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Autore: Helmyra    10/03/2010    1 recensioni
Nel regno di Hlwereym è in atto una contesa tra il regno degli elfi oscuri ed i popoli confinanti. Una lega formata dai soldati imperiali e dagli altri gruppi elfici cerca di convincere, con le buone e le cattive, il regno a siglare la resa incondizionata.
Re Boleyn è un elfo oscuro piacente e libertino, il cugino Derek, suo consigliere e grande mago, è il perno su cui si basa la politica del regno.
Un giorno, durante una chermesse di magia, incontra Helmyra, una giovane elfa oscura dai solidi principi e con la volontà di migliorarsi nella pratica delle Antiche Arti. Da quel giorno in poi avrà inizio il loro rapporto, professionale e non, ricco di alti e bassi, e perché no, di sorprese e sentimenti inespressi.
In questo episodio: Derek è costretto a siglare un voto di astinenza con il gran sacerdote Namyal, se vuole ritenersi degno di salire sull'altare del Dio Puyal per celebrare il rito di metà primavera.
Ovviamente, Helmyra coglie l'occasione per prendersi gioco di lui...
Storia originale scritta sul prompt "Astinenza" del meme di Quaresima di Michiru.
Genere: Romantico, Commedia, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note alla storia:La seguente storia fa parte di un'intera serie che verrà aggiornata man mano che il tempo e l'ispirazione lo concederanno. Sebbene alcune dinamiche non siano subito chiare, non temete! Provvederò subito ad aggiornare la pagina del mio profilo con un sunto generale della storia. M'impegnero comunque a rendervi la vita facile: abbiate fede!

Note al capitolo: Questa storia è ambientata in un mondo Fantasy, il regno di Hlwereym, che ho creato ispirandomi molto liberamente alle caratteristiche del genere, con aggiunte personali che rimandano allo stile di vita quotidiano del Settecento.

Come "The Elder Scrolls: Morrowind" è una storia che basa molto della sua trama su intrighi politici e relazioni personali tra i personaggi: possono essere d'amore, di parentela, d'amicizia... Se cercate una storia Fantasy classica, modellata su Tolkien ed affini, credo che questa non faccia al caso vostro. Ma se vorrete comunque tentare, siete i benvenuti.

Il re del regno di Hlwereym è Gorryk Boleyn, un elfo oscuro piacente e dissoluto. Suo cugino Derek Stonedust, invece, è il suo consigliere e gran maestro di magia. Potete ben immaginare a quali compromessi Derek sia disposto a scendere, pur di accontentare il cugino libertino e di assicurarsi la pace del regno.

Il nobile elfo, dal travagliato passato e dal presente ancora più incerto, ha un debole per Helmyra, sua allieva: il suo carattere autoritario e cinico mal si sposa con quello ligio e severo di lei. Nonostante Derek faccia di tutto per convincere Helmyra a vivere con lui; l'elfa, pur essendo nobile, si rifiuta di acconsentire alle sue richieste affidandosi in tutto e per tutto alla cara madrina, che l'ha adottata quando lei era ancora in fasce.

La quotidianità di Derek e di Helmyra è intervallata da lezioni di magia, letture, doveri e richieste d'amore da parte dell'elfo: ovviamente, non sempre i rapporti sono felici. Anzi, se è possibile, sono sempre scossi da eventi imprevisti e fraintendimenti.

Come già accennato, m'impegnerò ad aggiungere un sunto migliore della storia non appena sarà possibile. Buona lettura!

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Starei malissimo se non potessi avere per tutta la vita la tua essenza.

“Non hai intenzione di onorare il tuo debito verso il Dio Puyal, figliolo?”

Derek, in ginocchio di fronte al vecchio e venerabile monaco Namyal Gword, supremo sacerdote del credo degli elfi oscuri, ne evitava lo sguardo con timore, ben sapendo a cosa stesse alludendo.

“Padre...”

“Insomma, Derek: ti ho visto crescere, sono anni che te lo chiedo. Per il bene della tua nazione, almeno! Non vuoi onorare il voto alla Divinità Suprema, che ti ha dato la vita? Che ti ha salvato più volte? Sei nato sotto una buona stella, ignorare il bene che ti ha fatto è ingiusto: ciò che sei lo devi anche al Supremo.”

“Sì, come se fosse stato il Supremo a salvarmi dal monastero e da quest'elfo pedante...” pensava dentro di sé, ma indugiò ad andare oltre conoscendo i poteri empatici del vecchio.

“Sei sempre stato lo stesso, Derek; e sono disposto a perdonarti in ogni circostanza, nonostante tutto. Non te n'è mai importato del Credo, sebbene tu sia sulla buona strada per recuperare. Dimmi, figliolo: quali peccati hai commesso recentemente?”

