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Autore: Alyce_Maya    09/03/2010    17 recensioni
Edward ha lasciato Bella e, lei, trascorsi svariati anni, muore!! Dopo oltre duecento anni, lui tornerà a Forks e farà visita alla tomba della sua amata, dove farà un incontro particolare!!
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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REMEMBER ME

 

Quanto tempo era passato?!
Ormai nemmeno lo ricordavo più. Avevo lasciato che il tempo scorresse su di me senza degnarmi di stare al suo passo.
Infondo: che senso aveva?
Senza Lei, niente aveva importanza. Non aveva senso continuare a vivere se non c'era Lei al mio fianco.
L'avevo abbandonata, convinto di proteggerla da me, dalla mia natura.
Ma un pericolo più grande era stato sempre in agguato, pronto a portarla via da questo mondo una volta arrivato il momento giusto: la vecchiaia, il tempo.
Lo stesso che ignoravo, lo stesso a cui ero immune.
E Lei avrebbe potuto essere come me, se solo non fossi stato tanto sciocco da lasciarla.

Ora, dopo più di duecento anni, ero tornato laddove avevo veramente vissuto, dove, per la prima volta, mi ero sentito vivo: Forks.
Era stata una decisione dura da prendere, ma necessaria.
Dovevo rivedere quella città, quella radura, quella casa, tutti i luoghi nei quali fossi stato con Lei.
E, soprattutto, dovevo vedere la sua tomba.
Dovevo accertarmi che le avessero serbato il giusto trattamento, il trattamento degno di un Angelo, quale Lei fosse.
E sperare, magari, in una fotografia, anche sbiadita dal tempo, della ragazza che ancora oggi continuavo ad amare.

Era ormai da un paio d'anni che stavo valutando l'idea di tornare qui, ed ora, finalmente, ne avevo avuta l'occasione: dovevamo trasferirci. Stavamo cominciando a dare un po troppo nell'occhio e, di conseguenza, la nostra partenza dall'Alaska era necessaria.
Avevo chiesto alla mia famiglia di lasciarmi i miei spazi, per cui, in quel momento, ero solo.
Stavo camminando tra le viuzze della città, con gli sguardi e i pensieri incuriositi della gente tutti rivolti a me.
Tanti erano affascinati dalla mia inumana bellezza ed altri ancora si chiedevano se fossi uno dei figli del dottore che presto sarebbe andato a lavorare nell'ospedale locale.
Non ci badavo più di tanto, non mi importava.
Ora, l'unico mio pensiero, era totalmente rivolto verso il cimitero che si stagliava a qualche passo da me.
Un nodo all'altezza dello stomaco mi fece deglutire rumorosamente, mentre la tristezza mi affliggeva più forte che mai.
Feci un respiro profondo, cercando di calmarmi, e cominciai a camminare attraverso le varie lapidi.
Era strano trovarsi li.
Non mi sarei mai aspettato di fare una cosa del genere, non credevo di avere la forza necessaria.
E, dopotutto, anche in quel momento lo pensavo.
Ero convinto che, da un momento all'altro, mi sarei girato e sarei scappato da quel luogo di tristezza.
Ma non lo feci.
Continuai ad aggirarmi furtivo tra le varie lapidi fino a quando non scorsi quella che cercavo.

"Isabella Marie Swan.
Nata il 13 settembre 1987, deceduta il 23 marzo 2074
".

Poco sotto queste scritte ce n'era un'altra, probabilmente fatta incidere su volere dei parenti:

"Remember me".

Un gemito di dolore mi sfuggì dalle labbra, non riuscendo a trattenermi.
La mia Bella era morta ed io non avevo fatto niente per impedire che ciò avvenisse.
La consapevolezza, più chiara che mai, di ciò che avevo fatto si fece largo nella mia mente lasciandomi boccheggiante di dolore.
Mi inghinocchiai a terra non riuscendo più a reggermi sulle gambe, ed un singhiozzo, più forte di quello precedente, rieccheggiò nell'aria.
Restai in quella posizione per molto, però, man mano che i minuti passavano, riuscii a prendere sempre più controllo di me stesso.


