero rimaste delle tenere orecchiette rosa e una bella coda a spirale non poteva farci niente.
Inghiottì a vuoto alla prospettiva delle atroci pene che Artù gli avrebbe fatto subire.
“Merlino? Cosa ci fai già qui?”
Entrando, lo accolse la voce di Gaius, che teneva in mano una fialetta e ne scrutava il liquido all’interno.
Merlino osservò interrogativo l’oggetto dell’analisi dell’uomo.
“L’interno dello stomaco di un maiale morto.” Disse con noncuranza, come se osservare i succhi gastrici di un maiale fosse la cosa più naturale dopo l’andare in bagno la mattina e il mangiare. Mentre si chiedeva perché quel giorno dilagasse l’interesse per i maiali, tentò di mettere meno in vista il sacco a Gaius, riponendolo sotto il tavolo lì vicino, perché meno gente sapeva del guaio combinato, meglio era.
“Cosa stai nascondendo Merlino?” Disse con voce divertita e pedante, mentre portava la boccetta verso la luce e la osservava meglio.
“Chi? Io? Assolutamente niente, come potrei mai! Io...”
Un ‘oink’ risuonò nella stanza, portando Gaius ad abbandonare l’affascinante liquido delle interiora di un maiale per portare la sua attenzione su Merlino, che tirava un calcio al sacco, adagiato per terra.
“Cos’è stato quel rumore?” Chiese diffidente, in quanto si era abituato alle stranezze del giovane, ma sapeva riconoscere quando mentiva spudoratamente.
Merlino sorriso in modo ambiguo e tirò un altro calcio sotto al tavolo, in direzione del povero maiale.
“Quale rumore?” Provò a far credere a Gaius che avesse, finalmente, dei disturbi dettati dalla vecchiaia, tra cui quelli che lo portavano a sentire rumori che non c’erano, ma proprio in quel momento Artù emise un grugnito prolungato che spavento il poveretto, non capendo da dove venisse.
“Merlino, cosa diavolo c’è in quel sacco?” Il viso s’indurì, comprendendo che l’apprendista mago aveva combinato qualche altra fesseria e non doveva essere da poco, perché se non aveva sbagliato quello che aveva sentito era stato il verso di un suino.
“Ness... cioè, niente! Cosa volete che ci sia? Artù?” Disse sorridendo forzatamente.
Buttò la verità sul ridere, facendola passare per un’eventualità del tutto impossibile: situazione che gli stava facendo correre più problemi di quanti non ne avesse già avuti da quando era a Camelot. A suo modesto parere, che coincideva con la visione più distorta possibile della realtà, quel frangente era di gravità superiore a ciò che aveva provoca Nimue.
“Merlino, svuota il sacco.”
Il tono non ammetteva repliche e Merlino non ci teneva a mettersi contro Gaius: era un vecchietto simpatico e gentile, ma poteva benissimo diventare l’opposto.
Prese il sacco e lo mise in modo che il principe potesse uscire, blaterando qualcosa di molto simile ad un ‘stupido porco, brutta latrina fetente’.
Gaius alzò un sopracciglio quando vide uscire quello che era un maiale – insieme ad un po’ di sterco – e convenne che era meglio poggiare al sicuro la boccetta: era il lavoro di una mattinata intera, non poteva andar persa perché quella testa di legno combinava più casini di quanti ne risolvesse.
“Perché trasporti un maiale in un sacco, di grazia?”
Continuava ad osservare il maiale con fare avverso, chiedendosi a quale logica si fosse affidato questa volta il ragazzo.
Non aveva ancora preparato una scusante per quello, infatti aveva premeditato che Gaius non sarebbe stato a casa al suo ritorno.
“Niente! Eh eh! L’ho trovato che vagava... sì, vagava... nelle stanza di Artù, ecco!”
Ritenendo che trovare un maiale che vaga nelle stanze reali fosse una cosa normalissima, come studiare interiora di porco morto, espose la sua teoria.
Non poteva di certo lasciare che il maiale vagasse solo soletto, per poi venire ucciso da Artù che non avrebbe di certo gradito l’intrusione. Infatti lui era inumano quando non si parlava della sua persona.
“E come ci sarebbe arrivato nelle stanze del principe?”