L'elfo, sudando, pensò ai numerosi che aveva da confessare: aveva mandato a morte tre servi del Conte Sulwereth, credendoli spie. Inoltre, aveva fatto assassinare lo stesso conte, succeduto in chissà quale strana maniera al fratello, venuto meno all'improvviso. Si era ubriacato più volte, nella sua stanza, quelle sere in cui si lasciava andare alla malinconia. Non aveva tradito dei giuramenti, però era riuscito a trarre in inganno un comandante che si era mostrato troppo debole ad alcuni favori monetari: lo aveva corrotto con una promessa da quattro soldi, ed egli aveva ceduto senza troppi scrupoli la fedeltà e l'onore al signore del suo esercito. Purtroppo, sia lui che il suo superiore ci avevano rimesso la vita.

“Padre... nulla che la mia posizione e la salvaguardia del Regno non mi permettano di fare...”

“Capisco, figliolo,” commentò il venerabile elfo dalla barba lunga e folta “cercherò di essere meno diretto, se la natura dei tuoi atti è così disdicevole. Hai toccato, per caso, una donna in questi giorni?”

Derek sgranò gli occhi ed annuì.

“Sì, Padre.”

“Quante donne, quante volte?”

“Due volte a mese e poco più. Sempre la stessa.”

“Ho deciso di assolverti da tutti i tuoi peccati, Derek. Comunque, per avere prova della tua devozione e fedeltà al Divino Puyal, in cambio dovrai siglare un voto di astinenza!”

“Io... non so se riesco...”

“Non sei capace neanche di questo? Allora la bontà del Dio in te è così mal riposta?”

Alla malora mio padre e la prima volta che un sacerdote ha messo piede in casa mia! Pensava, stizzito.

“Sei irrecuperabile! Guarda al futuro: non potrà durare in eterno quello che hai, ciò che sei. Vorresti, magari, ritrovarti a vagare come uno spirito nel profondo del Pozzo della Dannazione? Ragiona, figliolo! Per il bene della tua futura famiglia e della donna che ami... se davvero la ami, pensa anche ai doveri religiosi! Vivrai la tua vita colmo di beatitudine ed ogni azione l'affronterai con il cuore privo di macchia!”

Il monaco gli porse la sua mano, che brillava di una luce calda e bianca: Derek gliela strinse con la destra ed in quel momento il luccichio si fece ancor più caldo e brillante.

“Quanto tempo sarò costretto a rinunciare?”

“Fino a che Puyal vorrà. Potranno essere giorni, anche mesi. Però, il Dio sa sempre cosa c'è nel tuo cuore e, quando sarà il momento, capirai. Vedo, figliolo, che non sei così sicuro di quello che fai.”

“Sono stato costretto a stringere questa promessa con Lui, non sono ancora convinto se riuscirò davvero a resistere.”

“Io credo di sì,” sorrise Namyal, rassicurandolo “ti ho visto crescere, Derek. Sei sempre stato un ragazzo ribelle e non hai mai avuto scrupoli per ottenere ciò che desideravi. So che adesso il tuo obiettivo è un altro: per raggiungerlo, stavolta, cambia strategia. Sono certo che ti aiuterà!”

Derek s'inchinò di fronte a quella figura così imponente e gli rivolse una profonda riverenza. In silenzio, si allontanò dal grande atrio del tempio ed uscì dal maestoso portone di legno scolpito appena socchiuso.

“Derek, non cedere per orgoglio, ma per amore. Supera la prova e capirai realmente cosa provi.” mormorò l'anziano, sorridendo. Si prospettavano innanzi giorni interessanti.

 

Spirali di fiamme e luci argentee sembravano scoperchiare il basso soffitto dei sotterranei. Helmyra, intenta nella pratica di magia, stava dando prova di ciò che aveva imparato in quei giorni, lavorando sul controllo degli elementi col minor impiego di energia spirituale.

Derek la osservava accorto, come ogni maestro di magia. Ogni tanto esaminava le mosse, altre volte si soffermava sul suo viso concentrato e sui capelli scuri che ondeggiavano assieme alle fiamme.

“Non aver paura,” commentò, alzandosi da una poltrona a braccioli di legno ed avvicinandosi a lei “la tua stessa energia non può farti male, sono i tuoi sentimenti che bruciano il nemico. Sei quasi dubbiosa, ti vedo arrancare qui e lì senza motivazione. E poi la postura, ragazza. La postura!”

Le poggiò una mano sulla schiena e l'altra sul petto: spinse in avanti il busto della ragazza, ma la sinistra indugiò sul seno dell'elfa e, sfacciatamente, non voleva proprio ritrarsi.

“Diceva... mio padrone?” lo richiamò lei, arrossendo.