Tanto concentrato a calmarmi, non mi accorsi di una presenza alle mie spalle, tanto che sussultai quando parlò.
< Chi è lei? >, chiese una voce femminile alle mie spalle.
Mi girai lentamente, per fissare la sconosciuta e, quando puntai i miei occhi nei suoi, non fu l'unica ad incantarsi.
Aveva gli occhi del colore del cioccolato, lo stesso colore che aveva la mia Bella un tempo.
In quel momento, inoltre, potei constatare quanto l'odore della donna fosse simile a quello della mia amata.
Spalancammo la bocca quasi contemporaneamente.
"Oddio un fantasma", fu il suo unico pensiero urlato ad un intensità tale che sembrò me l'avesse urlato nelle orecchie.
Inarcai un sopracciglio.
Non era di certo il pensiero che faceva di solito la gente.
< Ehm... Il mio nome è Edward >, sussurrai come risposta alla sconosciuta.
"Fantasma, fantasma, fantasma... Cavolo allora esistono davvero!", pensò nuovamente.
Il mio sguardo di fece ancora più confuso.
< Lei è...? >, chiesi a quel punto terribilmente incuriosito.
"Che faccio?! Che faccio?! Che faccio?! ... Rispondo?!".
"Però che mente chiassosa", pensai.
Non riuscivo a capire perchè fosse così agitata.
Non potendo fare altrimenti mi misi a frugare insistentemente nei suoi pensieri.
Ciò che trovai mi paralizzò sul posto: potevo vedere la camera, che una volta era stata di Bella, completamente rifatta e l'immagine di un asse del pavimento scostata con all'interno le foto di noi due che io stesso avevo nascosto per lasciare almeno un piccolo ricordo di me nella sua vita.
"Sono fregato", pensai.
Avremmo dovuto trasferirci di nuovo, cambiare completamente vita e aspetto e soprattutto eliminare ogni traccia del nostro passaggio. Dovevo riprendere assolutamente quelle foto e qualsiasi altra cosa avessi lasciato di mio in quella città.
Mentre continuavo a pensare al nostro, ormai prossimo, trasferimento la donna parlò nuovamente.
Sembrava essersi calmata ed ora, i suoi pensieri, erano, fortunatamente, diminuiti d'intensità.
< Il mio nome è Marì, Marì Swan >, disse.
Ci avevo visto giusto allora: era imparentata con Bella.
< Molto piacere >, risposi cortese.
Marì continuò a fissarmi per qualche secondo per poi parlare.
< Posso chiederle come mai è qui? >.
< Oh, ehm... Ho saputo che questa ragazza era molto amica della mia famiglia, dei miei antenati insomma. Quindi ho pensato di venire a farle una visita dato che mi sono appena trasferito qui >, risposi evasivo.
Lei inarcò un sopracciglio scettica.
Non aveva tutti i torti in fin dei conti: le avevo raccontato una bugia talmente stupida che non ci avrebbe creduto nessuno.
Se poi si teneva conto del fatto che avesse anche visto una mia foto di secoli fa... Beh a quel punto la bugia era più che evidente!
Cercai di distrarla facendole una domanda di cui mi incuriosiva particolarmente la risposta:
< Sa, per caso, a cosa si riferisce la frase scritta sulla lapide? >, chiesi.
La voce mi si incrinò leggermente mentre pronunciavo la parola "lapide".
Sperai non se ne accorgesse.
< Sono le ultime parole che ha pronunciato prima di morire. Lo so, la cosa può sembrare macabra ad un occhio estraneo, ma dietro c'è una storia >, disse con lo sguardo perso in un punto non precisato dietro di me.
< Me la può raccontare? >, chiesi cortese.
Tornò a fissarmi e mi sorrise.
Mi fece cenno di seguirla e, dopo aver lanciato un ultimo sguardo alla tomba, mi incamminai nella direzione presa dalla donna.
Ci sedemmo su una panchina situata sotto un enorme albero.