Gaius non credeva ad una sola parola di Merlino e quel giorno non era stata l’unico.
Mentre lui esplicava all’anziano la sua teoria, su come il maiale potesse essere entrato nella stanza – aveva optato per la finestra, tanto si sarebbe confusa con le altre scemenze che aveva già detto –, Artù se ne andava zonzo per la stanza, grugnendo di tanto in tanto.
“Beh, allora se non è di nessuno possiamo ucciderlo e donare il suo corpo a favore della scienza.”
Merlino continuava a blaterare stupidaggini a cui neanche lui dava un senso e non si accorse che Gaius aveva preso quello che, a rigor di logica, era un coltello.
“Perché la finest... No! Fermo! Così uccidi il futuro re!”
Merlino si buttò nella direzione di Gaius che stava per mandare all’altro mondo Artù e bloccò il coltello.
L’uomo di scienza si voltò verso di lui sconcertato, non riuscendo a dare un senso all’ultima farse. Aveva bevuto?
“Cosa vuol dire ‘futuro re’, Merlino?”
“Beh, è colui che salirà...”
“So cosa vuol dire, voglio sapere perché lo hai detto riferito al maiale, idiota.”
Forse si era lasciato scappare un po’ troppo: infondo, però, se non complicava le cose non sarebbe stato divertente, no?
Mollò la mano di Gaius e si allargò nervosamente il foulard rosso che aveva attorno al collo.
In quel momento era esattamente in quella cosa che con cui aveva riempito l’armadio poco prima Artù fino al collo.
“Merlino.”
Sguardo ammonitore più tono che non ammetteva repliche: meglio trovare una giustificazione al più presto o prossimamente avrebbe analizzato i suoi, di succhi gastrici.
“Beh... vedi Gaius, la verità è che... Artù è partito a cavallo questa mattina... e mi mancava, sì! Allora ho trovato un suo sostituto!”
“Lo hai sostituito con un maiale?”
“Sì! E ho detto futuro re perché non vedi quanto ci assomiglia ad Artù? Anche lui ha qualche problema intestinale, infatti...”
Non terminò la frase perché il maiale grugnì e si rese conto che il principe, quello con due mani, due piedi, due gambe e, sperava ardentemente, senza né coda né orecchie, appena ne fosse stato in grado lo avrebbe ucciso e sotterrato negli escrementi di topo, perciò era meglio non peggiorare la sua situazione.
“Oh, ti mancava, eh? Strano, di solito lo giudichi come una despota nei tuoi confronti, un vero tiranno!”
Gaius fece l’esatto contrario di ciò che aveva appena pensato; girandosi verso sua maestà il maiale, vide quello che anche troppo simile ad un sorriso sadico.
“Ehm... ora vado a fare conoscenza con il maiale! Sai, abbiamo tante cose da raccontaci!”
Così dicendo prese per la regale coda il regale maiale, che era sotto il tavolo, con il chiaro intento di portarlo nella sua stanza, lontano dallo sguardo inquisitorio e sconcertato di Gaius.
“Merlino, hai per caso usato la magia?”
E il maiale grugnì di dolore e, probabilmente, di sorpresa, Merlino tirò su la testa per la domanda inaspettata e la sbatté contro il tavolo, facendo cadere la sacrosanta boccetta che aveva tenuto impegnato Gaius tutto il mattino.
“No, ma quale magia! E cos’è? Eh eh... Ops!” Disse, all’indirizzo della fiala distrutta sul pavimento e del suo perso liquido, che ora Gaius guardava disparato e a cui tendeva le mani.
“Mi dispiace! Ops, cioè scusa! Non volevo, davvero!” Gaius non dava segni di vita.
“Beh... ora devo andare! Stammi bene, ciao ciao!”
Prese di peso il principe, che non aveva gradito il precedente tentativo, e lo portò nella sua stanza, come stabilito da prima, lasciando Gaius ancora chino per terra.
Neanche lui gliel’avrebbe fatta passare liscia, no.
“Bene, stia fermo lì!” Disse al maiale che non avrebbe mai dato ascolto a Merlino, lui era il futuro re! Non si sarebbe mai fatto dare ordini da un servo, se poi quest’ultimo era anche Merlino non c’erano proprio speranze che qualcosa potesse cambiare.