“Ah, la postura... sì. Se avanzi a spalle erette e a passo svelto, sarai capace di evitare e schivare i nemici; meglio ancora ad evocare uno scudo per proteggerti o un contro-incantesimo. L'energia dentro di te sarà sprigionata più facilmente, e nel frattempo incuterai timore all'avversario, senza esser costretta a tirar fuori le armi. Ricorda, un mago non si sporca mai le mani di sangue, a meno che non sia necessario. Adesso, cara, mostrami la tua invocazione: abbiamo cominciato ad evocare gli elementi, no? Prova con dei piccoli spiritelli. Voglio vedere il tuo.”

Helmyra si concentrò, pronunciò una formula magica a voce bassa e curvò i palmi e le dita delle mani di fronte al volto. Una nube luminosa cominciava a scaturire da esse: portò le braccia al di sopra della testa e simulò un portale spirituale.

S'aprì un varco: da esso venne fuori una piccola creatura alata, simile ad un drago. Aveva occhi grandi di color zaffiro, le scaglie gli ricoprivano tutto il corpo, le zampe erano tozze, il corpo panciuto e pieno.

Derek l'osservò senza il minimo segno di stupore: il piccolo essere volava attorno ad Helmyra, cercava la sua compagnia, si divertiva ad appollaiarsi sulle sue spalle con i suoi artigli piccoli ed inoffensivi. Lo sguardo dell'allieva tradiva imbarazzo ed inadeguatezza.

“Quello... Sarebbe uno spirito da combattimento? A me sembra più un animaletto da compagnia! Guarda, ti sta accanto, ma vuole che tu gli stia vicino per coccolarlo, non per combattere. Del resto, debbo dire che è delizioso!”

Helmyra abbracciò la creatura dolcemente, che ondeggiava la coda felice. Lo guardò ancora una volta, non sapendo se essere costernata o rallegrata dalla sua presenza, e parlò a voce alta:

“Volevo scegliere qualcosa di facile. Non ho mai evocato spiriti prima d'ora, ecco... lui mi sembrava adatto. Phiùl mi ha dato un gran daffare, mentre cercavo di tenerlo a bada nei giorni scorsi; ma alla fine è molto ubbidiente e più in là potrò scoprire quali poteri...”

“Phiùl? Non mi dire che questo essere ha anche un nome! Tendi ad affezionarti troppo alle creature, questo non è un bene...”

Helmyra, intristita, continuò a guardare la sua evocazione e cercò in qualche modo di rimediare al fallimento.

“Maestro, la prossima volta riuscirò a soddisfarvi con un lavoro migliore. Se è tutto per la giornata, io mi ritirerei in camera.”

“Senza quello spiritello, ovvio. Non sono cuccioli da tenere con sé...”

“Mi ci sto affezionando,” ribatté Helmyra, arrendendosi all'evidenza “credo che sia normale; alla fine...”

“Normale per una donna, forse... non per chi usa gli spiriti per battersi. Sei sicura che questa disciplina faccia per te? Io non credo. Penso che ti darà molti dispiaceri.”

“Ci proteggeremo a vicenda: se periremo, la morte giungerà per entrambi.”

“La tua tenacia viene fuori anche per le piccole cose, cara: ti sei legata a lui perché non hai mai avuto qualcuno di cui prenderti cura in vita tua. Però hai davanti a te chi meriterebbe pari considerazione, non trovi? In nome della Dea, e di tutto il bene che ti voglio...”

“Non giurare...” soggiunse lei, sedendosi sulle scale con il piccolo Phiùl ancora stretto a sé.

“Tu mi ami, Helmyra, e con altrettanto orgoglio cerchi di negarlo. Cosa c'è di male? Sono più anziano, sono il tuo maestro; la legge non lo permetterebbe al momento, ma come fidanzati non credi che le effusioni ci spettino di diritto?”

“Non ho deciso io il mio fidanzamento... siete stato voi.”

“Ma non lo rinneghi...”

Helmyra strinse Phiùl ancora più forte.

“A voi interessa solo la situazione proibita, la mia perseveranza nel restare onesta, il vostro eccitamento nell'amoreggiare con un'elfa che non avreste mai considerato, se fosse nata tra i potenti. Sono vostra allieva e non posso negarmi anche per ragioni di fedeltà: sebbene io non lo voglia, per forza e per vincolo devo trovarmi sempre ubbidiente.”

“Non provi nulla, quindi?”

L'elfa abbassò lo sguardo, interdetta.

“Carissima, tu sei nobile e provieni da una famiglia rispettabile; hai tutto il diritto di desiderare un matrimonio di rango. Rallegri la mia giornata e mi rendi felice, ma per te non avviene lo stesso. Usi quel cucciolo di lyrown come animale da compagnia...”

“Siete geloso di questo spiritello, come l'avete chiamato voi, signore?”

Derek non poteva smentire l'evidenza e ancora una volta si sentiva incompreso.

“Forse è solo un gioco, davvero! Finirà presto... ti stancherai; vero, Helmyra?”