< Io non ero presente, naturalmente! Ma mi sono sempre interessata alle storie di famiglia e, dopo aver trovato alcuni oggetti apprtenuti ad Isabella nella sua vecchia casa - dove ora abito io -, ho chiesto ai miei nonni e ai miei bisnonni di raccontarmi qualcosa su di lei: sono venuta a conoscenza di tutta la sua vita. Sembra non sia stata delle più felici: all'età di diciott'anni ha avuto una forte crisi di depressione - a causa di una storia d'amore finita male - che l'ha costretta più volte a recarsi in ospedale, aveva anche crisi di panico notturne e non parlava quasi più... >, si fermò per lanciarmi un' occhiata.
Notò sicuramente il mio incarnato ancora più pallido di prima ma non potei evitarlo: sentire quanto era stata male a causa mia, mi distruggeva.
"Te lo meriti, dopo quello che hai fatto meriti solo di soffrire!", diceva una voce nella mia testa.
Feci cenno a Marì di continuare.
< Questa situazione andò avanti per un paio d'anni, fino a quando, grazie al suo migliore amico, riuscì a rimettersi in gioco. Ma, ormai, era solo l'ombra della vecchia Isabella. Non era più come una volta. Il suo cuore era irreparabilmente spezzato >.
Fece una pausa.
< Si sposò con il ragazzo che l'aveva aiutata ad uscire da quella spirale di depressione e con lui ebbe un figlio. Ma, a quanto pare, il destino ce l'aveva con lei, perchè, cinque anni dopo la nascita del bambino, il marito morì in un incidente d'auto >, disse.
Non respiravo più: perchè aveva sofferto così tanto? Cosa aveva fatto per meritarselo?
I sensi di colpa minacciavano di soffocarmi in quel momento.
Ero distrutto.
Come se sentisse quello che provavo, Marì mise una sua mano sulla mia e la strinse leggermente, sorridendomi.
< Non ebbe più una relazione con nessun uomo. Poi, quando la vecchiaia cominciò a farsi sentire, iniziò a scrivere un diario nel quale, sembra, raccontò tutta la sua vita >, continuò.
< In che senso: "sembra"?! >, chiesi.
< Ha fatto promettere a tutti di non leggerlo, affermando che, racchiuso in quel diario, c'era tutto il suo essere, la sua anima... Nessuno ha mai avuto cuore di infrangere quella promessa >, disse abbassando gradualmente la voce.
"Un amore immortale", pensò Marì in quel momento.
Non capii a cosa si riferisse perchè ero talmente preso dai miei di pensieri, che non avevo tenuto d'occhio i suoi.
< Comunque, quando giunse la sua ora, prima di morire, sussurrò quell'ultima frase: "Ricordati di me", aggiungendoci vicino il nome di un uomo >.
< Il nome del marito? >, chiesi curioso e con il cuore a pezzi.
< No, a quanto pare sussurrò il nome del suo primo, nonchè unico a detta di tutti, amore. Quello che a diciott'anni le spezzò il cuore: Edward >, rispose fissandomi intensamente.
A quel punto il mio cuore si sbriciolò del tutto.
Aveva paura che la dimenticassi.
E come avrei potuto?
Io l'amavo.
L'avevo sempre amata e per sempre l'avrei fatto.
Distolsi lo sguardo da quegli occhi così simili ai Suoi e abbandonai la testa fra le mani.
Come avevo potuto farle una cosa simile? Come? Come? Come?

Mi persi nei miei pensieri molto a lungo e, quando rialzai lo sguardo, era ormai buio e di Marì non c'era più traccia.
Notai che, accanto a me, era stato depositato un libriccino, simile ad un'agenda, con un biglietto sopra:

"Penso che questo appartenga a te!
Sono sicura che anche Lei avrebbe voluto che lo avessi tu
."

Presi in mano quello che ormai fossi sicuro fosse stato il diario di Bella e lo aprì all'ultima pagina, dalla quale cadde una foto: quella mia e di Bella scattata il giorno del suo compleanno.
Sbirciai, allora, la pagina bianca dove un'unica frase era scritta:

"Ricordati di me, Edward".

Certo che l'avrei fatto: non mi sarei mai scordato di te, Amore mio!

   
 
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