Mentre il mago si prodigava per trovare la tavola del pavimento sotto cui vi era il libro datogli da Gaius, Artù si diresse lontano dalla visuale del mago.
“Ah! Eccolo! Bene, Artù, ora vi far... Artù?”
Il maiale, le cui chiappe avrebbero dovuto poggiare un giorno sul trono, era scomparso e Merlino si chiese dove potesse essere finito, constatando che la camera non era grandissima e perderlo sarebbe stato davvero come toccare il fondo.
Sì, aveva toccato il fondo.
“Artù? Dove sei? Sire risponda!” Disse disperato all’eventualità che potesse aver perso il principe. Non lo sentiva grugnire. Che fosse morto?
Dove diavolo era finito? Si chiese anche se non lo facesse apposta, il che non sarebbe risultato strano da parte sua: era la sua vendetta.
“Merlino?”
La voce di Gaius giunse da dietro la porta, piuttosto sospettosa. Aveva superato il lutto per le interiora di maiale andate perdute evidentemente.
Dando l’ennesima occhiata alla camera, andò ad aprire la porta, trovandosi davanti al viso di Gaius.
“Sì?”
“Perché continui a chiamare il maiale Artù?”
“Perché... eh, perché? Non lo so! Beh, ve l’ho detto comunque, Artù ha la stessa faccia da porco del maiale, quindi l’associazione viene spontanea!”
Artù emise un sonoro ‘oink’ e Merlino scattò.
“Beh, ora devo andare!”
“Ma Merlino...”
“In caso morisse vi darò il suo liquido intestinale! Salutami il re!”
Poco contava che Gaius quel mattino non avesse in programma di andare dal re; detto ciò chiuse la porta e cercò Artù, andando nella zona in cui lo aveva sentito.
Un acre odore di escrementi freschi freschi giunse al suo naso e capì cosa stava facendo Artù mentre non rispondeva.
“E io e lei saremmo due facce della stessa medaglia? Io forse! Lei è l’altra faccia di una latrina!” Disse in direzione del nobile porco che lo osservava trionfante vicino all’armadio.
Vedendo il ricordino che gentilmente gli aveva lasciato, il mago si chiese se in esso non vi fosse il suo intestino, giacché aveva defecato tutto il tempo e quella mattina non aveva fatto neanche colazione.
Forse era quello l’oggetto degli studi di Gaius e, in quel momento, gli avrebbe dato Artù intero da analizzare, non solo le interiora.
Concludendo che alla cacca di quell’ingrato ci avrebbe pensato dopo, riprese in mano il libro con la chiara intenzione di capire come avesse fatto a farlo diventare un maiale e come farlo tornare normale.
“Stia fermo lì, Sire, o le prometto che presto sarete venduto al mercato nella città bassa!”
Grugnì infastidito e si sedette ai piedi del letto.
Sfogliò le pagine con foga, alla ricerca dell’incantesimo per trasformare in animali. Passando per la pagina in cui aveva appreso quello per rammendare, si accorse che la formula non era proprio esatta e si diede dell’idiota da solo, facendo grugnire, molto probabilmente in segno di approvazione, Maiale Pendragon.
L’incantesimo per cucire era ribai de tus dasai, con la ‘a’ e lui ci aveva messo la ‘o’. Beh, ci era andato vicino, no?
Continuò a sfogliare le pagine del libro, usando una finezza che avrebbe fatto concorrenza ad uno spalatore di letame, fino a che non arrivò alla sezione che trattava della trasformazione in animali. Vi era un incantesimo generale, che trasformava in una bestia a caso e poi vi erano delle sottosezioni dedicate alla trasformazione dei diversi animali.
Artù grugnì infastidito dall’attesa e si velocizzò alla ricerca dell’incantesimo per i maiali.
“Ah! Trovato! Oh, sapete che la foto vi assomiglia?”
Se possibile, Artù ringhiò, dissuadendo Merlino dal fare altre battutine del genere. Si stava scavando la fossa da solo.
In effetti, l’incantesimo riportato sul libro era quello che aveva recitato quella mattina Merlino, con la ‘o’ al posto della ‘a’.
Bene, aveva trovato l’incantesimo, ma a lui non serviva trasformarlo ancora in un maiale – gli avrebbe fatto spuntare un’altra coda? –, bensì farlo tornare una persona.