“Accadrà lo stesso per voi, Signore: ne avrete abbastanza di me, un giorno o l'altro...”

Abbastanza di cosa?” domandò, ansioso.

“Non mi toccherete più. Non sarò più la vostra compagnia notturna, non avrete più piacere della mia presenza: mi manderete a casa dalla Madrina, ma io vivrò come prima. Quindi, non preoccupatevi. Cercherò di andare avanti nel migliore dei modi, da quel momento in poi...”

“Oh, che sciocchina che sei! Non posso mai stancarmi di te, perché ti amo alla follia.”

“Non avrete mai modo per convincermene e tranquillizzarmi di questo.”

“Manda via il famiglio, sono disposto a farlo anche ora.”

“Avete una predilezione per i luoghi freddi e chiusi, Signore. Non sono tenuta a seguirvi, ma starò qui ad ascoltarvi come al solito.”

Derek non parlò; si avventò su di lei con entusiasmo e prese ad accarezzarla. Il famiglio si aggrappava alla sua lunga gonna, richiamandola col suo verso tenue e stridulo, come il pigolio di un pulcino.

“Phiùl, vieni!” esclamò Helmyra. Il piccolo drago si diresse verso la sua mano e scomparve nel nulla, tornando nel posto da cui era venuto.

“Ed ora, a noi due...”

La costrinse a stendersi a terra, circondandola completamente con le sue braccia ed annichilendola con la sua figura imperiosa. Un abito scuro e troppo accollato, ma nulla che potesse fermarlo. Aveva una certa pratica, ormai, in quei gesti... Ripetitivi, ma sempre indice di tensione ed aspettativa.

Doveva guardarlo in viso e non scostarsi, Derek poteva avvertire un impeto forte sgorgare dal suo cuore e dirigergli tutte le membra. Il senso di delusione ed inadeguatezza svaniva in quegli istanti, si sentiva padrone di sé, unico uomo della donna che aveva di fronte: ti amo, ti amo, pensava in silenzio, mentre reclinava il capo sul suo petto morbido e portava le dite piccole e piene alle labbra dischiuse, lambendole con la punta della lingua.

“Non è questo il modo...” boccheggiò l'elfa, soggiogata da lui e con un vago sorriso sulle labbra.

“Sei sempre stata una bugiarda, piccina. Dipende tutto da te, se vuoi che sia sempre così... sposami.”

“E' dura vivere con il proprio maestro in casa. Soprattutto se è il tuo amante...”

“Non ascoltare il maestro. Ascolta l'amante, allora!”

Era sul punto di abbandonare se stesso e lasciarsi andare, ma la promessa fatta col monaco gli sovvenne proprio quando era ad un passo dal compimento. Astioso, scaraventò via giacca e camicia verso la parete di pietra dell'antro, e coprì il corpo seminudo di Helmyra con il suo.

“Non posso, adesso.”

Era la prima volta che accadeva, che fosse lui a tirarsi indietro. L'elfa lo guardò mesta, sorrise stupefatta e provò a raccattare i suoi abiti spiegazzati, sparsi per il pavimento.

“Credo di aver compreso. Mi dispiace di essere stata così reticente ed avervi dato modo di pensare che non provo affetto per voi. Non so se per scrupolo o altro... andrò via.”

“No, mia cara, ti sbagli! Io ho stretto un voto per epurare la mia anima dai peccati. Namyal, il venerabile, è una vecchia cariatide cresciuta tra le mura di un tempio e non capisce come vive un uomo come me... mi ha imposto un voto di astinenza. So che è assurdo credere a queste cose, ma non riesco ad andare oltre.”

Helmyra non riuscì a trattenere il riso, mentre il disagio del rifiuto e l'amarezza lasciavano posto alla meraviglia.

“Significa... che fino al giorno di metà primavera, sacro al Dio, lei dovrà sostenere un totale diniego verso un certo tipo di piacere?”

Derek sollevò ed abbassò il capo, assentendo.

“Quindi, non vi farei un torto se io ritornassi alle mie stanze. Mi dispiace, maestro. Due mesi sono lunghi; ma passeranno, comunque!”

Si rivestì velocemente, e con le mani batté sulla gonna, in modo da stendere le pieghe sulle sue vesti. Il mago, punto nell'orgoglio, tornò a prendere anche i suoi indumenti e li indossò di nuovo, riluttante.

“Questo... non vuol dire che io sarò tenuto ad osservare il voto. E non credo nemmeno che mi sottrarrò ai miei intenti, semmai l'istinto prevalesse sullo scrupolo morale. Non giocarmi brutti scherzi, Helmyra. Attueresti le tue piccole vendette nei modi più subdoli per accrescere il mio tormento. Te lo dico sin da ora: astieniti anche tu, come sono costretto a farlo io. Per me amarti significa anche questo, sebbene a te non piaccia.”

“Sarà curioso vedere come mi amerete, maestro, dato che non fate altro che gettarmi in queste situazioni. Non vi preoccupate: anche se è così insolito da voi, avrete tutto il mio rispetto.”

Derek le sfiorò il seno, colmo di riconoscenza e contentezza:

“Oh, cara! Che bello sentirtelo dire, temevo quasi che ti prendessi gioco di me!”

“Sì, certamente mio Signore. Avrete il mio rispetto quando prima otterrò il vostro.”

Scacciò via quelle mani moleste, e sorrise impudentemente.

Aveva potere su di lei come uomo anche grazie ai suoi desideri: per la prima volta, Derek si sentì defraudato di ciò che, a torto, considerava suo da molto tempo.

 

Non l'aveva mai vista così, sembrava che lo facesse di proposito.

C'era qualcosa di strano nella sua figura, Derek poteva giurarlo. Che avesse usato un corsetto differente? Aveva la vita più stretta, questo era sicuro.

A malapena riusciva a respirare. Lo sforzo della pratica di magia le imperlava la pelle di sudore, al posto del solito abito indossava una veste scura attillata in petto, che lasciava intravedere molto di quello che, solitamente, era nascosto.

Aveva resistito per giorni a quei piccoli tormenti. Credeva, però, che quel pomeriggio non ce l'avrebbe fatta.

“Sta facendo di tutto per farmi vacillare, vuole che io infranga il voto a tutti i costi per rendermi un uomo deplorevole! Non otterrà il suo scopo, può starne certa!”

“Cosa ve ne sembra, maestro?”

Aveva passato tutto il tempo a fissarla, non poteva ben giudicarla perché si era lasciato sfuggire alcuni particolari della dimostrazione.

“Credo che tu abbia messo troppa energia, ancora una volta, nella materializzazione del fuoco. Sei stanca, si vede da come cammini e respiri. Inoltre, quando pratichi questo tipo di magia, è giusto che tu indossi abiti comodi.”

“Oggi volevo onorare Sua Eccellenza con il massimo dell'eleganza, ho pensato che forse quegli abiti a lungo andare potrebbero farvi sfigurare.”

“Oh, molto gentile da parte tua, cara Helmyra; ma non credo che tu avrai l'ardire di sfidare il nemico vestita in abiti da sera.”

“Cosa c'è che non va, maestro?” sorrise lei, con aria innocente.

“Nulla... penso che quei vestiti ti donino, ma non è il caso di utilizzarli quando studi magia, giusto? Compromette solo i tuoi esercizi ed il tuo apprendimento. Se vuoi, puoi andare a cambiarti.”

“Come lei desidera, padrone.”

Si inchinò di fronte a lui, cercando di fare in modo di essergli molto vicino. Gli occhi di Derek caddero inevitabilmente dove lei avrebbe desiderato. Il mago fu colto da un impeto di passione improvvisa, afferrò il polso di lei con la mano destra e sprofondò l'altra nello scollo del corsetto, sul suo petto.

“Birbante, sfacciata! Non hai rispetto per me e del mio tormento. Vai a spogliarti immediatamente, subito! Altrimenti sarò io a farlo di persona, e non sarò clemente.”

“Credete di essere così severo, maestro. Così impassibile e distaccato, la verità è che siete debole.”

“Vai via, e non farmelo ripetere due volte!”

I piccoli scherzi di Helmyra continuarono per due settimane: Derek non la vide più vestita in abiti eleganti durante il giorno, ma la sera si coricava accanto a lui indossando camicie di stoffa leggera, standogli accanto quanto più il tempo lo richiedeva.

In una notte piovosa, con la scusa della pioggia, del freddo e dei tuoni, dormì stretta a lui per tutto il tempo. Il massimo che Derek potesse fare, quando non riusciva più a sostenere la sola visione di lei, era avvolgerle il petto con una forza tale da essere paragonabile ad una morsa di ferro.

“Mi fate male!” si lamentava lei, guardandolo come un cerbiatto ferito.

“Sei tu che mi porti a questo, non pensi che anche tu di dolori me ne hai causati già abbastanza?”

E si gettava su di lei, ansante, opprimendola col suo corpo.

“Non farlo mai più, non provarci ancora!”

 

“Padre, sono qui perché deve aiutarmi.”

Il vecchio Namyal stava leggendo un libro di preghiere al dio Olt'wen nel santuario del tempio, e sulle sue ginocchia era riposto un tomo che racchiudeva tutti gli usi delle erbe medicamentose: molto probabilmente era stato convocato per guarire una persona affetta da una malattia.

“Derek, figliolo, quale buon vento! Come procede?”

“Male,” sbottò lui, rabbioso “questa storia del voto al Dio mi sta facendo perdere il senno. La mia donna sta facendo di tutto per farmi crollare, ma non ci è ancora riuscita. Nonostante io le ordini di non assumere certi atteggiamenti, lei trova altri sistemi per mettermi in difficoltà. Credo proprio che non riuscirò più a mantenere la calma. Prima che io possa commettere nuovi peccati, la prego, mi dispensi dal voto!”