Senza coda, eh!
Merlino aggrottò la fronte notando che non veniva riportato l’incantesimo per scogliere quello precedente e Artù grugnì interrogativo e sembrava piuttosto ansioso per essere solo un maiale con problemi intestinali.
“Anche se devo ammettere che non sarebbe male farla restare un maiale, Sire. Oltre ad avere già i tratti tipici, una volta non aveva detto di voler essere accettato per quel che era e non per il suo titolo?” Disse, facendo riferimento al periodo passato da ‘comune mortale’, in cui non c’era nessuno a pendere dalle sue labbra e stare ai suoi ordini.
Beh, c’era stato Merlino che restava sempre e comunque il suo servo, ma quello era ovvio. Il tono era tanto convincente da persuadere anche il principe, facendogli credere che fossero davvero quelle le sue intenzioni e tirò le orecchie in su.
“Ginevra si sposerà con Lancillotto e saranno felici e contenti, mentre lei... beh, lei vivrà come una persona... Pardon, animale... normale!”
Il sorriso a trentadue denti era il colmo per il povero principe, che grugnì tanto forte che Gaius pensò che il giovane mago lo stesse torturando o lo stesse usando come cavia per i suoi esprimenti. Merlino rise alla sua perfetta interpretazione di ciò che sarebbe potuto succedere, ma per poco non si strozzò con la saliva allo sguardo tutt’altro che benevolo del principe, che era riuscito a terrorizzarlo.
Era un maiale demoniaco, non aveva dubbi.
Forse sarebbe stato il caso di sopprimerlo...
Trovò l’incantesimo nella metà del tempo con cui aveva trovato l’incantesimo stesso e si preparò per farlo su Artù.
Era forse il caso che prima dicesse una preghiera? No, perché Artù gli avrebbe dato il ben servito e gli avrebbe fatto pagare tutte le angherie che gli aveva fatto passare, dal paragonarlo a sterco animale al prenderlo per la coda.
“Bene... Beh, Artù, sappia che io la stimo e che non le vorrei mai nessuno male e che...”
Un grugnito strozzato dalla rabbia colse di soprassalto Merlino che terminò la frase in un ‘dovevo buttarlo giù dalla finestra’.
Riduo catai nhe morf!”
Chiuse gli occhi per non vedere l’ennesimo casino che aveva combinato e per non assistere alla faccia che avrebbe assunto il suo caro principe una volta che avrebbe potuto articolare una frase. Attese di sentire anche un solo rumore, nel peggiore dei casi un grugnito, ma non sentì niente. Sbirciò da un occhio ma non vide niente. Che cosa aveva fatto adesso?
Lo aveva ucciso, disintegrandolo? Trasformato in una particella invisibile all’occhio umano? Lo aveva trasportato in un’altra dimensione? Lo aveva portato indietro nel tempo quando non era ancora nato, perciò non c’erano né maiale né principe? Lo aveva...
“Cerchi qualcuno, Merlino?”
Saltò giù dal letto, portandosi di fianco ad Artù, che se ne stava semplicemente alla sua sinistra, fuori dalla visuale dell’occhio destro.
“Ma siete vivo! Non siete scomparso o deceduto!” Lo abbracciò di slanciò, minacciando l’autocontrollo che il principe era già riuscito a mantenere per la bellezza di due minuti e rotti. “Merlino. Staccati. Immediatamente.”
“Oh, sì, certo...”
E nessuno fiatò, si sentiva solo Gaius che canticchiava allegro il motivo di qualche ballata popolare che conosceva solo lui.
“Merlino, devi forse dirmi qualcosa?”
“Chi? Io? Certo che no! Non mi pare...”
“Allora, ricapitoliamo.” Disse con tono affabile, che nascondeva un’irritazione sempre maggiore. Continuò poi: “Non mi hai cucito la camicia, come ti aveva chiesto. Mi hai trasformato poi in un maiale. Mi hai fatto convivere con la mia... cacca!”
“Ehm... guardate che io non vi ho forzato di certo di fare cacca, Sire.” Disse, tentando di discolparsi almeno di quello.
“Se tu non mi avessi istigato io non avrei fatto... niente del genere!”