“Non penso che tu sia ancora pronto, Derek,” rispose lui, sorridendo amabilmente “ti sei mai chiesto perché ti agiti così tanto? Qual è la ragione? Ecco, sei in preda alle tue passioni. Non guardare l'aspetto, cerca di andare più a fondo ed osserva il suo cuore. Credo che, nel momento in cui riuscirai a vedere solo quello, non proverai più alcun imbarazzo. Sforzati di farlo! Hai combattuto contro i peggiori nemici del regno e non la spunti su un'elfa ostinata? E' proprio perché tu non vedi altro che il suo corpo, questo è il motivo che la convince ad esser così sicura di averti in pugno. Quando riuscirai in questo proposito, sarai finalmente libero; ed io ti assolverò prima che tu possa metter piede sull'altare del Dio Puyal.”

“Mi sforzerò di fare il possibile, Venerabile. Vedrete, non riuscirò a deludervi.”

Ritrovatosi nuovamente solo a pregare, Namyal si alzò e ripose il libro sul blocco di pietra che era il suo posto a sedere fino a pochi momenti prima.

“Quell'uomo, troppa volontà e furore in corpo. Deve imparare a mitigarsi, se vuole essere un ottimo marito, in futuro.”

Rise, e si avviò fuori, verso il giardino del tempio.

 

“Stanotte non avrà scampo. Ho fatto in modo che venisse meno al voto in molti modi, ma non ci sono riuscita. Da giorni non lo vedo affatto turbato: sarà andato a parlare con il Venerabile? Non importa! Farò di tutto per mostrargli quanto si possa cadere in basso per colpa delle passioni: è lui che mi ha ridotta in queste condizioni, quindi non posso permettere che i suoi peccati vengano perdonati. Io faccio parte di essi, sono stata sporcata: non avrà pace finché non lo vedrò cedere!”

Helmyra osservava da lontano il maestro, immerso nella grande vasca in pietra nel giardino interno del castello. Reclinava la schiena sul bordo, riposando all'ombra di una pianta ornamentale. Dalla grande piscina emergevano vapori caldi che rendevano l'aria più pesante ed umida.

La ragazza si tolse di dosso un lungo velo ed entrò in acqua, poco distante dal punto in cui si bagnava Derek. Uno scroscio d'acqua sempre più vicino catturò l'attenzione del nobile elfo, spalancò gli occhi e voltò lo sguardo verso la sua allieva, che nuotava accanto a lui.

“Maestro,” lo salutò lei, con gioia “che coincidenza vedervi qui, al bagno. Pensavo foste fuori per delle commissioni.”

“Impossibile, io non esco mai a quest'ora; e se posso, mi concedo un bagno...”

“Oh, sono spiacente; spero che non vi dispiaccia se rimango qui.”

“No, altroché.”

Aveva cercato in tutti i modi di evitare l'elfa, ma se l'era sempre ritrovata davanti: adesso contemplava la sua immagine riflessa nell'acqua, mentre lei cercava di catturare la sua attenzione, nuotandogli attorno.

“E' solo un corpo,” pensava Derek, sprofondando tra una nube di vapore, “il corpo della donna che amo. Non è quello ciò che voglio, io aspiro a fare mia la sua anima. Potrebbe indossare qualsiasi abito; ciò che mi spinge ad unirmi a lei è il bene che provo. Due mesi... alla fine non sono nulla, posso aspettare, se questo mi aiuterà a conquistarla definitivamente...”

Helmyra era a poca distanza da lui, metà della sua figura emergeva dalle acque: in silenzio, ritta e pudica, provava quasi paura di quello che stava facendo. Gli venne incontro, allungando le braccia, poi gli posò le mani sul collo. Lo baciò teneramente, sfiorandogli appena le labbra con le sue.

Derek ricambiò quello sguardo dolce con i suoi occhi rosati: aveva capito i suoi intenti, e taceva lo stesso, studiando l'espressione goffa del suo viso, quel volto tondo ed innocente da bambina troppo cresciuta.

“Non ci riesci, vero? Vorresti essere spregiudicata e sedurmi in questa maniera. I tuoi gesti mi parlano, Helmyra; trasudano ciò che provi nei miei confronti. Un giorno ne avrai abbastanza, tanto lo so; tu fingi di non amarmi.”

“Non vi perdonerò con facilità, padrone.”

“Questo lo so, mia cara. Merito tutto il tuo disappunto ed il tuo rancore. Io ho portato via una parte importante di te, ti ho introdotta in un mondo che non ami; e ancor di più ho insistito a prevalere, a farti mia. Non tolleri che sia stato io il tuo primo uomo; per me quello è, comunque, il regalo più bello che avresti potuto farmi. Io ti ho contaminata con il mio corpo, ti ho toccata con queste mani ma... era così terribile per te? Così osceno e privo di affetto? Non sei solo un corpo. Tu lo detesti, ma io lo amo perché rivedo i sentimenti che ti agitano, le idee che celi... può essere anima, spirito, mente... i filosofi hanno provato a definirlo, ma sai cosa? E' ciò che è dentro di te. Starei malissimo se non potessi avere per tutta la vita la tua essenza. Ho capito, in questi giorni, di essere stato avventato; di aver esagerato con le libertà che mi sono preso nei tuoi confronti: sebbene tutto ciò ti ferisca ed io sia stato l'artefice di questo dolore che ti sei sobbarcata... proverò a farmi perdonare. Puoi tornare alle tue occupazioni, se vuoi.”

Restò ancora lì, immobile. Poi si sedette accanto a lui, poggiando la testa ed i capelli bagnati sulla sua spalla e lasciandosi cullare.

“E' vero, ho rinunciato ad una parte di me stessa e non sopporto che voi possiate ascendere alla purezza per via di un voto; mentre io, invece...! Liberarvi dai vostri peccati sarà difficile, ma lo sarebbe ancor di più senza perdono. Impiegherò molto tempo per accettarlo, verrà comunque un giorno in cui non riuscirò più a pensare a quella notte come la mia rovina. Abbiate cura di me, allora. Ma siate gentile...”

“Lo farò, mia cara. Possa io esser dannato, se fosse altrimenti!”

E ricambiò il suo bacio con dolcezza, stringendole pacatamente le mani.

 

 

“Ah, di nuovo tu, figliolo.”

Namyal, con fare paterno, salutava ancora una volta Derek. Era passata solo una settimana e non pensava di rivederlo così presto.

“Padre... credo di aver inteso cosa voi mi steste suggerendo con quei continui ammonimenti. Ho capito qual era il problema che m'affliggeva, il male del mio animo. Avevate ragione: consideravo la mia amata più come un bene di lusso, un possesso, che come persona. Ero così preso dall'idea di averla a tutti i costi che quasi dimenticavo cosa mi aveva spinto ad affezionarmi a lei. Per ora ho fatto pace con me stesso, però non so quanto durerà. Credo che potrei tornare a compiere tali azioni...”

“No, Derek;” lo ingiunse il monaco “devi solo cambiare il modo di investire le tue passioni. So che non hai amato così tanto e che ti sembra cosa nuova provare un sentimento talmente profondo e non ricambiato, quando potresti trovare chi ti accetterebbe senza ripensamenti. Credo, però, che lei ti ami veramente: è nel suo rifiuto che devi cercare la verità. Il Dio Puyal ti osserva. Ho pregato per te e la tua salute in questi giorni, ho sentito l'energia del Dio vitale e persistente. Non è molto contento di alcuni tuoi atti, in particolare del fatto che non conosci altro modo che l'annientamento fisico di alcuni avversari. Se puoi, cerca di domare tutti col tuo spirito: vedrai, i risultati non tarderanno a giungere. Mi ha parlato il Dio, posso riferirti che hai scontato i peccati in maniera più che buona, e che è disposto ad assolverti. Io intercederò per il Dio... quindi, dichiaro il tuo voto sciolto. Puoi tornare alla tua vita di sempre.”

Derek s'inginocchiò di fronte al monaco, gli prese le mani e lo ringraziò di cuore. Provava dentro di sé un brivido leggero, un calore rasserenante ed una calma che non sentiva da tempo.

“Vi ringrazio! Potrò così onorare il Dio per le celebrazioni di metà primavera senza essere considerato indegno. Mi pento per il male che ho fatto, per gli atti ingiusti. Il grande Puyal sa che forse tornerò a compierli, per assicurare la pace del regno... spero che sia sempre bendisposto. Venerabile, da sempre la mia stima e rispetto...”

“Te li saprai sempre guadagnare, Derek, se sarai orientato al bene e agirai sempre animato dall'amore.”

Il silenzio calò tra di loro, tra la luce soffusa e l'aria umida e profumata della casa del Dio.

 

 

Era un gioco davvero stuzzicante.

Helmyra contava le notti che mancavano al giorno del Dio, deliziata, appendendo lunghe stole di seta trasparente al pomello in ottone del letto.

“Se io vestissi di seta, magari lo indurrei a spezzare il voto ed arrendersi. Ho desistito a fargli ritrattare la sua onestà. Meglio ancora continuare a tentarlo, perché è sfizioso. Lo conosco bene, posso intuire quali possano essere le sue fantasie. Stasera l'avrò vinta io.”

Il maestro era appena giunto nelle sue stanze, quando la trovò stesa sul suo letto. Non sapeva come fosse entrata, la vide solo abbigliata di una veste da notte scura, scollata, truccata di tutto punto.