“Ma...”
“Silenzio! Qui parlo io. E in più, dopo avermi dato del maiale svariate volte, mi hai tenuto nascosto il fatto di essere un mago!”
Ops. Di quel piccolo particolare Merlino non aveva tenuto conto, troppo preso dall’intento di farlo tornare normale.
E ora?
“Beh, non potevo dirvelo! Cioè, qui la magia è vietata...!”
“Infatti!”
Merlino era messo alle strette e non sapeva cosa fare: probabilmente Artù lo avrebbe fatto sapere al padre e sarebbe certamente morto e, nell’eventualità che mantenesse il segreto, non poteva lasciare che lui sapesse.
Qualcosa dentro di lui gli diceva che non era ancora il momento e, nonostante la prospettiva di liberarsi di quel fardello fosse allettante, non avrebbe lasciato così la situazione.
“Allora?” Artù chiedeva spiegazioni dal diretto interessato, anche perché vedere tutto dalla prospettiva di un maiale non gli aveva conciliato la comprensione della faccenda.
“Beh, sapete Sire, ho letto su un libro una volta...”
“Sai leggere?” Chiese, sinceramente sconvolto, non curandosi che stava cambiando argomento.
“Sì, ma non è questo il punto.”
Mentre parlava, si diresse vicino a quell’asse del pavimento che aveva alzato poco prima per prendere il libro e la prese, rigirandosela tra le mani.
“Merlino...?”
“Ho letto che a volte è meglio dimenticare le cose, invece che ricordarle.”
Così dicendo, gli tirò il pezzo di legno in testa, facendolo svenire.
Nel peggiore dei casi, avrebbe avuto dei danni cerebrali permanenti, ma vista la sua poca intelligenza non se ne sarebbero accorti.
Fece appena in tempo a fare un incantesimo che cancellava parte della memoria, che andava da quel mattino fino a quel momento, poiché Gaius fece irruzione nella stanza, spaventato dall’idea che stesse davvero torturando il povero maiale. Sentendo un’altra voce nella stanza oltre a quella di Merlino aveva pensato che gli avesse insegnato a parlare e non sapeva se sarebbe stata una buona cosa o no.
Maiale che, tra l’altro, non c’era più e al suo posto c’era il corpo del futuro re, quello vero.
“Merlino, dov’è il maiale?”
Prima le domande di primaria importanza.
“Beh...”
“Cosa ci fa il principe steso per terra? E cosa ci fai tu con l’asse del pavimento in mano?” Gaius era sconvolto.
Osservava con fare sconcertato la scena e non sapeva se preoccuparsi del maiale o del principe. Poi l’illuminazione.
“Merlino, il maiale di prima era Artù?!”
Merlino si grattò la testa, imbarazzato ed evitando lo sguardo di Gaius. Con un piede mise il braccio di Artù in modo che non intralciasse il passaggio e per poco non cadette lui stesso.
“Beh, sì... e in questo momento dovrebbe essere a fare una cavalcata e a prendere un regalo a Gwen, non è fantastico?”
“Fantastico, Merlino. Fantastico.”


Salve !^___^
Piccolo esperimento sul telefilm di Merlin! E tutto per la vostra felicità! Sono magnanima, vero?*_*
Questa storia o cavolata che dir si voglia, mi è venuta in mente mentre dormivo. Cioè, l’ho sognata, facendo anche un teatrino ben impostato, eh!ù_ù Non ho quasi mai parlato nel sonno e l’ho fatto proprio per far svegliare mia sorella e farle presente che il maiale non ci stava nel buco!.-.
Sì, solo a me può far male guardarmi le puntate di Merlin registrate!°_°
Mi sono presa la libertà di fare un piccolo accenno alla puntata in cui Artù vuole, appunto, essere accettato per il suo valore e non per il suo cognome.
Beh, spero che questo mio piccolo – ma anche no!xD Nove pagine piene e tre righe della decima!x°D – esperimento vi faccia sorridere, in quanto l’intento era quello!^___^
Spero che vi piaccia e che non vogliate tirarmela dietro!xD Potete scegliere di mettermi alla gogna e avere poi una carenza di frutta e verdura, ma quella è una prerogativa di Uther e Merlino!^^
Bye!
  
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