“Non mancano ancora tre settimane alla festa del Dio?” domandò lei, con noncuranza.

“Certo, ma la sua grazia non è cosa che giunge a date prestabilite.”

“Anch'io posso giungere senza comandamenti. Me l'ha insegnato lei, Signore, entrando di nascosto nella mia stanza.”

“Oh, tu non sai quanto mi faccia piacere questa cosa.”

Helmyra si portò in ginocchio sul letto: Derek poté scorgere i particolari della sua biancheria, quella che considerava più elegante e sensuale. Aveva capito il suo gioco e finse di non aver potere su di lei.

“Che tristezza che voi possiate star solo a guardare; vero, maestro? E dire che questo, con tanta malizia, me l'avete regalato per le occasioni speciali. Mi ricordo quando mi consegnaste il pacchetto, e di come fui sorpresa a trovarci questi indumenti. La vostra depravazione non ha eguali; eppure, non riesco a sconvolgermi di fronte alla vostra attitudine.”

“Perché, cara? E' soltanto un pensierino di poco conto, nulla di più. Non c'è niente di male nel deliziare la propria donna, e deliziarsi nell'elargire certi doni. Ma sono contento che tu l'abbia indossato stasera. E' passato solo un mese, sembra un'eternità.”

“Per un vizioso come voi, azzarderei... epoche.”

“Non prenderti gioco di me, bambina. Hai tirato fuori la lingua solo per questa questione del voto, vero? Riuscirò a estorcerti di nuovo il rispetto che mi devi!”

Si gettò a letto, facendola piombare lungo il materasso. Helmyra lo fissava stravolta, mentre lui rinnovava di nuovo le effusioni e le promesse d'amore che le aveva spesso riservato.

“Signore... ma il vostro voto!”

“Il voto, quale voto? Non c'è più nessun voto. Ho adempito al volere del Dio, sono libero.”

“Io credo di non aver udito bene...” soggiunse Helmyra, ritraendosi da lui.

“No cara, penso che tu abbia fatto i conti troppo presto: la testardaggine ha fatto il resto. Sei mia.”

“Non dormirò con voi vestita in questo modo! E' una cosa così imbarazzante!”

“Ma l'hai messa in atto per mettere in imbarazzo me. Adesso non pensare ad altro... un mese di attesa è stato così lungo, credo che potrei non reggere a lungo alla conversazione...”

“Mi avete ingannata! Non avete rivelato l'assoluzione del voto per mettermi nelle condizioni di ingegnarmi con una seduzione più efficace. Per vedermi in questo modo siete arrivato fino a questo punto! Non tollero, non tollero!”

“Invece sì, cara. Rassegnati: avrai il tuo famiglio personale a farti compagnia, chissà perché io non ne ho bisogno... forse perché ci sei tu; morbida, tonda ed abbastanza coriacea come un cucciolo di lyrown, uguale a quel Phiùl!”

“Phiùl è più gentile di voi! Non cova ambiguità quando mi guarda!”

“Io credo che, se fosse un elfo oscuro, non sarebbe molto diverso dal sottoscritto!”

“Voi siete indecente con queste affermazioni!”

“Io sono fiero di esserlo, e non nego affatto la mia natura... al contrario di te.”

Helmyra fu costretta ad assecondarlo ed esaudì tutte le sue richieste, fino alla fine. Sebbene trovasse irritanti alcune affermazioni del padrone, non riusciva ad odiarlo. Alla fine, stremata, s'abbandonò letteralmente e non distolse mai lo sguardo dai suoi occhi.

“Un voto che potrei imporre a me stesso, ora, sarebbe quello di restare qui per sempre e fare in modo di amarti senza riuscire mai a ferirti.”

“Ed io potrei quasi giurare, mio malgrado, che potrei cedere a voi ogni volta che me lo chiederete. Quasi temo che più cerco di allontanarmi e più, inspiegabilmente, mi ritrovo accanto a voi senza sapere il perché. La verità stento ad ammetterla, ma lascio che i miei gesti ne confermino l'esattezza.”

“Io ho capito da tempo che non cercherai mai di rivelare i tuoi sentimenti, ma allo stesso tempo ne sei gelosa e fai di tutto per alimentarli.”

Bastò un abbraccio forte a rassicurare Helmyra: la vita al castello era insolita, però le riservava numerose novità, miste a turbamenti e pensieri inespressi.

E tra le tante gioie, Derek era, ovviamente, quella più grande; se non la più bella.

*********************

Nota finale: Un ringraziamento speciale va alla mia beta reader, Michiru, che molto pazientemente ha corretto il testo e ha risposto a tutte le mie domande a riguardo!

Questa storia è stata scritta per il meme settimanale di Quaresima, prompt "Astinenza".

Grazie per aver letto fin qui! :)

Nanael

  
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